Socchiusi le persiane e spensi la luce. Potevo così, senza essere visto, osservare quel che avveniva sulla piazza illuminata a giorno. Nella strada, a destra di casa mia, poco prima di sboccare sulla piazza, v’era la tipografia del giornale democratico-cristiano “Il Corriere”. I fascisti la invasero e la saccheggiarono.
Poi fu la volta del vicino studio legale dell’avv. Angius. I fascisti lo distrussero in pochi minuti. Condotte a termine felicemente quelle due imprese, la colonna si rivolse contro la mia casa.
– Abbasso Lussu! A morte!
il portone della strada fu sfondato e la breve scalinata, fino alla porta del mio appartamento, si riempì di uomini urlanti. Io avevo predisposto la difesa, nella previsione che la porta avrebbe ceduto subito.
La porta invece non cedette. Avvisati da me che io attendevo armato al di dentro, i fascisti pensarono, dopo i primi sforzi, che non era obbligatorio esagerare nello zelo.
Allora la colonna, che occupava la piazza, si divise in tre parti: una rimase a sostegno di quanti avevano invaso le mie scale; un’altra incominciò la scalata ai cinque balconi che davano sulla piazza; l’ultima girò alle spalle dell’edifizio e tentò di penetrare in casa, per il cortile.
Un balcone fu raggiunto. Feci fuoco contro il primo che mi si presentò dinanzi. Il disgraziato precipitò giù.
Il terrore invase la folla. In un baleno, la piazza rimase deserta. Per le scale dell’appartamento non più anima viva.
EMILIO LUSSU, Marcia su Roma e dintorni, Einaudi 1965, pagg. 171-172.
in prima pagina vi si parla de “La guerra partigiana in Italia” di Mario Dal Pra.
non ho vissuto quel periodo, sono nata nove anni dopo,nel periodo della difficoltà, della miseria, della ricostruzione faticosa. eppure ancora oggi ciò che ricordo delle strade della città, delle case, della vita di allora non è la poevrtà ma altresì la ricchezza delle persone, quella interiore, fatta della vicinanza tra gli uni e gli ltri, livellati dalle difficoltà. Molti si sono dimenticati, molti della mia età intendo, l’età in cui quello sforzo immane, quel dolore opprimente, perchè è doloroso uccidere un uomo, anche se sta dall’altra parte è un uomo co-mandato in guerra contro uno come lui, sta per essere superato e ricreato in gesto che produce. E’ stato scelto il capitale a sfavore dell’uomo.fernanda
Sono nato nel 1941.
In base a miei ricordi lontanissimi e a quelli di un mio cugino
poco più grande di me, nel 2006 costrui questo racconto. http://societe.splinder.com/archive/2006-04
Mario Bianco
Non ho ancora visto il film, ma spero riempire la mancanza.
Invece ho letto La storia che mi ha fatto un’impressione molto forte, con il personaggio della madre, prigioniera della città in guerra.
IL film che ho amato sull’epoca è una giornata particolare, dice molto della dittatura, della mente chiusa, e la partanza del personnaggio maschile per il confine lascia a pensare sul destino di tanti…
Deux films français qui m’ont marquée:
Le vieux fusil
Lucien Lacombe
L’anno scorso è stato il centenario della nascita di Anna Magnani che è nata il 7 marzo del 1908. Ho scritto questi versi che ho anche pubblicato nella mia ultima raccolta. Ve li propongo oggi.
ricordo di anna
bellissima
di furore
scintillante
coperta di polvere
e piume
un volto una donna
un’ attrice una madre
ma per sempre sarai
una che cade gridando
sotto il fuoco nemico
una che inciampa e s’accascia
nel ventre di roma
donna che a volte cantava
a volte taceva
sempre un guizzo negli occhi
prorompente bellezza ironia
magnetismo magia
forza intensa vitale
sei rosa che non muore
fiore che non si è spento
nella lotta
Rosaria Di Donato
mai come oggi è importante ricordare e non dimenticare.
oggi che chi in questo giono è sempre stato a casa, chiede “rispetto per chi è stato dalla parte sbagliata”.
io questo rispetto non ce l’ho e non ce lo voglio avere, voglio continuare a distinguere.
da una parte i partigiani, ai quali va oggi il mio pensiero, dall’altra i repubblichini e gli imbonitori odierni, venditori porta a porta, che passeggiano “piangendo” e sorridendo perfino sulle altrui macerie.
e ora…pubblicitààààààà!!!!!!!
véronique vergé
riempi la macanza prima possibile!
ne uscirai devastata ed arricchita.
