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So Long, Jacko

michaeljackson
di Michele Monina

Ho cominciato a scrivere professionalmente di musica proprio con Michael Jackson. Era il 2000, e la rivista Tutto Musica mi affidò la recensione di Invincible. Armato dell’arroganza di chi è ancora giovane, e pensa che tutto sia consentito, fui spietato. Dissi che con quel cd ci si sarebbe dovuto fare un poggia bicchiere, che lo si sarebbe dovuto legare allo specchietto della macchina, per fregare gli autovelox. Tutto fuorché ascoltarlo. In realtà, quello che poteva sembrare un gesto denigratorio era il mio ultimo atto d’amore verso un artista e un uomo che, lo sapevo bene già allora, lo so benissimo adesso che sono più vecchio e saggio, ha fatto per il pop più di chiunque altro nel quarto di secolo che ci ha traghettato nel nuovo millennio.
Avendo amato allo sfinimento Thriller, e addirittura Bad, non riuscivo a perdonare a Jacko l’aver mandato tutto a puttane. E in quel tutto, ovviamente, mettevo, sempre arrogante, anche la sua vita. Il suo voler essere per sempre giovane, il suo voler apparire più bianco del bianco. Invincible era ed è inascoltabile, su questo non ci sono dubbi, anche se – anche su questo non ci sono dubbi – se non l’avesse fatto lui ma uno dei tanti Chris Brown o Ne-Yo in circolazione, si sarebbe beccato con ogni probabilità tre stelle su cinque. Ma lui era Michael Jackson, il re del pop. E a un re non si perdonano questi passi falsi. La mia recensione fece scalpore. Sotto la sede della rivista, efebici, arrivarono i membri del fans club, per protestare contro chi aveva ferito il loro idolo. Sarebbe stata solo la prima protesta di una lunga serie. Le pagine del forum, create appositamente per ospitare le lettere di insulti che mi venivano rivolte, ospitarono atti d’amore non diversi dal mio, per intensità, sicuramente per forma e contenuto.
Io vedevo, allora, Jackson incarnare fin troppo bene l’icona già incarnata da Elvis, e la cosa mi preoccupava, mi amareggiava.
Come ha ben scritto Andrea Scanzi su La Stampa, Michael Jackson non è morto ieri notte, ma tanti e tanti anni fa. Quando è stato fatto prigioniero dalle sue paranoie. Il ragazzo prodigio cui tutto riusciva perfettamente, l’autore di quello che anche oggi è l’album più venduto di sempre, il giovane che si era comprato i diritti delle canzoni dei Beatles, quello di We are the world è morto negli anni Ottanta.
Nessuno di quanti lo hanno amato ha veramente creduto che ci sarebbero mai stati i concerti di Londra, tentativo di riesumare la vecchia sfida con Prince. O meglio, tutti ci abbiamo creduto, come si crede alle fate e a Babbo Natale.
Perché il Michael Jackson che si muove nei video di Billie Jean o Beat it -come Justin Timberlake non potrà mai fare- il solo che possiamo ricordare, ce l’avrebbe potuta tranquillamente fare. Al re del Pop tutto era possibile, anche far rivivere una favola.
Avremmo voluto vederlo per l’ultima volta fare il moonwalk, o prendersi il pacco nelle mani guantate di raso. Fare un falsetto nervoso, come solo lui sapeva fare. Come avremmo voluto vedere ancora Elvis giocare d’anca. Kurt cantare coperto dai capelli biondo cenere.
Un altro pezzo della nostra cultura se ne va, pronto a veder cancellati tutti gli sbagli fatti, quegli stessi sbagli per cui era stato messo alla berlina, come fossero i pigmenti della sua pelle sfinita. Il mostro tornerà a essere Peter Pan, il pazzo in mascherina che sventola il figlio fuori dalla finestra dell’albergo tornerà a farci ballare e muovere il culo.
Michael, volevi essere immortale, e te ne sei andato a cinquant’anni, per sempre giovane, tu che forse giovane non lo sei mai stato. La terra ti sia almeno lieve.

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85 Commenti

  1. Non l’ho mai amato, nemmeno negli anni Ottanta: troppo talento sacrificato a un’immagine di sé che stava diventando un’autocrocifissione. Troppi lustrini, troppo successo per una persona evidentemente troppo fragile (per sopportare il successo bisogna essere stronzi come Madonna).
    Ho come l’impressione che la morte sia stata per lui una liberazione.

  2. *Ho come l’impressione che la morte sia stata per lui una liberazione.*. E chi lo può sapere?
    Il pezzo di Monina sembra uscito dallo Sgargabonzi: un po’ ironico o sbaglio? O forse grottesco, quando parla del *Michael Jackson che si muove nei video di Billie Jean o Beat it -come Justin Timberlake non potrà mai fare*.

  3. Isak, se hai trovato dell’ironia in queste parole, dovresti dare alla rabdomanzia o alla ricerca dell’oro. Vedi sicuramente quel che gli altri non vedono, compreso l’autore.

  4. io l’ho trovato invece giusto e generosamente corretto. In qualche modo da lontano l’ho amato proprio perché fragile come Madonna non è, ma io ho anche amato per assolute idiosincrasie musicalmente personali Dirty Diana. Trovo molto giusto riconoscergli il peso musicale che ha avuto.

  5. Ho scritto un commento infelice. Perché a me l’articolo è piaciuto molto, è molto ben scritto. Con il riferimento all’ironia intendevo giusto quel passaggio che ho citato e poco altro. Insomma, mi è suonato comico il contrasto tra il tono serio e il passaggio su Justin Timberlake, che solo a pensarlo mi viene – appunto – da ridere.
    Ma rileggendo ora il pezzo mi viene da dire che è proprio tutto il tono, serio e autorevole, che mi stride piacevolmente col personaggio (Jackson) tutto sommato – musicalmente – di poco conto.
    Ha proposto delle belle canzoncine, e più che altro era un grande ballerino (per questo lo apprezzo molto, impazzisco davanti a un suo qualsiasi video).

    Lo Sgargabonzi è questo: http://sgargabonzi.leonardo.it/blog
    e neanche a farlo apposta ha pubblicato da poco un post su Max Pezzali che mi è tornato in mente (per quello stesso contrasto tra seriosità e ridicolaggine del personaggio) leggendo qui.
    Ecco il post su Max: http://sgargabonzi.leonardo.it/blog/nessun_rimpianto_2.html

  6. Isak, non volermene, ma dire che Michale Jackson ha proposto delle belle canzoncine e più che altro era un grande ballerino non depone tanto a tuo favore, non di più che dire che il mio testo era ironico. Se si parla di pop, dove la musica si esprime attraverso le canzoni, non attraverso i romanzi, i film o quel che ti pare, va detto che Michael Jackson, coadiuvato da Quincy Jones ha scritto alcune pagine fondamentali. Quel che ne è stato della musica black, e più in generale del pop di matrice anglosassone, sta lì a dimostrarlo. Come ho scritto nel mio pezzo, quando c’è stato da andarci giù duro non mi sono fatto scrupoli, ma quel che è giusto è giusto.

