Una Riga su Kurt Schwitters

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una segnalazione di Marco Belpoliti

A Milano, domenica 4 Ottobre 2009, ci sarà la presentazione del nuovo numero della collana «Riga», dedicato a Kurt Schwitters.
Dadaista? Kurt Schwitters (1887-1948) è stato il maestro del sublime riciclo, della trasformazione in arte di ciò che gli altri buttano, personaggio eccentrico e particolare, inclassificabile come la sua arte.
Il nuovo numero della collana monografica «Riga», a cura di Elio Grazioli, presenta un’ampia selezione di testi e scritti dell’artista tedesco, alcuni dei quali tradotti per la prima volta in italiano, e raccoglie dichiarazioni, manifesti, poesie e ricordi, per restituire la ricchezza, la varietà e la complessità della sua opera.
Il genio Schwitters ha esplorato infinite direzioni; classificato sotto la rubrica del dadaismo ma fertile di spunti diversi, anticipatore della Pop Art oltre che delle moderne installazioni.
Collages prima di tutto, piccolissimi e curatissimi, assemblaggi di elementi del quotidiano, biglietti del tram usati, ritagli di giornale mescolati a elementi tradizionali di un quadro, e accumuli tanto grandi da invadere gli spazi, uscendo dagli ambienti, sfondando soffitti e finestre.
Merzbau di Valerio Magrelli, che apre questo volume di «Riga», è proprio un omaggio letterario alla opera più celebre dell’artista tedesco, di proporzioni grandiose, cui dedicò gran parte della propria vita, opera che influenzerà le numerose installazioni del secondo dopoguerra e che allora, senza precedenti di riferimento, egli battezzò «Cattedrale della miseria erotica». All’interno di questa costruzione, che andò via via fondendosi con la sua stessa casa, Schwitters dedicò ad ognuno dei propri amici uno spazio, una grotta, in cui raccolse oggetti, e perfino materiale organico, appartenuti agli stessi (pezzi di unghie, mozziconi di sigarette…).
Grafico e pubblicitario, poeta sonoro e visivo, Schwitters ha utilizzato la tecnica del collage anche utilizzando le parole, componendo le sue incomprensibili poesie con suoni, frammenti linguistici, assemblati in modo inatteso e irregolare.
«Riga» ricorda la genialità dell’artista di Hannover ricostruendo le tappe salienti della sua vita e della sua opera, ricordando le sue amicizie e i suoi dissidi, gli interlocutori, le tournée leggendarie, la particolarità della sua figura, personale e artistica.
Il volume è arricchito da testimonianze di artisti ed amici e omaggi di poeti – da Tristan Tzara a Hans Arp, da Hans Richter a Carola Giedion-Welcker – e da un’ampia raccolta di saggi, classici e inediti, di studiosi e critici d’arte, che ripercorrono momenti significativi della sua vita, ne analizzano i rapporti significativi e gli episodi di rilievo: Sarah Wilson discute l’ultimo periodo di Schwitters, Serge Le moine dedica attenzione all’attività grafica dell’artista, Marco Belpoliti confronta i suoi collages con le «capsule di tempo» di Warhol.
In chiusura, ultimo omaggio all’artista, i contributi visivi di tre artisti: il gruppo Warburghiana, Luca Vitone e Luca Scarabelli.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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