Il ricordo e la commemorazione del 25 aprile, ossia del giorno in cui l’Italia rinacque alla democrazia, mi pare non debba essere disgiunto da una riflessione sull’attuale stato della democrazia. (Altrimenti, chioso, la “festa” resterà festa della retorica). José Saramago nel 2002 si chiedeva che ne è stato di quella invenzione di alcuni ateniesi ingenui che avevano creduto in un governo del popolo, per il popolo e con il popolo. Ebbene, mi pare che la stessa domanda, magari depurata del qualficativo “ingenui”, vada riformulata oggi, e non rivolta ai partigiani di ieri, ma agli stessi cittadini di oggi che commemorano la liberazione dal nazifascismo.
quello che oggi dobbiamo a coloro che nella Resistenza ci lasciarono la pelle è un’assoluta mancanza di retorica.
dobbiamo loro, assieme alla gratitudine di aver riscattato una porzione sia pur minima di “onore nazionale” (la frittata era fatta da tempo), uno sguardo freddo su quello che è oggi la democrazia sognata ieri.
dobbiamo loro la coscienza che non si tratta del migliore dei mondi possibili, non lo è mai stato, ma solo di un modo di governarsi in cui a nessuno è consentito di prevalere più di tanto.
le celebrazioni del presente dovrebbero tener conto di questa ultima considerazione, ma non lo fanno: una sorta di autoritarismo (non uso la parola fascismo perché le analogie sono poche anche se la sostanza è senz’altro simile: consenso senza condizioni) innovativo & mediatico è già qui da tempo: noi celebriamo la resistenza di ieri, ma siamo incapaci di resistere nell’oggi.
meglio dunque tacere.
La festa, per definizione, poco si accorda alla condanna (starei per dire: all’odio). Eppure, se memoria deve esserci, ha da essere memoria di condanna, inappellabile, definitiva: dei fascisti e dei para-fascisti (non moltissimi i primi, decine di milioni i secondi, proprio come oggidì). La pietà ecumenicamente invocata “per tutti” è la solita ipocrita assoluzione gratuita che il popolo bue non esiterà a concedere e a concedersi in nome della morale flessibile. Se era preoccupante che il 25 aprile fosse festa “di una sola parte”, lo è di più che sia festa di tutte le parti imbrodate nella melassa bolsa dei buoni sentimenti. Ma l’Italia è così: tarallucci e vino sono il felice epilogo di tutto, dittatura compresa… E’ questo il nostro “fare i conti con la storia”. Da ridere.
insomma, non vi sembra sciocco celebrare il venticinquaprile mentre è in atto da tempo, visibilissima, la Presa del Potere di Silvio Berlusconi?
oppure si pensa che questa sia ancora la democrazia per la quale sono morti molti ragazzi tra il quarantatré e il quarantacinque?
non dovremmo dircele chiare queste cose, invece di affondare tutti ogni anno nella retorica resistenziale? nella “parte giusta” e nella “parte sbagliata”? non vi sembra che alla lunga la storia stia dando ragione alla “parte sbagliata”?
e che proprio per questo anche Berlusconi si possa ormai permettere di andare alla festa del venticinquaprile?
e secondo voi perché lo fa, se non per diventare al momento giusto, presidente delle repubblica?
ma di quale repubblica?
Una ben triste e malconcia repubblica
No, non è affatto “sciocco” celebrare il 25 aprile, perché non è solo un giorno per non dimenticare, è anche un’occasione per continuare a chiedere di fare chiarezza sulle stragi nazifasciste coperte dai governi di sempre, che non chiedevano alla Germania di consegnare i criminali che là vivevano indisturbati, per non dovere consegnare a loro volta i criminali italiani alla Yugoslavia, dove avevano commesso crimini al seguito delle SS, che vivevano indisturbati in Italia; e il “meglio tacere” che tu invochi, tashtego, è proprio l’atteggiamento più deteriore, quel fatalismo cazzone e vigliacco che ci ha portato dove siamo, a quest’inedia dove prosperano il populismo e la nuova versione del regime.
@db i tuoi commenti, come ti è già stato abbondantemente spiegato, vengono censurati per default, e i motivi ben li sai. Spetta a ogni redattore ripescarli, se crede. Io di questo non mi ero accorto, ora l’ho ripescato, ma non trovo alcun riferimento a Mario Dal Pra nel link che indichi, che è quello generico di RP. Quanto alle tue minacce di dire a tutti della mia supposta censura, mi fanno ridere e faranno ridere tutti quelli cui lo dirai.
