Censura Bibliotecaria (Lettera ad un Sindaco)
[A Musile di Piave, un paesino del veneto, il sindaco ha vietato la presenza de “La repubblica” in biblioteca in quanto giornale politicizzato (www.gazzettino.it/articolo.php?id=76217&sez=NORDEST). Ringrazio Gherardo Bortolotti che mi ha segnalato questo ulteriore caso di “civiltà” settentrionale. A I]
Il Presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche
Prof. Mauro Guerrini
Spett.le Sig. Sindaco,
sono venuto a conoscenza dalla stampa (‘Il Gazzettino’, sabato 10
ottobre 2009, Cronaca di Venezia, p. 1) delle disposizioni impartite
alla biblioteca del Comune da Lei amministrato, tendenti a eliminare
dalle raccolte bibliotecarie la presenza di pubblicazioni periodiche
ritenute ‘politicizzate’.
Questo tipo di provvedimenti è in netto contrasto con le finalità della
biblioteca pubblica, che è strumento essenziale per la democrazia solo
se viene garantita la pluralità delle opinioni e l’accesso senza filtri
o pregiudiziali ideologiche ‘a ogni genere di conoscenza e
informazione’, come recita il Manifesto Unesco per la biblioteca
pubblica.
Le raccolte di ogni biblioteca che voglia realmente essere al servizio
della comunità locale dovrebbero riflettere tutti gli orientamenti
attuali e l’evoluzione della società , così come la memoria
dell’immaginazione e degli sforzi dell’uomo, senza essere soggette ad
alcun tipo di censura ideologica, politica o religiosa, né a pressioni
commerciali. In realtà si assiste sempre più spesso a forme di malinteso spoil system, in base al quale chi prevale si sente in diritto di imporre la propria visione del mondo cancellando le opinioni della parte
avversa.
Le Sue disposizioni sembra mettano in luce la sfiducia che la Sua
amministrazione nutre nei confronti dei concittadini, che evidentemente
non sono ritenuti in grado di formarsi un giudizio critico e che quindi
devono essere messi sotto tutela, al riparo dall’informazione di parte o
politicizzata, un concetto peraltro assai discutibile in sé. Credo che
qualsiasi amministratore pubblico non possa che convenire sulla
necessità opposta, ovvero ampliare la dotazione di quotidiani di tutte
le tendenze e provenienze, per garantire il pluralismo e consentire a
chiunque di formarsi liberamente un’idea sui fatti del mondo.
La tutela del bene comune rappresentato dall’accesso alle opinioni – a
tutte le opinioni – è il presupposto che mette tutti noi in condizione
di formarci in proprio convinzioni e idee. Questo diritto, sancito
dall’art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo,
dovrebbe essere in cima alle preoccupazioni di ogni amministratore
locale che desideri il bene della comunità che l’ha eletto.
Le biblioteche sono l’emblema stesso della libertà e della democrazia,
sono un patrimonio di tutti. La censura è la negazione delle ragioni per
cui le biblioteche vengono finanziate dalla collettività : i problemi si
risolvono affrontandoli con il dialogo e il confronto fra i diversi
punti di vista sul mondo e sulla vita, ma non apponendo divieti e
minacciando sanzioni.
Per queste ragioni l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) si oppone
e denuncia ogni tentativo di censurare, limitare e sviare la loro
funzione culturale e sociale.
A nome dell’AIB, la invito a riconsiderare le sue decisioni e a
guardare con fiducia al ruolo delle biblioteche pubbliche, che sono e
devono restare luoghi per il libero confronto delle idee e per la
formazione delle opinioni, non terreni di scontro ideologico.
Il pluralismo, come ha ricordato proprio oggi il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, celebrando la giornata
dell’informazione, “è un valore insostituibile”.
Il Presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche
Prof. Mauro Guerrini
Roma, 16/10/2009
Incredibile.
Come sempre, si dimostra la volontà da parte dei nostri amministratori di indirizzare a colpi di scalpello le idee della comunità, facendo credere di agire per il bene di tutti. Credo che molti si siano stufati di avere baby sitter e tutori che spieghino al popolo le cose troppo difficili in maniera a loro conveniente…
mdp
vomito.
La madre degli imbecilli è sempre incinta
Ma gli abitanti di Musile di Piave che stanno a fare, contemplano?
devo dire che nella molto progressista Urbino, le testate politiche sono sparite dalle biblioteche da almeno vent’anni…c’era ancora Volponi…
E’ curioso che l’eliminazione da parte di questa biblioteca dei giornali c.d. politicizzati, sia di destra che di sinistra, abbia salvato solo i quotidiani locali, il Corriere della sera e la Gazzetta dello sport. La verità è che il giornale di via Solferino diretto da De Bortoli oggi è esattamente equiparabile alla Gazzetta dello sport, con quella sua pavida terzietà pilatesca tesa in realtà a intrattenere e narcotizzare il pubblico alla stessa stregua del calcio.
ma saranno apolitici i giornali locali? ad esempio qualcuno di destra, centro o sinistra ha mai letto il resto del carlino? poi visto che hanno inventato i bar, dove come dice l’esperienza comune di destra centro e sinistra si trova sempre una consumatissima copia di gazzetta dello sport + gazzetta locale, in biblioteca non potevano decidere di metterci “solo” gli altri quotidiani?
Hai capito… Geniale… Eh, ma ormai, purtroppo… Queste idee geniali non funzionano più… Sono vecchiotte… La Repubblica (non solo il quotidiano) tira sempre di più… Altro che i sondaggi di “popolarità” del “presidente del consiglio più perseguitato della Storia”…
Veneti sempre più reazion-clerical-oscurant-prepotent-benpensant-venduti.A Bassano zona,già 20 anni fa, delle Biblioteche Circolanti paesane erano stati tolti i libri di Henry Miller e di De Sade, nonchè di Oscar Wilde perchè contestati dalle Suore di Asolo! Sic….
Anche a Taranto (ma sarebbe interessante farne una ricerca in Italia) manca Il manifesto e la Repubblica.
Se posso riportare un episodio. Cercavo (molti anni fa!) le opere di Karl Marx. Ebbene non c’era alcunchè se non una modesta antologia. Alla mia sorpresa il capufficio rispose che la Biblioteca (lettera maiuscola) non poteva possedere opere politiche. “Ho detto tutto” (Totò)
Questo episodio dà il segno visibile della situazione comatosa della cultura in Italia.Ma va collegato alle cd. politiche dell’acquisto delle biblioteche.Spesso vengono effettuate,almeno nelle Biblioteche comunali o per piatire favori o per ignoranza. Le commissioni per l’acquisto che dovrebbero accompagnare il Bibliotecario delle dotazioni librarie o non funzionano o sono formate da anici degli amici.
L’episodio è incredibile e bisogna vigilare.
Ma le commissioni per l’acquisto non sono la soluzione (e almeno dalle mie parti – Lombardia – sono state fortunatamente abolite); ciò che conta è la professionalità dei bibliotecari e la lungimiranza degli amministratori!