Cose che dovete fare se volete essere recensiti (positivamente) da Emanuele Trevi su Alias

alias

di Gianni Biondillo

1. Non scrivete un giallo.
2. Se proprio lo avete fatto, scrivete sulla quarta di copertina che è “molto più di un giallo”.
3. Nel caso sia inequivocabilmente e noiosamente un giallo, sulla bandella fate riferimento ai precedenti illustri di Carlo Emilio Gadda e di Fiedrich Dürrenmatt.
4. Scrivete un anti-romanzo.
5. Se non sapete cosa sia un anti-romanzo, fate delle lunge digressioni a caso, scombinate un po’ i caratteri tipografici nei vari capitoli, scrivere un testo sterminato, aggiungete grafici, mettete flussi di coscienza, parole a caso, citazioni, note a pie’ di pagina, elenchi della spesa, massacrate la trama, fate parlare tutti i personaggi con la stessa inverosimile lingua, immaginatevi una struttura portante fittizia dove buttarci dentro tutto questo ciarpame: la struttura è tutto (ad es: il numero dei capitoli deve essere “tondo”: 1000 capitoli, 666 capitoli, etc.). Dite che ogni capitolo corrisponde a una serie di costellazioni visibili solo nell’emisfero boreale, o che la scansione è data dalla sucessione di Fibonacci, che i nomi dei personaggi corrispondono alle vie del tuttocittà del quartiere dove vivete voi, etc.
6. Se in ogni caso avete scritto proprio un romanzo non chiamatelo così. Chiamatelo: opera-mondo (nota: opera-mondo funziona anche coll’antiromanzo. E a pensarci bene anche col giallo. Va bene sempre. Non dite mai, però: opera-provincia, non funziona).
7. Non chiamatelo mai: oggetto narrativo non identificato.
8. Non intitolatelo: Sodoma.
9. Mettete nel titolo, da qualche parte, la parola contro (es: Contro l’agricoltura) oppure usate una parola desueta o specialistica (es: Catacresi). Non usate parole in inglese (es: New Italian Epic)
10. Scrivete con un io narrante, e al presente storico. Mai la terza persona singolare, mai il passato remoto. Meglio, allora, il tu narrante e il futuro semplice! In questo caso siete polemicamente antiromanzeschi. E ciò è bene.
11. Il protagonista del vostro romanzo (ops… della vostra opera-mondo) ha il vostro stesso nome, la vostra età, i vostri gusti e abitudini. Ma non siete voi. È un personaggio identico a voi, ma voi dovete dichiarate, ammiccanti, di non esserlo davvero. Usate nella bandella l’espressione: mise en abyme (buono anche come titolo del libro). Non usate autofiction ormai abusato (e poi è in inglese, vedi punto 9).
12. Fate fare al vostro personaggio cose repellenti o esagerate. Fatelo inculare da una mandria di cavalli, tradire la moglie migliaia di volte, imbottirsi di eroina, scopare centinaia di ammiratrici, leggere l’opera omnia della Mazzantini. Lasciate nel dubbio il lettore se lo avete fatto davvero o se lo avete solo immaginato. Se siete un dio o un nerd.
13. Rigettate il realismo come fosse la peste bubbonica. Fate parlare i televisori, suicidare le sveglie, incontrare gli alieni, etc.
14. Scrivete interi capitoli con accostamento di frasi brevissime: soggetto verbo predicato. Chiamate tutto questo Paratassi (ottimo titolo per il romanzo, anzi per l’anti… uff. avete capito…). Poi interi capitoli fatti di subordinate e di digressioni ipotattiche senza punteggiatura, senza maiuscole, senza senso.
15. Aprite tutti i paragrafi con un ottonario palindromo.
16. Uno dei protagonisti è un laureato in filosofia che ora fa il precario in un call-center e progetta di fare un attentato a Berlusconi. È un telecineta che fa levitare gli oggetti che ama. Descrivete la sua notte infuocata con una segreteria telefonica che, volando grazie alla forza del pensiero, lo deflora fino a sfinirlo. Non dimenticate di descrivere l’orifizio violato e di usare in abbondanza la parola merda.
17. Usate, da qualche parte, anche la parola sperma.
18. Usate, da qualche parte, anche la parola truismo.
19. Paratattica o ipotattica che sia la vostra frase, non andate mai a capo. Vietatissimo. Dovete produrre infinite pagine fatte di sucessioni di parole solide come muri. Colonne d’inchiostro ostiche anche solo a guardarle. Riempite i margini fino allo spasimo, irreggimentate tutto. Fate fare fatica al vostro lettore, fatevi odiare.
20. Scrivete un libro lungo 1234 pagine in corpo 8, oppure lungo 59 pagine in corpo 15.
21. Eliminate completamente le virgolette per i dialoghi. Quando i personaggi parlano mettete il maiuscolo. Es: Non più:
Tremo nel nulla: “Ciao” le dico “dispero, acrimonioso, la nostra diegetica equinoziale” ciò mentre la masturbo con una spranga di lattice.
E lei esorbita, troiesca: “defechi nequizie!”
MA
Tremo nel nulla. Ciao, le dico, Dispero, acrimonioso, la nostra diegetica equinoziale. Ciò mentre la masturbo con una spranga di lattice. E lei esorbita, troiesca, Defechi nequizie!
22. Programmate tre volumi della vostra opera-mondo, ma non chiamateli sequel. Meglio Cantiche.
23. Uno dei vostri personaggi si masturba leggendo Horcynus Orca tradotto in danese e parla nei sogni con Carmelo Bene. Che gli risponde.
24. Vivete a Roma. Oppure volete viverci, oppure la frequentate o la frequenterete. Ovviamente odiate i salotti romani. Tutti i vostri “amici della domenica” odiano i salotti romani.
25. Pubblicate per una piccola casa editrice. Meglio se di Roma. Meglio se Minimum fax.