Dalla homepage del sito di Radio Popolare:
*[25 aprile]
la guerra partigiana
A Nuvole in viaggio abbiamo presentato un inedito di Mario Dal Pra. Ora potete ascoltarlo on line..*
A me sembra ridicolo censurare “per default”. Una volta rispettata la Netiquette, non vedo più motivi di censura. E se proprio ritenete che i commenti di qualcuno siano degni di biasimo, perché non li lasciate alla mercé e al libero sguardo/giudizio del pubblico che legge?
sono d’accordo con tash. sembra di vivere ancora nei bei tempi di trent’anni fa. è come se non volessimo accettare che le cose purtroppo (ed è un purtroppo amaro, il mio) sono cambiate.
berlusconi sta prendendo il potere come fanno solitamente i dittatori scaltri e avveduti: con “dolcezza”. è adeguato ai tempi, ma, se lo mettete negli anni 40, troverete la stessa cieca e sorda sete di potere di un idiotissimo mussolini. per non dire di qualcuno di ancora peggiore.
festeggiare il 25 aprile è anacronistico, ma questo io lo dico da almeno vent’anni.
la verità è che la resistenza vera andrebbe fatta su chi è vivo e vegeto, ora. e minaccia la democrazia, anzi se la è già mangiata. ma la sinistra ha davvero voglia di “resistere”?
Franz,
La Sinistra “ufficiale”, l’ex PDS, non solo non ha resistito,
piuttosto ha patteggiato con Berlù, l’ha lasciato salire, vuoi per sciocchezza, incapacità e malaffare.
Vedi intrallazzi di Commisione bicamerale & nessuna legge sul conflitto di interessi.
MarioB.
Ho amato la poesia di Rosaria di Donato, perché fa vivere la figura meravigliosa di Anna Magnani. Ho visto il film Mamma Roma: il personaggio della madre è magnifico, di amore generoso, pieno e anche madre libera poco nella convenzione. La voce dell’attrice è sensuale, piena di esperienza della vita, l’invene di una manera falsa di parlare.
Una voce che non ha paura, che fronteggia il mondo.
Stalker, prima possibile vedo il film.
Penso che sia utile pubblicare pezzi che ci tengano svegli (oggi)…
Direi che è la sceneggiatura perfetta di un dramma epocale a questo punto. Il titolo potrebbe essere “Cronaca in diretta di un suicidio di massa.” Berlusconi si è preso tutto, la coscienza nazionale, la speranza, le televisioni, i giornali, il potere centrale e sta marciando lancia in resta verso quello locale, ma diamogli anche il 25 aprile.
Quindi, a questo punto, su cosa facciamo la resistenza, che non ho capito? Sul lamento su quanto è cattivo, per esempio?
Io il mio 25 aprile l’ho passato con i miei ragazzi.. ai quali ho chiesto di esse presenti alla lezione di recitazione.. la resistenza e’ un atto quotidiano che non ammette riposo.
di Antonio Sparzani
“L’italiani sono di simulato sospiro”, dice il Gadda nelle sue fantasmagoriche Favole e aggiunge “L’italiani sono dimolto presti a grattar l’amàndola: e d’interminato leuto”. Bene, l’italiani matematici non son da meno: i nomi di Gerolamo Cardano (pavese, 1501-1576) e di Rafael Bombelli (bolognese, 1526-1572) sono tra quelli più implicati nella ulteriore follia che esaminiamo adesso.
di Fabrizio Centofanti
In potenza siamo molte cose: un’energia allo stato puro che tende verso una realizzazione. Ma è l’atto che ci definisce. È l’idea di progetto: chi siamo veramente? Conosciamo il nostro destino, ciò per cui siamo al mondo? Ci interessa?
di Antonio Sparzani Dove siamo arrivati con la follia dei numeri: siamo arrivati a costruire una classe di numeri che sembra li contenga tutti, visto che possiamo scrivere un numero qualsiasi di cifre prima della virgola e una successione qualsiasi di cifre dopo la virgola, anche una qualsiasi successione infinita, cosa vogliamo di più folle ancora?
di Antonio Sparzani In tutta la mia vita adulta i numeri e la scienza che li tratta, la matematica, mi sono stati piuttosto familiari, e spesso necessari, data la mia...
di Antonio Sparzani
Spero abbiate tutte e tutti notato come e in quali efferati e rivoltanti modi la polizia italiana (comprendo in questo termine carabinieri, polizia, urbana e non, e qualsiasi altro cosiddetto tutore dell’ordine) stia, come dire, alzando la cresta, ovvero il livello della brutale repressione dei “diversi” in qualsiasi modo essi si presentino: i fatti di Verona e poco prima i fatti di Milano, quattro agenti che pestano di brutto una transessuale ecc. ecc.
di Antonio Sparzani
La prima puntata qui e la seconda qui.
