Messa Impiega
talvolta sogna, ma di ville al mare,
veline compiacenti, ferrari sottocasa?
di certo no, che anche nei suoi sogni
è cauto e senza eccessi l’impiegato
e aver per sé non osa ciò che spetta ai capi
di timbri e bolli, di faldoni e carte
sogna nel sogno l’involarsi a schiere
così di colpo, assieme a mutuo e fitto
e l’assillo d’arrivare indenne a fine mese
con ‘sto euro che più non si fa vita
borbotta lui nel sogno trafficato
di traffici di scartoffie e rendiconti
ignaro se piova fuori o ci sia il sole
che nella cella il neon è sempre acceso
e a notte morde l’insonnia gli occhi
talvolta sogna, ma quando si dissonna
l’amaro in bocca, le viscere in subbuglio
poi che il tornello vede, e fa offesa
all’ombre triste e smozzicate, loro
i rei d’un caffè sorbito al bar con sigaretta
dall’alto cala giù il castigamatti
formato tessera, con scudiscio e il resto
l’accusa adesso incalza: fan-nul-lo-ne
è condanna senza appello, oh mondo infame!
allora si fa cupo e alle mansioni attende
fidente in un nuovo sogno che via lo tragga
(un sogno di normali cose, di libertà da affanni)
dall’incubo d’una vita alla mercé dei nani
Nota critica dell’autore
Evidente, in questo scherzo, il richiamo a Dante, alluso nella scelta lessicale ed esplicito nella citazione diretta del v. 6, canto XXIX dell’Inferno (“l’ombre triste smozzicate”). E’ mia opinione che negli attuali temporamores si imponga alla poesia un ritorno, nelle forme contemporanee ad essa proprie, a padre Dante, ché non è più questione di indugiare in petrarchismi lirici sul proprio ombelico. Del resto, l’opposizione secolare tra i due maestri, che ha marcato a vario modo la poesia italiana, ha visto di volta affermarsi, a seconda dell’epoca storica, la prevalenza, se non il vero e proprio oscuramento, dell’uno o dell’altro patres.
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In rif. ad alcuni degli ultimi articoli.
Siamo per caso agli sgoccioli? Qualcuno deve per caso votare in questi giorni?
mi sembra un esperimento malriuscito. poca cattiveria, solo un leggero magone (immagino dell’autore.)
franz,
perché bisogna essere cattivi con gli impiegati? il nanetta non c’entra nulla col testo, è solo “a contrasto”, ché anche lui dorme
eppoi la politica non è solo odio/amore, dovrebbe essere anche altro
la poesia è fiacca, secondo me. con gli impiegati? bisogna essere impietosi col mondo intero
(poeti) Impietosi, certo. Fino a mettere al tappeto chiunque, giusto! Stringere il colletto della camicia del mondo con un pugno solo, per poi potere dire: ora-ti-libero
Messa in piega mi riguarda, oh se mi riguarda,
del sorriso – amaro – suscitato, grazie Bugliani.
F
“I poeti saranno anche nessuno, ma hanno il potere di sputtanarvi”, canta Vecchioni. Forse Vecchioni ha ragione, ma non nell’immediato. Anche per Dante, prima che la gente si rendesse conto di quale grande sputtanamento è la “Commedia”, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Grazie, fabiandirosa
….dante! a robe’…non è che hai esagerato un po? Condivido quel che dice Franz sulla fiacchezza della poesia (magari si può dissentire sul resto),..beh, sì anche a me la poesia sembra un po’ fiacca, stiracchiata.
Ma questo non vuol dire che ti si contesti la patente di poeta…. Sapessi quante poesie dei cosiddetti grandi sono proprio indigeste, brutte ma brutte brutte!
@ salvato’, non volevo allargarmi così eccessivamente, il mio scherzo non sputtana nessuno, anzi è anche, per ossimoro, triste, in ogni caso leggero (potrebbe essere questo un sinonimo nobilitante :-) di stiracchiato), mi riferivo al “genere” poesia “sputtanante”, oggi peraltro poco di moda se vai a vedere i poeti finalisti o premiati ai recenti premi di poesia, grazie all’indubitabile coraggio dei giurati
@ roberto bugliani
prendo atto. E poi, beh sì, sui premi hai ragione. Ad ogni modo, se mi mandi il tuo indirizzo e mail (il mio è saldan@libero.it), ti mando una “pochade satirico- cambronniana” composta ad urne aperte ( e subito richiuse), domenica pomeriggio, dopo aver votato, mentre facevo una pennichella. Vedrai, più sputtanante di così!….
Quando si parte il gioco de la zara,
colui che perde si riman dolente,
repetendo le volte, e tristo impara
…
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
…
Ché le città d’Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.
…
lungimiranza? preveggenza? oppure cosa che si conserva?
ferni
In zona Cesarini (si diceva così, non so se si dica ancora), un saluto a ferni.
Il vecchio Dante di lungimiranza ne ha dimostrata a sfare. Ma non è profezia, è la conoscenza dell’homo servilis, con diverse sfumature, in tutte le epoche (anche in quella dell’homo tecnologicus, ma senza fare troppa metafisica…)