Morte Occidentale di un Anarchico

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Sconfitta l’umanità della parola
di
Antonio Manzo
(da Il Mattino edizione di Salerno del 15 agosto)

S’è smarrita anche l’umanità della parola. Silenzi, tentativi di indurre al silenzio, offese a quella umanità della parola che può esser perfino lenitiva di un dolore e foriera della speranza e della grazia di una verità. Dopo la tragedia che si è consumata in un ospedale del Cilento, dove un uomo entra vivo nel reparto di psichiatria di un ospedale ed esce morto dopo quattro giorni, non c’è parola ufficiale delle istituzioni pubbliche, Asl, Regione, governanti e commissari, tutti quelli che fanno quotidianamente i conti con la sanità disastrata ed ora terremotata nella coscienza. Silenzio. Neppure un atto teso a scoprire la verità del funzionamento di un servizio pubblico che fa contare un morto. Tutti in ferie. Non è in ferie un pm che tenta di modulare la Legge all’umanità della parola e consegnare giustizia ai familiari, gli amici di Franco Mastrogiovanni. Sì, per quell’uomo bollato come pazzo scatenato in una notte d’estate, braccato nell’ultimo giorno di luglio su una spiaggia, come se fosse stato il killer latitante più pericoloso del mondo e poi lasciato morire sotto l’impotente, ma almeno quello incorruttibile, occhio della telecamera che vigilava sulle sue ultime novantasei ore di una vita tragica. Franco era lì, uomo legato con fili rigidi, di ferro o di plastica poco importa, immobile, polsi e piedi sanguinanti. Franco gridava a squarciagola al mondo che lui non era pazzo, occhi sbarrati verso il soffitto, aggressivi e dolenti nel pendolo della rassegnazione finale. Ha avuto anche la sfortuna di morire ad agosto, Franco Mastrogiovanni. Quando tutti sono in ferie, tranne il pm. Quando è in ferie chi dovrebbe spiegare come è possibile che si possa morire in una stanza di un reparto di psichiatra di un ospedale del sud. È in ferie chi punta sul cinismo della distrazione collettiva per far smarrire l’umanità della parola. Medici imputati e in servizio, manager silenziosi, cinici ma non impauriti, e ancora seduti. Solo un pm al lavoro perchè torni almeno l’umanità della parola.

Mastrogiovanni, in un video i quattro giorni di agonia
di
Elisabetta Manganiello
(da Il Mattino edizione di Salerno del 15 agosto)

VALLO DELLA LUCANIA. La ricerca della verità sulla morte di Francesco Mastrogiovanni non si è fermata neppure alla vigilia di ferragosto. L’ultimo atto della procura della repubblica di Vallo della Lucania è l’audizione degli infermieri del reparto di psichiatria dell’ospedale San Luca, in qualità di persone informate dei fatti. Ad essere indagati sono invece i medici che hanno avuto in cura il maestro di Castelnuovo Cilento. Oltre alle modalità della contenzione cui è stato sottoposto Mastrogiovanni, un altro aspetto che gli inquirenti intendono approfondire, ascoltando i sanitari del reparto, è, infatti, se e come il paziente tenuto legato al letto per 4 giorni sia stato alimentato. Con mani e piedi immobilizzati, infatti, non avrebbe potuto assumere cibo e acqua da solo, a meno di non essere aiutato dagli infermieri o di trarre sostanze nutritive esclusivamente dalle flebo. Quando è stata eseguita l’autopsia, lo stomaco di Franco è stato trovato completamente vuoto. Significa che non ha ingerito cibo per un tempo prolungato.

