Le brioches di Londra
di Marco Rovelli
Un altro resistente schiacciato dalla macina del denaro, un altro respiro che manca. La calca causata dall’incivile pratica poliziesca del cordonamento, un infarto – e ancora una volta in questione è il muro invalicabile del cuore nero del Potere. Ancora una volta, la “rete” dei movimenti contro la fortezza del sistema. Ed è nella rete web che si riescono ad ascoltare i suoni delle strade di Londra,– a cominciare dal nodo londinese di Indymedia (london.indymedia.org.uk), dove ci sono aggiornamenti in tempo reale, e video caricati dai resistenti.
E’ da internet che sono venuto a sapere che nel pomeriggio di mercoledì gli impiegati della City hanno gettato, dalle loro finestre, biglietti da dieci sterline sui manifestanti (secondo un’altra versione, li sventolavano). L’immagine perfetta di un mondo che, nel momento estremo del pericolo, cerca la salvezza nell’oscena esibizione di quella verità negata fino ad ora, celata nelle “spettacolari” alchimie della finanza. Ora che il fantasma è finalmente venuto a galla, affiorato come onda tsunami, ecco che gli stregoni che l’hanno suscitato ne rivendicano fieramente il possesso. C’est la lutte finale, verrebbe da dire – se non fosse che quel demone tiene in pugno ancora, e chissà per quanto, i desideri e le speranze di troppi, disseccati. Quella folla che assedia Londra, allora, che rivendica le strade, che occupa la città e la fa sua, che assalta le banche che non cessano di rapinarla – sono la prova vivente di una resistenza necessaria, quella di una contro-onda, un sommovimento tellurico che faccia cadere ciò che è in alto, nei palazzi della City. Essi sono la presa della coscienza (del) reale sull’incoscienza dell’Immaginario (l’immateriale gioco della Finanza spettacolare).
Che sia l’immagine della loro fine, quella degli immondi uomini della City che lanciano denaro. Che sia l’icona mitica che li accompagni alla tomba, come fu per quella di Maria Antonietta e le brioches.
(pubblicato su l’Unità, 4/4/2009)
@ marco,
ma dov’è finito il tuo post coevo su “American Inferno”? Era interessante la faccenda sulla cittadinanza
Curioso questo ribaltamento di un gesto dei provos, il movimento di provocazione underground nato in Olanda negli anni 60; allora lo fecero per protestare contro il consumismo come moneta del capitalismo, oggi per affermarlo. Lo stesso gesto provocatorio, con motivazioni opposte.
Le brioches di Londra? Il titolo sarebbe perfetto per quelle bisteccone delle londinesi. Di un rought pazzesco. Quando sono ubriache pisciano in piedi. Sollevando a stento la minigonna. Inguinale. A cosce nude – d’inverno – per la strade della City. I maschietti invece sembrano delle signorine. In gessato e cravatta violetta. E quando sono ubriachi sembrano così vulnerabili e sensuali che ci potresti morire.
Che chic sventolare dieci sterline dalla finestra. Col colletto della camicia bianca appena allentato. Qualche banconota sarà caduta dall’ultimo piano in mano ai manifestanti…
Comunque la povera Marie Antoinette non ha mai detto nulla sulle brioches. Anzi sono sicuro che le detestasse. Era comunque una donna di spirito. Forse un tantino acida… Doveva essere così stordita dalla vita di corte che solo la decapitazione avrebbe potuto alleviarle il mal di testa.
“Che sia l’immagine della loro fine, quella degli immondi uomini della City che lanciano denaro. Che sia l’icona mitica che li accompagni alla tomba, come fu per quella di Maria Antonietta e le brioches.”
Ho paura Marco che non siano alla fine, ma a un altro inizio.
Anche peggiore.
@ macondo
Era apparso per sbaglio, in realtà è programmato per domenica prossima…
@ Morgillo
Bella descrizione delle donne-brioche. Quanto a Maria Antonietta hai ragione, che era una affermazione mitica lo avevo scritto anche qui ma poi ho dovuto tagliare per motivi di spazio…
@ Nadia
Non so dire che verrà, adesso. Forse sarà come tu dici (è anche il mio timore), forse no. In ogni caso il mio era un auspicio-preghiera, confidando nel potere performativo della parola…
@ Mauro
Non sapevo di questa genealogia provos, osservazione semioticamente feconda, un segno può sempre avere significati opposti – lo stesso meccanismo simbolico (a rovescio, in quel caso) che avvenne nel caso delle strisce della bandiera USA, originariamente il “tessuto del diavolo” (per la mancanza della figura-sfondo, dunque regno dell’indefinito) che marcava la separatezza dei marginali (le divise dei carcerati) – preso poi come segno della libertà rivendicata, di una risorsa scarsa non condivisa.
@ Rovelli
Grazie per l’apprezzamento e la precisazione.