Usura! – triptyque
Gian Battista Vico vende i suo anello di famiglia per la stampa della “Scienza Nuova” *
Ezra Pound legge Usura
Carmine Vitale racconta.
L’usura è una forma particolare di amicizia. Almeno nella fase iniziale
La incontri sorridente all’angolo di una strada dal barbiere dal commesso di una farmacia dal dipendente comunale
Ti accoglie con un prego ti offre il primo caffè ascolta le tue buone intenzioni quasi fosse un prete e soprattutto non ha orari né regole
Siede alla tua destra siede alla tua sinistra ti bacia affettuosamente
È una banca senza burocrazia ti bastano i foglietti e la tua capacità di procurarteli
I suoi impiegati sono solerti, certosini
avamposti di un esercito numerosissimo sotterraneo come i topi alternativa al sistema sociale al circuito economico hanno dei volti familiari anni di frequentazione nella stessa piazza nello stesso bar
è una grande impresa basata sul passaparola niente pubblicità tutta sostanza libera economia allo stato puro
da piccolino bazzicavo i muretti della piazza imbrattavo i muri con le prime scritte di una pop art di strada antidiluviana passavo di sera tardi e prima di rientrare nel mio cortile con una bomboletta rivelavo le tresche i commenti che avevo sentito durante il giorno piccole tragedie grottesche mancanze rovine tentavo insomma di costruire con il mistero qualcosa
il giorno dopo mentre si aspettava gennarino dei panzarotti con il suo lapariello e il suo richiamo del siscariello guardavo soddisfatto gli operai del comune intenti a rimuovere le scritte ma spesso in un paese come il mio era già troppo tardi e allora giravano voci incontrollate sulla tresca di don armandino dei gelati con teresina o i commenti su barone e staffone e sul loro “secondo” lavoro
alcuni pomeriggi rintanato nel retrobottega di ciccio o’barbiere a giocare a carte ascoltavo le storie degli annegati come peppe o’sarracino e luigi sciazzu
luigi aveva un impero a quei tempi camion e camion che trasportavano di tutto in inverno cemento e d’estate pomodori tonnellate e tonnellate di pomodori che per magia nelle mani di donne sottopagate si trasformavano nell’oro rosso costruendo fortune spesso illecite truffando sul peso sui premi le stesse cose che ancora oggi si ripetono
luigi si è giocato una fortuna me lo ricordo gli ultimi tempi tornare a piedi giù dalla strada del vecchio passaggio a livello all’alba con una sigaretta spenta in bocca gli abiti stropicciati che chiedeva un passaggio per venire su reduce dall’ennesima notte passata in una delle bische della zona completamente spennato
incarnava alla perfezione il vecchio detto che mia nonna ripeteva sempre: figliu mio nun ma sent ca e’perz ma sent ca t’vuò rifà
secondo ciccio il barbiere luigi aveva pagato almeno mille miliardi solo di interesse e era diventato una specie di leggenda quando uno finiva sotto strozzo tutti a dire uà te lo ricordi a luigi? Chist’ fa a stessa fine e poi arrivava lui si sedeva chiusi gli occhi si faceva fare la barba pronto come sempre ad affrontare una nuova giornata di guerra
si perché di guerra si tratta
quella che si combatte silenziosa dal sorgere del sole con la macchina già in moto pronta a partire per andare al primo appuntamento nel retro di un qualche bar su una piazzola dell’autostrada ovunque si trovi il tuo benefattore colui che ti può salvare quello che ti fa arrivare alle tre e mezza del pomeriggio con la speranza che domani sarà migliore
e nel frattempo l’aria comincia a bruciarti i polmoni ogni minuto che passa cominci a pensare a chi puoi chiedere chi trascinare in questa fossa in questo pozzo senza fine un pozzo senza acqua sul fondo e cosi muoiono le amicizie e nulla ti viene più dolce.
Poi sono entrato nel mondo dei grandi
Dalla porta principale dal ponte levatoio .
Note
1- “Nel 1725 pubblica la prima edizione della sua opera fondamentale ” La Scienza Nuova in forma negativa” e” l’Autobiografia”. Il Cardinale Corsini, che aveva accettato la dedica della Scienza Nuova in forma negativa, aveva lasciato intendere di essere disposto anche a coprire le spese di pubblicazione dell’opera.
Ma in un secondo tempo, adducendo a scuse le esorbitanti spese per la sua diocesi di Frascati, il Corsini scrive a Vico di non poter più finanziare la pubblicazione della Scienza Nuova. Il filosofo non può far fronte alle spese per i soliti problemi finanziari in cui si dibatte; spedisce allora il manoscritto prima a Venezia, poi a Napoli nel 1730; ma negli spostamenti l’opera va perduta.