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128 Commenti

  1. domanda-postilla punti 9 e 11.
    se io specifico “Autofiction est un néologisme créé en 1977 par Serge Doubrovsky, critique littéraire et romancier” [come da wikipedia], posso usare autofiction come titolo? o comunque non va bene?
    eh? eh? eh? eh? eh? eh? eh?

    postilla alla domanda-postilla punti 9 e 11.
    wikipedia è un riferimento affidabile? e citare critici, commen(d)tatori, romanzieri et alii con sonorità est europa come doubrovsky mi permette comunque di essere AUTENTICA?

    scusate l’approssimazione, ma sono capitolina da troppo poco.
    però ho sempre avuto grande passione per le oche.

    ;-)

  2. punto 23.
    scusa Jean ma quella è la mia storia! come la mettiamo ora?
    effeffe (da, pensées de la main gauche)

  3. Cadrei in contraddizione. perché sarebbe realistico. Onde per cui c’è solo una soluzione: tu non sei reale!

  4. quindi tu vuoi farmi credere che non solo esiste ancora il manifesto, ma anche alias?!… assurdo…

  5. punto 3-14: sono in contraddizione, perché se Gadda è un’autorità (e per me lo è, ma nel senso che amo la sua scrittura) non si può pretendere che uno scritto sia composto da frasi brevi (soggetto verbo predicato). Oppure nel caso del (finto) giallo il punto 14 non conta? :)

  6. Punto 15: consiglio il grazioso obi calle d’ella cibo come tipico ottonario palindromo con cui iniziare il capitolo in cui si parla della deuteragonista che si nutre solo di calle comperate all’obi. Altri ottonari palindromi forniti a richiesta, prezzi esosi.

  7. Mi pare la descrizione dell’ultimo libro di Genna! Tra l’altro l’editore è proprio minimum fax. Per Trevi Genna è uno scrittore dadaista. Allora anche Wu Ming 1. Non progetti quell’opera, Wu Ming 1: ho usato un vocativo o un esortativo impersonale con abbassamento per virgola? I post di Biondillo sono deiettivi: piacerà a Trevi?
    CB

  8. Se i punti necessari sono quelli citati mi sa che Trevi recensisce positivamente non più di un libro al decennio. Ovviamente tra quelli pubblicati su Minimum Fax. E stroncherebbe Saramago che non usa MAI le virgolette nei dialoghi e i cui romanzi sono un blocco unico di scrittura.

  9. Forse mi sfuggono alcuni riferimenti cifrati, comprensibili solo ad una cerchia ristretta… In ogni caso, non so se tutto questo voleva essere divertente.
    Condivido le posizioni di Mozzi e Arminio.

  10. Sembra che ce l’abbia con Genna. Ma non era uno della NIE pure lui? Non ci capisco più niente. Meglio virare su youtube e guardarsi spezzoni dei film di Straub-Huillet fuori orario da Fuori Orario.

  11. Mmmmh… Gianni, ti vedo in forma. Un chiarimento sul punto 6: ma se scrivo *un’opera-tinello* (giusto per cominciare in modo graduale) che succede? La mia produzione viene inserita nella categoria ombelicale/minimalista e quindi inevitabilmente demodé? ;-((

  12. Il primo a prendersi in giro è Biondillo stesso, vedi il punto 13 (e non solo).
    Biondillo si dimostra come sempre uno degli scrittori più versatili e bravi su questi lidi. Chissà se qualcuno se ne accorgerà mai per davvero.

