Prego?

czotki

Preghiera d’inverno occidentale
(da fare, di preferenza, davanti ad una delle tante vergini della neve qui presenti)
di
Francesca di Mattia Bikbova

Santa Vergine, la neve in Russia è fatta di merda (ripetere dieci volte coi polpastrelli sui grani del rosario). Io ho fede, e sono certa che caschi dal cielo già così, impregnata di vomito di pomodoro e petali appassiti di tulipani rossi, bottiglie frantumate, guanti spaccati a metà, piscio di cane, mozziconi di sigarette, sangue di mestruo e di coltello, preservativi di sperma congelato, sputi di vodka inacidita e tutta la merda che gli animali e gli esseri umani hanno gentilmente depositato in autunno. Succede questo: che in Russia la neve viene fabbricata con gli avanzi della stagione precedente. Qualcuno la prende in blocco, tutta questa spazzatura, nelle notti di novembre, e la porta in cielo a purificarsi tra i canti degli angeli e dei serafini.

Poi, quando è il momento, quando è la stagione della neve, allora vuol dire che è la stagione della merda, ed eccola che scende, scende a fiocchi fiocchetti fiotti proiettilini cadaverini, ma gli abitanti di qui pensano che sia neve candida, come la loro, e invece è candida merda, miracolata nelle altezze celesti. Il bianco è un dettaglio, non è che una maschera da quattro soldi per abbellire i bouquet floreali, accarezzare in curva i campanili, riempire le palle di vetro, gli schermi televisivi, i cervelli e i cuori che si accontentano di illusioni facili. E i canali trasportano merda, fino a quando la merda diventa ghiacchio e resta increspata nelle linee dure del silenzio. Quando la merda si scioglie, l’uomo va a pescare quello che gli serve e ci si fa un intero guardaroba. Nella merda ha trovato un abito da sposa, e sua figlia per il matrimonio era vestita di merda, vestita di neve, come certe madonne, e lui sembrava un cavaliere della luce innalzato alle glorie del firmamento. Io penso che in Russia lo sanno, che la loro è una neve di merda. E questa neve, mi dico, è una neve benedetta, non perché è stata in cielo tra i canti degli angeli e dei serafini, ma perché è riuscita a salirci, lassù. Quale merda in Occidente potrebbe aspirare a tanto? A farsi prendere così, di soppiatto, da alcuni spazzini pazzi che spazzano apposta a destra e a manca, che la selezionano con cura e solida follia e si dannano per trasportarla sulla sommità delle cime? A divenire neve, neve simbolo di innocenza, grazia e redenzione? La nostra anima non secerne merda tanto buona da essere trasformata in neve, questa è la verità. E questo è quanto ho da dire, oggi che sta venendo giù una neve qualunque, una neve vuota, immacolata, peggiore della finta neve, senza spirito di carne, di vino, d’umorismo, di disperazione. Mediocre come tutte le parole mediocri che escono dalle nostre bocche arse, incapaci di pregare “dacci oggi la nostra merda quotidiana”. E così sia, e così è e sarà – ma non dovrebbe essere – nei secoli dei secoli. Amen.

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6 Commenti

  1. Secondo me, più che indirizzarla alla vergine della neve, questa preghiera è più efficace se indirizzata a una delle tante icone di Putin. Vedrai quanta più neve escrementizia pioverà dsl cielo.

  2. e mi piace si, la Francesca di Mattia Bikbova,
    scrittrice pellegrina <, che non conoscevo.
    (si dice, ma è un fatto dimostrabile, che Torino, mia città natale, in alcune zone assomigli a San Pietroburgo e che sia amata dai registi russi per questo)
    un saluto
    paola

  3. Una scrittura che mi piace, tenendo la faccia contro il cielo di neve, volteggia la merda di neve. La mia illusione di innocenza scivola.
    E’ un testo sporco, puro.

  4. una scrittura così è da tanto che la cercavo!
    un testo che non si spiega ma che dice tutto, forte come una palla di neve, in faccia, e prezioso, artificiale, artefatto come una palla di neve, di vetro.
    complimenti.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
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Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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