Catalunya #3
di Antonio Sparzani
Non riesco a guardare Barcellona senza che gli occhi della memoria vadano per conto loro in giro per il mondo dietro alle fantasie nuove e anche vecchie che questa città mi suggerisce anche con un solo accenno una sfumatura un guizzo la prima volta a Cuixa che si pronuncia cushà tutto sembrava strano una sola cosa mi era chiara e cioè che quei monaci benedettini facevano una strada che da qualche altra parte stavo percorrendo anch’io che stavo allora uscendo dal mondo cattolico nella babele del dissenso prima leggero e poi come quando una crepa si allarga ed è inevitabile che tutto passi e magari anche il bambino con l’acqua sporca e forse così deve essere la prima fase di queste rotture che se non sono complete non si compiono davvero è solo in seguito che si riaggiustano un po’ i confini e si riprendono le dimensioni realistiche ma qualcosa è saltato per sempre come dev’essere e in Italia c’erano stati l’Isolotto e il Vandalino per quelli che ricordano ancora questi nomi che riemergono subito dal magazzino delle memorie del bello e del vivo degli anni settanta
Cuixa sta sui monti dietro Prada che in francese sarebbe Prades la capitale del Conflent una regione bellissima dei Pirenei Orientali Catalogna del Nord naturalmente tanto belli sono i luoghi e il chiostro del monastero romanico che stava lì che gli americani del nord tanti anni fa se lo sono venuti a prendere e adesso il chiostro sta ricostruito pezzo per pezzo a pochi chilometri da New York The Cloisters hanno chiamato il luogo inaugurato nel 1938 perché tanto per strafare ci hanno portato sempre con la tecnica smonta i pezzi ben numerati e ricostruisci tutto non tutto veramente esattamente millimetricamente anche altri quattro chiostri francesi oltre a quello di Saint-Michel-de-Cuxa Saint-Guilhem-le-Désert Bonnefont-en-Comminges Trie-en-Bigorre e Froville così si sono costruiti una storia e una cultura i cugini si fa per dire d’oltre Atlantico oltre che s’intende tutto quello che hanno avuto for free dagli anni trenta in poi fortuna insperata è duro dirlo e certo non cercata proveniente dalla Germania nazista e satelliti in tutti i campi dell’umano pensiero da Einstein a Mann da Fermi a Schönberg tutta entartete Kunst come le tele vangoghesche naturalmente
La vita ci ha messo tanti anni a portarmi da Cuixa a Barcellona perché le storie sono lente e poi da lontano durano ancora di più e ci sono di mezzo gli abbandoni e le nuove amicizie e le conoscenze e gli amori e poi è bello scavalcare lentamente i Pirenei che hanno vallate così perdute e dolci e spazi che perdono la vista erano posti dove trovavi il pastore che ti vendeva la ricotta ancora nel suo fuscello gocciolante una benedizione del cielo da star bene tutta la giornata e dove potevi passare i pomeriggi con quelli che ti erano cari senza le urgenze della troppo frequente quotidiana vita e anche camminare pigramente per i sentieri mai troppo erti e non avere fretta di arrivare la vacanza è davvero l’otium che si contrappone al negotium parole chiare usavano i latini e camminando i sentieri dei Pirenei puoi stare in alto e guardare le valli che sembra ti mostrino le strade da percorrere per andare chissadove chissadove
È che poi quando arrivi a Barcellona e ti metti a vagare per la città bassa quella non lontana ormai dal mare ma non ancora sulla riva e entri a Santa Maria del Mar dall’ingresso sulla navata destra rimani senza fiato e non sai che dire perché quella non è solo una chiesa è un ambiente uno spalancarsi di spazi nei quali ti viene voglia di addentrarti e di camminare adagio guardando bene intorno con agio e bellezza che sprizza fuori da tutte le parti le vetrate le proporzioni ma soprattutto da quel movimento delle navate che ti fa subito pensare ad altre grandi chiese dove lo spazio è trattato in modo simile anche se sono chiese del tutto diverse prendi ad esempio Santo Spirito oltrarno a Firenze la più bella chiesa brunelleschiana con le navate alte quanto la navata centrale nessuno aveva mai pensato lo spazio così prima ecco è Santo Spirito che mi è venuto in mente entrando a Santa Maria del Mar che è gotica e dunque tutt’altro che brunelleschiana ma l’idea l’idea dello spazio è quella ho pensato e non c’è fotografia che tenga e che renda devi andarci in mezzo con cura e girare piano gli occhi guardare pregustare e gustare e lasciare i pensieri andargli dietro finché non tornano lì e allora si può anche andare a guardare il particolare del battente del portale
con rappresentato uno di quei lavoratori del porto de La Ribera che si dice rinunciarono per decenni alle loro domeniche per portare pietre dalle cave della Foixarda sul Montjuic per contribuire alla costruzione della chiesa chissà poi quanto era spontaneo quel sacrificio questo le storie non lo dicono si sa rimane il fatto che venne fuori una chiesa di questo livello qua