  13. Oh mio D-o, non ho capito niente ma tutto ciò è bellissimo.
    Posso proseguire?

    1976 – Se sei ad un punto morto non ti preoccupare. Ripeti diverse volte ” Anche Chandler è morto ad un certo punto.” Poi, per decidere, fai fare le primarie ai tuoi personaggi.

    1977 – Se lo stesso punto morto è a pagina 1, è tempo che tu ti riveda Shining.

    1984 – Butta lì ogni tanto un riferimento a Bruse Springstin che va sempre bene.

    P.S
    A proposito, Gianni, è da tanto tempo che te lo volevo dire : la lingua alb*nese che ogni tanto usi lascia molto a desiderare.

  14. A me sembra un pezzo di cosiddetta “satira preventiva”, e in questo è divertente, senza per questo mancare di rispetto a Trevi. Così la vedo io, che sarei il primo a ridere, se ne fossi l’oggetto…

  15. Gianni, ieri commentavo, ascoltando le ragioni per cui donna Letizia M. ha cacciato Sgarbi, che se io fossi un sindaco qualunque a Milano al posto che fu di Daverio chiamerei te. Senza se e senza ma. Adesso sono incerto se darti l’assessorato alla cultura o quello alla buona vita con delega al buonumore.
    (porca zozza, la mia prossima cosa esce con Minimum Fax. O con Derive e Approdi, dipende da chi arriva primo in tipografia. Entrambe di Roma: dici che ci ho speranza?)

  16. La linea di discussione – autori > Wu Ming > Trevi > Biondillo & Wu Ming again – mostra a mio parere un difetto costituivo di quel genere letterario che è la discussione sulla critica. Il pezzo che state leggendo, del resto, patisce lo stesso difetto. Questo difetto è il desiderio di avere ragione inglobando la dialettica che c’è nell’altrui discorso.
    Quest’inglobamento può essere un tentativo di teorizzazione complessiva (come fa Wu Ming con NIE), un idiosincratico sguardo pamplhlettistico morale (Trevi), una rifinita presa per il culo (Biondillo, ivi), un tentativo di disamina e destrutturazione delle retoriche polemiche (Wu Ming 1 su Carmilla).
    Quale è il difetto che palesano tutti questi interventi? Secondo me la mancanza del dubbio di essere dalla parte del torto. E’ difficile ammettere che si è alle volte intelligenti a volte stupidi, che si scrivono pagine acute e altre dementi, ma soprattutto è difficile sviluppare questo dubbio quando è qualcun altro che lo insinua. L’umiltà che deriva dall’umiliazione, per dire, è molto più reale che quella che arriva dalla modestia.
    La legittimazione che Wu Ming ha fatto con NIE del suo progetto culturale e letterario avrebbe come contropartita necessaria, a mio parere, l’umiltà di dare ragione a chi si discosta da quest’interpretazione della contemporaneità letteraria. Dovrebbe provare a non inglobare (calamitare ciò che si presta alla vicinanza di intenti e di esiti; liquidare anche in modo articolato ciò che confligge con la propria prospettiva).
    Del resto è molto facile che il nostro narcisismo, l’apprezzamento per la propria intelligenza, ci sembri stemperato e non moltiplicato dal fatto di essere in un luogo comune, che sia Wu Ming, Alias, Nazione Indiana, o questo spazio per i commenti.

  17. Ciò che scrive Mauro Baldrati è rivelatore: “Sarei il primo a ridere, se ne fossi l’oggetto”. In altre parole, Mauro Baldrati dice che questo è un pezzo del tutto inoffensivo, niente pioù che una presa per il culo tra amici.

    E io che lo avevo scambiato per un pezzo di critica, volto a mettere a nudo e alla berlina i comportamenti corporativi e collusivi all’interno del campo letterario. Si tratta invece (se capisco bene ciò che scrive Franz Krauspenhaar) di una celebrazione di tali comportamenti.

    Evidentemente, non sono abbastanza addentro al mondo delle lettere. Tutto mi sfugge…

  18. verso la riscoperta dell’oggetto narrativo identificato. Cosa fare?

