da “NON SEMPRE RICORDANO poema epico”

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di Patrizia Vicinelli

Parte terza

No agli zar, ovvero la fuga

Gridarono: !B.A.S.T.A.!
A UNA CLASSE DI ZAR.
Scoppiano coltelli all’addome
parallelamente traforando colpiscono
quelli che meditano e quelli che compiono.
Tobia che era anche un contadino, pensa:
“Loro in sé – così si espresse – ? compiuti,
non erano male, ma quello che essi rappresentavano,
esecrabile, olé!”
e sentì il bisogno di dirlo,
una revolución pequeña,
per liberarsi della colpa dopo
perché anche lui l’aveva colpito
uccidendolo
aveva preso parte, ecc.
(el patron de la farma).

A tutti rivolgendosi, ai pescatori di perle
splash, (a Las Palmas)
nel mare slacciati
dal pescecane da una muta di delfini blu,
‘un qualsiasi altro uomo, no,
un qualsiasi altro anno uguale a questo,
non è vero Ezequiele?’ – Sì, señor! –
Parole spezzate non raggiungono l’obiettivo,
NO AGLI ZAR!, disse,
e altre cose,…morendo.
disse morendo Tobia.
Tobia.
E il grido risuonò all’abbazia! ALL’ABBAZIA!
senza un senso esatto del perché si incamminassero.
Andando,
fra tutte quelle farfalle variopinte,
che spesso strisciavano sul viso,
si accorsero ben presto che altri
marciavano nella stessa direzione.
Qualcosa doveva esserci da fare quella notte,
all’abbazia,
e già un indizio sicuro era
quella fitta pioggia di farfalle,
che faceva tornare a certi ricordi
di altre vite, di altri mondi vissuti
e adesso irraggiungibili.
Bisognava giusto venire lì, nella putredine
della giungla,
per non essere raggiunti dai…
A CHIUNQUE CON CHIUNQUE PEZZI DI CARNE
con un colpo possente della spina dorsale
si riempì d’aria i polmoni
e videro il suo corpo risplendere argenteo
contro il sole e immergersi – no comment –
(la compagnia cercata manca dolorosamente,
un altro punto, un altro, a nord)
“SENZA” parecchie cose
che si potrebbero far frusciare
tuttavia si appoggiò ancora una volta
per sentire l’aria e per dominare la sua forza.
Come una staffilata lo percosse un suono
abbagliato vide la sua miseria crescere
la strada maestosa e ripida, data e scelta.
Adamo e Orfeo lo raccolsero esanime e
piansero con lui la coscienza della sua sorte,
che decise di sostenere comunque.
(NON ERI DUNQUE TU CHE L’AVEVI
STABILITA?)
CRESCENT OF CRISIS.
Così, per Ezequiele, venne subito spiccato
il mandato /
(di cattura) e cominciò
l’epopea della sua fuga.
Abitava un paesino del Nord, all’estrema
periferia, in the country, rispetto alla
capitale centrale dell’impero.
Come cittadino di quel regno
aveva il diritto di fuggire,
voleva versare per la sua fuga all’estero?
Era vero che fosse dorata, forse?
Da contadino, ovunque andasse, come lui,
trovava i compagni, gli amici,
non sempre da mangiare, stringeva delle mani.
“Come –disse– mi hai trattato male! Il motivo
ce l’ho, eppure l’è un pretesto!”
(comunque valido per ucciderlo).
DUE ROBOTS LO SOLLEVARONO IN ALTO LUI
ERA TUTTO CONTENTO PER LA NOVITÀ
CHE GLI ERA TOCCATA
POI LO MOLLARONO AHIMÈ
UN TONFO
IN BASSO
DAL TRENTACINQUESIMO
DI NEW YORK
DABBASSO
INVESTÌ
UN CAMION DELLA RANK XEROX
IL CUORE NON BATTE PIÙ
DISSE IL PRIMO FLIC
CHE ERA NERO
CHE LO TASTÒ
SOPRAGGIUNTO.
E cedendo, per un filamento,
(di platino? una lampadina)
l’ultimo quarto di G.
nascondendosi
in certe pieghe
affatto riconoscibili,
mutava di direzione
per un istintivo moto
di sopravvivenza
immerso profondamente
nel buio circostante
che un samurai
sempre stato
come nel medioevo
ora
fendeva l’aria
con grida inumane
tutt’intorno
con la sua spada
luccicante
con balzi immondi,
ma non servì,
appunto.
AVEVA SU DI SÉ IL FEELING DELLA MALATTIA.
Ignoto alludeva a manovre di concentrazione
nel perfetto silenzio della sua solitudine,
o arma micidiale del non esserci come prova
a sfatare tutte le dicerie vecchie
che lui sapeva ormai prive di senso.
ERA PURTUTTAVIA UN
INGUARIBILE ROMANTICO.
– QUI NEW YORK –,
‘Benedetto figlio,
io che non ti ho conosciuto a Porta Portese,
le tue motivazioni più intime le conosco,
e so cosa ti muove a vibrare
una coltellata all’addome di un amico
che muore
POVERACCIO LUI POVERINO TE
E DISGRAZIATO.
Intanto, per distrarsi a Ostia c’è un bel sole
anche in maggio appena iniziato, e corse
sulla spiaggia ancora umida, pensava di
farla franca,
e si gettò in acqua per un bagno,
nella putrida restaurata acqua di Ostia,
dall’inverno, ma
la carogna di un cane lo boccheggiò,
in quel momento seppe che quella storia
sarebbe finita male. Disse,