  7. ci sono personaggi ambigui e tormentati, uomini che hanno segnato la loro stessa esistenza aparentemente dorata nel dolore… ma questa è storia personale.
    antipatie o simpatie, giudizi e pregiudizi non potranno mai inficiare la produzione artistica e musicale di grandi come Jacko, mr Mojo Risin, Freddy Mercury, Jimi Hendrix, Curt Cobain, Michael Hutchence, … che hanno segnato la storia e le tappe evolutive della musica del secolo scorso fino ad oggi.

    find a nice and peaceful place Jacko!

  8. Mai seguito MJ, e non solo per distanze d’età, ma anche perché a me, che molti ne vedevo di quei video (essendo un appassionato di televisione: praticamente un tivufilo) dava sui nervi, sia la sua musica che il suo danzare, un po’ sempre uguale, la gamba destra che sovente si alzava mentre lui si piegava in avanti e allargava le braccia eccetera e poi la piroetta e la musica che fluiva nelle orecchie senza che la mente (la mia, degli altri non so dire) riuscisse a trattenerne anche una sola nota: nemmeno mai mi fregò delle sue vicende di persona distrutta dal successo, delle accuse di pedofilia eccetera (cui si accompagnavano commenti del tipo: apperò lo dicevo io che je piacevano i ragazzini): però mi impressionava e mi interessava e tutt’ora mi interessa enormemente la sua volontà di modificarsi nel soma, non un aggiustamento qui e là, ma la trasformazione radicale e completa, il tradimento di tutto quello che in lui, come in noi, si potrebbe definire come il «riconoscibile»: che quando uno si guarda allo specchio può dire ecco quello sono io, nel brutto e/o nel bello quella è la mia cazzo di faccia, che mi porterò appresso in tutte le sua «naturali» (la parola «naturale» è di quelle che non hanno senso senza virgolette) modificazioni per tutta l’esistenza mia e che è l’unica prova che io sono io e non qualsiasi altro: impressionante, incomprensibile, stupefacente la modificazione progressiva di MJ, fino al mento bilobato, gli zigomi di plastica a tendere una pelle sbiancata in varechina, una faccia che pareva uscita dalle mani, più che di un chirurgo (ma che razza di chirurghi ci sono in America? che cavolo di gente è quella?), di un tassodermista: pallido, tirato, imbalsamato, gli occhi che sgusciavano fuori dalle orbite ormai non più capaci di trattenerli: ho scoperto ieri che quella creatura era un cyborg di cinquant’anni, e rivolti gli occhi a un cielo vuoto-indifferente (morale?), ho invocato pietà per l’umano…

  9. Appresa la notizia, ho pensato immediatamente alle teorie cospirazionistiche che hanno accompagnato la morte di Presley e di Morrison. Me lo sono immaginato altrove, in un bunker in Siberia, il corpo morto quello di un sosia. E’ un momento storico di rilevanza popolare, sicuramente. Per me non c’è mai stato un “prima” di Jackson. Ho conosciuto la Pepsi grazie a Jackson. Ho appreso il significato del termine “pedofilia” grazie a Jackson. E anche qualcosa sui lupi mannari e gli zombie (cfr, videoclip).
    Ce lo ricorderemo in varie versioni, in varie gradazioni, dal marrone al grigio. Credo comunque che sia abbastanza difficile che qualcuno riesca a vendere ancora 780 milioni di copie di dischi. Appunto, era l’epoca dei dischi, dei vinili, dei 33 giri. Di quando pensavamo che eravamo il mondo, eravamo i bambini, eravamo quelli che potevano creare giorni più luminosi e quindi dovevamo iniziare a dare.

  10. ah ecco, finalmente l’ho capito perché la banda pedomafiosa dello zerbinato brianzolo scorazza nel paese che è un piacere… già, tutto perché non abbiamo creato giorni più luminosi con emmegèi e la pepsi

    sigh

  11. per carità, non voglio demonizzare jackson o altro simile cazzatume nè tantomeno monina, ma se andiamo a sdoganare questi qua, perchè no madonna e poi albano e la zanicchi e poi le soap di mediaset (tutta roba godibile e tecnicamente eccelsa) e poi le pubblicità coll’eterno e misterico problema della ” tua regolarità” e le famiglie phonate e phelici che godono della genuinità del fiorello e i salti in padella e poi il trio berlusconi-noemi-bondi, e insomma, io prenderò la risoluzione di majakovskij di questo passo… voi che vi commuovete tanto per m.j, non dispiacerà un poco anche a voi?

  12. ben ritrovato sig. Liviobo, ma le pare che mi vado a commuovere per M.J.!?!
    per la sua esistenza come uomo, sinceramente, posso provare solo nausea e pena – nell’accezione più infima del termine – tuttavia la produzione artistica c’è, rimane… non le piace? si sopravvive anche a questo, tuttavia non si tratta di sdoganamento, ma di dato di fatto.

    gli “allegri” sdoganamenti li lasciamo al papino nazionale ed al suo “fine” cagnolino… purtroppo.

  13. Non oso immaginare la settimana e più di special televisivi sulla triste eventuale dipartita di albano… Meglio augurare lunga vita al re di tutte le puglie…

  14. lucifero, di dati di fatto sono lastricate le pareti dell’inferno…peraltro il dato della sua faccia di cui bene dice pecoraro, per me è lo stesso della sua musica…anzi il suo merito è aver somatizzato la sua musica… dall’artificialità paranoide della sua faccia, tutti possiamo misurare e valutare quella della sua musica… comunque su una cosa, con massimo, siamo tutti d’accordo: peccato che sia morto, e lunga, lunghissima vita ad albano

  15. Leggendo, ripenso alla linea di confine tra idolatrizzazione e ammirazione, determinata dalla salvaguardia della prospettiva critica, assente nel primo caso e che invece ritrovo nell’articolo di Monina.
    Al contrario, mi pare di cattivo gusto, perché scontata e in fondo cinica, la continua riproposizione delle canzoni di Michael Jackson all’indomani della sua morte – e che arriva un pò dappertutto: dalle radio, dalle tv, dagli stereo delle automobili che passano sotto casa…

  16. Io volevo solo mandare al diavolo Michele Monina ma con tutto il cuore e con tutta l’anima. Non perché lo trovi antipatico o odioso. No. Perché è un gran cialtrone, un azzeccagarbugli, un parolaio, un poco di buono, un ipocrita, un sottosviluppato, un lobotomizzato che non capisce manco se e dove ce l’avrebbe il pacco.

    E dico questo non per fare polemica o che altro. No. Non mi passa manco per la testa di far polemica a favore di un Michele il cui massimo dell’erudizione si ferma sotto la cintura del Blasco. E’ invece solo un’informazione che gli porto al Monina. E che torni a farsi le canne. Che è meglio.

    Grazie se vorrete pubblicare il commento.
    Altrimenti… immaginate pure. Ma immaginate bene, non alla boia d’un Giuda cane.

  17. Che ridicoli questi detrattori del Jacko…

    Basterebbero i numeri commerciali (che fanno parte della valutazione estetica) e l’affetto di decine di milioni di fans a ridicolizzare il 99.999999999999% dei cosiddetti artisti viventi e non, figuriamoci i blogger e i commentatori astiosi da qualche sperduto villaggio del mondo.