C’è poi il giallo dei “buchi” nella cartella clinica, dove non viene mai citato il trattamento di contenzione. Un’altra verifica è quella relativa all’annotazione di una richiesta di elettrocardiogramma che non sarebbe stata mai eseguita. Si deve quindi presumere che l’esame non sia stato mai eseguito. E Franco è morto in conseguenza di un’insufficienza ventricolare sinistra. Ancora, ci sono dieci ore che precedono la morte, senza chesulla cartella sia annotato nessun trattamento, dalle 21 del 3 agosto, quando «dormiva ed era tranquillo», fino alle 7,20 del giorno dopo, quando è stato ritrovato cadavere. Tutti questi elementi potrebbero trovare una risposta dalle riprese video eseguite nella camera di Mastrogiovanni e ora all’esame dei magistrati. Si tratta di un intero hard disk che custodisce, minuto per minuto, gli ultimi quattro giorni di vita del maestro. È stato acquisito dal pm Rotondo, titolare delle indagini, assieme alla cartella del prof e ai documenti del trattamento sanitario obbligatorio, alla base del suo ricovero. Ma i magistrati hanno chiesto anche il rilascio delle cartelle di tutti i pazienti di psichiatria, dal 1° gennaio 2008 ad oggi, per una verifica più ampia. Intanto, le prime certezze sulla morte di Mastrogiovanni potranno arrivare a fine mese, quando saranno consegnati ai consulenti della Procura le analisi dei campioni di organi, tessuti e liquidi biologici, prelevati durante l’esame autoptico eseguito dal direttore del dipartimento di medicina pubblica valutativa, Adamo Maiese. Gli esami tossicologici, effettuati nel secondo policlinico di Napoli, dovranno determinare quali e quanti farmaci gli sono stati somministrati. Le analisi istologiche, invece, cercheranno di svelare quale problema cardiaco e che tipo di edema polmonare lo hanno ucciso.

Ci vorranno circa 20 giorni per i primi risultati, ma la consulenza medico-legale chiesta dal pm sarà depositata tra poco meno di 60 giorni. Mentre l’inchiesta procede a ritmo serrato, si susseguono i ricordi delle persone che hanno conosciuto e stimato il “maestro più alto del mondo”, come scrivevano i suoi alunni. Il parroco di Castelnuovo, don Pietro Sacco che giovedì ha celebrato i funerali conosceva Franco da 37 anni, cioè da quando fu detenuto nel carcere di Vallo perché indiziato, e poi scagionato, del delitto Falvella. «Ero all’inizio della mia esperienza di cappellano e lo vidi solo per pochi giorni, prima che fosse trasferito – spiega don Pietro –ma apprezzai i suoi sentimenti nobili, il suo attaccamento al senso della giustizia e l’attenzione che mostrava verso gli ultimi». Il racconto diventa inevitabilmente riflessione sulla sua tragica vicenda umana. «Ci deve insegnare a riscoprire il valore della persona, che va difesa anche e soprattutto nella malattia – dice il parroco – Sulla sua morte spero che si faccia presto piena luce. Mi auguro che non ci siano responsabilità, ma siamo tutti perplessi per un decesso così improvviso e per i segni che lo hanno accompagnato». Il giorno dopo le dichiarazioni rese dai legali dei medici indagati, tornano a parlare i difensori della famiglia del prof. «È prematuro sostenere che non c’è un nesso di causalità tra il decesso e la contenzione – rimarca Caterina Mastrogiovanni – Allo stato l’unica certezza sono quei segni inequivocabili di una prolungata contenzione. I manicomi sono stati aboliti con legge Basaglia e un uso indiscriminato di tale trattamento non è consentito dalla legge. Segni così marcati sul corpo non si spiegano, infatti, con una logica medico-curativa».

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17 Commenti

  1. Un dolore vertiginoso provoca una morte confinata nell’abbandono. Dov’è l’uomo in queste storie? In ferie lo è sempre, lontano dalla responsabilità e dall’amore per l’altro.