ballando una frenetica danza ai cieli con l’altro
suo corpo, mi costituisco, e così fu.
Trovato impiccato nelle praterie di un deserto,
dopo aver pensato che non sarebbe morto.
Uno che chiede aiuto
urla strazianti svegliò quelli
da canale cinque e si era frammisto a quel
cumulo di realtà inconsuete e fece fatica
a distinguere qualcuno di loro,
disabituati a vivere di persona le cose eroiche,
è una necessità che si apprende nel tempo,
essendo sorpreso nella dispensa della casa
di fronte, allora a tutt’allora
l’ipnosi funzionava a dovere
comprava i cerini in qualunque posto
così cambiava località
secondo indicazioni scritte là sopra:
non erano forse monopoli di stato?
La sua fuga fu imperniata di errori ma
sostenuta da un’unica certezza:
NON UN MESE NON UN GIORNO
NON UN ANNO
NON UN’ORA
NEMMENO UN MINUTO NEMMENO
VEDERLO DISSE, PERCHÉ IO SONO INNOCENTE
IO SONO INNOCENTE SENZA ALCUN DUBBIO
ANCHE SE FOSSI COLPEVOLE E LO SO
DI ESSERLO, INNOCENTE,
NON VOGLIO VEDERLO.
VESTE FINO ALLA TAGLIA 44, C’ERA SCRITTO.
“È GIUSTO” DISSE
AI BAMBINI CHE SI LAMENTAVANO
a buon diritto,
– le modalità della fuga – a buon rendere,
erano incazzati, a buon rendere, una voglia di…
LA STORIA DEI CERINI
TANTO NESSUNO CI CREDERÀ
nessuno, quando la prelevarono alle nove di sera,
inciampava dappertutto (vedi Krause)
e giunse a cadere per le scale
sostenuta da due guardiotti assortiti e
dalla madre bianca che disse:
‘hai aperto un conto corrente con
le prigioni di stato in italy, non
hai bisogno dei tuoi soldi
per andare all’ospedale, niente autobus,
c’è il cellulare, eppoi torni qui
fra qualche dì.
Disse alla madre bianca guardandola bene negli occhi:
“IO QUI NON CI TORNO”, ed uscì scortata
come una regina.
Mentre al pellicano-bar tutti stancamente
si sedevano a diciott’anni,
(Erode gliel’ avevo insegnato
coi miei racconti dei morti di quell’anno.
Lucky Strike alla fine trovò delle radici
infondo cercò di accontentarsi
dopo tutto quel tempo.)
Un insegnamento senza via di scampo
aveva bruciato i lembi della letteratura.
Che coincidenza! Gridò!
Quando uno grida non si può fare a meno,
e non si può aiutarlo.
La prima volta partì su di una caravella
piena di trecento almeno persone ridenti
la disposizione d’animo dell’estate al viaggio.
Sembrava che tutto filasse liscio,
dopo il primo impatto ripristinato dai capi per
l’occasione e lasciato cadere con noncuranza
all’embargo.
PENSARONO DI FAR BALDORIA ALLA DISCESA
NELLA CITTÀ DI BARCELLONA, A PLAZA REAL.
SOLO CON PROFONDA PIETÀ
SI CONCESSE DI NARRARE
E UN SENSO
DI VUOTO DI ULTERIORI SIGNIFICATI
O FATTI PER IL FUTURO. IMMOBILE
E STATISTICAMENTE SENZA EMOZIONI
UNIVERSO CIRCONDANTE.
E una volta entrati dentro il maledetto ospedale,
come una locanda del settecento veleggia
nel buio della notte il cartello
sbattuto dal vento, le venne da pensare,
…oh, Gerard de Nerval,!…oh, Lautréamont!,…
oh,oh, Rimbaud! entrando
nel maledetto cesso “devo cagare!!” lo urla
impossibile rifiutarsi perquanto lui dica
tenuta a bada dal gendarme cattivo, anche:
“l’uscio lo voglio aperto” cry the pig,
“perché sa che fuggirà lei da sola
nella notte” percorrendo senza fine corridoi
bianchi con la luce negli occhi di un’idea,
immagine imprendibile di un soffio, vestito
bianco sopra porta bianca, cerca, buco-belva
si trattiene ancora dalla trappola ma è già
pronta a colpire se quel foro non,
LA FINESTRA!! – chiusa? – – aperta? –
1/2 sec. la finestra intanto c’è,
1/2sec. PISCIARE ?,
1/2 sec. Tirare la catena?,
1/2 sec. APRIRE LA FINESTRA 1/2 SEC.
1 sec………………………………………..
1 sec……………………………………………….
Sì SÌ SÌ
FINESTRA APERTA, non c’erano sbarre
SI SLANCIÒ FUORI, FUORI C’ERA LA LUNA,
si slanciò fuori, fuori c’era la luna
direttamente
sotto un’auto blu che passava di lì
per caso, che si fermò spaventata
(una giovane donna) non
avrebbe voluto invero non
aprì neppure il finestrino ma
una parola magica cattolica (un’intuizione)
USCITA QUASI A CASO DALL’ANGOSCIA
PAURA FETENTE
CHE CONTR’ALBERI VIALI
E CONTRO VIALI A TORINO
LUI LA VEDESSE
SPARASSE ECCETERA…
LA RIPRENDESSERO INSOMMA,
GIRATO IL PRIMO ANGOLO BUÑUEL
DELLA VIA LATTEA PORTIERA
APERTA SALE SU: CORRENDO
“PORTAMI DA QUEST’AMICA”
“VOLA”, E COSÌ FU.
6 (SEI) QUADRIFOGLI
IN 10 (DIECI) MINUTI
IN UN LARGO CAMPO DI TRIFOGLIO
ALLA PERIFERIA DI MILANO D’AUTUNNO
QUEL GIORNO APPUNTO
E PER LEI LA PRIMA VOLTA…
C’ERA L’AMICA
CON UN VESTITO NUOVO
DIECI MILA LIRE
UN FOULARD
UN ALTRO POSTO.
IL GIORNO DOPO
A MILANO
CI FU
ANCHE
UN
BUCO
PER
LEI.
E TUTTI SI CONGRATULAVANO.

