Articolo precedente
Articolo successivo

GranTorino: Francesco Forlani

qui l’originale:

Print Friendly, PDF & Email

29 Commenti

  1. :-)))))))))
    francé me faje murì :-)))))
    bell’accoppiata col biondillo. siete troppo telegenici :-))))
    saluti con affetto (franzi lo sai, anche se periodicamente mi eclisso e non rispondo neanche alle cannonate :-)
    forza autoreverse! e viva biondillo (belle le videointerviste). abbracci.

  2. ha ragione Maria, insieme state proprio *bene* ))!! E Biondillo è un maestro a riportare Furlen sulla diritta via…V.

  3. Ciao Maria,

    Vengo a Napoli la settimana prossima ( dal tre (arrivo) alla sei agosto)…
    Forse ci vediamo,
    peccato che effeffe non c’è,
    sarebbe bello fare un giro nella città meraviglia insieme, con il cappello di effeffe
    come punto di referimento.

    Effeffe con il cappello è come il protagonista di “Le mépris”, penso, una protezione
    e un elemento di mistero.

    L’intervista che avevo visto anzi svela una parte bellissima del romanzo, la musica dei cuori in ricerca dell’amore di una sola donna. Una sola che ispira la bellezza, l’amore per la vita, l’onda tranquilla del tempo.

  4. (42° è anche una buona taglia di bourbon)Conservo come una reliquia una cassetta con sopra incisa la voce di mia madre a un pranzo di famiglia per i momenti in cui ingiustificate euforie hanno bisogno di essere temperate con un sobrio spleen.E una banca delle voci è uno dei desideri mi sono tenuto in serbo.Che siete bellissimi non ve lo si può nascondere

  5. Véronique ti aspetto. prometto che fino ad allora tratterrò con frustini, museruola e catene l’irrefrenabile impulso di EMIGRARE PER SEMPRE da queste tristissime terre e l’Italia tutta :-(
    ho giurato solennemente di far parte di quella consistente percentuale di meridionali che abbandona lo scudo, in FUGA perenne.
    effeffe, coi tuoi 20 anni parigini insegnami tu (a scappare da qui a gambe levate! :-(

  6. maria, incominciamo col dire che ci manchi (su questi schermi)
    dopodiché quando ci vedremo a settembre al borgo (presentazione di sud ma soprattutto dei turritani del soldato cossu) sarai con noi a bere e a studiare piani di fuga.
    effeffe

  7. :-) carissimo franzisko, sai sempre come salvarmi dalla disperazione. ecco, l’alcol mi sembra una proposta onesta e ragionevole :-)))
    da questo momento, aspetto ufficialmente anche te & soldato, allora.
    unica raccomandazione: che i piani di fuga siano coi controcactus, intendo ultraventennali. quando tornerò, se mai tornerò, accetterò di farlo solo a una condizione, con curriculum di tutto rispetto e qualifica di IMMIGRATO CLANDESTINO

  8. gentile maria v, mi consenta, stìi lontana da quei tipacci e, se proprio deve, si clandestìni da sola – magari l’aiuto io, sono un esperto

    io li conosco quellillà, stìi certa: appena ritorna, la segnalano subito alla prima ronda di p’assaggio

  9. Gentile M.ORFina, dovevo aspettarmelo che era un esperto, ma, mi ascolti, il Furlen, L’Obliquo, ὸύτε λέγει ὸύτε κρύπτει ὰλλα` σημαίνει (gli spiriti non mi riescono :-)…mi ha già indicato la luce fuori dal tunnel, mi capisce? i ladri di gioielli… le dicono nulla? ;-)
    oh, e non si dia pensiero se qualcuno spiffera alle ronde, il curriculum prevede Wushu e tattiche di guerriglia : vorrebbe lei sottrarmi al piacere di spakkare musetti? ;-)))) appena sarò di nuovo in sesto, tornerò armata delle migliori intenzioni, glielo posso assicurare :-)))

  10. gentile maria v, potrebbe tradurre? ho qualche difficoltà con l’Inglese

    comunque, se vuole, gli spiriti celidò io: ne ho un montòne

  11. Maria, Maria,

    E sono felice ritrovarti.
    Sai che è molto difficile emigrare, anche la brama di partire.
    Amo l’Italia e vedi non ho inviato il mio CV alle scuole francesi.
    Avevano tre posti a Milano e Torino.
    Sono rimasta alla mia abitudine di lasciare passare il tempo.
    Conosco questa noia che fa odiare una città, un cielo, un paesaggio.
    L’impossibilità di fare, essere sempre alla soglia.
    Piano di fuga o piano di rinascimento?