  2. Sono stata fortemente coinvolta dal Fatto-Mis-fatto-non fatto niente…,per gli articoli scritti dal Mattino, per carità…anche Liberazione, guai a non citarla.
    Ce ne sono stati degli altri di interventi, compreso il mio, in Rete, sarebbe troppo avere l’interesse della stampa cartacea.
    C’è stato anche un comunicato della Associazione Italiana Psichiatri, che chiedeva alla fine a Dio, perdono per tutti.Punti di vista e svista.
    Sono i finali che mi lasciano un amaro in bocca indicibile. Che vuol dire ridare umanità alla parola, tramite un pm?
    Viene da chiedersi se siamo tutti matti, copliti dal sole e dal caldo.
    Francesco Mastrogiovanni , reo come ha scritto un anarchico libertario su Indymedia di “alimentarsi” con un posto statale, pubblico, non ha delegato a nessun potere ciò che ha scritto e ha vissuto.
    Che la giustizia indaghi…, lo ha sempre fatto, con i risultati sotto agli occhi di pochi, verrebbe da dire, se continuiamo a mettere a valore, questi finali conclusivi: dio patria e famiglia ci proteggano e sorveglino la nostra Salute.
    Scusate ma ho ritenuto commentare la morte occidentale di un anarchico, a modo mio.
    Doriana
    http://snipurl.com/qi7ml
    http://snipurl.com/qi7q2

  3. Ringrazio Francesco e gli autori dell’ articolo, perché è importante che uno scandalo sia svelato agli occhi di tutti.
    Francesco Mastrogiovanni è morto nel mese lo più orribile per quelli che sono in prigione. La solitudine del mese d’agosto è stato lo strumento della tortura di un uomo, morto senza potere alzarsi, bere, morto imbavagliato, morto in deserto.
    Lo stato del manicomio è in costante degradazione: i malatti non sono quasi mai ascoltati, i luoghi sono lerci e di una tristezza e rivolta strangolate.

    Il caso di Francesco Mastrogiovanni è conosciuto in Europea. C’è qualcosa di scritto in un giornale? Penso che questa faccenda orribile
    sia conosciuta, gridata.

  4. cara doriana nel primo articolo che ho postato su NI c’è un link al tuo dossier, completo. in progress. Ogni pista che porti alla giustizia vale la pena, e se sarà un PM a percorrerla per primo, va benissimo così. anzi sarebbe il caso che fosse così. Intanto informiamo, diffondiamo, facciamo sapere a livello nazionale cosa è successo cercando di capire perché. ma soprattutto evitiamo polemiche sterili da puri, impuri, spuri. Mattino edizione Salerno a Torino, Roma Milano, non si trova, ti assicuro!
    effeffe

  5. Non si trova niente… ci sbattiamo caro Effeffe…tra le pagine di internet e della vita REALE…bene, male aggiungo ora quanto arrivatomi in risposta sulle morti mentali e accidentali…Grazie!

    DA TELEFONO VIOLA MILANO
    “CHE DIO CI PERDONI TUTTI”…..
    Questo è un classico degli psichiatri quando fanno cazzate,di richiedere l’aiuto di qualche dio,o entita superiore che li possa deresponsabilizzare.Una Persona ,gia tenuta contenuta ,in una struttura contenitiva come il servizio psichiatrico diagnosi e cura(presenti in tutti gli ospedali con + di 10.000 ab.),un reparto tipo carcerario ,con vetri antisfondamento e porte blindate,e dopo che gli viene somministrato un coktails di ansioliticiantipsicotici neurolettici che ti tramoRtiscono come una bastonata, PERCHE’ LEGARLO?
    E LASCIARLO 4 GIORNI ,ma anche 1 ora…
    perche legare le Persone da’ a questi beceri torturatori il completo
    potere sulla persona ,che diviene una cosa,che diviene una merce,e che il suo tso costera 1500 euro alla settimana.
    La psichiatria tutta,quella cosidetta democratica,quella che si definisce alterativa,la psichiatria è il braccio secolare della repressione,del pregiudizio,del razzismo(anche attraverso le patologie che crea,di cui non esiste nessun fondamento di riferimento a malattie organiche)eugenetico….
    non vendiamo niente e non dimenticheremo
    COLLETTIVO DEL TELEFONO VIOLA DI MILANO -T28 OCCUPATO
    http://www.ecn.org/telviola