*
Prima stesura 1977
Seconda stesura 1979
Terza stesura 1985

[Patrizia Vicinelli, Non sempre ricordano. Poesia Prosa Performance, a cura e con un saggio di Cecilia Minciacchi Bello, introduzione di Niva Lorenzini, con illustrazioni in b/n, antologia multimediale in dvd a cura di Daniela Rossi e con la partecipazione straordinaria di Paolo Fresu, Firenze, Le Lettere, Collana “Fuori Formato”, 2009]
*
Foto A Inglese

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27 Commenti

  1. Andando,
    fra tutte quelle farfalle variopinte,
    che spesso strisciavano sul viso,
    si accorsero ben presto che altri
    marciavano nella stessa direzione.

    qui comincia a salire un brivido che non lascia
    si apre una dimensione corale di epos civile
    forte e dimenticato
    forse rimosso

    classica a suo modo e selvaggia la voce poetica
    rude ed elevatissima
    non fa moine e sconti e saldi a chi legge certo che no

    [ grazie! ]

    ,\\’

  2. La poesia d’epos civile si presuppone nasca da un moto di intima, arrabbiata e sdegnosa ribellione allo scopo di smuovere, trascinare o semplicemente far riflettere sulla realtà attuale.
    Questa mi ricorda in parte la “dissacrazione” operata da Parra (Nicaron) con i suoi antipoemas, in essa si mescolano parti di naturale lirismo a versi che spezzano, come a voler tagliare con rimandi da osservazione la regia di una pellicola infarcendo il -già difficile da seguire- filo conduttore del “narrato” con sequenze frenetiche da flashback(s) compulsivi.
    In realtà – però – non mi ha comunicato nulla e non mi fa riflettere questo guazzabuglio di parole se non letto in modo frammentato e per piccole dosi, ma direte che è un mio limite … e cosissia.

  3. Ci sono segni inequivocabili della fine.

    Non della fine del mondo, quello è finito da un pezzo.

