Grido di dolore
Franco Buffoni
In un incontro pubblico con Adonis – il maggior poeta vivente di lingua araba – avvenuto a Roma la scorsa primavera, convenimmo che l’ostacolo maggiore allo scatto antropologico di cui necessita oggi la Sapiens-sapiens di cultura abramitica è proprio il monoteismo.
Che si tratti – come in questi giorni – di E vs M, o come spesso accade di M vs C o di C vs M o di M vs E (ma l’attacco più ferino venne scatenato 70 anni fa da C vs E), ciascun “gruppo” – prima di attaccare fa sempre riferimento al proprio dio unico e indivisibile. E’ il monoteismo in sé che – secondo Adonis e secondo me – dovremmo imparare a leggere come un retaggio mitico, con la sua coda di credenze babbonatalistiche: ordine del creato, diritto naturale, disegno intelligente…
Ebrei, Cristiani e Musulmani condividono lo stesso aeroporto, da dove nell’ordine per E decollò Elia sul carro di fuoco, per C Cristo con propellente autonomo, per M Maometto sul bianco cavallo alato. Potrebbero i loro saggi, grazie alla filologia, cominciare a pensare di avere a che fare con testi epici e non con testi sacri?
Potrebbero essi cominciare a insegnare agli innocenti che poi si massacreranno che non esistono popoli eletti, né vergini che partoriscono né profeti che decollano?
ben detto, sì!
Come non essere d’accordo con te? Purtroppo le religioni hanno smesso da millenni di essere qualcosa di semplicemente spirituale. E quando ci si mettono di mezzo soldi, interessi politici, voglia di predominio e ignoranza q.b., iniziano le guerre di religione. Chissà se finiranno mai.
Comunque la seconda guerra mondiale non è stata una guerra di religione.
Non so, apprezzo lo stile di Franco Buffoni, come si suol dire, a 360 gradi, ma la religione spesso è un’arma, non la mano che preme il grilletto. Un’arma improriamente usata, non un’arma impropria.
Le religioni sono sale disperso nella polvere della violenza, della mancanza d’amore.
Sempre grazie Franco.
assolutamente vero. la credenza forgia la mente e indottrina e rassicura. sicuro che anche ammazzando vado in paradiso. da dio al duce e la divinità schiera barattoli sulla credenza con fiori secchi e la fionda getta a terra l’uomo.
il sine qua non di ogni pensiero unico che diventa fanatismo orgoglio dogma. anche ateo. :)
Benché ovviamente concordi con Buffoni sulla violenza direttamente o indirettamente generata dal teismo – mono o poli che sia –, sull’orrore dell’oscurantismo religioso, sul suo essere una cosa sostanzialmente contro l’uomo, la sua ragione, i suoi diritti, tuttavia nel massacro di questi giorni la religione c’entra poco.
È solo un passaggio obbligato della strategia politico militare posta in atto sui tempi lunghi da Israele per la conquista territoriale della Palestina, che è nell’ordine delle cose, per come queste si sono messe da partire dal 1947 in poi.
Sale disperso o gabbie? Franz confonde forse la religione con la consapevolezza dell’esperienza umana alla luce di una realtà cui tutte le parole vanno strette: magia, fede, ragione, immaginazione, et multa coetera. Franco, per quanto ineccepibile sul piano pratico, e conducendo la battaglia in avanguardia, dimentica che da quello stesso aeroporto (che è poi quello della fantasia) sono decollati a migliaia, per molti dei quali l’importante fosse solo il volare più in alto possibile, anche oltre il divino. Morale, se c’è n’è una: meglio insegnare “a” che insegnare “a non”.
Forse è così: dall’aeroporto della fantasia decollano tutti.
Infatti c’è chi decolla sapendo che si tratta di un viaggio immaginale.
Ci sono invece quelli che decollano pensando di fare un viaggio reale, che dà il diritto, dall’alto dei cieli, di affermare la superiorità su quelli che restano a terra.
