NO VAT NO CATT
Intere categorie di persone – donne, ricercatori scientifici, omosessuali – sono costantemente offesi dalle gerarchie vaticane, che poi – sfrontatamente – continuano ad annoverarli tra i propri “iscritti” per via del pedobattesimo. Questo post è un invito a reagire al sopruso.
Giornata dello Sbattezzo, in programma il 25 ottobre 2008 (se possiedi un sito o uno spazio Web, qui è disponibile un banner per pubblicizzarvi l’evento).
CHE COS’È IL BATTESIMO
Stando al Catechismo della Chiesa cattolica (n. 1213), il battesimo è il mezzo «mediante il quale ci si libera dal peccato e, rigenerati come figli di Dio, si diventa membra di Cristo, ci si incorpora alla Chiesa e resi partecipi della sua missione». Va ricordato che il battesimo è un rito largamente estraneo alla narrazione evangelica: gli unici passi espliciti (Mt. 28,19, Mc 16,15) sono spesso considerati dagli studiosi come un’aggiunta posteriore; i passi di Gv. 3,22-26 sono contraddetti da Gv. 4,1. Gesù, pur battezzato da Giovanni, stando al Nuovo Testamento, personalmente non battezzò mai nessuno, né tanto meno risulta siano mai stati battezzati gli apostoli.
IL PEDOBATTESIMO
Gesù decise di farsi battezzare solo quando ebbe compiuto trent’anni. Anche agli albori della cristianità il battesimo veniva impartito agli adulti, e solo dopo un congruo periodo di catecumenato. Anzi, molti fedeli rimandavano addirittura il battesimo fin quasi in punto di morte, per presentarsi “puri” nell’aldilà.
Successivamente, con l’affermarsi della nuova religione, il rito venne gradatamente anticipato agli infanti (di qui il nome di “pedobattesimo”), anche in seguito all’elaborazione teologica del peccato originale, tuttora in vigore. Ancora oggi, infatti, la Chiesa ritiene che i bambini «nascono con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato originale» e hanno bisogno del battesimo «per essere liberati dal regno delle tenebre e trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio» (dal Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1250).
Se un neonato non ha la potestà legale di stipulare alcun atto, non si capisce a maggior ragione perché debba compiere, dopo pochi giorni di vita, una scelta che potrebbe pregiudicarne – da un punto di vista religioso – l’accesso al paradiso.
IL BATTESIMO COME ADESIONE ALLA CHIESA CATTOLICA
La Chiesa cattolica, nel corso della sua storia, ha spesso abusato del battesimo per ottenere “conversioni forzate”, soprattutto nei confronti degli ebrei. Ancora oggi il Codice di diritto canonico, al canone 868, stabilisce questa assurda norma: «il bambino di genitori cattolici e persino di non cattolici, in pericolo di morte è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori»! Qualora si verificasse, i genitori dello sfortunato bambino potrebbero denunciare il battezzante per violazione dell’art. 30 della Costituzione.
Ricordiamo che tale articolo stabilisce che «è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i propri figli». Attenzione, però: “istruire” non significa affatto “imporre”. Insegnare ai proprî figli la verità della religione cattolica non deve quindi avere come automatica conseguenza l’adesione vita natural durante alla Chiesa cattolica, così come insegnare ai proprî figli il gioco degli scacchi non deve comportare l’iscrizione vita natural durante al club degli scacchi. Questo infatti comporta il battesimo: il canone 96 del Codice di diritto canonico stabilisce infatti che «mediante il battesimo l’uomo è incorporato alla Chiesa di Cristo e in essa è costituito persona, con i doveri e i diritti che ai cristiani, tenuta presente la loro condizione, sono propri, in quanto sono nella comunione ecclesiastica e purché non si frapponga una sanzione legittimamente inflitta». E questa condizione assume valore anche per la legge italiana…
La sentenza della Corte Costituzionale n. 239/84 ha invece stabilito che l’adesione a una qualsiasi comunità religiosa debba essere basata sulla volontà della persona: difficile, a nostro avviso, rintracciare tale volontà in un bambino di pochi giorni.
Infine, secondo la legge 196/2003, l’appartenenza religiosa è considerata un dato sensibile, esattamente come l’appartenenza sindacale e politica, la vita sessuale e la salute dell’individuo. Non si capisce pertanto perché, se la legge impedisce ai genitori di iscrivere i propri figli a un sindacato, a un partito politico, a un’associazione gay, non debba conseguentemente impedire l’adesione a un’organizzazione religiosa.
L’APOSTASIA
Lo sbattezzo, visto dalla parte della Chiesa, si chiama apostasìa. Se da un punto di vista dottrinale è un peccato mortale, per il diritto penale della Chiesa, applicabile a tutti i battezzati, rappresenta invece un «delitto» (Codice di diritto canonico, can. 1041).
