due passi ( fare )

Francesca

Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.

Il giardino apparve, imprevisto, dopo cinquanta metri di sterrato. Le parve, allora, che l’invito di Baudelaire risuonasse più nitido.
Il verde traboccava ovunque, grondava da foglie di potus, da orchidee annidate nel cavo di un albero, da lucidi ventagli di palme. L’odore era finissimo e inebriava come un cesto di frutta ancora acerba.
Quando attraversò il prato e un’iguana grossa come un gatto le passò a un metro non sussultò neppure. Il giardino era all’erta, la osservava senza provocare inquietudine. Non avvertiva, per una rara volta, alcun impulso a difendersi.
Ogni pianta era stata visibilmente aiutata, irrigata, lasciata crescere; nessuna volontà si era però sovrapposta a quella degli alberi.
In luoghi così ogni desiderio svanisce, l’acqua gocciola sul giorno razionale stingendone i colori. L’infinità dei verdi non le faceva rimpiangere l’assenza di fiori: le foglie custodivano segreti seducenti nella loro curve imprevedibili, come la sensazione di un sapore squisito.
Osservò, sulla vasca quadrata dell’acqua, le api che si posavano con cautela per bere. L’acqua sembrava densa e muschiosa. Tutto, lì, era foglia, tronco e terra, era fragile e inesorabile.
Più tardi, si lasciò cullare dall’amaca, galleggiando in un fluido dorato, in un lucore gentile.
Nella notte, sorprendentemente quieta, udì solo pochi insetti vibrare, forse un fruscìo poco oltre la soglia. Quei giorni il tempo fu ferocemente caldo, nonostante fosse periodo di piogge. Andandosene, portò via il piccolo rimpianto di non aver visto la pioggia nel giardino.

bruno-magli-copy

Antonello

Brillìo
Com’è quel ritmo giusto
che senti nelle foglie,
che insegui con incerto
tremore, e con il gusto
di quel che ancor non sai,
ma che vedi brillare
tra le coltri brillanti
di salici lontani,
che vorresti vicino
entrare nel tuo sterno –

e che sfiori al baleno
del suo sorriso giusto.

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14 Commenti

  1. Antonello da Messina, in provincia di Vicenza, e Francesca da Rimini, in provincia di Pistoia.

    Vostradamus

  2. vostradamus ma non avevi detto che frequentavi solo i salotti bbuoni? Insomma, tutti così, vostrotres…
    effeffe

  3. Spiavo dalla vetrata panoramica, ho visto che era l’ora del quiz e poiché mi mancano i soldi per il fumo ho pensato bene di cercare di vincere qualcosa.

    Perché ho vinto quaccheccosa, vero?

    Vostradamus

  4. la prosa mi ricorda una scena di un racconto di kazuo ishiguro: il libro è #notturni. cinque storie di musica e crepuscolo# e il racconto #clavicembalisti#.

    la poesia ha questa parvenza di accadimento che accade come il rumore della carta mylar, disordine congelato. con gelato. sudo come un ghiacciolo.

  5. di quel che scrive, si fa per dire, sormarotta, alias vostradamus, non c’è proprio niente di sensato da capire, ma nulla nulla. Giusto per non creare equivoci.

  6. Il giardino di Francesca è propio quello visto in sogno, con una scrittura lussureggiante, con i nomi delle piante e il verde sublime, cuore selvatico
    del testo: non è l’infinito azzurro, ma il verde luce tropicale.

    Un mondo selva domato dalla poesia: ” un’iguana grossa come un gatto” attraversa la pagina con scioltezza, e la pioggia è in assenza, è miracolo fuori
    dal giardino.

    Antonello danza alla luce del giardino
    con il respiro sospeso alla musica delle foglie.

    Come è bello i versi:
    “tra i coltri brillanti
    di salici lontani”

    e il centro dimenticato

    dello sterno

    fare entrare la natura
    in orrizzonte
    dentro .

    Effeffe, con scarpe di seta
    apre il giardino esotico.

    Ho avuto l’impressione di nascosto
    di scostare lunghe erbe e inoltrarmi
    in un mondo segreto di grande bellezza.

  7. Véronique: il tuo commento è assai ma assai più bello di quel che ho scritto io.

    Grazie a tutti.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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