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GranTorino: Franco Buffoni

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15 Commenti

  1. Zamel, per qualcuno ‘Altra scrittura’, è, a tutti gli effetti un’opera narrativa che porta in sé gli stigmi del romanzo-saggio, con tutti gli addentellati nel costume, nella società, i riferimenti alle idee e alla politica, alla contemporaneità,alle questioni ineludibili dei diritti civili. Come spesso nei libri di Buffoni, varie coordinate si intersecano arricchendo polisemicamente e stratificando il senso della scrittura. Se ancora vogliamo attardarci in distinzioni crociane , romanzo – nonromanzo, poesia – nonpoesia, se ancora vogliamo, nel nuovo millennio ripercorrere asfitticamente le divisioni dei saperi per compartimenti stagni, non potremo apprezzare ‘Zamel’ : questo libro vive nella contaminazione, nello sfondamento e pure nel meticciato, non solo linguistico e umano, ma pure, e più propriamente, culturale. Ma ‘Zamel’ va pure letto come testo che affidandosi a una affilatissima cultura antropologica, credo che era dai tempi di Pasolini che non si ritrovava qualcosa di analogo (ma comunque molto da quest’ultimo divaricato) , riesce a fare luce su dinamiche sociali o di gruppo: un esempio nella distinzione che l’autore fa tra ‘frocio’ (che indica una mentalità, un modo di essere, diciamo così, pre-moderno, o comunque pre outing) e gay ( una dimensione più consapevole dell’essere nel sociale). Penso a ‘Zamel’ come a un ‘Libro delle offese’ : a tanta, troppa umanità oggetto di scherno: frocio, sporco negro, sporco ebreo, bastardo… C’è di fondo, un intento pedagogico, inteso nel senso più autentico e meno bigotto possibile, nel raccontare una storia, come nel raccontare la storia ( vedasi ‘Guerra’), e negli ampi squarci saggistici ( come già in ‘Più luce, padre’ ) l’intento di portare argomentazioni vere, informare, fare luce.

  2. L’omofobia è un problema serio e mal gestito nel nostro paese.
    Tuttavia credo che i gaypride siano feste di piazza che hanno fatto il loro tempo (se è vero che l’orgoglio precede la caduta), quindi ben venga la letteratura dedicata a questo spinoso tema. Non ho letto il libro di Franco Buffoni, mi riprometto di farlo..

  3. Trovo sempre più i libri di Franco essenziali o per meglio dire necessari, in un paese ormai votato a diventare baluardo dei tabù e a non provare più la smania dello scandalo (in senso pasoliniano e forse ancor di più morantiano). Necessario, dico, testimoniare, rendersi voce. Franco è davvero uno di quei poeti civili oggi presenti in Italia, un intellettuale sincero, anzi ripeto poeta tout court, uno dei pochi poeti civili. Zamel è un libro complesso ma rende accessibile a tutti, soprattutto a un pubblico differenziato, la realtà omosessuale con sincerità e umiltà. Un libro vero di fiction non fiction, di pamphlet, saggio romanzato, eppure ancora una volta una tappa fondamentale di comprensione della società contemporanea.

  4. La presenza di Franco Buffoni è sempre nella grazia, nel impegno “dolce”,
    l’umanità. Credo che l’arte ha bisogna di una voce poetica, civile ( come lo dice benissimo Andrea), una voce pura perché va dritto alla radice dell’uomo: amare nella libertà della sua anima e nel suo corpo. In Franco Buffoni c’è la lingua sacra dell’uomo nel suo amore umano, nella sua sessualità viva, nella sua vitalità.

    L’intervista che riguarda l’Espagna mi ha fatto pensare a Almodovar che ha cambiato la manera di vedere l’omosessualità: la mauvaise éducation, per esempio è un film magnifico. La movida è venuta dopo la morte del dittatore.

    Grazi a Gianni Biondillo per l’intervista. Ho potuto ascoltare Franco Buffoni e ritrovare la sua profonda umanità.

  5. Purtroppo non ho il tempo necessario adesso per affrontare in modo specifico alcuni dei temi che in questo libro vengono affrontati (ma prometto di farlo più avanti, giacché sono questioni che se da un lato si intersecano con alcune modalità esistenziali della quotidianità omosessuale, è anche vero che alla base c’è una una ricostruzione di un pensiero filosofico che riguarda il genere umano nella sua totalità). Io personalmente mi sentirei di sottolineare, oltre alla struttura del libro, la grande qualità divulgativa che contiene: il metodo logico-espositivo di Buffoni ha delle qualità maieutiche (la qual cosa è rara da trovarsi sia in un romanzo sia in una dissertazione storico-filosofica).
    In seconda battuta mi sentirei di dire che questo è un libro che indaga e porta alla luce l’omofobia slegandola dallo stereotipo telegiornalistico: spesso non si pensa che è in primo luogo l’omosessuale a condannarsi e ad avercela con la sua natura (per fare supposizioni sul perché ciò accada è essenziale leggere Zamel). E l’aspetto socioculturale della questione è di quelli che possono infiammare i dibattiti: sono due contrapposti modi di pensare l’omosessualità e la vita che nel libro si confrontano in dialogando, due epoche, forse. E ci si augura davvero un dibattito ma di quelli affrontati con lo spirito dialogico intriso di rispetto e sforzo di comprensione che Zamel racconta ed espone.