    Segni della fine di ogni ipotesi di letteratura in Italia.

    Di ogni genere e forma, nessuna esclusa.

    L’esempio è nel vuoto di pensiero di cui traboccano i commenti dei due abbonati dell’Aps. E nell’ignoranza conclamata di cui sono il prodotto.

    E infatti, non capendo minimamente quello che leggono, perché non contemplato nel ricettario che i loro maestri gli hanno fornito, vergato a mano e con firma autografa, s’inventano la battutina da friggitoria all’ora di punta, con la quale credono di cancellare l’opera della Vicinelli.

    Niente di più, niente di meno, da parte di chi è reduce da un tour di letture, rigorosamente in mezzo alla gggente, durante il quale, insieme a un gruppo di amici, ha appena inventato la poesia…

    Vostradamus

  4. In molti casi, ahimé, l’ignoranza si fa polemica, laddove il polemos dovrebbe farsi a partire da idee e conoscenze diverse, che si affrontano e chiariscono reciprocamente.

    Oggi spesso, si pensa che l’ignoranza sia il miglior argomento per negare legittimità e valore all’esistenza di quanto semplicemente non si conosce.

    Più si è ignoranti, più la forza dell’argomentazione è ineccepibile. E in questo caso, intendo ignoranti della propria, anche recentissima, storia poetica, letteraria.

    Molti itinerari poetici possono, a distanza di anni, o in perfetta contemporaneità, apparirci sterili, fuorvianti, ma a partire da una loro ragione artistica precisa, da una loro poetica, che varebbe almeno la pena di comprendere, e quindi previamente conoscere.

    Non mi voglio certo lanciare in interpretazioni critiche sulla Vicinelli, lascio questo compito a persone ben più preparate di me. Ma non posso non essere immediatamente affascinato da una straordinaria libertà, che emerge in questo testo. Un libertà di “narrare” in versi, malgrado tutto.

  5. Eeeh, purtroppo non sono io il maestro che quelli come voi cercano: infatti io vi costringerei innanzitutto ad una cura linguistica rabelaisiana!

    Di invertebrati che non hanno nemmeno il coraggio del proprio stomaco e, invece di dire “Mi fa schifo”, dicono: “Molti itinerari poetici possono, a distanza di anni, o in perfetta contemporaneità, apparirci sterili, fuorvianti”, di gente così se ne dovrebbe fare a meno… se non che proprio ingenuo non sono, e credo che ogni classe sociale e ogni epoca abbia gli intellettual(oid)i che si merita.

    Un esempio? C’è chi con le “cose umili” è riuscito a fare poesia e chi invece, come voi, le usa per mettere in piedi metafore mal riuscite dal gusto molto snob, ovviamente nel senso etimologico di “sine nobilitate” – “abbonati dell’Aps”, “battutina della friggitoria” etc. :-)

    Ma posso usare gli emoticons vero? oppure denotano la mia ignoranza? della serie: SE usa gli emoticons, ALLORA non ne può capire di poesia! tutti provetti logici nei loro discorsetti, in cui urlacchiano proteste uterine in tono serioso per farli sembrare discorsi profondi, come i bambini che – quando giocano a mamma casetta – fanno la voce cavernosa per imitare gli adulti.

    Considerazioni burbanzose dove la seriosità è confusa con la serietà, salvo poi il bambinesco richiamo “ai maggiori”, cioè ai maestri… ma quali?! guarda che non siamo ad un certamen oratorio, non c’è nessun pubblico da impressionare con questi trucchetti! :-D

    Va là, va là! In fondo obiettate: se non sei d’accordo con me, allora devi essere necessariamente ignorante.

    A chi inciampa nei rudimenti fondamentali del corretto ragionare non devo dire nulla… posso solo sfruttare l’occasione per divertirmi.

