libertà è
di Darien Levani
“Ma ti pago 50 euro.” Dice Ilir alzando la voce. “Se non vuoi farlo per me, fallo per i soldi.”
“Non è una cosa immorale?” risponde lei. Si chiama Mara e si tira indietro i cappelli. Come gli hanno insegnato cerca di capire dov’è la fregatura.
“Ma no. Dipende solo se ci stai o meno. Se tutti edue siamo d’accordo.”
“50 euro?”
“Giuro, tanto tu non lo usi.”
E siccome Gianni, l’altro coinquilino ha sentito solo l’ultima parte delle discorsa e lo guarda in modo strano aggiunge: “Allora, io ti do 50 euro e quando vai a votare voti per chi ti dico io.”
“È molto romantico. È romantico, vero Gianni?”
“Sì, immagino di sì. Voltaire sarebbe fiero di te, se solo ti guardasse. Però…”
“Però cosa, non ti ci mettere anche tu che già mi è difficile convincerla.”
“Questo si chiama scambio di voti, lo sapete?” dice Gianni che è iscritto a giurisprudenza e certe cose le avrà pure studiate.
“Tu stai zitto e fatti i cazzi tuoi. Se lei ci sta allora è tutto a posto. E comunque non è uno scambio di voti, quello è un altra cosa.”
“Ma poi mi dai i soldi, vero?, non è che mi fai qualche scherzo?”
“Figurati.”
“Secondo me non te li da.” dice Gianni che non ha mai niente da fare ma vuol sempre essere parte di qualcosa.
“Fidati.”
“Perché lo vuoi fare?” chiede lei, gli occhi ancora velati dalla tristezza di qualcosa che non pensava potesse esistere, o diventare così tangibile da toccarla.
“È complicato. Vivo qui da sette anni e non ho mai votato. Non posso votare perché sono straniero, lo sai no?, ma io voglio… io voglio partecipare. Come Gaber che canta Libertà è partecipazione. Ecco, forse aveva capito. Sì, certo che aveva capito.”
“Partecipare?”, chiede dubbiosa.
“Ti sembra poco. È un esercizio che porta alla libertà.”
“Libertà?” Non riesce a trattenere un leggero sorriso.
“Libertà, sì. Ti assicuro che questa parola ha un senso. Così come votare.”
“Cosa che non faccio. Io non li voto questi.”
“Non è per gli uomini.” risponde lui. “Non lo faccio per loro, lo faccio per me.”
“Per te?”
“È una piccola soddisfazione che voglio togliermi. Possono togliermi, anzi, possono non darmi tante cose, ma… te l’ho detto, lo faccio per Voltaire. E per me.”
“Sì… lo capisco.” ci pensa su poi aggiunge, insicura. “Credo di avere capito.”
“Ti pago. Ti offro un caffè. Decido chi votare e te lo dico. Frego tutto e tutti in un unico colpo.”
“Dopo di che puoi anche lamentarti come noi. E iniziare le frasi con E pensare che l’ho pure votato…”
“Dimmi se tutto questo non vale almeno 50 euro?”
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Libertà è partecipazione. sì, dipende, naturalmente, il verbo partecipare ha chissà quante gradazioni: se è solo il voto, di questi tempi, non è molto, ahimè.
e forse non proprio così intendeva gaber con i versi della sua canzone…
e la democrazia partecipativa, quella interrogata, questionata, discussa ai tempi d’oro di porto alegre sicuramente non è questa…
e se così agiranno gli extracomunitari in italia, vorrà dire che il nostro modello di democrazia del numero, buono anche per l’esportazione, lo hanno terribilmente introiettato… (e nemmeno per loro ci sarà più speranza)
votare è un atto di libertà. io mi vado sempre più convincendo che QUI, OGGI, non votare sia un atto ancor più di libertà. lo dico con enorme tristezza.