Altri ancora, poi, non accontentandosi di guardare gli altri dall’alto in basso, si portano appresso qualche ordigno da lanciare, dall’alto, su chi, questa superiorità, non è disposto a riconoscerla per niente.
tra le molte cose da dire:
tra poli e mono teismo ce ne passa, cfr Hume;
nel cristianesimo dio è relazione, vedi la trinità, la violenza è abolita vedi gesù. Già l’appropriazione del divino ne svuota la charitas; è forza…
faccio fatica a seguirvi, coi vostri aeroporti, la trinità, la charitas con l’acca come samantha, er mono, er poli, eccetera.
se posso essere franco, a mio avviso trattasi di quisquilie, dettagli non influenti, rispetto alla questione primaria, che consiste nella liberazione umana dal teismo e dal sopra-naturale.
la rilevanza deriva anche dal fatto, non contestabile, che quando c’è una religione, questa naturalmente si trasforma in dato politico, anche al di là della volontà e laicità e buona fede dei credenti.
quindi è la credenza religiosa in sé che ciascuno di noi dovrebbe provare ad estirpare, da dentro ovviamente, avendo io orrore di ogni coercizione.
sono in totale accordo con franco buffoni e con l’ultimo commento di tashtego. semplificando:
-ogni re-ligione è un retaggio antropologico da superare.
-l’esistenza di poli-universi anzichèdi un solo universo dovrebbe indicare che forse solo un’armonia e quindi un’etica sono accettabili dovunque, nel cosmo per il tempo-finito-di sopravvivenza della vita dovunque.
-ognuno è libero di crederenoncredere in entità superiori per i più vari motivi, non ultimo il fatto che molti popoli non toccati da varie rivelazioni
sarebbero senza colpa fuori da ogni vantaggio…
– vantaggio spesso tradotto per molti in mortesanguevendetta. l’homo sapiens sapiens, credente o no, mostra di essere insipiens, se arriverà ad autoestinguersi. se non sostituisce un qualsiasi credo con il comportamento eticogiustosolidale con tutta l’umanità
@ Franco,
mi perdoni ma non vedo proprio (o meglio: non sento) il “grido di dolore” espresso dalla metafora dei decolli. Questa metafora, d’una gradevole ironia, può essere espressa in un qualunque mese di un qualunque anno di in qualunque secolo (dei passati XX o dei prossimi XX). Il “grido di dolore”, che presuppone una empatia verso i drammatici, strazianti, inaccettabili avvenimenti attuali, di questo giorno e mese e anno, dovrebbe disporre di altri accenti, di altra partecipazione.
Caro Macondo, ho molto riflettuto prima di inviare questo post, in origine corredato iconograficamente con cavallo alato, poi caduto. Lo strazio anche per un solo bambino ferito è qualcosa che ho tentato di descrivere nel libro GUERRA 2005.
Qui – stimolato dalla conversazione col siriano-libanese Adonis – ho voluto andare oltre, esprimendo un profondo strazio culturale.
vorrei sommessamente riordare che quelli che vengono qui sopra definiti come i “drammatici, strazianti, inaccettabili avvenimenti attuali, di questo giorno e mese e anno” sono in realtà i “drammatici, strazianti, inaccettabili avvenimenti” di ogni giorno e mese e anno dal 1947 in poi, anche senza eccidio di creature.
“Ebrei, Cristiani e Musulmani condividono lo stesso aeroporto, da dove nell’ordine per E decollò Elia sul carro di fuoco, per C Cristo con propellente autonomo, per M Maometto sul bianco cavallo alato. Potrebbero i loro saggi, grazie alla filologia, cominciare a pensare di avere a che fare con testi epici e non con testi sacri?
Potrebbero essi cominciare a insegnare agli innocenti che poi si massacreranno che non esistono popoli eletti, né vergini che partoriscono né profeti che decollano?”