  6. Mi dispiace non essere d’accordo, non sulla Vicinelli che avrà scritto opere bellissime, ma sul tacciare di ignoranza l’espressione di un parere controcorrente o negativo: non è segno di apertura, tutt’altro.
    qui chi è venuto, è venuto a leggere con la voglia di apprendere e di arricchirsi con un testo, nessuno si leggerebbe un testo del genere perché non ha nulla di meglio da fare; se un testo comunica, comunica non per la profonda conoscenza dell’autore che lo scrive, né tantomeno perché già assuefatti ad un genere (potrebbe essere anche letta in modo controproducente tale affermazione, Inglese… come ben sa, anche politicamente e socialmente, con la “pratica” ci si assuefa … diciamo a tutto)
    la grandezza di un testo, così come l’essere o meno “poesia” si disegna in quel suo saper “abitare” (che non piace a Biondillo come espressione, se non ricordo male) il lettore, più o meno ne parlammo insieme qui su N.I. tanto tempo fa, all’epoca mi ero complimentata per una poesia letta.
    un testo parla, se arriva bene e se non piace si deve saperlo accettare, … piacerà ad altri mille addetti di settore.
    Poi la storia della scrittura di ognuno, non la può misurare nessuno in contagocce di ore o anni, sarebbe ridicolo, la scrittura come il gusto muta, prende nuove strade, sperimenta nuove vie, ma alla fine è la lettura di chi vi si accosta a riconoscerla o meno come bella o brutta.
    Speriamo di campare altri 50 anni, magari se ne riparlerà senza darci degli ignoranti in materia.

  7. Castaldi, ma perché se la prende? Lei un discorso critico l’ha articolato, un’idea l’ha espressa.

    Ma quali idee esprimono, ammesso che il loro trogloditismo culturale sia imparentabile a uno straccio di pensiero, coloro che additano la Vicinelli come “adolescente punkabbestia turbata” o come “graffitara da metro”?

    E di cosa va blaterando il maestrino delle mie sfere da veggente, qua sopra, con la sua arietta da intellettualino domenicale delle “cose umili”?

    Ma vai a dormire, piuttosto, anzi no, prima passa a rinnovare l’abbonamento, che ti è scaduto già da un pezzo.

    Vostradamus

  8. Ribadisco il concetto, visto che la mia ‘boutade’ ha sollevato quel vespaio che immaginavo, ammiccare agli ermetici togliendo qua e là qualche preposizione perché fa ‘chic’ è dà al lettore l’idea del ‘pensiero’ del ‘vissuto irrefrenabile che si getta sulla pagina, unico sfogo del travaglio del poeta quale essere superiore (ha ha ha)’ di ‘parola pura’, mettere qualche verso ‘mono-parola’ per esaltare il valore semantico dello stesso, o per scandire o enfatizzare la lettura (anche grazie ai maiuscoletti), usare i segni interpuntivi che siano all’occhio inesperto un ‘così come viene’ (che perversione), per far trasudare alla pagina un che di ‘radicale’, prendere un po’ del minimalismo americano (forse!)…, mettere tutto ciò in uno shaker a casa mia si chiama nella migliore delle ipotesi ‘caos’, non certo scrivere poesia, Proprio grazie a questi personaggi – osannati – in Italia si legge sempre meno poesia e si vendono sempre meno libri di poesia, è un atteggiamento pseudo-intellettuale da torre d’avorio che non ha senso e che di certo non paga.
    Del vissuto dell’autore non mi interessa nulla, io valuto il testo, il testo in quanto tale, in base al massimo, al mio di vissuto. Chissà come mai, infatti, se leggo un Gianni D’Elia, un Ceni, un Ramat, un Fantuzzi, un Temporelli, un Turina etc. (e sono i primi che mi sono venuti in mente) dentro di me si agita qualcosa: vedo un percorso, un passaggio, una maestria a più livelli, una crescita, uno studio, una schiettezza, per non dire, un lavoro onesto…

    La verità è tutta qui, che anche i bambini ormai non si accorgono che il Re è nudo.

  9. Vostradamus, ti dò qualche consiglio strategico e tattico perchè vedo proprio che ne hai proprio bisogno.

    Intanto non riportare cose che non sono state scritte come se fossero state effettivamente scritte (“graffitara da metro” e “adolescente punkabbestia turbata”): fai la figura del miope :-P

    Seconda cosa: un po’ più di virilità negli insulti! “intellettualino domenicale”? ma allora la vuoi proprio fare la figura dell’intellettuale debosciato dal gusto iperdelicato!

    E poi non mostrarti mai incazzato con il tuo avversario: ti scopri troppo! guarda ad esempio come è caduto dall’empireo il tuo lessico finto-ricercato non appena ti sei messo ad insultarmi ;-)

    Infine: sbraitare non significa confutare. Ti rimando sempre al manuale di teoria dell’argomentazione, che evidentemente non hai mai aperto.

    Tornando un po’ più seri (ma non troppo) vorrei dire qualcosa sulla poesia e su chi la difende da fariseo, mettendosi su un piedistallo e facendo l’indignato.

    La poesia è qualcosa che va ben al di sopra delle opinioni individuali e dei sentimenti terra-terra di piacere/dispiacere che suscita.