  6. Emblematica figura quella del prof. Peter Teleborian, tracciata nel terzo episodio della Trilogia del Millenium di Stieg Larsson.
    Stimato psichiatra della collettività svedese e, neanche a dirlo, uomo di estremo potere, legato ad un Potere retrivo e patologico, Teleborian, in corso d’opera è costretto, suo malgrado, a scavare dietro la sua cortina di “sapienza medica”, dietro il muro di una sua apparente professionalità. E a mostrare la sua vera identità.
    Persecutore privo di qualsiasi forma di pietas, sordo a qualsiasi richiamo empatico (Lisbeth Salander – giovane hacker dai tratti anarcoidi è la Sua vittima), si svela un pericoloso criminale capace di manipolare menti, idee e opinioni. Si rivela capace di uccidere, se ciò gli tornasse utile.
    Peccato che Larsson sia morto giovane.
    Stranamente.
    Forse aveva ancora molte cose da raccontarci.
    Cose illuminanti, come, appunto, la figura di Teleborian e non solo.
    E la metafora è sempre uno strumento per spiegare/capire la realtà in cui viviamo.
    Stefania Di Lino

  7. SIGNORI QUI I RESPONSABILI DEVONO FARE CHIAREZZA L’ HO SCRITTO IN UN DDURISSIMO ATTACCO ANCHE NEL MIO BLOG LE SITITUZIONI DEVONO AVERE IL CARAGGIO E LA FERMEZZE E TRASPARENZA NEL CHIARIRE TUTTI I PAASSAGGI CH CI SONO STATI COME SONO STATI EFFETTUATI E SE HANNO SEGUITO IL PROTOCOLLO CHE E’ PREVISTO PER I TSO E’ ORA DI FINIRLA CHE DETERMINATE PERSONE SI FACCIANO I FATTI LORO E INTATNTO LUI E’ MORTO CAPITE MORTO NON E’ FORSE FERITO O RECUPERABILE LUI LO RIPETO E’ MORTO E CHI NE E’ RESPONSABILE DEVE E DICO IMPERATIVO DEVE PAGARE ADESSO BASTA FARE GLI OMERTOSI E INSABBIARE TUTTO !!!!
    MI DOMANDO SIAMO IN UNO STATO SERIO O HO RAGIONE IO DI DEFINIRE L’ ITALIA LA REPUBBLICA DELLE BANANE!!!!
    SEMPRE CORDIALMENTE NOIUTA LA VOCE DEGLI INVISIBILI . . . .

  8. Stasera ho scritto ulteriormente per Franco, sollecitata da una lettera del cognato Vincenzo Serra. E’ tutto leggibile a questo link
    http://www.reset-italia.net/2009/08/20/appesi-francesco-mastrogiovanni-da-vincenzo-serra/

    e aggiungo quanto appena ricevuto.
    Un carissimo saluto e come dice Vincenzo, a presto.

    “Cara Doriana,sono Matteo Pegoraro, Co-Presidente del Gruppo EveryOne.
    Non so se già lo sai, ma oltre a fare un comunicato per denunciare la
    terribile vicenda che ha coinvolto Francesco, ho scritto oggi
    un’interrogazione parlamentare urgente al Ministro degli Interni e al
    Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali chiedendo
    un’ispezione sia all’ospedale di Vallo per il trattamento inumano subito da
    Francesco, nonché per la sua morte, sia un’indagine interna alle autorità
    per quanto concerne l’eccessivo dispiegamento di forze. L’interrogazione
    verrà depositata domani da Rita Bernardini (prima firmataria), Farina
    Coscioni, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti (tutti i deputati
    radicali).
    Inoltre oggi abbiamo parlato con il Corriere della Sera, e domani (oggi,
    visto che è mezzanotte), dovrebbe anche uscire un pezzo che racconta la
    vicenda di Francesco.
    Gira pure la mia mail a Vincenzo, se lo ritieni opportuno.
    Se ci fossero novità o ci fosse bisogno di qualunque cosa, tienimi
    presente.
    Un caro saluto e a presto,

