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Visionari – Professor Bad Trip, Gianluca Sbrana

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di Marco Rovelli

 

Gianluca Lerici, in arte Professor Bad Trip, è stato un grandissimo artista dell’underground nel campo dell’illustrazione. Pittura acrilica su tela (la maggior parte della sua produzione), disegno a china o fumetto, cartoncino o metallo – nulla restava immune dal suo genio creativo, dalla sua “arte mutante”. Ha traversato psichedelia, punk e cybercultura, si è ispirato a Burroughs (una delle sue opere più conosciute è il Pasto Nudo) e Ballard, così come a Robert Crumb, dando vita a una sua cifra personalissima, mettendo in scena creature dickiane, mostri spaziali, vulcani in eruzione, fabbriche inquinanti e disastri (i libri della sua arte e dei suoi fumetti sono pubblicati da Shake edizioni). Bad Trip è morto nel 2006, e adesso sul web sta girando una petizione, promossa da Gomma Guarneri e da Andrea Campanella, che chiede che gli venga dedicata una sala del CaMec, il Museo di Arte Contemporanea della sua città, La Spezia. La petizione può essere firmata qui: www.firmiamo.it/diamounacasaalgeniodelprofbadtrip.

In una città vicina, Massa, abita un altro artista visionario, Gianluca Sbrana. Il suo sito (www.sbrana.org) squaderna le sue visioni. Gianluca Sbrana crea universi paralleli, popolati da figure fantastiche – strani, perturbanti accostamenti e bricolage figurali. E’ la disposizione allo stupore, la cifra. Così, occorre lasciarsi stupire dal “paese all’ora di cena”, con le sue molte “aperture” – le finestre accese o le molte lune in cielo che siano; dalla “casa sulla foce”, blu come un varco a un giardino segreto e subacqueo; dallo “scarecrow”, spaventapasseri in postura sacrificale in un cantuccio oscuro, azzannato dai cani. E poi le cifre più specificamente fumettistiche, che ricordano da vicino la “lowbrow art” americana: definita anche – e il termine mi pare molto adeguato alle opere di Sbrana – “Pop surrealism”. E poi le sculture, o le installazioni luminose: anche quelle, decisamente, surrealismo pop.

(Pubblicato su l’Unità, 14/3/2009)

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21 Commenti

  1. Sono d’accordo sulla grandezza di Professor Bad Trip e firmo la petizione. Invece non si apre il link relativo al sito di Gianluca Sbrana

  2. Io invece non riesco ad aprire il link per firmare la petizione – in favore di Gianluca Lerici. E vorrei magari invitare altri a firmarla; perchè credo che l’opera pop-underground del prof meriti uno spazio pubblico e che anche il museo ne guadagni.
    franz krauspnhaar “surrealismo in catena di montaggio”?
    lucio

  3. franz ha ragione … surrealismo in catena di montaggio dice perfettamente lo stile di una pittura fra Ernst, Savinio, Tim Burton e i cartoni gotici che vede mio figlio di sei anni… ho molte perplessità sull’idea di aver pubblicato su l’unità questo accorato appello

  4. Mi pare che Franz con quella definizione si riferisse alla “pop art” – e su questo non mi trovo granché d’accordo, visto che il surrealismo lavora su materiale onirico e la pop art sul feticcio merce. Ma è vero che poi ci sono metodi di composizione contigui.
    Quanto alla pubblicazione sull’Unità, non capisco le perplessità.

  5. sai … ho un’idea romantica del l’unità… forse penso che fra quelle pagine debba passarci materiale più alto. Non volevo essere cattivo, ma forse lo sono lo stesso… ho visto le immagini che non mi convincono. Molte opere, se non tutte, mi sembrano un’esercitazione da illustratore estremo, come in un cartone un po’ colto e per adulti… la piacevolezza sottolineata e così onirica mi pare che strizzi l’occhio all’acquirente da galleria d’arte contemporanea che commenta dicendo “particolare!”. Non c’è ironia, non mi sembrano autentiche

  6. Per carità, nulla da dire sull’esser cattivo, più che legittimo esserlo, non capivo davvero il senso della tua affermazione, adesso l’ho capito, ma solo in parte: ti riferisci a Bad Trip o a Gianluca Sbrana o a tutti e due?

  7. A me pare invece che le sue opere siano davvero colme di ironia, non saprei leggerle altrimenti. Il suo assemblage mette insieme materiali alti e materiali bassi, e gioca con la dimensione del sacro con spirito da infante (nel senso pieno e vero del termine). Curioso poi che tu parli di piacevolezza, proprio ieri qualcuno a cui ho fatto vedere il sito mi ha detto di essere colpito favorevolmente, e “disturbato”, nel senso dell’affiorare perturbante di immagini – insomma, tutto il contrario della tua percezione. Ma ovviamente questo sta nel normale gioco della ricezione delle opere d’arte, credo. (La controprova, del resto, è proprio che nessuno dei galleristi di arte contemporanea – quelli che appunto fanno della piacevolezza un must – ha mai dato spazio a Sbrana: che invece – il gioco di parole non è voluto – farà una mostra ad aprile a Milano nella galleria di Giacomo Spazio, un altro eterodosso).

  8. rivedo con estremo piacere i miei giudizi e seguirò da internet la mostra… per quanto riguarda la piacevolezza mi riferivo più all’aspetto prettamente che alla selezione di immagini perturbanti… e comunque viva gli eterodossi sempre

  9. Ora si può firmare. Anche se non sarà decisiva per il museo (pretende il cartaceo) firmare una petizione e ricordarne l’opera è il minimo dovuto al nostro Haring allucinato. E almeno su questo, complimenti a L’Unità.
    Vito, azzardo : “illustratore estremo di cartoni colti per adulti” Clerici lo avrebbe rifiutato come complimento.
    Quanto a Sbrana, in effetti nei quadri sembra curare “piacevolmente” l’aspetto formale dei paesaggi; abitati però da personaggi/figure che possono risultare perturbanti.
    W l’arte e il Prof Bad Trip.
    lucio

  10. Se ci esprimiamo sempre allungando la mano sul manuale cencelli della pittura non possiamo discutere. Surrealismo in catena di montaggio: Andy Warhol questo faceva, ha replicato all’infinito una latta di minestra avvolta nell’infinito.

    Se parlate di Max Ernst, per favore, inginochiatevi e pregate. Il surrealismo dei post surrealisti è cosa penosa, francamente, se messa a confronto con le opere del genio tedesco. O del suo maestro De Chirico.

  11. Sulla grandezza di Ernst sono d’accordo (mentre a De Chirico preferisco il grandissimo fratello eteronimo Savinio).
    Ma ribadisco che il tipo di lavoro – materiale onirico vs. materiale mercantile – non è affatto indifferente, laddove invece, formalmente, c’è una continuità.

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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