    Certo, uno può sempre dire: mi piace, non mi piace, mi emoziona etc. etc., ma la poesia è qualcosa che vive al di sopra di queste estemporaneità del tutto individuali, pur nutrendosene.

    Chi si offende per un’OPINIONE diversa dalla sua, dimostra di temere REALMENTE che tale opinione possa guastare in qualche modo la poesia di cui si sta discorrendo: ma questo non significa nient’altro che avere una concezione volgare della poesia!
    Come potrebbe infatti un mero “non mi piace” distruggere la forza di una creazione poetica?! Chi teme questo non ha forse un’idea grezza di poesia?! Non è forse lui il vero troglodita?

    Chi ha questo tipo di timori, e si sente addirittura minacciato da semplici opinioni, dimostra solo di rimanere – sotto a tutto l’apparato intellettuale auto-illusorio di cui si ammanta – una persona volgare.

    Ecco, vedi, se avessi studiato un po’ magari non ti esponevi così ingenuamente a questa retorsio argumenti.

  10. Dico a Francesco Terzago che a mio avviso sta sbagliando atteggiamento.

    Nella migliore delle ipotesi insegnerà qualcosa al suo avversario che poi cercherà maldestramente di rivoltarglielo contro; nella peggiore delle ipotesi, gli fornirà degli spunti per cavillare su ogni singola parola senza nessun intendo costruttivo.

    Lasciatelo gridare da solo, si sta già abbondantemente rendendo ridicolo da solo!

    Sulla poesia oggetto di tante diatribe non mi pronuncio, ha già parlato bene Francesco Terzago.
    Aggiungo solo una citazione (indovinate di chi è!) a mio avviso molto chiarificatrice:

    «La scrittura dev’essere scrittura e non algebra; deve rappresentare le parole coi segni convenuti, e l’esprimere e il suscitare le idee e i sentimenti, ovvero i pensieri e gli affetti dell’animo, è ufficio delle parole così rappresentate. Che è dunque questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, di punti ammirativi doppi e tripli, che so io? Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica, e i sentimenti e le idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare, e non sapendo significare le cose con le parole, le vorremmo dipingere e significare con i segni, come fanno i cinesi la cui scrittura non rappresenta le parole, ma le cose e le idee. Che altro è questo se non ritornare l’arte dello scrivere all’infanzia?».

  11. Credo che il riferimento ai grafiti sia dovuto al fatto che io abbia scritto “ho visto cose migliori scritte sul metro”, di fatto è stato un involontario gioco di parole, un calembour, perché in realtà mi riferivo a: http://www.metronews.it/… Senza ovviamente nulla togliere alle innumerevoli scritte che ricoprono gli interni e gli esterni dei mezzi di trasporto pubblico. Talvolta si possono leggere degli aforismi di tutto rispetto, che sono per di più fonte principale di intrattenimento delle brevi percorrenze urbane.

    Senza contare il valore che queste scritte, eseguite con mezzi rudimentali, di fatto avranno dopo il 2012, quando la terra da poco colonizzata dagli alieni diverrà il luogo dove sverneranno i linguisti marziani. Essi di certo si diletteranno, proprio attraverso queste tanto deprecate tracce della nostra scrittura, nel ricostruire quella che era la lingua degli uomini.
    Ci dobbiamo rassegnare la carta è un supporto troppo delicato per resistere all’Apocalisse, come di per sé anche i vari hard-disk non potranno reggere l’EMP causato dalla detonazione degli ordigni nucleari.

  12. Terzago, il tuo commento è semplicemente ridicolo, infantile.

    Cresci, guarda un po’ più in là del tuo nasino e di quello dei tuoi amichetti, profeti e apostoli del nuovo realismo (i.e., dell’aria fritta) e poi ne riparliamo.

    Spari cazzate a cumuli, una per tutte, quella che tronca ogni ipotesi di dialogo con la fuffa che spargi via etere: contrapponi ad un corpus poetico come quello delle Vicinelli, che solo tu e i tuoi sodali potete ignorare, l’opera di gente che al massimo ha pubblicato una plaquette, osannata in tutte le riunioni conviviali dell’area di appartenenza geografica e familiare. E osi anche farne i nomi, piazzarceli ad esempio del retto fare poetico.

    Dormi, dormi, vedrai che alla prima pubblicazione troveranno lo spazio e il modo per un premio di consolazione anche per te.

    Signor Federico M., ma quale “opinione” avresti mai espresso? Dicci dov’è, che la leggiamo insieme.

    Se questo posto è fatto di snob, di gente che non ha neanche il coraggio di vergognarsi e usa giri di parole e metafore per mascherare lo schifo – dimmi, allora: ma che cazzo ci vieni a fare?