    Matteo Pegoraro
    Co-Presidente Gruppo EveryOne
    +39 334 8429527

  9. Tenebrio Molitor mi dice qualcosa, Bellaciao di più, me ne ha fatte scrivere e poi oscurate…censurate.
    Caro Tenebrio, esci dalle tenebre, per quelle c’è un tempo…ti risento molto volentieri…
    Ciao! Doriana

  10. Il giallo del maestro “anarchico” morto durante il ricovero coatto. Francesco Mastrogiovanni, 58 anni, sarebbe stato legato al letto per giorni. Indagati sette medici dell’ospedale

    SALERNO – Legato a un letto, polsi e caviglie. Così sarebbe morto Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare di Castelnuovo Cilento. Aveva 58 anni. Il 31 luglio era entrato nell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania: sul suo capo pendeva un’ordinanza di Trattamento sanitario obbligatorio. Quattro giorni dopo, la mattina del 4 agosto, gli infermieri l’hanno trovato morto. Per edema polmonare, secondo il medico legale che ha effettuato l’autopsia. Forse Francesco Mastrogiovanni era legato su quel letto da troppe ore, forse addirittura da giorni. «Nella cartella clinica non viene menzionata la contenzione fisica, ma dall’autopsia è risultato che aveva segni su polsi e caviglie compatibili con lacci di un materiale rigido» spiega Vincenzo Serra, cognato della vittima. Il Tso è un atto medico e giuridico regolamentato da una legge: viene deciso dal sindaco su proposta di un medico e, qualora preveda un ricovero ospedaliero, richiede la convalida di un secondo medico. Della procedura deve essere informato anche il Giudice Tutelare di competenza. Insomma, uno strumento su cui esistono vari livelli di controllo e soprattutto, come impone la legge, «esclusivamente finalizzato alla tutela della salute».

    SETTE INDAGATI – La storia del maestro che, come dicono parenti e mici, «non passava inosservato» (anche per i quasi 2 metri di altezza), ha molti punti oscuri. Troppi. Tanto che la Procura di Vallo della Lucania ha aperto un’inchiesta, affidata al pm Francesco Rotondo, e iscritto nel registro degli indagati i sette medici del reparto di psichiatria (compreso il primario, Michele Di Genio) che hanno avuto in cura Mastrogiovanni. La famiglia ha istituito il comitato «Giustizia per Franco» (è il diminutivo con cui veniva chiamato usualmente), che ha una pagina online per il momento in costruzione (www.giustiziaperfranco.it). Anche l’associazione EveryOne (che si occupa anche di lotta agli abusi psichiatrici) ha preso a cuore il caso. «Abbiamo depositato un’interrogazione parlamentare, insieme ai deputati radicali, rivolta ai ministro degli Interni e della Salute proprio sulla morte di Mastrogiovanni e abbiamo presentato una denuncia in sede europea perché sia finalmente approvata una regolamentazione internazionale contro gli abusi psichiatrici» spiega il co-presidente Roberto Malini. «Il trattamento riservato al signor Mastrogiovanni è altamente lesivo dei suoi diritti e della sua dignità di essere umano – si legge nell’interrogazione messa a punto dai tre co-presidenti di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau -. Il Tso rappresenta un uso consolidato in molte città italiane e il suo fine coercitivo è dimostrato da molti casi».