    Aggiungiamo l’eccezionalita’ del percorso creativo fine anni 70 – inizio anni 80, lo sdoganamento degli afroamericani post Motown, l’invenzione del videoclip quale genere a se’ stante, la maniacale perfezione nel preparare gli show dal vivo fino ai tardi anni 90.

    Qui davvero si perde il senso delle proporzioni, nello sparare cazzate acidine a tastiera libera. E non si ha minimamente presente il talento, la fatica ed il lavoro organizzativo necessari a produrre quel genere di cazzatume (liviobo, ma da dove scrivi, da un gulag della corea del nord??? dove hai vissuto negli ultimi trent’anni?). Mah.

  18. Ho liberato il commento di Iannozzi dopo aver chiesto l’opinione di Monina, che da gran signore non ha avuto problemi a farlo pubblicare. Be’, io invece i problemi ce li ho. Quel commento è un profluvio di insulti. Io ai miei ospiti non gradisco si torca un capello. Quindi, Iannozzi, al di là del fatto che Monina se vuole ha il sacrosanto diritto di replica (o di chiamare un avvocato, ce ne sarebbero gli estremi), ti sei giocato con me ogni possibile grammo di credibilità. Non replicare, è inutile, ti bannerei a prescindere.

  19. In alcuni casi, in assenza acclarata dell’artista, verrebbe da piangere almeno l’uomo. Ma se manca anche l’uomo, be’, allora tanto vale far finta di niente… Giuseppe Iannozzi, come diceva Fassari: quanta amarezza…

  20. giusCo, se tu riesci a sostenere che i numeri commerciali fanno parte della valutazione estetica (ah il povero van gogh, che non ha mai venduto un quadro in vita sua..) credo sia del tutto inutile discutere.
    e tiri in ballo perfino la negritudine, a proposito di una persona tanto intimamente razzista da odiare persino la propria razza …
    30 anni fa, quando NESSUNO scriveva queste cose, sostenevo che pippo baudo era un genio, e preconizzavo l’odierna gloria lucio battisti… allora era un gioco di intelligenza, ora sarebbe solo un gioco di idiozia per ritardati della teoria…
    corretto biondillo a chiedere il consenso prima di pubblicare…quella di iannozzi è solo una sequela di insulti… però ve le cercate queste reazioni..finché la vostra volgarità si chiamerà senso estetico, il nostro senso estetico si chiamerà volgarità…

  21. Di musica ne ho sentita tanta, ne ho fatta e ci ho scritto libri da quando avevo vent’anni. Detesto il pop e il personaggio Michael Jackson ma, quando ho ascoltato Thriller, ho dovuto ammettere (malvolentieri) che quell’album era un capolavoro assoluto. Perchè la musica non è faccia, nè pensieri, nè moralità: è genialità sui generis, e Jackson ce l’aveva.

  22. liviobo, ultimamente sto ascoltando quasi senza soluzione di continuità tutta una serie di cose fatte 30 anni fa da Demetrio Stratos. Tanto per dirti cosa ascolto di solito. E, tra l’altro trovo che il da te vituperato Battisti negli anni 80-90, quello postMogol, era genio puro, paragonabile a Stratos e pochi altri.
    Poche snobberie nella musica, liviobo, è un consiglio. Binaghi e Krauspenhaar l’hanno detto nel modo giusto.

  23. sarà un ovvietà, ma non riesco a considerare morta una persona la cui vita fu cosi immateriale…forse un sentimento di pena, come per un quadro che cada a pezzi, si scrosta. Ma, no. Davanti allo schermo cè tutta questa luce. troppa, per una morte.

  24. biondillo, battisti lo amo ancora, anche quello più facile e “dolce”, ma già il termine genialità che usate tu e binaghi segna la distanza dei punti di vista…che me ne frega che uno è un genio, siamo tutti pezzi di carne perduti nel cosmo, io tu iannozzi e dante valiamo lo stesso, se riusciamo per un istante a essere noi stessi, perchè il nostro esistere è l’unico evento miracoloso… ieri ascoltavo majakovsjy letto da c. bene, m. che si è fatto corpo, fegato, neuroni, fiato e sillabe della rivoluzione, e poi si è sparato un colpo per coerenza..m. che sognava un universo giusto, violento e libero, che lo ha attraversato come una tracciante con la sua tensione possente, col suo volto splendido e il suo sguardo fiero, e sono incappato nella glorificazione di quel pupattolo pallido coperto di lustrini… che me ne sbatte delle sue trovatelle musicali… l’evento è la vita…non c’è vero segno, e vera musica, senza vera vita… e ancora, la vera vita è solo la debole traccia di qualcos’altro…

  25. Liviobo, “finché la vostra volgarità si chiamerà senso estetico, il nostro senso estetico si chiamerà volgarità…”, il vero genio non è né Michael Jackson né Battisti, ma sei tu. Dalle mie parti, a quelli come te diciamo: cala giù da quel pajaro. Fatti spiegare da Iannozzi che significa…

  26. “io tu iannozzi e dante valiamo lo stesso”

    questa è da manuale (delle giovani marmotte.)

    “quel pupattolo pallido coperto di lustrini… che me ne sbatte delle sue trovatelle musicali…”

    i tre di cui sopra (compreso l’alighieri) valgono lo stesso, ma jackson era un pupattolo pallido che aveva “trovatelle musicali”. complimenti anche per la coerenza.:-)

  27. ah no, non calo affatto dal pajaro, mi piace l’aria pura….poi c’è chi ha altri gusti…
    comunque, tanto per fartelo notare, chi si pone il problema della genialità, ha evidentemente lui un problema di gerarchie e dunque di presunzione, seppur invertito

  28. Liviobo, sei così spocchioso che le tue teorie auto-giustificative e il tuo citare Carmelo Bene (per essere uno snob fai citazioni un po’ troppo banali, era meglio fermarti a Iannozzi) fanno quasi tenerezza.