    Per partire si deve affidare a sè, e non l’ho la fiducia o l’energia
    per traslocare, e valicare la mia paura incrostata.

    E’ strano come il sentimento del amore non puo si vivere nella mia lingua. Anche se la mia lingua è la mia terre, il mio mare, ma non il mio desiderio. In realtà la fuga mette in bilancio due forze:
    la malinconia, il senso di colpa alla terra lasciata, l’abbandono della lingua natale parlata, nutrita ogni giorno e il desiderio di abbracciare
    un altra vita, un altra fortuna di vedere una ragazza/ donna diversa.

    Il problema è anche ascoltare voci che ti dicono: non partire, non è fatto per tu, cha va a trovare li? Come cavarsela? La lingua straniera non la conosco bene.

    Allora ti dico Maria, va dove tu ha il desiderio di partire. Sei giovane.
    Va, senza preoccuparti.

  12. Oltre quest’intervista e il photoshoperò più sopra – che sono doni impagabili per tutti – due altri doni, personali, ha portato in questi giorni il Furlen.

    Uno: a casa mia si è tolto il cappello (penso che non possa esistere segno più forte di amicizia da parte sua)

    Due: la promessa di un incontro con Maria al settembre casertano.

  13. Véronique sono commossa! :-)
    era proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire…la lingua è ciò che mi terrorizza, ma poi, a proposito di congiure degli spiriti :-) e piani di fuga o di rinascimento :-) c’è un’altra vocina che mi dice: “what the hell are you waiting for?” ed è lei il mio punto debole.
    credo che emigrerò, davvero, appena possibile.
    spero che la prossima volta ci daremo tutti appuntamento molto molto lontano da caserta, napoli &co. Un forte abbraccio kollettivo e a presto.

  14. effeffe…che sei più pazzo di me, ecco che penso :-)))
    no, davvero, onoratissima anche solo del caro pensiero di unirmi a Lorsignori, ma hai scelto proprio l’UNICO posto al mondo, finora, dove se mai dovessimo imbatterci in essere umano, è alquanto probabile che accorra al solo scopo di “picchiarmi”…:-)

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Non chiamatela Banlieue

di Gianni Biondillo
Innanzitutto: non è una banlieue. Smettiamola di usare parole a sproposito, non aiuta a capire di cosa stiamo parlando. E, a ben vedere, non è neppure più una periferia. Dal Corvetto a Duomo ci vuole un quarto d'ora di metropolitana, siamo ormai nel cuore della metropoli lombarda.

Il venditore di via Broletto

di Romano A. Fiocchi
Sono trascorsi molti anni ma mi ricorderò sempre di quel giorno gelido di fine gennaio in cui lo incontrai. Lavoravo come fotoreporter da circa tre mesi, mi aveva assunto in prova l’agenzia Immaginazione.

Il cuore del mondo

di Luca Alerci
Vincenzo Consolo lo incontrai, viandante, nei miei paesi sui contrafforti dell’Appennino siciliano. Andava alla ricerca della Sicilia fredda, austera e progressista del Gran Lombardo, sulle tracce di quel mito rivoluzionario del Vittorini di "Conversazione in Sicilia".

Apnea

di Alessandro Gorza
Era stata una giornata particolarmente faticosa, il tribunale di Pavia l’aveva chiamata per una consulenza su un brutto caso. Non aveva più voglia di quegli incontri la dottoressa Statuto, psicologa infantile: la bambina abusata coi suoi giochi, i disegni, gli assistenti sociali e il PM, tutti assieme ad aspettare che lei confermasse quello che già si sapeva.

Spatriati

Gianni Biondillo intervista Mario Desiati
Leggevo "Spatriati" e pensavo al dittico di Boccioni: "Quelli che vanno", "Quelli che restano". Il tuo è un romanzo di stati d'animo?

La fuga di Anna

Gianni Biondillo intervista Mattia Corrente
Mi affascinava la vecchiaia, per antonomasia considerata il tramonto della vita, un tempo governato da reminiscenze, nostalgie e rimorsi. E se invece diventasse un momento di riscatto?
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: