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Il tempo materiale

di Gianni Biondillo

Giorgio Vasta, Il tempo materiale, 311 pag., minimum fax, 2008.

Nimbo, un ragazzino di undici anni, si muove, nel 1978, in una Palermo ferina e brutale, ragionando come un filosofo razionalista. Un “mitopoieta”, per dirla con l’appellativo affibiatogli dalla sua insegnante. Tutto è parola per Nimbo, tutto è metodica sperimentazione della assoluta diversità. La sua.

Con lui si muovono due amici coetanei altrettanto esclusi dal mondo intero (o autoesclusi, per autoelevazione a santi anacoreti): Raggio e Volo sono i loro appellativi di battaglia, quasi a smaterializzare la gretta quotidianità dei nomi comuni. L’anno scelto da Giorgio Vasta, autore di un romanzo straordinario, Il tempo materiale, non è casuale. È l’anno dove il parossismo della violenza terrorista trova il suo punto massimo nella esecuzione di Aldo Moro. Questo universo di simboli violenti, razionalmente analizzati dai continui, deliranti, comunicati brigatisti, diventa il panorama lessicale dove Vasta innesta questa discesa nell’orrore della logica da parte di Nimbo, bimbo che si fa parola ma non corpo vivo.

Non è il racconto della perdita dell’innocenza di una nazione, questo. È molto di più. È la dimostrazione dell’eterno infantilismo di una ideologia tutta attorcigliata alla razionalità ed esente dalla compassione. Proprio per questo il libro fugge il reale, evita i mimetismi, amplificando la sua letterarietà (con una lingua impressionate, tanto è lucida come una perla), si fa antiestetico, urticante, impassibile. Eppure il più lucido resoconto, meglio di un saggio storico o di un mémoire, della deviata mentalità di quegli anni.

I tre amici pur di escludere l’ironia dal loro vissuto sono pronti a deformarsi in pupi ridicoli della logica, definendo per loro un percorso di devianza sempre più terrificante e ferale. Come a dimostrare, per l’autore, quanto sia tragico e puerile la giustificazione teorica di ogni terrorismo, quanto poco basti a perdersi per sempre nelle proprie ossessioni. Ma c’è una bimba creola, anche, in questa storia. E quindi la speranza.

[pubblicato su Cooperazione, n. 51 del 16.12.2008]

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10 Commenti

  1. Ho già espresso il mio entusiasmo per questo libro di Giorgio Vasta, qua, su Nazione Indiana.
    E’ decisamente un capolavoro.
    Inventiva linguistica e immaginazione cooperano alla tessitura di un sudario che, distorcendone i colori, rende la corposità luttuosa di quegli anni immediatamente percepibile anche da chi, in quegli anni, non era ancora nato.
    Lo definii, allora, rimbeccato da qualche stitico purista, un “libro epocale”.
    Lo ribadisco.

  2. Lo stavo per comprare l’altro giorno, poi una raccolta di racconti di Cortazar in super sconto mi ha fatto cambiare idea. Ma il prossimo sulla lista è senz’altro questo romanzo di Vasta, mi è sempre interessato leggere di quegli anni da più punti di vista possibili. Ci aveva provato anche Giuseppe Culicchia (“Il paese delle meraviglie”) anni fa a raccontare gli anni di piombo dal punto di vista di due ragazzini, ma l’operazione era riuscita solo a metà secondo me.

  3. il tempo materiale è un libro scritto da dio. veramente. tanto che è difficile leggere più di qualche pagina alla volta: bisogna periodicamente alzare lo sguardo e rifiatare da tanta densità di materiale. e uno vorrebbe ricordarsi tutto, rielaborare, fare tesoro.
    ma a volte, spesso, vasta si compiace e si avvolge su se stesso. risultato: la trama passa in secondo piano. e così anche la mia attenzione di lettore.
    meraviglioso, fin troppo.

    tompess

  4. Già comprato, è in attesa di lettura in libreria. Sembra davvero interessante, intrigano i giudizi che ho letto qui e là sull’uso che Vasta fa del linguaggio.

  5. Esordio a gamba tesa!
    Per certi versi, Nimbo mi fa pensare al Jean Baptiste Grenuille de “Il profumo”…
    Ma Nimbo vuole dare corpo a un sogno, consistenza al tempo, renderlo materiale.
    Il sogno diventa gioco, allucinazione. E come ogni gioco ha le sue regole, come ogni allucinazione una sua logica, che diviene perversa e spietata. La lotta richiede sacrificio, responsabilità, geometria e ossessione. Ma, soprattutto, la lotta armata contro un nemico invisibile si nutre di odio e della consapevolezza della sconfitta.

    .

  6. Esprimo solidarietà a Biondillo ;-) Io non trovo scriva male (eccetto quel *con una lingua impressionate, tanto è lucida come una perla* che proprio nun me piasce).

  7. Il 6 febbraio a New York Alessandro Gottardo riceverà quello che può essere considerato l’Oscar dell’illustrazione mondiale, la Medaglia d’oro della Society of Illustrators, la più antica e prestigiosa associazione di categoria, fondata nel 1901. Una doppia soddisfazione per l’Italia, visto che il riconoscimento per la categoria “libri”, andrà a una copertina che Gottardo ha realizzato per il romanzo Il tempo materiale di Giorgio Vasta, edito da Minimum Fax. […]

    http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/spettacoli_e_cultura/oscar-illustratore/oscar-illustratore/oscar-illustratore.html?ref=hpspr1

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gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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