Tra la fine di luglio e i primi di settembre Vico riscrive in gran fretta una nuova versione intitolata ” Principi di una scienza nuova intorno alla natura delle nazioni”, che esce in ottobre. Chiaramente deve sostenere da solo tutte le spese e per questo è costretto a vendere un suo anello con diamante.”
dal sito della fondazione
Quando per la prima volta ho visto l’incisione che ritrae la vergogna di Gian Battista Vico, nella libreria di Raimondo in via Mezzocannone, ho sentito dentro come un urlo, un dolore senza senso alla sola idea che “quella vergogna gli era sopravvissuta”.
2. Non credo che esista allo stato attuale delle arti qualcosa di simile alla rivolta di Ezra Pound contro il potere dei soldi.
3. Il testo di Carmine Vitale sarà sul numero 12 di Sud, rivista letteraria perennemente in ritardo nel pagare l’affitto delle sue camere ma soprattutto nel ripagare la fedeltà dei suoi abbonati. E di questo io, che ne sono l’unico responsabile, un po’ me ne vergogno.
effeffe
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Che bello questo testo di carmine abate, una specie di saggio su come nascono le storie. direi commovente che la prima forma di letteratura sia scrivere sui muri quello che già tutti sanno, solo aggiungendo un po’ di immaginazione.
E che le storie per appartenere a tutti debbano prima diventare leggenda nel negozio del barbiere e leggendari i suoi protagonisti siano luigi sciazzu o peppe o’sarracino, così che poi quando a qualcuno succede una cosa uguale, luigi o peppe, i camion e l’oro rosso tornano a nascere sulle labbra dei presenti. Bravo carmine.
chiedo scusa, il nome giusto è carmine vitale. distrazione causa troppo lavoro, mi spiace.
un altro bel triptyque.
In effetti è triste pensare che un grande come Vico fosse costretto a dar via il suo anello di famiglia per arricchire il patrimonio culturale dei posteri.
Il racconto di Carmen Vitale mi si è steso davanti agli occhi come un grande quadro naïf.
Personaggi ed atmosfere sono palpabili, tondi, vivi.
Conoscendo bene i paesini tra Salerno e Napoli, l’ho proprio vissuto dando volti e risentendo voci, davvero un buon racconto.
… solo mi chiedo perchè manchi totalmente la punteggiatura.
scusate ma tra me ed Agata il povero Vitale non ha avuto proprio fortuna con il nome!
perdono (genuflessa sui ceci)!!!! Carmine Vitale.
@ agata & natalia
dalle piccole storie escono voci piccole leggende volti dimenticati
c’è un pò di sole un’ora mattutina e gli occhi che si chiudono
come la vita
la fortuna è stat avervi qui con le vostre parole
@ effeffe
Dono
un giorno così felice.
la nebbia si alzò presto,lavoravo in giardino.
non c’era cosa sulla terra che desiderassi avere.
non conoscevo nessuno che valesse la pena d’invidiare.
il male accadutomi,l’avevo dimenticato.
non mi vergogno al pensiero di essere stato chi sono.
nessun dolore nel mio corpo.
solo il mare azzurro e vele
c.m.
Sai Carmine, io amo la poesia, la amo davvero in modo adolescenziale e passionale, a volte mi rendo anche molto ridicola, ma volevo dirti che le tue parole qui sopra sono poesia.
grazie da una piccolissima voce.
le mie parole sono solo quelle per @agata & natalia
per @effeffe le parole sono di czeslaw milosz berkeley 1971 ed è un dono che sento profondamente mio
grazie ancora
Conoscevo Carmine Vitale come poeta, lo scopro ora anche narratore, con la stessa capacità di sollevarsi in alto con leggerezza per guardare meglio alle cose.
un caro saluto
Abele
ecco, vedi che avevo ragione?!
Notevole pezzo di grande slancio lirico! Cara Natalia, la punteggiatura manca per motivi espressivi…
Dove si vede che l’Italia pre-questa-roba-di-oggi aveva magagne uguali sotto forme più caserecce, ovvero che le disumane magagne attuali hanno radici antiche.
L’avevate visto quel film molto bello e perturbante intitolato “L’amico di famiglia”?
Ciao Carmine, un bacio!
Buongiorno signora Lambertibocconi, immaginavo chiaramente che fosse una scelta e non una mancanza.
Nel leggere il testo, però, ho sofferto sinceramente la mancanza di qualche pausa suggerita dalla banale punteggiatura.
Non era una critica, ma semplicemente una mia sensazione di prima lettura; del resto sto conoscendo adesso – grazie alla sua gentilezza e disponibilità – la scrittura di Carmine Vitale che certo non manca della capacità di inserire virgole e punti ad un testo.
grazie comunque, bel film “l’amico di famiglia”.