I saggi dovrebbero pensare:
1) che ogni testo epico è un testo sacro: quindi ogni testo epico, anche non appartenente a E, M, C, va rispettato come testo sacro;
2) che i testi epici-sacri di E, M, C riflettono semplicemente lo stesso rapporto dell’uomo con l’ordine dell’universo: indicano la stessa antropologia, e dunque sono tre dialetti dello stesso linguaggio culturale (fiaba medievale delle tre vere, che poi sono puù di tre);
3) Quando le caste sacerdotali corrotte di E, M, C inducono atti di discriminazione, violenza, genocidio, hanno effettivamente messo in secondo piano il significato profondo del sacro, trasformando il testo sacro in epica: ogni epica, già testo sacro, una volta depotenziata, diventa un bagaglio di esempi: di esempi di quanto è giusto, santificato e santificante sterminare gli infedeli, o i barbari, o quel che volete voi. Quindi le caste sacerdotali corrotte di E, M, C, hanno già da secoli attivato una filologia distorcente, vòlta a legittimare il positivamente maligno, in nome di ragioni totalmente estranee ai loro testi epici e sacri di fondazione.
D’altro canto, la mera condanna di una dimensione antropologica in nome della ragione, non fa che balcanizzare la ragione, trasformandola in fortezza assediata -e dunque in un altro idolo generatore di epiche depotenziate piene di esempi su quanto sia razionale etc. etc. -l’esperienza distorcente del socialismo reale, con i suoi Lenin imbalsamati, i suoi Stalin effigiati e i suoi Mao tsi Dong divinizzati dovrebbe infine averci insegnato qualche cosa, spero…
a volte vorrei essere un primate, senza alcun primato.Vorrei starmene su un albero a contemplare il mondo dentro le verdi grate della foresta, non ho più voglia di starmene tra animali munito di pensiero pensante:serve solo a decidere la morte. Eppure la morte viene, a passi precisi, e persino nel caos lei misura gli intervalli per farsi nostra ospite o nostra attesa.
A volte non vorrei avere somiglianza con nessuno,nemmeno con quel dio così troppo umano, disegnato dalle paure tutte umane e dalle ire ancora più barbare. Non c’è un pensiero in quel dio che misura l’odio che non sia cresciuto dentro una vigilia di pensieri e affabulazioni così umane, tanto umane,da sentirne la misura ancora dietro il palmo della mano che le scrisse. Dio? Ma quale,se non ha nome ed è l’imprendibile?fernirosso
@ tashtego,
certo, nulla di nuovo sul fronte occidentale (e anche in quello medio-orientale), io consideravo solo l’aspetto semantico dell’espressione Grido di dolore. Ora, un grido di dolore, è espressione di una immediatezza, di una contingenza, di un sentimento ferito, di una sofferenza che si esprime nella sua forma forte (il grido) e che risuona nel presente. Altrimenti non si parla di dolore, che è espressione un sentimento (e come tale anche irrazionale), bensì di ragione (come vuole tra l’altro anche la giornalista Annunziata), e la metafora del decollo svolta nel 3d è legata al raziocinio, e si conclude con un’esortazione (o un augurio) raziocinante. Certo, poi con la lingua si può fare di tutto, gli ossimori ci sono per questo, e si può tirare la retorica per i capelli parlando di “Dolore della ragione”. Ma non mi sembrava questo il caso.
Tutto qui.
@macondo
A parte il fatto che la metafora del decollo non l’ho capita, ma questo è un problema mio.
Quello che qui ho notato, intendo qui su NI, ma forse è un’allucinazione mia, è come un soprassalto di giovani menti che si risvegliano all’improvviso scosse da quella che chiamerei la visibilità apicale di un fatto molto più lungo, che io chiamo la “conquista territoria di Israele”.
Quindi i bimbi massacrati non sono isolabili dal fatto principale, ne fanno parte, ne costituiscono uno dei momenti, rientrano in un strategia, eccetera.
Lo so che non è questo il thread – Buffoni è uno dei pochi che scrive cose contro il concetto stesso di fede – ma quella che ancora qui non ho letto è la domanda seguente: al di là dell’emozione-dolore, è legittima la conquista territoriale da parte di israele di un territorio dove vivono altre popolazioni?
Se la risposta è sì, allora in qualche modo diventa legittimo anche il massacro di bambini e adulti inermi, fatto passare – si badi bene – per auto-difesa.
Certamente si tratta di auto-difesa, ma credo che il suo scopo sia inquadrabile in ben altro, più a lunga durata, più sottile.
Una cosa che andrebbe vista con sguardo politico, ecco.
Fede porta a Identità, Identità a Elezione. Ricordo che il post si chiude con la frase: “Non esistono popoli eletti”.
@ tashtego,
quelle macerie che vediamo nei rari reportage su Gaza indubbiamente sono le macerie della Storia, la storia dei vincitori (almeno sul piano militare) e la storia di una guerra, regolare e non, pluridecennale. Questo è lo sguardo storico, che analizza, interpreta, razionalizza. Ma quelle macerie racchiudono al loro interno dei corpi straziati ancora caldi, che sono corpi di oggi, uccisi dalla situazione contingente. Le macerie della cronaca. Ebbene, io ho la debolezza di indignarmi anche per la barbarie della cronaca (con l’aggravante, anche, di avere dei figli). Mentre Buffoni mi ricorda che il suo “strazio anche per un solo bambino ferito è qualcosa che ho tentato di descrivere nel libro GUERRA 2005”. Quindi mi rimanda a un suo testo del passato, con cui potrà forse entrare nella storia letteraria, ma non nell’attualità di un grido che potrebbe raggiungere Gaza o le orecchie dei potenti.
Quanto alla mia personale posizione, io per indole, per sentimento, per razionalità, mi schiero sempre dalla parte degli oppressi, degli esclusi, dei “prescindibili”, degli impoveriti, che oggi sono i palestinesi di Gaza.
Macondo: io sono talmente sempre dalla parte degli oppressi e degli esclusi che ogni tanto arrivo persino a pormi domande di grado 2. Grado 1: indignazione, strazio. Grado 2: perché?
OFF TOPIC: da http://www.wuz.it/intervista/2884/franco-buffoni-poeta-diritti-omosessuali.html
”E ricorro all’odioso termine lobby
perché è stato recentemente usato contro di noi da un capo di stato straniero – omofobo e velato –
che si veste da antico imperatore romano e blocca il traffico della capitale italiana l’8 dicembre per
proclamare che la signora effigiata in cima alla colonna in piazza di Spagna partorì vergine.”
Caro Franco, il dogma del 1854 dell’immacolata concezione (festa dell’8 dicembre) ‘verte’ su Maria immune dal peccato originale (il ‘cancro’ che Agostino ha lasciato in eredità all’Occidente) fin dal suo concepimento. Altro è il dogma della verginità di Maria -prima, durante e dopo il parto- che data 649.
caro Tommaso, fai bene a precisare. I gesuiti mi insegnarono quelle due date quattro decenni fa. La “persona” in oggetto essendo la medesima, tuttavia, ho deliberatamente scelto di sottolineare la seconda attribuzione in quanto più comprensibile per un giovane di oggi non educato dai gesuiti. La sostanza è: RIBELLIONE VERSO GLI SPACCIATORI D’ETERNO e verso i loro complici in questo stato pavido e ipocrita.
“Fede porta a Identità, Identità a Elezione.”
Ma esistono menti critiche non identitarie e che non si sentono elette persino tra i credenti.
Capisco la foga dettato dallo sdegno, e anche la foga di chi è stato educato nelle scuole cattoliche (è toccata anche a me e non ne ho un buon ricordo) ma queste generalizzazioni (religioni=chiese, credenti=necessariamente fanatici) non mi hanno mai convinto, e non mi convincono mai le generalizzazioni e gli slogan, in nessun campo.
Come in altra occasione mi trovo d’accordo con Daniele Ventre.
Alcor, che un credente sia necessariamente un fanatico, io non l’ho mai scritto. Altro è la messa in discussione delle credenze, oggi.
E’ vero, sono io che ho fatto l’equazione eletto=fanatico.
Mi ci sono sentita portata dal percorso fede- identità- identità-elezione, che non sembra prevedere altre possibili uscite.
Proprio il richiamo del post alla filologia mi fa trovare in Ventre, qui, il commento più consonante.
Poco politico, forse, e certamente nei tempi bui può sembrare un limite, ma a mio parere più fruttuoso, nei tempi lunghi.