    “Abbatterlo.”

    oh san benedetto croce, aiutaci tu

  19. pur inchinandomi, scappellandomi anzi all’humour di biondillo, credo che seguendo i 25 punti potrebbe venire un ottimo libro che trevi farebbe benissimo a recensire. facendo il contrario, invece,si realizza un prodotto tecnicamente eccellente, commestibile ed anche intelligente, ma mai quanto Amici della defilippi, il tg4 o il programmma del PD, di cui c’è anche bisogno, ma non PRIORITARIAMENTE. se poi vi piacciono gli effetti SUL MONDO e l’aumento del pil (e appeal) letterario dell’eccellente capacità realizzativa che impera dovunque, contenti voi. io credo che ORA ci sia urgenza di gente che elabora e sperimenta nuove ragioni e nuovi sentimenti, che apra la porta con i piedi o uno scatto di neurotrasmettitori, che abbia uno sguardo che arriva, non all’oggetto e al feticcio delle cose, ma alla loro sostanza e alla sostanza della sostanza – che sbatta sui loro limiti inconcludentemente e eccessivamente… solo così si può vincere, cambiando gioco, anzi giocando il gioco in cui sta il gioco

  20. @Giulio Mozzi

    Ho sempre pensato che vi siano dei fili (spesso sottili) conduttori tra posizioni – anzi, dico meglio: tra atteggiamenti – diversi; così, attraverso la satira si possono dire più cose che in un saggio lungo ed elaborato; così, pur continuando ad avere un sentimento rispettoso verso taluni, si può usare una presa per il culo che non sottrae senso di amicizia, pur mettendo in ridicolo certi aspetti della vittima. Così almeno la vedo io, io che non ho idea se Biondillo sia amico o “nemico” di Trevi, io che mi baso unicamente sulle sensazione che mi ha provocato leggere questo scritto paradossale; e non lo vedo neanche come un riferimento a un campo letterario generalista, ma proprio come una presa per il culo personalizzata; e anche per questo, se fossi in Trevi, mi divertirei leggendolo.

    Ma può darsi che le intenzioni di Gianni siano invece altre, perché leggo ora, prima di fare l’incolla da word di questo commento, che si dice d’accordo con te, cioè che è “un pezzo di critica, volto a mettere a nudo e alla berlina i comportamenti corporativi e collusivi all’interno del campo letterario.”

  21. Un’interpretazione esoterica: “la letteratura è l’abilità di farsi degli amici per mezzo di un testo scritto” (per gli argomenti a favore di questa tesi molto seria rimando alla discussione Nella Stanza separata)
    P.S. Quanto meno il NIE ha rimescolato le “comitive”: chi andrà a bere la birra con chi e chi no?

  22. sssss!…. Che nessuno ci senta!…. Lo dico piano a voi, perché, in fondo siete miei amici, non è vero? Tutti miei buoni amici ? (pausa) Se c’è qualcuno, al quale io sia antipatico… non abbia paura; lo dica pure… smetto subito, e me ne vado… (pausa). Tutti zitti?… Dunque tutti amici… dunque simpatico a tutti!. (pausa) Grazie! … Grazie del coraggio che mi date per dirvi che… (pausa) nel prossimo commento Gianni Biondillo dirà d’esser d’accordo con se stesso!.

    se sapeste…. Zitti per carità!…

  23. Quale torto? Biondillo ha perfettamente ragione e traccia una perfetta parodia critica di un certo modo di far letteratura in Italia, che strizza l’occhio ai potenti del mercato editoriale, fingendo di essere, al contrario, critico verso di esso.

    Tuttavia non basta la critica. La parodia e la critica che ne deriva è un testo parassita di un altro testo che si sta parodiando. Servirebbe oltre ad esso (pars destruens) un altro testo (pars construens) completamente autonomo e che faccia proprie all’interno del proprio stile e della propria poetica, siffatte critiche in negativo, volgendole positivamente.

    E questo è il difficile. Scrivere un romanzo che sia davvero all’altezza e con esso rispondere a qualsiasi antiromanzo che si pretenda tale. Con la buona pace di Trevi…

    Detto ciò: ottimo pezzo davvero, Biondillo!

  24. Potrebbe diventare un nuovo piccolo cult per post-radical-chic.
    Aria fritta per palati fini, ovviamente in 25 punti.
    Mhmmm! Moresco, dove sei?

  25. Ho una pessima opinione di me stesso.
    “Io so di non sapere, mica come quello snob di Socrate.”

  26. spero che nessuno degli autori che traduco si metta in testa niente del genere, o lo strozzo con le mie mani. la deflorazione a opera della segreteria telefonica però meriterebbe almeno un cortometraggio…

  27. Misericordia! Sior Biondillo, era lì lì per dirlo… Non si sgomenti per l’avvenire!…E’ ancor giovine!… E’ quistione di tempo!… Si sforzi… Debolezza!… Debolezza… Nient’altro che debolezza!…. vedrà!… Ferro, arsenico, olio di fegato di merluzzo… passeggiate e… doccia! Quistioni di nervi!… Vedrà!… In poco tempo non si potrà più tenere e dirà… “sono d’accordo con me stesso”.