Già avevo letto i commenti di Carmine Vitale che davvero apprezzo e ha un nome che mi fa sognare. Ho letto e ho sentito l’angoscia di quello che è prigionato dal sistema. Il pozzo, penso, è un’immagine dell’angoscia del sud di Italia: il pozzo dove si soffocano i gridi.
Mi ha fatto pensare à l’usurier ( personnage clé des romans de Balzac), figura odiata nel romanzo ottocensco.
Per Vico ho un libro che amo sfogliare: le disctionnaira amoureux de Naples de Jean-Noêle Schifano. Dice che Vico è nato da un padre libraio e ha avuto un incidente da piccolo: il suo cranio è stato ferito. Poi si parla della sua filosofia collegata all’osservazione della sua città natale.
Per effeffe, non preoccuparti: SUD è una rivista di grande qualità . E il ritardo ravviva il desiderio di leggere.
in un paese mezzo di mare e mezzo di terra negli stessi anni penso che Carmine scriveva l’usura si presentava con vesti diverse senza alcun bisogno di nascondersi di intanarsi come una bestia
l’usura infatti per la metà del paese ch’era di terra e doveva ogni anno
procurarsi le sementi per farla fruttare non era femmina
era il Benefattore
l’uomo più ricco del paese quello che possedeva più terreni quello più rispettato a cui venivano chiesti più consigli
non sono mai riuscito a sapere se i tassi fossero differenziati
so solo questo di una persona a me vicina
per avere il prestito il Benefattore pretese titoli di proprietà o cambialiper una cifra del tutto sproporzionata rispetto a ciò che dava ma di lui ci si fidava
solo che è morto
e gli eredi invece no non riconobbero la sproporzione e vollero tutto
le terre
trasformate in soldi sono godute da un poeta pubblicato da luzi e che nelle sue poesie inserisce frasi in latino del vangelo
ma lui non ne ha colpa è arrivato dopo a sposarne l’erede
e scrive di cultura su l’osservatore
che bella soldato blu, questa storia del Benefattore, un racconto poetico e affilato come un’epigrafia di spoon river.
Cara Natàlia, ma lo sapevo che sapevi… Avevo scritto così solo per dire che io invece la scelta stilistica di Carmine l’ho trovata forte. De gustibus disputandum non est, a volte. Mi raccomando, eh? Non sono mica così antipatica! :-)
mai pensato … !!!!
sembro spigolosa ma non lo sono. grazie LB.
@ abele grazie di tutto
@ anna la tua amicizia è un dono grande come sempre le tue parole
@ véronique che il mio nome faccia addirittura sognare!!! ma i tuoi commenti sono sempre profondi lirici e quelli si che fanno sognare
@ soldato blu la tua risposta è più di un racconto è stile è scrittura,grazie
@ SUD pagine che il vento non porterà mai via
c.
nessuna punteggiatura ad interrompere il flusso
come le parole tracciate sui muri
scritte sbiadite su pareti antiche e ormai scrostate
ancora visibili come fossero state incise da una lama
per non girare la testa altrove
bellissimo testo
Per singolare contemporaneità avevo postato sul nostro blog dei cartographes fous,
http://societe.splinder.com/
quanto segue a proposito di usura e follia:
Dal capitolo V de “La follia nell’età classica” di Michel Foucault
Nel 1704 viene internato a Saint-Lazare un certo abate Bargedé; ha settant’anni, lo si è rinchiuso perché sia “trattato come gli altri insensati”; “la sua principale occupazione era di prestare denaro ad alto interesse e di rincarare la dose con le usure più odiose e più eccessive a discapito dell’onore del sacerdozio e della Chiesa. Non si è potuto ancora convincerlo a pentirsi del suoi eccessi né a credere che l’usura sia un peccato. Egli si fa un onore d’essere avaro” .
“È stato del tutto impossibile scoprire in lui alcun sentimento di Carità”.
Bargedé è insensato; ma non come i personaggi imbarcati sulla Nave dei folli che lo sono nella misura in cui sono stati trascinati dalla forza viva della follia. Bargedé è insensato non perché ha perduto l’uso della ragione, ma perché, malgrado sia uomo di Chiesa, pratica l’usura, perché non dimostra nessuna carità e non prova nessun rimorso, perché è caduto ai margini dell’ordine morale che gli è proprio.
MarioB.
@Carmine, ti ho scritto una mail in pvt su splinder.
ciao.
@stalker dopo un giorno così pieno di pioggia il tuo è il sole di quasi mezzanotte
altrove altrove come risuonano queste piccole parole
grazie
c.
@ cf5123025
all’usura si arriva al margine della follia è un abisso che non divide e un abisso che circonda come un macabro girotondo è una forza viva sotteranea oscuramente visibile alla luce del sole.
c.