Se esci dalla stessa porta e guardi quello che prima non avevi visto tanta era l’ansia di entrare a vedere quella meraviglia che già lo sapevo che era tale l’avevo vista tante volte ma così sempre desidero fare nei posti rivedere le cose già viste che sono sempre diverse dal ricordo che ne conservo e hanno sempre cose nuove da dire e da mostrare ad esempio quel dettaglio lì del portale mai l’avevo notato se appunto esci ti trovi in una piazza che ha il nome di Fossar de les moreres come dire il fossato ma come ora saprete anche la fossa dei rovi quelli che fanno le more ed è una piazza non tanto grande ma famosa e tristemente famosa per i catalani che l’11 settembre 1714 ma che cos’avrà mai questa malefica data dell’11 settembre che si ripete così spesso conobbero e patirono sulla loro pelle la fine dell’indipendenza quando il re Filippo V di Spagna un Borbone naturalmente vinse la guerra cosiddetta di successione spagnola e la Catalogna venne completamente assoggettata malgrado il re avesse giurato fedeltà alla costituzione figuriamoci quanto gliene importava eliminate tutte le promesse e le leggi nazionali lui la chiamò la nova planta sempre diffidare dei nuovi ordini ormai dopo tanti esempi un nuovo ordine cioè che da allora i catalani piangono e tutti gli anni celebrano i catalani hanno memorie da elefanti e hanno messo anche una grande scritta che corre lungo tutta la piazza che riprende un verso di un loro grande poeta Frederic Coler che dice Al fossar de les Moreres no s’hi enterra cap traïdor, fins perdent nostres banderes serà l’urna de l’honor – Als martirs del 1714 perché come accuratamente mi spiegano in quella sanguinosa battaglia molti dei disperati difensori barcellonesi ma si badi bene nessun traditore furono sepolti esattamente là in quel luogo forse c’erano ancora delle more sui rovi o forse quelle more sono poi nate dal sangue non so dopodiché gli hanno tirato sopra una bella gettata di cemento che sempre bene nasconde queste così frequenti e insensate attività degli umani
Grazie Sparz! Che mi viene ricordo dell’infanzia…
Dal giardino del mio zio si vedeva Le mont Canigou con la sua figura
familiare blu e calmo per i miei occhi.
La foto mi ha rammentato come in autunno la natura diventa rossa e l’inverno non è mai triste, anche se il freddo è pungente.
In questa regione la traccia sacra è dapertutto, anche i castelli sono
l’ultima impronta di una rivolta perduta. Ho una foto di me sulle spalle di mio padre al Castello di Quérigut.
Li si vede il cielo in grande.
Grazie ancora, che tu mi fai quasi mettere le lacrime negli occhi.
Si sente che tu ami il mio paese natale e tu lo scrive con poesia:
mi tocca molto.
PS Sei passato per le défilé de pierre Lys et Alet les bains?
tu scrivi
Biglietto fatto! Ci vado subito: m’hai convinta. :-)
Gran bel pezzo, non c’è che dire.
se scrivi senza punteggiatura in modo che è come se la mettessi, allora mi pare che il tutto si riduca ad una sottrazione ingiustificata, nel senso che secondo me con la punteggiatura funzionerebbe meglio.
o forse potrebbe lasciare SOLO la punteggiatura.
Sarebbe senz’altro più interessante…..
:) può un docente di fisica scrivere di narrativa di viaggi?
può un narratore insegnare (anche) fisica?
sparzani può…
La punteggiatura , se ci si pensa, è una pratica dispotica, impone il ritmo di lettura..
.. certo e’ che per uno come me che legge dicorsa questi post ta un lavoretto e l’altro, fa comodo vedere ogni tanto una virgola e un punto. ^__^
sai sparzo sono luoghi – quelli di terra franca- dove ho vissuto e lavorato. da quelle parti c’è una porta meravigliosa e insieme terribile
http://www.youtube.com/watch?v=UwZz7QSdovI&NR=1
è una via di fuga che non servì, a salvare la vita di walter benjamin
effeffe
Walter, levàntate y anda bellissimo pezzo Fra’ grazie. Grazie anche a Mario che da lontano mi segue, a Tina, Veronique e a quelli che hanno qualcosa da dirmi. Questo della punteggiatura mancata tutti sanno che non è un’invenzione mia, ci sono illustri precedenti, un esempio estremo è Matilde di Mariotti (1993), dove tutto il libro è un’unica frase. Io ho provato a usarlo – moderatamente – stimolato dai pensieri che si accavallavano senza tregua che hanno dato origine al Catalunya#1. Ovvero è un esperimento, vediamo cosa accade.
“Les moreres” del Fossar non sono le more di rovo ( Rubus fruticosus L., genere Rubus, famiglia Rosaceae) ma more di Gelso – ” moro” anche nella lingua del centro Italia – presente in Europa nelle due specie di Gelso nero (Morus nigra L.) e Gelso bianco ( Morus alba L.), genere Morus, famiglia Moraceae.
Al Fossar è ancora presente per altro, non casualmente, un unico albero: un magnifico esemplare di Gelso
Al Fossar de les Moreres niente tralci, rovi e spine, era un cimitero ancora prima del settembre 1714 e tale rimase fino al 1821, quando le salme vennero rimosse per ragioni igieniche ed il cimitero pavimentato come il resto della città, per mandato diretto di Carlo lll re di Spagna.
Non è cemento dell’oblìo, il Fossar de les Moreres è l’urna dell’onore della Catalunya.
Anche io, in debito d’amore con Santa Maria del Mar, ci sono capitata per caso. Sono rimasta inchiodata per ore, protetta dall’oscurità del moro da un sole assassino.