  28. io biondillo lo trovo sempre divertente e in questo caso anche confortante. pensate agli scrittori snobbati da trevi -io ne conosco uno e ancor non si è ripreso- tutti lì a riscrivere romanzi secondo le biondillo-dritte… secondo me funziona :-)

  29. sior antonella, sino a jeri, a stamane… che dico… a questo pomeriggio… ho creduto l’amore una dolce chimera, ma dopo il suo commento, oh che minuti, che brividi per tutta le ossa.

    sior Biondillo, ci vuol pazienza. Vossignoria non ne par persuasa. Piccole stazioni… passi lenti… ma arriveremo, dopo not, arriveremo… diamine… a dire… sssssssssss!

  30. sto per attaccare con le note sul Camp. tutto quello che Sontag avrebbe potuto dire sui 25 punti. Biondillo feat Sontag e viceversa.

  31. biondillo dice che sa di non sapere, ma sa anche che la frase è di socrate, che sono già 2 cose… sa dunque una cosa sbagliata, perchè non sa di sapere, e non sa nemmeno di non sapere.
    biondillo sa solo scrivere romanzi, e questo è il problema

  32. .. io sono d’accordo con tutti. Ma c’è un punto proprio impossibile, il 23: non esiste la traduzione danese di Horcynus Orca.. ;) anche se in effetti, nella finzione dell’opera-mondo, un personaggio…
    Anyway (ops!): assolutamente imprescindibile la spranga di lattice. Altro che la segreteria.

  33. Liviobo non sa che la frase fra virgolette non è di Biondillo, che non sa chi è Socrate, perché scrive romanzi, mica è un critico.

  34. e biondillo pensa che è importante, saper scrivere romanzi? liviobo pensa che guerra e pace è un incidente di percorso nella vita di tolstoy (e magari perciò non era malaccio). e poi lui sì che è uno che davvero non sa un cazzo, non sapeva nemmeno di chi era quella frase che tutti sanno che è di groucho marx (questa la butta lì…indulge alla curiosità)

  35. Un caro amico poeta, mi racconta sempre (ormai è un po’ sclerotico) che da ragazzino si chiudeva nel cesso (che a quei tempi era sempre adiacente alla casa, perché costruito in seguito) e si masturbava leggendo l’Aminta del Tasso. Sogno un’opera-mondo dal titolo ‘Quel gran casino di via Pannisperma’, opera che spazzi via definitivamente le scritture asfittiche (soggetto-predicato-complemento) che ormai ci ammorbano da un abbondante trentennio…l’opera-mondo indaga sulla prematura scomparsa (omicidio? suicidio?) di Erri De Luca, principe della paratassi che visse l’angoscia di nonriuscire a scrivere un romanzo

  36. Sior Biondillo, non posso credere che lei romanziere-quartierequartoggiaroviantoniod’orrico non conosca Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, meglio noto come Sócrates, soprannominato anche “Il tacco di Dio” oppure soprannominato “Il dottore”, laureato in medicina e gran fumatore… sic

  37. ma dai, gianni, è una cazzata. ma come si fa a dare addosso cosìa emanuele per un suo articolo. non fa ridere, è una cazzata, mi dispiace. (non ho letto i numerosi commenti, sono passato subito a dirti questo dop avere lett il tuo). con amicizia. ciao, beppe

  38. preciso fuori dallo scherzo (se possibile) che io trovo il pezzo di biondillo esilarante….e anche corretto…credo che trevi non solo ci abbia riso ma se ne sia anche compiaciuto… per me il problema è altro

  39. jojn littleblond
    sono ancora più estasiato per il tuo pezzo. sono solo d’accordo con me, ovviamente, mi piace più di prima. è bello vedere sottolineati i vizi della “critica” letteraria italiana, a prescindere da trevi, che non devo difendere ovviamente, e che ha scrtitto anche un libro che ho letto e che mi ha deluso (in certi momenti era perfino sciatto). dentro quei punti c’è un quadro

  40. Biondillo secondo me è un magnifico sdrammatizzatore ( ma si può dire?).
    Poi, cosa pensi veramente, se lo tiene (quasi) sempre per se. E non è una cattiva cosa.

  41. Buongiorno ai più. Mi chiamo Gioacchino Pastrufazio Castanillo. Sono biscugino di Gianno Biondillo. Durante una seduta medianica il bisavolo di Gianni Biondillo – Ugoccione Galeazzo Morillo – tutto preoccupato mi ha riferito di questo post. Allora mi sono precipitato qui per domandare al mio biscugino: per quale ragione, Gianni, hai scritto questo invettiva ad personam? Cioè, ma perché? Ce lo puoi dire? Uguccione Galeazzo è assasi, e dico assai, preoccupato.