  29. Sono completamente dalla parte di liviobo. e non c’entra nulla lo snobismo delle “citazioni”. MJ non è affatto quel genio del pop che si vuol far passare. si dicono parole in libertà in tre righe. ripeto non sono uno snob. amo e sono attento a tutte – ma proprio tutte le forme di espressione- alte o basse che siano. MJ non ha nulla ( o poco) di originale. riprende e scopiazza cose e idee musicale scritte da altri con poco successo almeno vent’anni prima. Ma il “successo” appunto, è un’altra cosa, rispetto alla originalità e creatività. Dalla sua ha avuto il possente meccanismo dello star system e dell’industria per far soldi, perchè lui aveva il pregio (è evidente, persino banale dirlo) di aver trovato una “misura aurea” per arrivare a quel gusto ripetitivo e ossessivo di massa, fatto di poche (o nessuna) idee e di tre note, pompate dalla “genialità” di john landis (into the night, un lupo mannaro americano a londra) in “thriller” ad esempio, sull’onda del successo , appunto, avuto dal film e dalla nascente ristrutturazione del cinema americano fine anni settanta inizio anni ottanta, tutto effetti speciali e nuove tecnologie, per far dimenticare alla svelta la bella stagione del “new americam cinema”. Così con l’industria del pop. Ma queste son cose lunghe e tortuose e non mi va affatto di affrontarle ora, a mezzanotte. So per certo che queste sono discussioni in cui spesso si è influenzati anche dai gusti generazionali (chi aveva sedici anni quando esplodeva il fenomeno MJ e e veniva preso da quel mito, si sa, come tutti i miti generazionali, d’ogni tipo -sia chiaro, anche quelli “snobistici”- è difficile poi scrollarseli di dosso se non si è disposti a maturare una visione a 360 gradi dei fenomeni . cosa che presuppone un forte lavoro contro i propri pregiudizi o l’essere disposti a sorbirsi “tonnellate verbali” come direbbe liviobo, purtroppo necessarie per analizzare e dimostrare l’originalità o meno di un fenomeno musicale e /o di un personaggio. e non mi va .né ora né dopo. Per quanto riguarda il “contorno” di lustrini e mitologie varie d’accatto, purtroppo è una triste storia che si ripete e che immalinconisce e induce a cupi pensieri sulla stupidità di massa, che ha sempre è comunque bsogno di miti, idoli, sia pure di plastica. Lo dico senza snobismo, con la pietà e il rispetto dovuta a ogni essere umano, a ogni “uomo che muore” (come direbbe andrea di consoli). Comunque MJ è morto e pace all’anima sua.

  30. Ho sempre giudicato male, tra me e me, Iannozzi. I suoi commenti parevano quelli di uno stupidottero. E nonostante non mi sia mai ritenuto un entomologo, con lo Iannozzi sapevo di andare a colpo sicuro. Dopo il commento qui sopra però… Devo dirlo, che sono rimasto basito.

  31. Salvatore, se hai letto il testo cui hai lasciato un commento, vedrai che io proprio di un uomo che muore andavo parlando. Partendo proprio dal presupposto che MJ non fosse solo un artista (sulla cui genialità possiamo essere o non essere d’accordo), del resto io ho iniziato a occuparmi di musica, come dico, proprio stroncandolo, ma anche un uomo dei nostri tempi. Lo snobismo sta nel buttare lì frasi a effetto senza argomentarle, nel trattare gli altri come fossero poveri minus habens bisognosi di essere acculturati. Commenti non diversi da quanto stanno lì a lamentarsi per lo spazio dato a questa notizia quando, tutti i giorni, ci sono milioni di morti per fame non pianti da nessuno. Non so da chi pensi che Michael Jackson e Quincy Jones abbiano scopiazzato i loro pezzi. Non so perché ritieni che chiamare un regista di successo a fare un videoclip come Thriller non sia una genialata (non mi sembra l’abbiano fatto in tanti, all’epoca). So solo che un uomo che ha fatto divertire miliardi di persone è morto in quel modo. RIposi almeno in pace.

  32. Signor Biondillo, Le assicuro che la sua credibilità con me se ieri ne aveva un cincinnino, da tempo, a fronte di ripetuti insulti in questa sede e altrove, l’ha persa. Spero per Lei che la sua memoria non sia troppo corta, perché in ogni caso, come sempre, prendo accurata nota di tutte le calunnie e di tutti gli insulti gratuiti che vengono sparati contro la mia persona. Insulti sparati da Lei e dai suoi compagni.

    In quanto a… [qui Iannozzi non insulta me, quindi cancello, come già detto]

    Fossi in Lei, egregio Signor Biondillo, starei zitto, onde evitare figure per niente edificanti.

    Continui pure con il suo regime di censura… [vedi sopra]

    Potrei aggirare la censura nei miei confronti. [no, non puoi]

    In ogni caso, buona fortuna. Però si spera davvero che mai le nostre strade si debbano incontrare, neanche per sbaglio, per nessun motivo al mondo. Mi capisca. Il buddismo insegna che bisognerebbe evitare cose e persone che fanno male alla nostra serenità, perché davvero non c’è ragione per farsi del male gratuito.

    [concordo. A mai più.]

  33. Giuseppe Iannozzi, mi sembra che i tuoi insulti nei miei confronti facciano brutta mostra di sé qui sopra, quindi nessuno li ha censurati. Non so chi tu sia, né cosa tu faccia, a parte insultare gli altri. Mi dai del gran cialtrone, dell’azzeccagarbugli, del parolaio, del poco di buono, dell’ipocrita, del sottosviluppato, del lobotomizzato che non capisce manco se e dove ce l’avrebbe il pacco. Dici che il massimo della mia erudizione si ferma sotto la cintura del Blasco. E supponi che io mi faccia o mi sia fatto in passato le canne. Ho come il sospetto che ce ne sia davvero abbastanza per querelarti. I miei legali sono dello stesso avviso. Ma sono un galantuomo, io, e per quanto mi sforzi non riesco proprio ad arrabbiarmi con te. Mi fai solo tanta tenerezza. Continua a provarci, Giuseppe, prima o poi ce la farai…

