Photoshoperò #13- di quando in principio

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10 Commenti

  1. anche questo direi che è eccellente, hai davvero inventato un genere, non tanto nella commistione di codici e idiomi, che non è una novtà, ma in quella di toni tempi e spazi, di svagatezze e lirismo, beceraggini e sospensioni, il tutto impastato nella cifra dominante, che è quella della svagatezza e dell’evasività, quella di un perdigiorno che un po’ incredulamente attraversa i vari strati del mondo.
    Un genere che è totalmente nello specifico web, che si fruisce coi click e i play, e in certi stati d’animo che si producono solo nell’intimità corale del web…

  2. Questo fotoshopero me fait craquer.
    Al principio era effeffe, bambino con capelli
    di notte scura, svelto, meraviglioso,
    al principio era il principe con mani alla
    forma perfetta, un senso all’ammore,
    un riso che fa miracolo,
    una storia di sud,
    al principio era un sorriso,
    una grazia, una voce
    una mela,
    una morso strappato al vento,
    a stella rosse
    al principio era tu
    un bambino che sta nella vita
    con scoperta immensa

    Grazie a te, effeffe, per il dono,
    al principio era poesia e luce

  3. quando in principio erano mani
    mani, soltanto mani
    piccoli movimenti di dita
    che cercavano il mondo
    nel calore, nel fuoco uterino

    quando in principio le mani erano carezze
    carezze
    e poi passi piccoli di calzini a righe
    e idee e sogni e fantasie

    ed i suoi baci nell’età delle passioni
    e gli ideali
    memoria d’antica lotta
    d’operai che costruivano case
    e macchine nelle fabbriche di sogni
    per i piedini dei figli

    nel desiderio di rivalsa
    un solo cappotto e scarpette scambiate
    tra fratelli, che quello cresce troppo in fretta
    e l’altro ha bisogno della maglia nuova

    un tempo in cui tutto era movimento
    circolare
    un asse, l’equilibrio
    un tempo che era fatto di voci
    voci soltanto
    e bianco e nero
    e buoni e cattivi
    e poche cose in tasca
    che sapevano di pane e sudore
    che sapevano amare.

    auguri geniaccio ormai da un giorno 42enne.

    bacio.

  4. le parole bruciano le immagini
    la poesia sovrasta un mondo bello come solo nei sogni di un bambino
    scorre per la prima volta un credo un liquido poetico che contaminerà a lungo molto a lungo il resto di questo fiume inarrestabile che solo tu sai inventare
    saluto forte
    carmine

  5. caro bimodale
    appena sveglio e nel pieno del grand tour volevo dirti che ci sono andato (a vedere colui colei coloro) ma devo dirti che non ho riscontrato nessuna similitudine anzi. Il mio tentativo è certamente ambizioso (e allora non sai se ambi e terni o ti sputtani soltanto la posta) quanto quell’altro, ma ambiscono a cose diverse. Nel mio ocio! il dispositivo narrativo e filmico è quello dell’invisibile Vertov, Per quanto lo effeffe appare nominato esso in realtà non esiste en tant que tant, ma solo en tant que ton. infatti la telecamera (lo monolocale de l’ocio) è come sparadrappata a una gamba,a un bracio, allineata al flusso vitale, all’accadere delle cose. E’ lo sciooero degli effetti speciali dell’impostura impostazione. Certo ci sono musiche talvolta non del flusso ma aggiunte, non sempre lascio il suono sporco delle riprese, ma per quanto ci siano immissioni o artificiali devianze gli faranno da contrappunto, sempre, le voci della città. Nel video che vidi ho sentito un altro uso dell’immagine e della voce. Sia l’occhio che la parola non mi sono sembrati credibili. Non ho mai visto nessuno girare le pagine del libro in quel modo, per fortuna, come immagino possa farlo uno sbirro della parola, un censore, un controllore di lettere indirizzate in carcere. La mano che gira odia quel libro, la voce invece no. Compiacente, senza ritmo, attoriale più che vettoriale. Il video in più illustra qualcosa, il libro. In questo senso più alla Eizenstein. i miei photoshopero per il momento sono un percorso ginnico da palestra ma vorrei arrivare sul ring della voce (il dring) con una poetica più pugilistica, Vertoviana, ovvero più libera, meno illustratrice e di propaganda.
    effeffe

  6. ho visto anch’io il video di cui bimodale, e pare anche a me piuttosto diverso, seppur elegante. come rivendica effeffe è certo meno ambizioso, e infine direi meno originale e proprio. comunque in rete si trovano molti bei video – cito di recente una tal antonella bukovitz (o similia) trovata a caso – che meriterebbero essere visti, putacaso ci fosse il tempo

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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