libertAria
[Dopo una lunga fatica… il primo CD di Marco Rovelli libertAria è pronto. La copertina che vedete è stata realizzata da Caterina Livi Bacci, elaborando le tavole di Otto Gabos, che si trovano tutte, a colori, nel libretto interno, insieme ai testi – delle canzoni, e d’accompagnamento. Tra le canzoni del cd, Il campo canta di storie migranti legate a Lager italiani e al mio libro venturo, Servi. Il dio dei denari nasce invece dai miei incontri con le donne i cui uomini sono morti sul lavoro, e chudeva Lavorare uccide. E così Girotondo, una canzone che nasce dai tentati pogrom ai campi rom. Altre canzoni sono legate ad altri libri: Indiana, testo scritto con Wu Ming 2 in margine a Manituana; La mia parte, canto a margine de Il coraggio del pettirosso, “lavorata” con Maurizio Maggiani; L’odore del mondo, canto a margine di Gomorra. E poi L’intimità, canzone che è il risultato di una riscrittura di un testo scritto appositamente da Erri De Luca, e La comunarda e Al vino, testi scritti con Francesco Forlani. Di seguito mp3 e testo di La mia parte. Altri brani sono sul myspace. Se volete il cd, scrivetemi: rovelli.sbandati[at]gmail.com (12 euri + 2 per la spedizione).]
[podcast]https://www.nazioneindiana.com/wp-content/2009/07/03-traccia-3.mp3[/podcast]
Nel giardino dei mirti un etiope parlava
Azena parola di tagliola
diceva a un ingegnere mezzo apuo e mezzo niente
che a un poeta basta una parola sola
per scintillare mondi e sciogliere frontiere
saltare oltre ogni retta via
parlò finalmente il giovane ingegnere
io voglio la mia parte di Dio
la mia parte di anarchia
L’anarchia non smette mai di domandare
diceva la donna dei deserti
e il giovane sostava e aveva voglia di baciare
quella bocca sopra i suoi seni offerti
dopo il caffè speziato mentre colava miele
schiudeva amore splendeva Fatiha
e un’altra volta ancora parlò il giovane ingegnere
io voglio la mia parte di Dio
la mia parte di anarchia
Stare dentro un cerchio che non ha circonferenza
un cerchio con il centro in ogni dove
rispondere in silenzio sguardo all’orizzonte
altrove
Bello è il deserto, puro e pulito
e nulla ci può marcire
c’è solo pietra e silenzio infinito
e nessuna voglia di morire
Risplende forte e lieve il pensiero
che pare illumini la via
e come cantasse al mondo intero
io voglio la mia parte di Dio
la mia parte di anarchia
Brucia di vita in quelle notti
deserte al centro del cielo
brucia di vita il giovane aspetta
e si trova disarmato e solo
Strappati il cuore, il poeta declama
voce saggia di follia
strappalo e mangia, ché Fatiha ti ama
lei è la tua parte di Dio
la tua parte di anarchia
una sferzata di energia buona, perfetta per iniziare la giornata, grazie Marco.
“Stare dentro un cerchio che non ha circonferenza
un cerchio con il centro in ogni dove
rispondere in silenzio sguardo all’orizzonte
altrove”
bellissima Marco, avvolgente e trascinante.
io voglio il cd!
Voglio il CD! Vengo a Napoli nella prima settima di agosto. Posso acquistare il CD? Sono anche a Roma una giornata.
non mi sono ancora arrivati Marco! :-(
sigh!
natàlia
migliaia di in bocca al lupo al nostro marco.
i testi son molto belli e anche le melodie, ma continuo a trovare troppo lavoro di limatura sui suoni che ne da un eccesso di controllo nei fraseggi e una varietà timbrica in realtà assente, con un risultato eccessivamente uniforme. A quel punto avrei preferito meno strumenti e solo la voce e le parole, con accompagnamento più scarno. Mi manca lo slancio o il sontuoso degli strumenti. Lo dico avendo apprezzato e lodato altre cose di Marco Rovelli.
Non so, Lucia, io ho lavorato proprio per conservare la potenza del collettivo sonoro, e risentendolo il cd è fatto di una serie di stanze, ambienti sonori con tessiture differenti e singolari. Ma ogni orecchio, se dio vuole, sente da sé…
Per me per quanto diversissimi sono due esempi di identità timbrica ben definita e scelte di riamanere seprarate seppur insieme (gli archi invece fanno un suono solo, anche qui per scelta)
http://www.youtube.com/watch?v=IwoKchQojA8
http://www.youtube.com/watch?v=ZLF9hSVWZqw
Ogni orecchio sente per sé e infatti Marco Rovelli ha fatto una scelta che più voluta è difficile negare e che semplicemente in questo contesto trovo non efficace.
* rimanere separati