  34. Caro Michele il mio commento non si riferiva in modo specifico al tuo post, ma al contorno di commenti dove spesso capita che “ci si parli addosso” ed esplodano le solite polemiche/risse di stampo televisivo che attirano gli “amanti del genere” come mosche sul miele. Ma questo, purtroppo, abbassa la soglia di attenzione a ciò che scrivono gli altri e si intende o percepisce solo ciò che “a pelle” si vuole percepire: insomma, una sorta di fastidioso autismo. Mi dispiace che Isak sia “basito” (poverino, per così poco?). Ciò che liviobo -secondo il suo stile corrosivo- dice non ha nulla a che vedere col considerare gli altri come dei “minus habens bisognosi di essere acculturati”, è bensì una provocazione per richiamare l’attenzione sul “fenomeno mediatico” MJ, attuando un estremismo opposto rispetto al pop leggero o disimpegnato di MJ, o che appare tale dal profluvio di “lustrini” e ciarpame vario che l’industria gli ha ritagliato addosso, esasperandone le personali fragilità e contribuendo alla sua “deriva” mortale. Ma tant’è. Ciò che voglio dire è che il pop e MJ vanno affrontati con uno sguardo a 360 gradi e storicizzati, partendo : a) che cosa significa “pop”, musica pop” 2) quali sono i codici estetici, musicali, gli elementi costitutivi ecc. 3) all’interno del settore “musica pop” quali sono i suoi generi e sottogeneri” e suoi elementi costitutivi 4) in quale contesto storico-economico-sociale-industriale si cala 5) quali sono le “strategie” dell’industria del pop, che hanno sì l’eterno fine del massimo profitto, ma anche quello di “orientare” e “controllare” un gusto 6) quali sono i “target” umani a cui si rivolge 7) le sue ricadute, gli effetti “anestetizzanti” o “mobilitanti” in senso culturale sociale e politico che esso produce eccetera. Insomma – liviobo mi perdoni- non voglio sparare “tonnellate verbali”, ma questa griglia è più che mai necessaria per analizzare, capire valutare il fenomeno MJ . Secondo la mia personalissima opinione, quale divoratore di musica che si è formato anche alla dimensione “politica” e “critica” attraverso di essa, non mi sembra che MJ rappresenti un gran passo in avanti rispetto al caleidoscopio di cui sopra e in rapporto agli anni sessanta e settanta che lo hanno preceduto. Al contrario, io lo “leggo” in senso opposto, rispetto alla “gioiosa liberazione” anarcoide del pop di quegli anni, che ha prodotto cose molto interessanti, innovative, ostiche al controllo delle grandi majors dell’industria musicale ( e qui ci sarebbe da scrivere un libro; ma me lo/ve lo risparmio; tuttavia, con un po’ di buona volontà, si può mettere su una discreta bibliografia utile al”discorso”)..Guarda che io non sminuisco affatto John Landis (che apprezzo ), ma in thriller egli non fa altro che omaggiare il Romero de “La notte dei morti viventi” (che è un film del 1968, in bianco e nero e a sua volta citazione dei grandi horror-noirs anni cinquanta e quaranta); così come non è affatto una genialata, se per “genialata” intendi cosa originale: tanto per rimanere a un livello “alto” del pop, potrei citarti “help!” e “Tutti per uno uno per tutti” con i Beatles, di Richard Lester (films del 1964-1966, delle vere e proprie pietre miliari del genere, in quanto a ritmo, velocità di montaggio eccetera, e potrei ancora risalire per li rami alla factory di andy warhol, ai primi velvet underground e su su fino a solitarie e semiclandestine clips archeologiche risalenti ai primi anni cinquanta: ma mi occorrerebbero “tonnellate verbali”, che ti risparmio). Quelle “rompevano” un conformismo, viaggiavano “in direzione ostinata e contraria” rispetto all’establishment dell’industria musicale, strutturata per generi e compartimenti stagni incomunicabili; incitavano alla rivolta e alla creatività individuale e collettiva; si connotava di contenuti “progressivi” e di “lotta” , sia pure a gradazioni varie (dall’individualismo esasperatamente anarchico, al situazionismo, alla “pretesa” di cambiare il mondo con la musica come nel caso del beat e del flower power eccetera). Sotto questa angolazione, invece, il pop di MJ rappresenta il “trionfo” delle majors ristrutturate, la ripresa di dominio e controllo dell’industria sugli aspetti più profondamente creativi e devianti di una stagione del “pop”, per orientarla verso il “consumo” e il “divertimento”. Infatti – e non volermene- è indicativo che tu stesso usi la locuzione “un uomo che ha fatto divertire miliardi di persone è morto in quel modo”. Infatti la parola chiave è “divertire”. Dal latino de- verto”, distraggo l’attenzione da”. E’ esattamente questo lo scopo che si prefiggevano le majors dell’industria dello spettacolo, dopo le follie e la creatività degli anni sessanta-settanta, in cui come industria, andarono in crisi, e assursero in auge tutte le correnti “indipendenti” (nel cinema, nella musica, nell’arte figurativa ecc.), che espressero – esse sì- molte cose interessanti , originali: penso al new american cinema, al rock e al pop progressivo, alla rinascita del blues e del rhythm and blues, ai topoi tipici della musica afro, su su fino alle radici stesse del blues , a bessie smith, blind lemon johnson, howlin’ wolf e tantissimi altri. Chi ha sedimentato e apprezzato tutto questo, difficilmente viene “preso” dalla musica di MJ, che altro non è che il surrogato o il liofilizzato di tutto questo. Credimi, non ne sono stato preso non per pregiudizio, ma proprio perchè al mio orecchio si appalesano subito questi riferimenti : non vi trovo né originalità né genialità. Vi trovo invece grande professionalità nel vendere un prodotto industrialmente perfetto ma poco interessante dal punto di vista dell’ originalità creativa. Tutto qua.

  35. Non sono d’accordo su alcuni passaggi di Salvatore, ma apprezzo davvero molto il suo commento.

  36. apprezzo anch’io molto l’analisi di salvatore – anche se avrebbe dovuto essere superflua, non doveva essere questo il luogo per un saggio. mi attenderei tuttavia che biondillo si preoccupasse dei capelli che mi torce monina dandomi dello spocchioso, come si è preoccupato di quelli di monina. io confronto majakovsky e c. bene con jackson, mosso da un’autentica e viscerale indignazione, e per questo sono spocchioso? peraltro, è la solita vecchia accusa della destra a chiunque esprima qualche tensione ideale e proponga qualche modello nobile. è il cavallo di battaglia di emilio fede, come è noto.
    ma qui si personalizza certo troppo, ed abbandono anch’io il campo (leggerò tuttavia eventuali repliche… non abbandono certo per spocchia, ma per autodisciplina)
    PS rassicuro comunque sul fatto che non solo non ho intenzione di querelare monina, ma non ho nemmeno sottoposto la questione ai “miei legali” – da cui ovviamente anch’io giro sempre scortato

  37. caro livio la scrittura aforistica è straordinaria. fulminante. roba da persone umili intelligenti profonde. e in apparenza calzerebbe a pennello con il “medium” di un blog, la cui struttura bipolare “post-commento” ne favorirebbe la diffusione. se non che essa ha il suo tallone d’achille proprio nel medium. che non predisporrebbe all’approfondimento e favorirebbe, invece, le considerazioni veloci ma gassose, facilmente disperdibili nell’ambiente elettronico. ne conseguono l’appiattimento e le conclusioni spicce o apodittiche.il più delle volte acritiche. meno che mai storicizzate. e – come affermi – ogni appiattimento favorisce il pensiero destrorso. Dunque meglio scardinarlo il medium ogni tanto. non con le tonnellate verbali, ma almeno con qualche etto in più di considerazioni “storicizzanti”. meglio ancora se con una lingua capace di catturare l’attenzione. la più colorata e densa possibile. e qui vedo benissimo lo stile caustico e aforistico che ti è proprio. che -come vedi- cerco di imitare nel ritmo.ci sarà sempre qualcuno disposto a saperne di più o ad assumere un diverso punto di vista. Come diceva mio nonno – e detto bonariamente – ‘ a semmenta ‘re fess’ nun more mai. Dunque, repetita iuvant.

  38. Liviobo, non dare del presuntuoso e del volgare e non ti sentirai dare dello spocchioso. Se poi invece del dare del fascista a chi si lamenta, con diritto, del tuo modo di argomentare vai a farti un giro in rete, probabile che troverai in download gratuito un programmino per diventare ironico, credo tu ne abbia molto bisogno (il mio citare querele e legali era una citazione di vecchi commenti dello stesso Iannozzi, la prossima volta metterò le citazioni in corsivo e scriverò tra parentesi: ridete, è una battuta). Citare Emilio Fede per accusare chi la pensa diversamente da te, invece, è di sinistra?

  39. “io confronto majakovsky e c. bene con jackson, mosso da un’autentica e viscerale indignazione, e per questo sono spocchioso?”

    A me sembra che sei spocchioso. E irrispettoso. Verso la professionalità (non diciamo arte allora, che sennò ti senti male) di una persona che per quaranta anni ha svolto un lavoro in modo egregio (Jackson, bambino prodigio, ha iniziato da piccolo a lavorare…).