    MISTERI – Ma cosa è successo il 31 luglio? Francesco Mastrogiovanni era a San Mauro Cilento, stava trascorrendo dei giorni di vacanza in un campeggio di proprietà di una sua conoscente. I carabinieri sono andati a prenderlo, hanno circondato il bungalow dove viveva. Lui è scappato verso la spiaggia, spaventato. Lì ha fumato una sigaretta, ha preso un caffè. Forse voleva immaginare che fosse una giornata come le altre. Ma era circondato – a terra i carabinieri, in mare la guardia costiera – e alla fine ha ceduto. Un grosso spiegamento di forze dell’ordine per un uomo solo. I militari lo hanno portato in macchina e quindi all’ospedale di Vallo della Lucania per il ricovero coatto: lì risulta positivo alla cannabis, non all’alcol né ad altri tipi di droghe. A questo punto c’è un mistero. «Il Tso è stato chiesto dal sindaco di un altro Comune, ovvero Pollica Acciaroli – spiega il cognato di Mastrogiovanni -, e non da quello di San Mauro Cilento dove Mastrogiovanni è stato fermato dai carabinieri». Buio anche sulle cause che hanno portato amministratori, medici e forze dell’ordine a optare per un provvedimento urgente ed estremo come il Trattamento sanitario obbligatorio. È trapelata la notizia di un incidente in cui l’uomo, guidando contromano, avrebbe tamponato quattro auto parcheggiate. Episodio di cui non esiste, secondo i familiari della vittima, alcuna prova, denuncia o verbale. «L’ultima versione che circola è quella della guida contromano – spiega Peppino Galzerano, editore e amico di Mastrogiovanni -, prima ne erano state diffuse altre». Ma le spiegazioni di questa morte vanno cercate anche nel passato del protagonista, e nell’immagine di “anarchico” che si era costruita, forse suo malgrado.

    LA CONDANNA – Mastrogiovanni insegnava alle elementari da una ventina d’anni. Per un lungo periodo aveva vissuto nel Nord Italia per lavoro, poi era tornato nella provincia di Salerno, e aveva trovato un posto nella scuola della sua città, Castelnuovo Cilento. Non era un uomo tranquillo: la sua vita era stata segnata da una serie di eventi traumatici che hanno acuito la sua sensibilità, rafforzando in lui delle paure violente. «Alla fine degli anni ’90 aveva rotto una lunga relazione con una ragazza bergamasca, poi è morto suo padre – racconta il cognato -. Dunque ha deciso di tornare nella sua terra madre. Nel ’99 a Salerno il primo “incontro” con i carabinieri, per una causa futile: viene portato in caserma, processato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, condannato in primo grado a tre anni. Nella requisitoria il pm lo definisce “noto anarchico”. Sconta un mese di carcere e cinque di arresti domiciliari, ma intanto c’è il ricorso in Appello: in secondo grado viene pienamente assolto per non aver commesso il fatto e persino risarcito per ingiusta detenzione». Mastrogiovanni sviluppa negli anni un terrore profondo verso le forse dell’ordine, in un paio di occasioni scappa alla semplice vista di una divisa. Viene considerato un soggetto patologico, ma spesso si rifiuta di assumere i farmaci che gli vengono prescritti. Ha paura anche di quelli. Fobie che accrescono la sua fama di “anarchico”, di insofferente alla società, al sistema.

    IL CASO FALVELLA – C’è un’altra vicenda, che risale a molti anni prima e che ha profondamente segnato il maestro: l’omicidio di Carlo Falvella, vicepresidente del Fronte universitario d’unione nazionale di Salerno, nel ’72. Mastrogiovanni era con Giovanni Marini e altri “compagni”. «Marini stava raccogliendo notizie per far luce sull’omicidio di cinque anarchici calabresi morti in quello che dicono essere stato un incidente stradale nei pressi di Ferentino (Frosinone) dove i ragazzi si stavano recando per consegnare i risultati di un’inchiesta condotta sulle stragi fasciste del tempo» spiega Peppino Galzerano, amico del maestro. C’è uno scontro tra militanti di destra e sinistra: Falvella muore. Nel processo Matrogiovanni è assolto, mentre Marini è condannato a nove anni.

    PASSIONE PER I LIBRI – «Attorno alla sua figura si è costruita un’immagine di persona violenta, ma non era assolutamente pericoloso per la società – dice il cognato Vincenzo Serra -. Nella cartella clinica c’è scritto che era “aggressivo verbalmente”: spesso si arrabbiava, parlando di politica, ma non passava mai alle vie di fatto. Era sempre dedito alla lettura, collezionava libri, non era un “bombarolo”. Diceva semplicemente che non si fidava di nessuno, solo di se stesso. Negli anni 2002-2003 è stato sottoposto ad altri due Tso, poi negli ultimi quattro anni è stato tranquillo». I familiari non si aspettavano dunque un epilogo così tragico e fitto di elementi inquietanti. L’amico Peppino Galzerano non riesce a farsi una ragione di quanto accaduto: «È inaccettabile, un’offesa alla dignità umana, non è possibile che un uomo muoia in ospedale, cioè proprio nel luogo dove dovrebbe essere curato».