    Guarda che anche quelli della “premiata friggitoria” hanno blog e siti: vai di là, e festeggiate in pace, ma con “umiltà”, mi raccomando.

    Vuoi sapere cos’è che mi ha costretto a tirati in ballo? L’uso a mo’ di clava insultante del termine “punkabbestia”, che la dice lunga sul tuo sentire e sulla tua tollerante, democraticissima umiltà di stampo berlusconiano.

    Perché questo siete, alla resa dei conti: gente che mette la sordina e le mutande anche alla lingua, che non si sbilancia e non si schiera mai, che esegue sempre il compitino dei superpartes anonimi e benpensanti. Tutti in attesa, pronti per una chiamata prossima ventura alla “bianca”.

    E adesso a nanna, e copriti il pancino che prendi freddo.

    Vostradamus

  13. Io veramente ero venuto solo per trollare… poi c’è chi ci casca ottusamente dimostrando lacune culturali mostruose e chi no.

    Comunque io le opinioni le ho espresse sul tuo modo di ragionare – perchè se ragioni così male, come puoi capirne di poesia?! – non sulla poesia; sulla poesia mi sono limitato a buttare lì la prima cosa che mi passava per la mente… colpendo nel segno evidentemente! Eeeh, se non è talento questo! :-D

    Leggiti la citazione che ho riportato, rispecchia pienamente la mia idea… solo che io non mi permetto di riportare opinioni altrui come se fossero le mie, ma, si sa, io non devo fare da portaborse a qualche poetastro per brillare della sua luce riflessa.

    Però vedi che argomenti in modo confuso? Confondi il valore di un opera con il riconoscimento che può raggiungere in un premio letterario (tranquilli tutti, tanto ormai ci sono più premi che poeti!), ignori gli argomenti e ti rifugi negli insulti (nell’ultimo post già più virili, te ne dò atto)

    Io non sono nè tollerante nè democratico, non mi insultare così! eh eh eh

    Comunque mi sembra di aver detto cosa penso di quella poesia… e anche piuttosto direttamente, tant’è che ti sei incazzato! Chi fa giri di parole mi sembri tu… guarda che non ti danno un premio letterario per il miglior post del giorno.

  14. mah mai avrei pensato che Patrizia Vicinelli scatenasse idiosincrasie così forti

    è cosi classica nel fraseggio

    certo che nella letteratura e nella poesia in circolazione c’è un tale ritorno all’ordine e all’algebra comprensibile che non mi stupisco

    non è ignoranza
    è quel che passa il convento
    abitudine a non farsi piacere quello in cui non ci si può immedesimare subito

    però se un autore scatena così la sua forza è ancora intatta

    chissà se a Giacomino, quando parlava de “l’arte dello scrivere dell’infanzia” (disprezzando questo si falcerebbe il 90% dell’arte moderna da fine ‘800), poi non sarebbe piaciuta questa

    lallazione

    [ Patrizia Vicinelli, Sette poemi, 1967-1976 ]

    ,\\’

  15. Senti pirla, portaborse sarai tu e tuo nonno.

    Io qui sto difendendo la memoria di una carissima persona, presa a sberleffi da due autentici pugnettari delle lettere, quali tu e il tuo amichetto qua sopra.

    Su quello che “quella” persona ha rappresentato e rappresenta, con la sua opera, nel campo della poesia, informati: ma cerca fuori dalla cerchia parrocchiale che frequenti, perché lì, per fortuna della poesia, della Vicinelli e della sua memoria, ne ignorano perfino l’esistenza.

    E adesso datti una smossa: tra poco c’è la funzione delle sei e poi tutti alla friggitoria di turno: ci sono i tuoi umilissimi amici che leggono i loro capolavori.

    Vostradamus

  16. Mi spiace molto che tu non abbia colto il fatto che io abbia citato autori operanti vivi e vegeti; dei giovani ‘generazione Settanta’ ed altri, anagraficamente abbastanza vicini alla poeta che difendi a spada tratta. Comunque Einaudi, Garzanti etc. sono case editrici note per lo più per la pubblicazione di plaquette, documentati, l’istintività quando di discute è cattiva consigliera.
    Senza poi contare che,

    1) io non ho scritto “prendete questi autori, siano il vostro modello”, ho portato degli esempi, nomi e cognomi, perché sono una persona sincera e che non ha nulla da nascondere, tanto è vero che non pubblico dietro pseudonimo, nemmeno nascondo il link che porta al mio blog. Non ho tirato fuori volontariamente i nomi da antologia: Gozzano, Folgore, Rebora, Campana, Montale, Ungaretti, quelli tanto per essere chiari presenti in, per citarne una tra molte, “Poeti italiani del Novecento” di Mengaldo.