    Parlando solo del ballerino, giorni fa, sulla Repubblica, Alessandra Ferri (famosa danzatrice classica, non l’ultima “livio… boh”) ha definito la bravura di Jackson paragonabile solo a quella di Fred Astaire. Giustamente. Nel senso che se uno fa il ballerino professionista (oltre ad altre cose, ma lasciamo perdere) dovrà vedersi confrontato con un ballerino, non con Carmelo Bene.

    Qui, per chi vuole vedere la bravura (come ballerino) di Jackson:

    http://www.youtube.com/watch?v=xKBLxh3u0tM&feature=related

  40. parafrasando e. j.

    “quelli che hanno iniziato a ballare da bambini, hanno ballato per quarant’anni, ma non hanno mai capito che caxxo stessero facendo”

    tutto il rispetto per un morto, ci mancherebbe

    ma basta con i queruli santini della serie: “da morti son tutti eroi, geniali e belli”. soprattutto da parte di chi, fino a un mese fa, al solo sentire quel nome, avrebbe avuto sommovimenti gastrici

  41. dispiace che un nero sia morto per cercare di diventare bianco
    che un piter pan sia morto perchè non ha mai avuto infanzia

    non si trattava di non voler invecchiare, quanto di voler essere i bambini che non si è mai stati

    secondo me non un grande artista, sicuramente un ottimo professionista spremuto come una mucca fin da quando era un indifeso vitellino
    che pena
    a volte le chiamano galline dalle uova d’oro
    o bambini prodigio
    e mai hanno avuto una maturità serena

    che finalmente si possa riposare?

    poi diffido di chi gira con gli avvocati caricati in canna

  42. chi sa mai se “Alessandra Ferri (famosa danzatrice classica, non l’ultima “livio… boh”)” – e su repubblica, neh – ha mai sentito parlare di Pina Bausch. chi sa se la rete, i giornali, le radio, le televisioni ne hammo mai sentito parlare, indaffarati come sono a celebrare il “genio” mj

    e poi, sinceramente, non ho capito perché il giudizio della suddetta ferri o quello della verità dovrebbero valere più di quello di liviobo

  43. pina bausch, appunto. e alessandra ferri. vale a dire la lana e la seta. la prima beninteso è la seta. pina bausch e alessandra ferri. la genialità, l’arte, la ceatività nella danza. la passione l’espressività l’inventiva. l’arte (pina bausch). la professionalità patinata. la tecnica pefetta ma opaca (alessandra ferri). la lana e la seta, appunto. la grande inventiva del pop del rock dl blues anni sessanta e settanta. anarchica e indipendente. la forma canzone scompaginata.brani suites da cinquanta minuti o brani da brividi, veri e propri “thriller” del pop sperimentale e situazionista (velvet underground) e il pop professionalmente perfetto ma da confezione di alta classe di MJ liofilizzato di quello. il diavolo e l’acqua santa. la lana e la seta, appunto. L’anarchia creativa con pochi mezzi indpendenti, brani destinati a cambiare il gusto del pop negli anni a venire, e il trionfo delle majors tutto teso al “divertimento” ai miti di plastica che toccano miliardi di persone senza scalfirne nemmeno di un po’ la capacità di mobilitazione e di cambiamento. anestetico buono per atomizzarli, tuttalpiù. Pina Bausch e Alessandra Ferri. Appunto. E Majakowski c’entra e come.il primo novecento, in Russia , fu un periodo di straordinaria inventiva e rivoluzione. e non mi riferisco affatto a quella bolscevica. ma a quelka delle arti visive e figurative e della letteratura. Dziga Vertov e il kinoki, il cineocchio, appunto. soluzioni visive fantasmagoriche, con tecnologie primitivissime- il cinema è nato nel 1897 (siamo nella Russia del 1907) . Di lì a poco Abel Gance col Napoleon (1922) s’inventerà le tecniche di ripresa tridimensionale o a schermo diviso in tre parti (ripreso da scorsese in Woodstock 1969) o la camera legata a un filo d’acciaio e lanciata nel bel mezzo delle riprese di massa a cavallo (la battaglia di Waterloo): tecnica che si usa OGGI non solo nei film ad alta tecnologia, ma anche negli avvenimenti sportivi. Di lì a poco vengono fuori capolavori quali Freaks (1932) di Ted Browning e Dr. Jackyll e Mr Hyde ( a proposito della tecnica di trasformazione del viso in lupo mannaro di MJ in Thriller :58 anni dopo; tecnica mutuata da John Landis da quel film del 1930..altro che inventiva e punto di svolta del pop e delle video clips!). Calma ragazzi, il mondo non nasce con voi. Prima di voi c’è una storia che va conosciuta. in tutti i campi. tutto qui. pace a MJ e alla sua sfortunatissima persona. ma è orribile la “sottocultura”dei miti maledetti. delle morti tragiche che non fanno altro che alimentare la necrofilia dell’industria del pop. Occhio. In definitiva, a ben guardare, liviobo non è uno snob. ma fa credito a tutti. dà per scontato che queste cose si sappiano. specie tra chi vuol occuparsi di cultura e di media. Ma poi non bisogna uscirsene con i santini o con visioni acritiche. a partire dalle roboanti boiate di francesco merlo su repubblica. che non fa altro che pompare la morte di una persona che in definitiva commuove per quel volto dolcemente afro di ragazzo (la foto che avete pubblicato) in rapporto al tragico “pupattolo” in cui è andato a incapsularsi.come elvis non era affatto il genio del rock’n roll o rockabilly. così MJ non è stato affatto il genio che ha impresso una “svolta” rivoluzionaria al pop anni ottanta. entrambi icone , invece. miti di una industria che ha usato le loro indubbie doti comunicative per veicolare un prodotto professionalmente perfetto (e vorrei vedere, con tutto il tran tran che vi era dietro) e di facile e medio consumo. l’arte è altro. la genialità è altro. e stanno altrove. che l’uomo riposi in pace.

  44. Ah, dimenticavo. per chi non lo sapesse o non lo avesse avvertito, dato il “tran tran” mediatico intorno a MJ, Pina Bausch è morta l’altro ieri, 30 giugno. Ve ne siete accorti?

  45. Caro Salvatore, ti ringrazio per le lunghe argomentazioni. Non condivido affatto la tua visione di insieme, e soprattutto il tuo punto di partenza. Abbiamo idee differenti riguardo all’applicazione della parola “genio” rispetto al pop. Abbiamo idee diverse rispetto al ruolo delle incone all’interno del pop. Ma il discorso sarebbe lungo, e in questi giorni non ho modo di argomentare come vorrei (per cui, prossimamente, chiederò a Gianni di concedermi altro spazio per aprire magari un dibattito in proposito). Solo una notazione veloce. Dici che Liviobo non è snob ma ci fa credito. Così sarebbe se i toni da lui usati fossero stati i tuoi. Ma lui ha usato parole come “sdoganare”, ha fatto paragoni volutamente irridenti (Iva Zanicchi, prima, Emilio Fede, poi). Per essere uno che da credito lo fa un po’ dandoci dei pezzenti, non credi?