    CARTELLA CLINICA – Uno, fondamentale, riguarda la cartella clinica. Il medico legale che ha effettuato l’autopsia, Adamo Maiese, ha riscontrato segni evidenti di lacci su polsi e caviglie della salma. «Nella cartella clinica non è stata annotata la contenzione né la motivazione di essa, come invece prevede la legge – afferma Caterina Mastrogiovanni, cugina della vittima e legale della famiglia -. Dunque bisogna capire se la contenzione c’è stata e quanto è durata. Nella cartella clinica c’è poi un vuoto dalle 21 del 3 agosto alle 7 del 4 agosto: in questo lasso di tempo non è stato fatto nulla. Infine, nelle ultime due sere – quelle del 2 e 3 agosto – non gli sarebbero stati somministrati medicinali perché il paziente dormiva. Ma se Mastrogiovanni dormiva che bisogno c’era di tenerlo legato?».

    DETERMINANTI I FILMATI – All’autopsia effettuata il 12 agosto, poche ore prima dei funerali, hanno assistito i legali della famiglia, Caterina Mastrogiovanni e Loreto D’Aiuto. L’ipotesi di reato cui devono rispondere i sanitari è al momento omicidio colposo, ma saranno determinanti per le indagini le riprese girate nella camera durante il trattamento e subito dopo la sua morte dell’uomo. I legali dei medici indagati parlano di «falsità»: «Contestiamo quanto finora pubblicizzato a mezzo stampa perché destituito di qualsiasi fondamento – ha detto Antonio Fasolino, insieme a Francesca Di Genio legale del primario Michele Di Genio -. Il professor Mastrogiovanni è giunto in ospedale a seguito dell’emanazione di un’ordinanza di Trattamento sanitario obbligatorio da parte del comune di Pollica. I sanitari dell’ospedale di Vallo della Lucania hanno seguito il protocollo previsto per casi come questo».