Che cosa hanno in comune una Ferrari e il censimento della popolazione nell’antica Roma? Non molto, sembrerebbe, salvo che c’è una stessa parola che è implicata in entrambe. Nell’antica Roma, due millenni prima dell’epoca delle Ferrari, Tito Livio, storico di età augustea, scrisse un’opera immensa, cui si conviene di dare il titolo Ab urbe condita – dalla fondazione della città–per–eccellenza
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie– un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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Socchiusi le persiane e spensi la luce. Potevo così, senza essere visto, osservare quel che avveniva sulla piazza illuminata a giorno. Nella strada, a destra di casa mia, poco prima di sboccare sulla piazza, v’era la tipografia del giornale democratico-cristiano “Il Corriere”. I fascisti la invasero e la saccheggiarono.
Poi fu la volta del vicino studio legale dell’avv. Angius. I fascisti lo distrussero in pochi minuti. Condotte a termine felicemente quelle due imprese, la colonna si rivolse contro la mia casa.
– Abbasso Lussu! A morte!
il portone della strada fu sfondato e la breve scalinata, fino alla porta del mio appartamento, si riempì di uomini urlanti. Io avevo predisposto la difesa, nella previsione che la porta avrebbe ceduto subito.
La porta invece non cedette. Avvisati da me che io attendevo armato al di dentro, i fascisti pensarono, dopo i primi sforzi, che non era obbligatorio esagerare nello zelo.
Allora la colonna, che occupava la piazza, si divise in tre parti: una rimase a sostegno di quanti avevano invaso le mie scale; un’altra incominciò la scalata ai cinque balconi che davano sulla piazza; l’ultima girò alle spalle dell’edifizio e tentò di penetrare in casa, per il cortile.
Un balcone fu raggiunto. Feci fuoco contro il primo che mi si presentò dinanzi. Il disgraziato precipitò giù.
Il terrore invase la folla. In un baleno, la piazza rimase deserta. Per le scale dell’appartamento non più anima viva.
EMILIO LUSSU, Marcia su Roma e dintorni, Einaudi 1965, pagg. 171-172.
http://www.radiopopolare.it
in prima pagina vi si parla de “La guerra partigiana in Italia” di Mario Dal Pra.
non ho vissuto quel periodo, sono nata nove anni dopo,nel periodo della difficoltà, della miseria, della ricostruzione faticosa. eppure ancora oggi ciò che ricordo delle strade della città, delle case, della vita di allora non è la poevrtà ma altresì la ricchezza delle persone, quella interiore, fatta della vicinanza tra gli uni e gli ltri, livellati dalle difficoltà. Molti si sono dimenticati, molti della mia età intendo, l’età in cui quello sforzo immane, quel dolore opprimente, perchè è doloroso uccidere un uomo, anche se sta dall’altra parte è un uomo co-mandato in guerra contro uno come lui, sta per essere superato e ricreato in gesto che produce. E’ stato scelto il capitale a sfavore dell’uomo.fernanda
Sono nato nel 1941.
In base a miei ricordi lontanissimi e a quelli di un mio cugino
poco più grande di me, nel 2006 costrui questo racconto.
http://societe.splinder.com/archive/2006-04
Mario Bianco
Non ho ancora visto il film, ma spero riempire la mancanza.
Invece ho letto La storia che mi ha fatto un’impressione molto forte, con il personaggio della madre, prigioniera della città in guerra.