  46. Ho rintracciato in rete quest’osservazione, di un autore che non vale la pena di citare essendo un perfetto sconosciuto, che mi pare possa avere qualche attinenza con questa discussione:
    «fino al cristianesimo il rango sociale è stato assegnato in base alla Forza, nell’età borghese in base al Danaro, nell’attuale società mediatica viene attribuito in base al Successo. Il nuovo Signore – ritenendo rischiosa e poco remunerativa l’eliminazione fisica del concorrente, disponendo di quantità di denaro che eccedono tutte le sue necessità – ha bisogno di una forma di appagamento più profonda e radicale: egli deve colonizzare la psiche altrui, occupare col suo nome e il suo volto lo spazio delle altrui esistenze, propagarsi nelle infinite retine, trombe di eustachio e neuroni del mondo»
    Quell che mi fa piacere constatare, è che questi Nuovi Signori hanno immediatamente trovato una gran quantità di Nuovi Servi. Il mondo, dunque, continuerà ad andare avanti, e girando nel solito verso, checché ne possano pensare quel presuntuoso di livio boh, e quel pur intelligente D’angelo, con le sue inutili osservazioni sulla morte di una figura di secondo piano, che arzigogolava balletti pretenziosi… vuoi mettere il nostro miguel… una gamba qua, una gamba là… son cattivo, son davvero un cattivone (traduzione mia)… è grazie a tutto ciò che si è sviluppata così bene l’intelligenza di Monina…

  47. Quanta cultura, Chabert. Mica cazzi (cit., lo dico per Livio). Ho scritto un pezzo sulla morte di Michael Jackson, per espiare quanti pezzi sulla morte di Pina Bausch devo buttare giù? Non vorrei che, arrivato il mio momento, mi si imputasse l’invenzione del pop e dell’iconografia pop… troppa grazia (inedito, sempre per Livio).

  48. caro michele capisco il tuo punto di vista e ammetto che lo stile aforistico, corrosivo di liviobo ingenera equivoci. non lo conosco come persona. ho letto il suo libro “mica me” e ne ho apprezzato lo stile. tuttavia – e mi pare di averlo detto anche in questa sede- quello stile, se non fai un durissimo lavoro di “sottrazione e di riduzione al grado “uno” della parola (cioè che essa significhi solo quello che vuoi veicolare), se non fai questo esso ingenera spiacevoli equivoci. in fondo le sue provocazioni di stile non hanno nulla di personale. tuttalpiù sono una (comprensibile) reazione al profluvio di retorici santini (non è il tuo caso) che imperversa in questi giorni. ma quello che dice- condivisibile o meno- va considerato con attenzione. al di là della crosta. io ne condivido la sostanza. magari ho qualche perplessità sul “come ” lo dice. Ma poi, se parlassimo tutti allo stesso modo, sai che noia?
    Per il dibattito, perchè no, sarebbe una cosa interessante.

  49. No, Salvatore, questo no, non lo sopporto… quando si inzia a trattare i tuoi interlocutori come una massa indistinta di poveri giovinastri ignorantelli, quando si scrive “voi”, come fosse un corpo solo chi ti legge dall’altra parte, io mi innervosisco. Non sai nulla di me, non sai che rapporti ho con la storia del cinema, con quella del teatro, non conosci il mio stato d’animo saputa la morte di Pina Bausch, della mia venerazione nei confronti di Ted Browning, etc. etc.
    Però dici “voi”. Voi chi? nomi e cognomi, per favore.
    Dici: “il mondo non nasce con voi. Prima di voi c’è una storia che va conosciuta. in tutti i campi.”
    Con chi ce l’hai? Cone me? Con Monina? con “La verità”, con chi?
    La tua lettura è ideologica, Salvatore. Io non ti conosco ma scrivi come uno legato a una generazione precedente alla mia. Da come scrivi pare che il mondo di certo non nascerà con “noi”, perché è evidente che è nato con te.
    Questo “è” snobismo. Mi dispiace dirtelo. Non c’è compositore che, sapendo estraniarsi dallo strame dell’entertainement che ricopriva MJ e, giudicando solo le sue canzoni, non saprebbe dimostrarti la qualità intrinseca di molte delle sue cose. Ovviamente contestualizzate, ovviamente senza pensare che MJ sostitusca i Weather Report, o Giya Kancheli.

  50. Biondillo, ma li prendi sul serio? Questi non sono intellettuali, ma gente da libro di Arminio che, con Internet, ha finalmente l’opportunita’ di riscrivere la storia del mondo -dando pane al pane, vino al vino e sementa a sementa- a beneficio di non soli moglie e nipoti. Al contrario dei “decenti” di altro topic, questi sono davvero la trappola del blog per tutti: ci perdi un po’ di tempo prima di capire che il loro senso delle proporzioni e’ limitato al tinello del cucinino.

  51. biondillo, fa’ il bravo, dài…

    lascia che le nuove piccole categorie socio-antropologiche crescano, qui ne hai in azione almeno due:

    – quelli “da libro di Arminio”

    – i pannelloni

    per verificarne la consistenza si potrebbe fare una gara a chi balla meglio su musiche di mj; ma forse il vero banco di prova sarebbe una competizione nell’attività più antica del mondo

    secondo me, una delle due è ancora ferma alla prima pugnettina con fonzie, lady oscar & co.

  52. scusa blond, ma chi è Giya Kancheli?

    a me sembra il nome di una ditta che produce manufatti in ferro battuto

  53. «La terra ti sia almeno lieve».

    Questi funerali, che a una settimana dalla morte non si riescono ancora a celebrare…

  54. caro gianni nessun problema. questo è il guaio della comunicazione elettronica. ci istiga alla velocità e sottrae il meglio della comunicazione. la gestualità. la carne e il sangue dell’interlocutore. che spiegano più e meglio delle parole. quando dico “voi” non lo dico a te, a michele monina e a tutti quelli che – da punti di vista diversi- si sono posti positivamente, con reciproca volontà di confronto. né in quel “voi” v’è un atteggiamento di esclusione o snobistico. non hai che da credermi. perchè non ho altro interesse che dire la verità delle mie intenzioni. che senso avrebbe altrimenti “comunicare”? mi rivolgo genericamente a tutti quelli che sono convinti che l’autonomia di giudizio “generazionale” (cosa di per sé positivissima ) sia bastevole a valutare criticamente un fenomeno o a parlare di arte e di genio in piena libertà senza tener conto della storia e di ciò che in quel campo ci ha preceduti. non foss’altro per avere termini di paragone. e infatti il mondo non è nato con me. mi pareva di averlo sufficientemente provato adducendo alcuni esempi, risalendo – per quanto riguarda alcune “forme” dell’arte audiovisiva- a ritroso, agli anni sessanta, cinquanta, trenta, venti e 1907. appunto perché il mondo non è nato con me. e mi rammarico che non farò a tempo a umilmente conoscere tutta la sua meraviglia passata presente e futura. ti seguo come operatore culturale ed è evidente che apprezzi Ted Browning eccetera. lo do per scontato e te ne do atto. poi non sono abituato a trinciare giudizi sulle persone. meno che mai a esprimere disprezzo su un mezzo elettronico su sensazioni di pelle . magari nascosto dall’anonimato. Sono abituato a metterci la faccia. sempre. e infatti la trovi nella testata del mio blog. con nome e cognome. non mi pare la fine del mondo se si ha una diversa valutazione sul pop di MJ. mi pareva d’averlo già detto, delle qualità e della professionalità delle cose di MJ. è persino banale ripeterlo. mi sbaglierò, ma non vi trovo una “rottura” rivoluzionaria” tale da essere radicalmente innovativa rispetto a ciò che lo ha preceduto. ho motivato perché e non voglio ripetermi. Però ci andrei piano con la storia dell’ “ideologia”. vecchio trucco con cui tutto l’ “establishment” della borghesia triumphans , in tutte le pieghe della società, usa per riaffermare con forza la “sua” ideologia. e anche vecchio escamotage con cui piccoli opportunisti semianalfabeti cercano di farsi spazio qua e là con metodi scorretti.io, a parte la laurea in lingue e letteratura straniere e il mio lavoro nel settore pubblico, sono un semplice dilettante. nel senso che mi diletto di ciò che amo . e perciò lo affronto con massima serietà impegno e curiosità.ogni forma. alta o bassa che sia. Sapendo che queste definizioni sono comunque “convenzioni”. ma non ho pregiudizi. Per il resto – con Debord- sono “Dottore in niente”. ne ho visti tanti di “teppistelli delle certezze e delle sicumere”, autentici snob del livore. che ti proiettano addosso le loro idiosincrasie il loro disamore e con quello bersagliano. perché non afferrano che il bersaglio reale è il se stesso che non amano. “che buo’ fa…pur ‘ e strunz’ ‘anna campà” diceva mio nonno.
    Con stima.
    SDA