  6. Purtroppo neanch’io ho letto Zamel ma spero di averne occasione prima possibile. Nonostante la totale estraneità a qualsiasi pregiudizio nei confronti della sfera omosessuale, riconosco di non aver mai approfondito adeguatamente le dinamiche personali e sociali che differenziano i diversi modi di affrontare la questione per chi la questione la vive e deve farci i conti tutti i giorni. Spesso si dimentica che, come ha giustamente detto Buffoni, c’è differenza tra frocio e gay, o che ogni omosessuale cerca un tipo diverso di soddisfazione delle proprie aspettative di vita. L’omologazione, per molti, non è quella che i gay dovrebbero accettare nei confronti della società etero, bensì è una fascicolazione in un gruppo omogeneo e per questo impersonale, quasi una categoria da salvare. Questo è un errore comune che possiamo superare, grazie a spunti come Zamel.

    mdp

  7. Grazie per questi interventi. Gina, hai perfettamente ragione (come sempre). Avrei dovuto dire: Ru486 e levonorgestrel (alias “pillola del giorno dopo”) in successione, invece li ho sovrapposti. Sbagliando. Sorry.

  8. Ho letto Zamel, un testo in cui mi pare che Buffoni abbia perfezionato ulteriormente , rendendola più fluida e coesa, la forma ibrida narrativo-saggistica già sperimentata in “Più luce, padre”.
    Quasi tutti gli aspetti salienti del romanzo sono stati toccati, ma per chi ancora non l’ha letto mi limito a segnalare alcune “chicche” che vengono alla luce nelle sezioni saggistiche. Sembra infatti che uno dei pochi elementi che accomuni Edo e Aldo al di là delle differenze identirarie sia l’interesse per le testimonianze sull’omosessualità nel passato, sia essa vissuta da una prospettiva frocia o gay. Ed è qui che vengono a galla i risultati di ricerche condotte da Buffoni nel corso di molti anni, e che sono il nucleo di quel saggio sulla cultura omosessuale da cui poi si è evoluto il romanzo. Dunque vi segnalo un’ottima (e per me inedita) analisi del rapporto Whitman/Emerson, che spiega sia l’iniziale plauso del poeta più anziano che il suo successivo distacco. E quanto l’omofobia possa essere centrale nei rapporti tra scrittori è rivelato anche dalla sezione sul rapporto Penna/Montale; l’omofobia del poeta ligure è ricostruita con precisione anche nei confronti di Pasolini e Testori. Per finire, a p. 184 un brano struggente dai “Diari” di Tolstoj, del cui amore per gli uomini io personalmente non ero neanche a conoscenza.

  9. Il libro va letto, indipendentemente della scelta sessuale di chi lo accosta. Anzi.
    Aldo e Edo sono emblema di tanto, non solo di due modi di vivere l’omosessualità, ma di due tipi di ideologie pratico-affettive diverse. L’eros in “Zammel” viene chiamato in causa in tutte le sue sfaccettature.
    Ma bisogna comunque soffermarsi su un punto, urgente: Buffoni ci dà i dati esatti del calo dei suicidi tra adolescenti e del calo del bullismo in Spagna post matrimonio gay. Che sia chiara – con questo libro luminosissimo – a tutti che la lotta per i diritti degli omosessuali non è un capriccio su cui essere pro o contro ma una necessità violenta. Omicidi, suicidi, torture, discriminazioni e quant’altro – il libro di Buffoni ce lo illustra, numeri in mano – diminuiscono una volta che la società viene educata da leggi civili più vicine alla realtà e ai suoi meandri.

  10. Anch’io penso che Zamel sia uno dei libri più belli scritti negli ultimi anni e che sia principalmente un libro d’amore. indipendentemente dall’orientamento sessuale. E’ un libro che TUTTI dovrebbero leggere.

  11. Franco,

    Spero acquistare il libro, come sono in Italia. Che in Francia il viaggio dei libri verso la libreria è molto lungo, più lungo di una traversata sull’oceano.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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