Mafie: l’impunità culturale tutta lombarda della politica del non fare
[il mio giullare preferito non è andato in vacanza questa estate. E mentre io ero a spassarmela lui scriveva queste cose sul suo blog. G.B.]
di Giulio Cavalli
Passano d’agosto i circhi vecchi delle dispute politiche officiate dagli strateghi della politica dello “stare”: quelli per cui ogni comunicato stampa serve a tranquillizzare e tranquillizzarsi, e per i quali l’azione politica si riduce ad un “tenere in bilico” la barca dalle onde di collaboratori troppo ingombranti o peggio ancora di magistrati e forze dell’ordine che osano esimersi dalle ronde (alcoliche e analcoliche) o dalle persecuzioni legittimate. Se perseverare è diabolico, la Lombardia, pure ad Agosto, sottolinea la propria perseveranza (diabolicamente incendiaria e cornuta) nell’arroccarsi tra codicilli e competenze pur di non prendere decisioni e tanto più negarne il diritto agli altri.
A Milano che “la mafia non esiste” o perlomeno “non appartiene a questa città” la sindachessa Moratti ha provato a ripeterlo ovunque dai consigli comunali, alle televisioni in prima serata fino ad abusarne favoleggiandoselo (probabilmente) la sera per addormentarsi.
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Bella scoperta: finchè ci saranno imbecilli che sventolano il tricolore e che cantano “Fratelli d’Italia”, la mafia continuerà a infiltrarsi in Padania!
Bell’iniziativa di Gianni Biondillo per non dimenticare un artista nella sua voce di resistenza.
Mano a mano tutte le voci si ritrovano per aprire una pista di libertà.
grazie, Gianni, per avere pubblicate questo illuminante articolo.