  55. I nick sono nel 90% dei casi tre persone:

    – uno e’ Krasupenhaar, molto spesso in buona fede

    – uno e’, a turno, qualche redattore che non ha voglia di mettere la faccia nella colonna dei commenti

    – il terzo e’ il velenosissimo e ipocritissimo re dei serpenti, di identita’ cangiante ma dal marchio sempre uguale: un bel sic!

    Sic transit gloria mundi.

  56. sic dixit oraculum manuale…

    ergo:

    nonne amens iudicaretur ille coecus qui se putaret scire differentias colorum quando colorem ignoraret?

    fffsssssshhhhhhhhhhhhhhhhh

  57. un po’ triste questa incomunicabilità fra intellettuali… propongo di fare una certa ammenda, e per parte mia ammetto che in fondo il miguel qualche dote espressiva ce l’aveva, seppur confinata nel genere. con ciò però peraltro non mi pare di dovermi pentire di molto altro. che abbia provato una forte indignazione confrontando majakovskij e miguel, e l’abbia espressa nei termini dell’invettiva, mi pare del tutto legittimo. ritengo peraltro l’insulto stesso una forma protogiuridica di controllo sociale, in molti casi doverosa. tutti insultiamo, nel momenti inc ui differiamo dall’altro e ci proponiamo. il problema è insultare con coscienza – e qui le mie ragioni le ha spiegate d’angelo. mi sembra poi strana l’idea di biondillo che insultare col voi, come ho fatto genericamente io (parafrasando un noto slogan 68ino, quindi molto “letterariamente”) sia più grave che insultare col tu come ha fatto monina (che non giudico affatto uno stupido, ma uno che sostiene una musica che non mi piace, è obiettivamente priva di sostrato etico ed è troppo legata a meccanismi mediatici ecc – anche qui vedi d’ angelo, e chabert – che sono io, ma è l’unico nick che ho usato).

  58. PS
    trovo poi improponibile l’argomento più radicale utilizzato da biondillo e c., che esistano posizioni “sorpassate”, in varei accezioni, per età ecc.. se un tale avesse sostenuto le idee della rivoluzione francese nel 1810, sarebbe stato certo meno sorpassato di quelli che sostenevano la restaurazione

  59. Ma che c’entra Pina Bausch con Michael Jackson? Sono molto limitata e proprio non ci arrivo. Da quando in qua la televisione o i media in generale diffonderebbero a piene mani cultura diversa da quella pop? Se invece il problema anche qui è la par condicio allora dovrebbero parlare anche della morte prematura del mio vicino di casa o di un qualunque morfinomane di qualunque città italiana a caso. Ah ma si parlava di Nazione Indiana nello specifico, Allora colpevole. Di non aver parlato di Pina Bausch. Ma non vedo perchè non poter parlare di entrambi. O la scelta deve essere quella di cancellare il pop dalle nostre esistenze? Via questa volgarità del pop. Saranno contenti gli adolescenti del pianeta. Non ce li vedo tanti giovani dei sobborghi delle grandi città italiane o americane nutriti a lirica, balletto e jazz.(Qui il discorso diverrebbe ampio, si espanderebbe, la scuola, l’educazione, la TELEVISIONE…) Non è detto che chi ha ascoltato una volta Michael Jackson sia traviato a tal punto che poi non possa un giorno perfino andare all’Auditorium di qua, o al Teatro dell’Opera di là, e a vedere tante belle mostre di vera pittura come un bravo intellettuale…
    Michael Jackson è stata una pop star, anche chi come me dopo Thriller l’ha ignorato per trent’anni ne è coinvolto, perchè il pop è precisamente questo, qualcosa che accompagna le esistenze delle masse, un sottofondo musicale per le esistenze delle persone comuni, anche di coloro che amano distaccarsene culturalmente. O spocchiosamente.

  60. … è proprio vero che ‘a semmenta ‘re fess’ non muore mai!…Ah autismo corale di massa! ognuno si parla addosso e soprattutto NON ASCOLTA NON PRESTA ATTENZIONE all’altrui dire! …. e poi basta co’ ‘sta spocchia! la spocchia è dei cretini che non capiscono, fanno finta di non capire …ma pretendono di “mettere ‘a coppa”, come diceva mio nonno! Passo e chiudo.

  61. “A noi (futuristi) la parola è necessaria per la vita. Noi non ammettiamo un’arte inutile. Ogni momento della vita ha una sua formula verbale. La nostra lotta per le nuove parole russe è stata imposta dalla vita”
    (v. majakovskij)
    non ritengo possibile che un mezzo uomo possa scrivere una riga intera
    (k. kraus)

    a maggior ragione, ovviamente, una riga musicale

  62. E’ proprio vero che la volgarità, l’arroganza e la maleducazione regnano sempre dove meno ci si aspetterebbe di trovarla.
    Mai il parlarsi addosso fu menzionato in un contesto tanto idoneo, leggendo molti dei commenti che si trovano qui, dei quali le mie fesserie mai riuscirebbero in sproloquio (senza voler parlare dei contenuti, ah raccapriccio!) a tenere il passo.
    E d’altra parte finchè si continuerà fare di tutta l’arte un fascio mettendo a paragone capre e cavoli o sottintendendo che poichè l’arte è solo “l’arte utile”, di tutto il resto non è lecito nemmeno dare notizia pur trattandosi di fenomeni planetari, a me sembra davvero inutile continuare dire di qualunque altra cosa.

  63. Mettendo a paragone capre e cavoli è più di uno strafalcione, me lo dico da sola prima che si scriva un trattato in proposito. Naturalmente intendevo dire senza poter salvare capra e cavoli, e facendo paragoni poco opportuni.
    Con questo, passo e chiudo definitivamente

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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