IL film che ho amato sull’epoca è una giornata particolare, dice molto della dittatura, della mente chiusa, e la partanza del personnaggio maschile per il confine lascia a pensare sul destino di tanti…
Deux films français qui m’ont marquée:
Le vieux fusil
Lucien Lacombe
L’anno scorso è stato il centenario della nascita di Anna Magnani che è nata il 7 marzo del 1908. Ho scritto questi versi che ho anche pubblicato nella mia ultima raccolta. Ve li propongo oggi.
ricordo di anna
bellissima
di furore
scintillante
coperta di polvere
e piume
un volto una donna
un’ attrice una madre
ma per sempre sarai
una che cade gridando
sotto il fuoco nemico
una che inciampa e s’accascia
nel ventre di roma
donna che a volte cantava
a volte taceva
sempre un guizzo negli occhi
prorompente bellezza ironia
magnetismo magia
forza intensa vitale
sei rosa che non muore
fiore che non si è spento
nella lotta
Rosaria Di Donato
mai come oggi è importante ricordare e non dimenticare.
oggi che chi in questo giono è sempre stato a casa, chiede “rispetto per chi è stato dalla parte sbagliata”.
io questo rispetto non ce l’ho e non ce lo voglio avere, voglio continuare a distinguere.
da una parte i partigiani, ai quali va oggi il mio pensiero, dall’altra i repubblichini e gli imbonitori odierni, venditori porta a porta, che passeggiano “piangendo” e sorridendo perfino sulle altrui macerie.
e ora…pubblicitààààààà!!!!!!!
véronique vergé
riempi la macanza prima possibile!
ne uscirai devastata ed arricchita.
Il ricordo e la commemorazione del 25 aprile, ossia del giorno in cui l’Italia rinacque alla democrazia, mi pare non debba essere disgiunto da una riflessione sull’attuale stato della democrazia. (Altrimenti, chioso, la “festa” resterà festa della retorica). José Saramago nel 2002 si chiedeva che ne è stato di quella invenzione di alcuni ateniesi ingenui che avevano creduto in un governo del popolo, per il popolo e con il popolo. Ebbene, mi pare che la stessa domanda, magari depurata del qualficativo “ingenui”, vada riformulata oggi, e non rivolta ai partigiani di ieri, ma agli stessi cittadini di oggi che commemorano la liberazione dal nazifascismo.
quello che oggi dobbiamo a coloro che nella Resistenza ci lasciarono la pelle è un’assoluta mancanza di retorica.
dobbiamo loro, assieme alla gratitudine di aver riscattato una porzione sia pur minima di “onore nazionale” (la frittata era fatta da tempo), uno sguardo freddo su quello che è oggi la democrazia sognata ieri.
dobbiamo loro la coscienza che non si tratta del migliore dei mondi possibili, non lo è mai stato, ma solo di un modo di governarsi in cui a nessuno è consentito di prevalere più di tanto.
le celebrazioni del presente dovrebbero tener conto di questa ultima considerazione, ma non lo fanno: una sorta di autoritarismo (non uso la parola fascismo perché le analogie sono poche anche se la sostanza è senz’altro simile: consenso senza condizioni) innovativo & mediatico è già qui da tempo: noi celebriamo la resistenza di ieri, ma siamo incapaci di resistere nell’oggi.
meglio dunque tacere.
La festa, per definizione, poco si accorda alla condanna (starei per dire: all’odio). Eppure, se memoria deve esserci, ha da essere memoria di condanna, inappellabile, definitiva: dei fascisti e dei para-fascisti (non moltissimi i primi, decine di milioni i secondi, proprio come oggidì). La pietà ecumenicamente invocata “per tutti” è la solita ipocrita assoluzione gratuita che il popolo bue non esiterà a concedere e a concedersi in nome della morale flessibile. Se era preoccupante che il 25 aprile fosse festa “di una sola parte”, lo è di più che sia festa di tutte le parti imbrodate nella melassa bolsa dei buoni sentimenti. Ma l’Italia è così: tarallucci e vino sono il felice epilogo di tutto, dittatura compresa… E’ questo il nostro “fare i conti con la storia”. Da ridere.
insomma, non vi sembra sciocco celebrare il venticinquaprile mentre è in atto da tempo, visibilissima, la Presa del Potere di Silvio Berlusconi?
oppure si pensa che questa sia ancora la democrazia per la quale sono morti molti ragazzi tra il quarantatré e il quarantacinque?
non dovremmo dircele chiare queste cose, invece di affondare tutti ogni anno nella retorica resistenziale? nella “parte giusta” e nella “parte sbagliata”? non vi sembra che alla lunga la storia stia dando ragione alla “parte sbagliata”?
e che proprio per questo anche Berlusconi si possa ormai permettere di andare alla festa del venticinquaprile?
e secondo voi perché lo fa, se non per diventare al momento giusto, presidente delle repubblica?
ma di quale repubblica?
