Amore à crédit
Il sonno condiviso
di
Pasquale Vitagliano
E pensare che ci siamo spartiti il sonno
sopra un plaid a scacchi,
senza che l’arrocco riuscisse a salvarmi.
Lasciami andare come vai tu, in tutte le direzioni.
Quante volte me lo sono detto,
come un rubinetto che perde acqua;
Quante volte ho cercato di risparmiarmi,
mentre invece conto i centesimi della mia insistenza.
E tu, comunque, sei ancora qui,
mentre io mi trovo via, dall’altra parte
della strada; a specchiarmi dietro le vetrine
ed a guardami in tasca, se ho ancora da vivere.
Qualche cosa avanza sempre alla fine della spesa
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la poesia ha il coraggio di guardare negli occhi la verità, nello scavarsi in tasca gli avanzi per vivere.
rinnovo ancora un abbraccio, con parole tue che amo:
Me stesso ancora
“Me stesso ancora”
stava scritto sull’insegna
che hai strappato dal muro,
come un lampione fulminato in un
quartiere dissolto e bianco di desolazione.
Me la sono ripresa,
staccandola dalla tua bocca,
tesa e lucente come una lama sul fianco.
E l’ho stirata nel corpo di un’altra, e poi
me la sono cucita sulla pelle come due labbra.
Tirato come una lamina, rimetto a posto la via,
non più sperduta come un latrato, ma vociante
come lo stormo di passi che accorrono certi.
Nuje,
‘e dduie ‘nammurate,
comme ‘a ggente
ce chiammava
dint’o vico,
cchiù d’o suonno
ce simmo spartute
‘a famme,
ll’ombra
e,
‘a morte.
– Accideme – me dicette essa.
E, i'(io) ‘n ponta mezanotte,
comme ‘nu lupo mannaro,
‘a sbranaie,
facennela piezzo a piezzo.
– ‘O core,
magnete ‘o core,
primma ‘e murì
doppo ‘e me.
si passate
p’e strade
chin’e pòvere(polvere)
e sentite ddoje voce
ca rideno e pazzeano
nun ve spaventate
anze,
auniteve a nnuje:
simmo nuje,
e dduje ‘nammurate,
comme ce chiammaveno
dint’e viche d’o centro antico.
Transit Scarpantibus
Ho sentito la linea che fa la distanza nella poesia.
Che rifletta le vitrine? La solitudine del poeta verso
la vita ridotta al centisimo.
Si parla di una vera solitudine, scarna.
Essere d’altra parte della strade, uno sbaglio,
senza speranza di incontro.
E’ una poesia dolce e triste.
Bravo!
Grazie a Natàlia e a Vèronique per i loro giudizi ormai attesi e sempre appassionati. Sto cominciando ad affezionarmi a voi.
Grazie anche alla bravissima Anna LB. Spero le siano piaciute anche le poesie di Amnesia. Mi auguro che questo dialogo con voi possa continuare, alimentato da continua passione poetica.
Bello anche il controcanto anonimo di transit.
PS: Che dire a FF… ? A presto.
Pasquale,
grazie.
ll’anonimato però,
è ll’urdema cosa:
s’adda leggere cioè sentì
chello ca se scrive; chesto
è a cosa ‘mportante.
Tutt’o riesto, bene o malr,
è pubblicità
ciao.
Transit Scarpantibus
Grazie a te, Pasquale: il dialogo continua…
sempre bravo, raffinato, incisivo. ciao pasquale.
Grazie, Franz. Quando ci rivediamo.
Le prime lettere che mi vengono in mente…vediamo un pò…ah ecco:
N-A-R-C-I-S-O!
Chi ha pensato di associare il lettore di bancomat e carte di credito a questo testo… e perchè?