  42. Ma Biondillo non vorrà mica tutti i recensori per sé e per i suoi lìbbri? Sarebbe un incubo! Non trovate?

  43. Credo che la chiave di lettura di questo pezzo sia in uno dei tag: “carnevale”. Ci avete fatto caso?
    Siamo nella settimana di carnevale e Biondillo sembra voler fare una operazione di anarchia carnacialesca, giocare sui nostri pregiudizi, da vero giullare. Lessi tempo addietro una sua passione per Fo, e qui la vedo, la capisco. C’è una esagerazione popolaresca, un po’ qualunquistica, ma ben ponderata, da scrittore scrittore. Come ogni cosa eccessiva se fa ridere alcuni -a me da morire- fa irritare altri: dipende dalle attitudini di ognuno e da come ci si pone di fronte al pezzo che è come uno specchio deformante per l’interlocutore. Quello che ci vede, per quanto sgorbiato, è se stesso.
    Sulla battuta in questione non credo sia G. Marx. Mi occupo da un po’ di anni di comicità, ho letto molto di G.M. e quella battuta proprio non la ricordo. Ma non so di chi sia.

  44. Litania…

    Finto prete: siq e tre ot, siq e tre ot, pasò i mascheeer
    Finti preganti: se ‘nculeeeeeeee
    Finto prete: nel primo mistero doloroso si contempla la caduta del Cristo dalla croce
    Finti preganti: e le pie donne che mormovano, ostiò che pacò

    Prosegue dopo qualche bicchiere di rosso…….

    Blackjack.

  45. concordo in parte con antonio p… il registro, la chiave musicale del testo è oggettivamente comica…nel testo non è stata immessa acrimonia e dunque non va letta… chi non coglie ciò, non accede al livello comico che ingloba quello polemico, fa una lettura limitata…esattamente quello, peraltro, che fanno biondillo coi suoi bei congegni, i wu ming che vogliono creare una nuova epica più nuova e più epica delle precedenti (ci riesce forse, senza volerlo, blob) e tutti i rappresentanti di quella scrittura che io chiamo tecnica…state tutti all’interno, non dico della letteratura, non dico del post-moderno, ma addirittura del romanzo.. state infine tutti troppo nella psiche… che ci fate in quel posto? è un posto in cui ormai non si fa nulla di buono… nulla che serve, e nemmeno nulla che non serve, fate le gare, le gare di conformità al canone… quando io e l’arminio facciamo questi discorsi a qualche tavolata, ci danno dei pazzi…ma è molto triste che questo accada anche fra chi legge, e prevalentemente su NI…la dico la parola, anche se patetica: ci vuole il senso dell’infinito, altro che tecnica…

  46. Sono d’accordo con Sebaste e Krauspenhaar. Questo post è proprio una cazzatella, anche se copre di ridicolo con una cattiveria di cui non lo facevo capace l’ultimo romanzo (barrato? non identificato?) di Genna che a me non è proprio piaciuto.
    Speriamo che il vulcanico genna non ci si incazzi, poverino: aveva appena scritto un pezzo sul manifesto in cui metteva Biondillo vicino a Ellroy, a Izzo e altri papaveri del genere e Gianni gli rifila quest’entrata a gamba tesa…

  47. La mia opera mondo che vibra nell’angolo segreto dell’hard disk raggiunge 19 punti su 25. Spedisco a minumumfaxroma?

  48. Ora che ci avviamo verso la quaresima mi presento qui coll’abito serioso del penitente. Questa serie di commenti sono stati davvero istruttivi, per me. Grazie. Davvero ognuno ha visto e letto quello che voleva; Antonio P. ha snasato per bene la questione.
    Genna, caro Adriano, non so se ha letto, ma sono certo che si sarà divertito. Come so per certo che lo ha fatto Trevi, il quale ringrazio per la sua signorilità e senso dell’umorismo.
    Avete presente il Fuffas di Crozza? Per un architetto come me quello che dice è una serie infinita di luoghi comuni. Eppure a me fa ridere. E se mi fa ridere qualcosa mi tocca, mi fa risuonare, anche se non so razionalmente cos’è. E’ questo che mi interessa. Poi, ovvio, non tutti ridiamo delle stesse cose. E non tutti veniamo toccati dalle stesse cose.
    Per Antonio P. e Liviobo: la battuta in questione è di Carlo Tullio Altan.
    Sebastian: spedisci. Assolutamente!

  49. In altre parole, Gianni: “io scrivo per ridere, non prendetemi mica sul serio, poi dietro la risata c’è anche un pensiero più profondo ed elevato ma (come dice Old critics) sssss! Nn ditelo a nessuno che io non me ne voglio prendere la responsabilità anzi: se ce lo trovate, beh, è un problema vostro”.