    2) il corpus di un autore non fa l’autore, ma la qualità di ciò che compone questo corpus: prendi tanto per citarne uno, Eliot, un altro, Sbarbaro, un’altra ancora, la Bishop, Della Casa etc.

    Una volta qualcuno ha detto che a scriver tante poesie, prima o poi, una decente fuori ti viene… A te scoprire chi.

    Saluti.

  17. Attaccare la persona invece dei suoi argomenti? Mi sembri tu il berlusconiano! Eh eh, non mi hai ancora dato il parere su quella citazione che, come ho già detto rispecchia la mia idea.

    Non attaccare la lagna del caro estinto, è veramente da vigliacchi! io parlo della poesia, non della poetessa: ci arrivi o no?

    Ma cosa ti incazzi tanto? non puoi pensare tra te e te: “E’ un idiota, non potrà mai intaccare la meritata fama della Vicinelli, non merita nemmeno risposta”? Le persone mature fanno così di solito… gli insicuri no.

    Invece preferisci ergerti ad avvocato, per altro non richiesto, della Vicinelli con risultati tragicomici – ma dimmi, ti pagano?
    Riesci a vivere bene sapendo che c’è qualcuno che non ha i tuoi gusti? O sei così debole da aver bisogno di un mondo onanisticamente auto-referente fatto a tua immagine e somiglianza? Sarebbe da “pugnettari della poesia”!

    Io la smetto qui, sei così debole come avversario che caschi in ogni mia trappola e provocazione… persino dopo che ti ho confessato che sono un troll! SVEGLIAAAAAA!

    E’ proprio vero: al giorno d’oggi poesia e letteratura sono i rifugi delle menti incapaci di diventare scienziati!
    Che tristezza!

  18. a natàlia, sui primi commenti di federico e francesco terzago,

    ritengo che i loro commenti – essendo cosi banali – siano frutto dell’ignoranza di esperienze poetiche, come quella della Vicinelli, che hanno avuto (è una constatazione) e hanno tutt’ora (è un mio parere) grande importanza per la poesia contempornea.

    C’è sempre gente disposta a dire dei ritratti di Picasso: ma questo lo fa meglio mio figlio! E dei pezzi di John Coltrane: ma questo lo fa anche il motore della mia macchina!

    Restano comunque banalità.

  19. Non c’è nessuna lagna del caro estinto, signor troll, e la vigliaccheria è tutta tua. La mia si chiama etica, una parola che nel tuo vocabolario non esiste: quella stessa etica che mi trattiene dallo scrivere qua sotto il nick col quale spargi merda di solito.

    Salutami gli avventori…

    Vostradamus

  20. L’etica non so cosa sia: è vero. Questo mi toglie la possibilità di andare in paradiso, ma almeno non corro il rischio di diventare un paraculo.

    Chiedi pure al moderatore di controllare il mio IP, scoprirai che è la prima volta che scrivo su questo sito, ma tanto non ci crederai… in ogni caso l’ “etica”, come la chiami tu, ti dovrebbe spingere a denunciare uno che “sparge merda”, non a tenere il segreto per te ;-)

    Non so quali luoghi comuni abbia detto io, nemmeno me lo ricordo – pensa te che cretino! XD – però sono sicuro che non è intervenuto nessuno con la sua sapienza a controbattere concretamente.
    Proprio non vi entra in testa che proclamare è diverso da argomentare!

    E se non si sapete difendere da quelli che vi sembrano (ammesso e non concesso) dei luoghi comuni, volete difendervi da critiche serie? Non sapete camminare e volete correre? Magnifici!

  21. Orsola, valuti solo la possibilità che una cosa possa non piacere (libertà di giudizio) e che quindi non ci si VOGLIA in essa identificare o immedesimare, per nulla al mondo aggiungo.

    arrivederci in occasioni migliori.

  22. Una poesia affollata e convulsa di fughe, vertigini di quinte che s’aprono e chiudono, e tuttavia la *moltitudine* di Ezequiel e BuÑuel, abbazie e Ranx Xerox restano raggelati neuroni. E labirinti mentali. Ma di questa sconfitta, sin troppo umana, – Vicinelli voleva forse *narrare*.

  23. Inglé mi hai, come capita, sfilato il post di mano. Sono davvero contento che si possa leggere (e ascoltare e vedere) la poesia della Vicinelli, finalmente, da vicino.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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