    Laura Cuppini
    19 agosto 2009
    Corriere della Sera

  11. Francesco Mastrogiovanni agli occhi degli adulti era forse un anarchico.Agli occhi dei suoi alunni ’il maestro più alto del mondo’. Come può essere che il sindaco di Pollica,che ha firmato l’ordinanza di ricovero coatto,non abbia tenuto conto nella sua valutazione del fatto che Francesco,qualsiasi cosa avesse fatto o detto o quale che sia stato il suo comportamento(guidava contromano,suonando il clacson tutto agitato,ha tamponato qualche macchina? non si sa;lo spieghi il sindaco visto che sembra esere stato presente al fatto conestatogli alla base del TSO)era persona conosciuta e insegnava in quel comune a dei bambini che lo adoravano? O è prevalso il pregiudizio dell’anarchico agitato che attenta alla quiete pubblica dorata in una delle località più blasonate della Campania,anzi d’Italia,insignita com’è di bandiere blu e cinque vele? Nello stesso luogo sono successi altri tafferugli più gravi da parte di giovani ultras a danno di malcapitati vacanzieri ma senza provvedimenti restrittivi della libertà personale(il sindaco avrebbe minacciato il foglio di via).Perchè questa disparità?Come potrebbe spiegare agli alunni di Mastrogiovanni la sua ordinanza di ricovero coatto? E chi ha attivato il ricovero?il sindaco stesso o un ignaro medico? Il sindaco sa che il TSO è una misura estrema quando non ci sono altre alternative?Chi o che cosa l’ha convinto ad adottare in provvedimento così radicale ed estremo,perchè non ha valutato altre misure sicuramente possibili?Ha informato il giudice tutelare e l’ordinanza è stata convalidata come previsto dalla legge che disciplina un atto così straordinario?Ha informato il sindaco del comune di residenza di Franco,peraltro medico in quell’ospedale e amico del sindaco di Pollica Vassallo? Come ha potuto ordinare l’esecuzione della cattura in altro comune senza informarne,sembra, il sindaco-anch’egli amico di Vassallo ma,credo anche di Francesco-?In assenza di questi requisiti il ricovero coatto diventa sequestro di persona,tanto più che è stato eseguito con vergognose modalità da caccia all’uomo.Questo provvedimento così abnorme e sicuramente illegittimo ha aperto le porte del reparto neuropsichiatrico dove,senza che ciò risulti in cartella clinica , è stato legato in un letto di contenzione per 4 giorni continuati,portando alla morte Francesco per edema polmonare,dovuto sia alla posizione allettata che allo strazio prolungato della tortura cui è stato sottoposto. I medici hanno sostenuto che è dovuta a una patologia cardiaca pregressa:non era una ragione in più per accertarlo prima anzichè legarlo lasciandolo morire?A un anarchico l’appuntamento con la morte non poteva presentarsi che col volto cattivo dello stato persecutore e barbaro.Le istituzioni che noi normali cittadini sentiamo più vicine,come il sindaco,i vigili,i carabinieri ,la capitaneria di porto,l’ospedale del piccolo centro si sono presentati a lui come orchi assassini:come vorrei che i protagonisti di questa morte lo spiegassero agli alunni di Francesco!E spiegate oltre che ai bambini a noi cittadini perchè avete portato a morte un cittadino in vacanza,preso come un delinquente nel campeggio dove pacificamente villeggiava. Ha turbato la quiete pubblica?E nessuno rimane turbato da questa morte nel paese blasonato:vip,intellettuali pronti a parlare su tutto su questo niente.Forse troppo in fretta è stato derubricato a caso di malasanità come ha fatto l’unico che ha parlato,l’avv. Dario Barbirotti,consigliere comunale di Salerno che ha denunciato l’atrocità di questa notizia.Barbirotti,consigliere comunale di Salerno ma assiduo frequentatore di Acciaroli e intimo del sindaco,non trova atroce che il suo amico sindaco abbia adottato un TSO per un disturbo alla quiete trattabile con altri mezzi,dando la caccia alla persona in altro comune e sequestrandolo?Vorrei tanto che si desse risposta a queste domande.Io so che è stata data morte a una persona dolce e fragile e che io,i suoi alunni,la sua famiglia,i suoi amici non potremo più rivederlo.E Lui era passato pochi giorni prima dal ristorante dei miei figli nel vicino paese di Agnone e non trovandomi aveva lasciato insieme ai saluti la promessa di ritornare,ricordando a mia figlia e mio figlio l’antica amicizia tra suo padre e il mio e tra lui e me e in particolare di mio fratello Alfonso.Una visita che mi aveva rallegrato e che aspettavo insieme ai miei figli,annullata dalla notizia della sua morte che ci ha colti increduli e ci ha addolorati e poi riempito di rabbia quando i giornali hanno cominciato a far trapelare i particolari agghiaccianti che l’hanno caratterizzata. In agosto erano in ferie le istituzioni,politici e persone e le loro coscienze.Ora le ferie sono finite e aspettiamo le risposte alle domande che questo caso pone prima della verità della magistratura che ancora una volta,e questa volta post mortem,gli renderà la giustizia che merita.Ma noi cittadini vogliamo risposte e decisioni su quanto è accaduto perchè non ci siano altre morti come quella atroce ed orribile di Francesco.Chi può provare solo ad immaginare di essere sequestrato e poi legato per lunghi 4 giorni e notti in un letto di contenzione in un paese civile nel nuovo secolo del nuovo millennio? E’ troppo chiedere che non possono esserci sindaci,operatori della sicurezza e della sanità di tal fatta?C’è da avere paura che esistano e continuino nelle loro funzioni.O sono intoccabili?Finite le ferie aspettiamo che governi regionale e nazionale mostrino di esserci e diano le dovute necessarie risposte.

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Note da Gerusalemme: Lucia D’Anna

di Lucia D'Anna
Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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