    Boh, io continuo a dar ragione a beppe e franz.

  50. Non capisco. A un certo punto dice:
    “Non chiamatelo mai: oggetto narrativo non identificato.”

    Come dire, se volete essere recensiti bene da Trevi *non fate* come WuMing1.

    Poi dice: Rigettate il realismo come fosse la peste bubbonica. Fate parlare i televisori.
    Come dire, se volete essere recensiti bene da Trevi *fate* come WuMing1.

    Allora qual è la logica di questo pezzo, che Trevi ha dei tic anti (per esempio) WuMing1?
    Oppure che Trevi ha dei tic (per esempio) pro WuMing1?
    O vuole dire semplicemente che Trevi ha dei tic?

    Comunque sia mi sembra un pezzo così inutile: solo ‘quelli del giro’ possono capire la presa in giro.

  51. Biondillo, se scrivi di quaresima e di abito serioso da penitente, rischi l’autismo, non trovi?

  52. Trovo sintomatico della *tristezza* di questo Paese dover richiamare l’antichissima distinzione tra “umorismo” e “sarcasmo”, e dover confrontarsi con questa *tristezza*,V.

  53. Sia chiaro… Biondillo strappa un sorriso per automatismo cerebrale. E solo fino al quarto punto. Poi fa una lista sconclusionata delle cose che si sussurrono complici i funzionari faziosi nei pisciatoi. Dal quinto punto in poi smetti di sorridere e ragioni ozioso sulle grossolane contraddizioni del suo manifesto. E poi dal ventesimo punto lo mandi a cagare.

  54. Per come la vedo io, la capacità di ridere, anche di se stessi, è una delle poche qualità che ci restano per resistere, o forse, addirittura, per cavarcela. Poi c’è sempre chi dirà che un certo pezzo, un certo film non fa ridere, o non fa paura se deve fare paura ecc. ma questa è un’altra storia.
    Per questo io – da ex punk non del tutto pentito – ho apprezzato particolarmente questo pezzo con caratteristiche di sberleffo, perché ci aiuta a non inciuciarci nella retorica e nel trinariciutismo. E mi fa piacere che Emanuele Trevi abbia riso, come riferisce Biondillo; questo mi fa apprezzare ancora di più le sue scritture e i suoi articoli.

  55. chi non ride, ha sempre meno sangue di chi ride, e la ferocia è COSTITUTIVA dell’umorismo.. l’umorismo è fatto di una sostanza cattiva, in una forma buona…se non è così non è tale… e ho l’impressione che questi moralisti non riderebbero nemmeno di swift, di totò o di corrado guzzanti… o forse ridono solo se ritengono che il bersaglio non sia uno dei loro…
    biondillo, NON TI FARE INIBIRE, continua a regalarci questi momenti di eccesso e intelligenza, di eccesso intelligente…

  56. noi picchiatelli fuori da ogni bega e parrocchia ridiamo
    solo l’ironia ci può salvare
    biondillo, ti aspettiamo in reparto :)

  57. Scrive Baldrati:
    “E mi fa piacere che Emanuele Trevi abbia riso, come riferisce Biondillo; questo mi fa apprezzare ancora di più le sue scritture e i suoi articoli.”

    Eh, bisogna vedere se ride del pezzo o se ride di voi. Avete provato a chiederlo?

  58. centro igiene mentale
    anch’io in reparto! lì le sterili contrapposizioni sulla fuffa paraculturalintellettuale diventano delle piccole bolle di sapone: il delirio alligna, ed è molto meglio. oggi ho incontrato gianni per strada e gli ho detto che gli voglio bene. peccato per le reazioni al suo scritto; tristi, allineate, nondadaiste, piccoloborghesi, noiose, per niente surreali, anossiche, asfittiche, reazionarie, corporative, polverose, pignole, controrivoluzionarie

    il solito stagno, insomma

  59. Riguardo il ridere del pezzo di Biondillo al di dentro e al di fuori delle parrocchie, porto alla vostra attenzione il mio contributo sociologico / antropologico. Alcuni miei conoscenti, lettori di romanzi tra il medio e il molto intenso, sono stati sottoposti alla lettura del pezzo in questione e tutti ne hanno riso con gusto. In dettaglio si tratta di:

    – un esperto di logistica (insomma, quelli che pianificano lo spostamento delle merci per le catene di supermercati)
    – un amministratore di reti di computer
    – un funzionario in una amministrazione provinciale
    – un consulente informatico
    – uno che importa e esporta con l’Africa
    – un medico di base

    Concludo quindi che Biondillo fora i confini della parrocchietta editoriale.