Una ben triste e malconcia repubblica
No, non è affatto “sciocco” celebrare il 25 aprile, perché non è solo un giorno per non dimenticare, è anche un’occasione per continuare a chiedere di fare chiarezza sulle stragi nazifasciste coperte dai governi di sempre, che non chiedevano alla Germania di consegnare i criminali che là vivevano indisturbati, per non dovere consegnare a loro volta i criminali italiani alla Yugoslavia, dove avevano commesso crimini al seguito delle SS, che vivevano indisturbati in Italia; e il “meglio tacere” che tu invochi, tashtego, è proprio l’atteggiamento più deteriore, quel fatalismo cazzone e vigliacco che ci ha portato dove siamo, a quest’inedia dove prosperano il populismo e la nuova versione del regime.
@db i tuoi commenti, come ti è già stato abbondantemente spiegato, vengono censurati per default, e i motivi ben li sai. Spetta a ogni redattore ripescarli, se crede. Io di questo non mi ero accorto, ora l’ho ripescato, ma non trovo alcun riferimento a Mario Dal Pra nel link che indichi, che è quello generico di RP. Quanto alle tue minacce di dire a tutti della mia supposta censura, mi fanno ridere e faranno ridere tutti quelli cui lo dirai.
Dalla homepage del sito di Radio Popolare:
*[25 aprile]
la guerra partigiana
A Nuvole in viaggio abbiamo presentato un inedito di Mario Dal Pra. Ora potete ascoltarlo on line..*
Questo il link preciso:
http://www.radiopopolare.it/comunicati/anno/2009/mese/04/n/829/
A me sembra ridicolo censurare “per default”. Una volta rispettata la Netiquette, non vedo più motivi di censura. E se proprio ritenete che i commenti di qualcuno siano degni di biasimo, perché non li lasciate alla mercé e al libero sguardo/giudizio del pubblico che legge?
sono d’accordo con tash. sembra di vivere ancora nei bei tempi di trent’anni fa. è come se non volessimo accettare che le cose purtroppo (ed è un purtroppo amaro, il mio) sono cambiate.
berlusconi sta prendendo il potere come fanno solitamente i dittatori scaltri e avveduti: con “dolcezza”. è adeguato ai tempi, ma, se lo mettete negli anni 40, troverete la stessa cieca e sorda sete di potere di un idiotissimo mussolini. per non dire di qualcuno di ancora peggiore.
festeggiare il 25 aprile è anacronistico, ma questo io lo dico da almeno vent’anni.
la verità è che la resistenza vera andrebbe fatta su chi è vivo e vegeto, ora. e minaccia la democrazia, anzi se la è già mangiata. ma la sinistra ha davvero voglia di “resistere”?
Franz,
La Sinistra “ufficiale”, l’ex PDS, non solo non ha resistito,
piuttosto ha patteggiato con Berlù, l’ha lasciato salire, vuoi per sciocchezza, incapacità e malaffare.
Vedi intrallazzi di Commisione bicamerale & nessuna legge sul conflitto di interessi.
MarioB.
Ho amato la poesia di Rosaria di Donato, perché fa vivere la figura meravigliosa di Anna Magnani. Ho visto il film Mamma Roma: il personaggio della madre è magnifico, di amore generoso, pieno e anche madre libera poco nella convenzione. La voce dell’attrice è sensuale, piena di esperienza della vita, l’invene di una manera falsa di parlare.
Una voce che non ha paura, che fronteggia il mondo.
Stalker, prima possibile vedo il film.
Penso che sia utile pubblicare pezzi che ci tengano svegli (oggi)…
Tipo questo, di Tashtego:
http://tashtego.splinder.com/post/20309797
Direi che è la sceneggiatura perfetta di un dramma epocale a questo punto. Il titolo potrebbe essere “Cronaca in diretta di un suicidio di massa.” Berlusconi si è preso tutto, la coscienza nazionale, la speranza, le televisioni, i giornali, il potere centrale e sta marciando lancia in resta verso quello locale, ma diamogli anche il 25 aprile.
Quindi, a questo punto, su cosa facciamo la resistenza, che non ho capito? Sul lamento su quanto è cattivo, per esempio?
Io il mio 25 aprile l’ho passato con i miei ragazzi.. ai quali ho chiesto di esse presenti alla lezione di recitazione.. la resistenza e’ un atto quotidiano che non ammette riposo.
sulle gesta di B. in Abruzzo, potete guardarvi questo:
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/04/26/meno-male-che-silvio-ce-abruzzo/
Grazie a Sparz, non lo avevo visto.
Grazie Véronique ! Però anche “Roma città aperta” è indimenticabile.
Un saluto,
Rosaria