  60. @barbieri:
    “bisogna vedere se ride del pezzo o se ride di voi.”

    per me non fa alcuna differenza, non avrei scritto quello che ho scritto (parlo per me, off course)

  61. Mi chiedo perché certi continuano a prendersi sul serio e a elucubrare, perché non accettano invece che Biondillo stavolta gliel’ha fatta alla grande e non si ritirano coda tra le gambe, lasciando che siano i loro commenti precedenti a far loro da caricature.
    O come è più saggio comportarsi dopo essere cascati in pieno in una presa per il culo?

  62. harzie
    sono deliziose le reazioni! è come leggere ALice nel paese delle meraviglie e mettersi a fare le pulci allo Chapelier… dici bene, certe risposte sono autocaricature

  63. Scrive Melpunk:
    “barbieri
    perché ti poni questo problema? sarebbe un problema? è più importante la reazione di trevi o la tua o il testo scritto da biondillo?”

    E’ più importante la reazione di Mozzi.

  64. E comunque qui state pisciando il letto. La letteratura maggiore che si prende gioco della letteratura minore. L’autore recensito sul Corriere della Sera che si prende gioco di quello recensito su Alias. Il conforme che si prende gioco dell’indefinito. E tutto questo dovrebbe far ridere?

  65. Quanti problemi e ambiguità che pone un pezzo come questo di Gianni.
    Trovo tutta questa – discussione? interessantissima per gli sviluppatori dell’intelligenza artificale hard. Valla a fargliela capire a un PC.
    Gianni hai la mia solidarietà.

  66. è vero, c’è troppo inglisc in giro, io da domani anziché of course scriverò naturaliter, come dicevano i nostri padri… ma forse non tutti abbiamo avuto gli stessi padri etnici… del resto, l’italia è sempre stata un paese di invasioni barbariche…
    PS.: e per scrivere una poesia, che consigli daresti? o forse la poesia non è NIE?

  67. Che bello, l’è tornata la [b]Luminamenti[/b] in perenne stato confusionale. E col motore sempre [u]surriscaldato[/u]… Colpa dell’elica!

  68. Per ovvio statuto onto-tauto-logico la Nep non si teorizza, si pratica ( e ti risparmio tutto sul poiein..), ma non dispero in un contributo monografico a scelta tra Alias, Furlèn o Cepollaro…

  69. #
    harzie
    Pubblicato 25 Febbraio 2009 alle 11:30 | Permalink

    Mi chiedo perché certi continuano a prendersi sul serio e a elucubrare, perché non accettano invece che Biondillo stavolta gliel’ha fatta alla grande e non si ritirano coda tra le gambe, lasciando che siano i loro commenti precedenti a far loro da caricature.
    O come è più saggio comportarsi dopo essere cascati in pieno in una presa per il culo?

  70. @ biondillo
    sul punto 11, mi pare: autofiction sarebbe francese (ma non lo sa quasi nessuno di quelli che lo usano. Sugli altri punti: li ho letti attentamente, li ho compresi tutti – e con essi i diversi riferimenti impliciti(?!) – ma non ci ho capito un H (il che è piuttosto pertinente trattandosi del titolo di un noto romanzo di Sollers)…

  71. biondillo
    stavo pensando di analizzare il punto 12 da una prospettiva genettiana, per poi però filtrare i risultati preventivamente tenuti in un matraccio all’aria aperta con un colino bachtiniano

  72. certo. metterei anche una presa di basilico…alza la pressione quel giusto e migliora l’umore, un po’ come il tuo azzecatissimo articolo. buona giornata e grazie.

  73. caro sig. biondillo,

    mi sa che lei è un frustrato. forse era meglio se il tempo che ha sprecato a scrivere questa arguta stronzata l’avesse usato x fare qlcosa d + utile.
    (io stavo cercando articoli d trevi, pensi un pò)

    nn vedo poi perchè debba criticare così aspramente chi apprezza o fa della letteratura di ricerca. io adoro i libri della min fax e le recensioni di trevi. ma nn ho mai pensato d scrivere un decalogo contro i recensori d romanzi tradizionali. magari è invidia.

  74. Gianni, purtroppo leggo il pezzo solo ora, a due mesi di distanza dalla pubblicazione. Ho letteralmente le lacrime agli occhi dal ridere, il problema è che sono in ufficio e devo far finta di tossire per mascherare le risate. Penso che lo stamperò e lo attaccherò sul frigo.

  75. Grazie di cuore, Emma.

    A Federico che devo dire? Se lui ci vede frustrazione io posso smentirgli l’illusione? La cosa comica è che Trevi ci ha riso sopra, ma si sa che lo zelo non manca mai, neppure nei trevismi degli stenterelli…

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gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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