Ne consegue che, per la Chiesa cattolica, chi si proclama ateo e agnostico, anche se non si sbattezza, è da considerarsi un apostata, e pertanto soggetto alla scomunica latae sententiae (can. 1364), un tipo di provvedimento canonico che si applica automaticamente, anche se la Chiesa non è al corrente del “delitto” commesso (lo stesso provvedimento comminato dal codice, per esempio, alla fattispecie di aborto volontario).
PERCHÉ CANCELLARE GLI EFFETTI DEL BATTESIMO?
Non certo per fare un contro-rito vendicativo: nessuna associazione laica lo riterrebbe una cosa seria.
Ci sono invece motivazioni ben più importanti per sbattezzarsi:
per coerenza: se non si è più cattolici non v’è alcuna ragione per essere considerati ancora tali da chi non si ritiene più degni della propria stima;
per mandare un chiaro segnale a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica;
per una questione di democrazia: troppo spesso il clero cattolico, convinto di rivolgersi a tutta la popolazione della propria parrocchia, “invade” la vita altrui (pensiamo alle benedizioni natalizie o, più banalmente, al rumore prodotto dalle campane). Si crea così una sorta di “condizionamento ambientale” e si diffonde la convinzione che bisogna battezzare, cresimare, confessarsi e sposarsi in chiesa per non essere discriminati all’interno della propria comunità. Abbattere questo muro, rivendicando con orgoglio la propria identità di ateo o agnostico, è una battaglia essenziale per vivere in una società veramente libera e laica.
per la voglia di far crescere il numero degli sbattezzati, contrapponendolo alla rivendicazione cattolica di rappresentare il 96% della popolazione italiana;
perché si fa parte di gruppi “maltrattati” dalla Chiesa cattolica: gay, donne, conviventi, ricercatori…
per rivendicare la propria identità nei passaggi importanti della propria vita. Non essere più cattolici comporta l’esclusione dai sacramenti, l’esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e cresima, la necessità di una licenza per l’ammissione al matrimonio (misto), la privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di ripensamento da parte dell’interessato. Significa quindi non dover sottostare alle richieste del proprio futuro coniuge di voler soddisfare la parentela con un rito in chiesa, non vedersi rifilare un’estrema unzione (magari mentre si è immobilizzati), e avere la relativa sicurezza che i propri eredi non effettueranno una cerimonia funebre in contrasto con i propri orientamenti.
per non essere considerati, dalla stessa legge italiana, «sudditi» delle gerarchie ecclesiastiche. Il Catechismo della Chiesa cattolica rammenta (nn. 1267 e 1269) che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa». Qualora non lo siano, le autorità ecclesiastiche sono giuridicamente autorizzate a “richiamare” pubblicamente il battezzato. Nel 1958 il vescovo di Prato definì «pubblici peccatori e concubini» una coppia di battezzati sposatasi civilmente. La coppia subì gravi danni economici, intentò una causa al vescovo e la perse: essendo ancora formalmente cattolici, continuavano infatti a essere sottoposti all’autorità ecclesiastica. Ogni prelato può dunque tranquillamente permettersi esternazioni denigratorie nei confronti dei battezzati: perché rischiare?
per un vantaggio economico: se si è battezzati e capita di dover lavorare, anche saltuariamente, in Paesi come la Germania o l’Austria, si finisce per essere tassati per la propria appartenenza alla Chiesa cattolica, e in modo assai salato (anche 60 euro al mese su uno stipendio di 2.000 euro…).
Ma tante altre ancora possono essere le motivazioni: non c’è certo bisogno di ricevere suggerimenti da parte dell’UAAR!
L’ASSOCIAZIONE PER LO SBATTEZZO
L’Associazione per lo Sbattezzo nacque negli anni ’80 proprio su queste tematiche. Suo il merito di aver sollevato il problema in Italia: attraverso questa associazione sono partite le prime lettere con le richieste di cancellazione dal registro dei battezzati. Il modulo che presenta sul suo sito, tuttavia, è privo di valore giuridico, non facendo riferimento ad alcuna legge dello Stato italiano. Oggi la parola sbattezzo è entrata a far parte dei dizionari.
L’INIZIATIVA GIURIDICA DELL’UAAR
Nel 1995 l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti ha avviato una campagna per la “bonifica statistica” dei battezzati. Dopo aver verificato le risposte fumose ed evasive alle richieste di cancellazione ricevute dai parroci (le poche volte che costoro si degnavano di rispondere), ha preferito spostare il confronto in sede giudiziaria.
Attraverso un socio individuato ad hoc, ha così intrapreso un ricorso al Garante per la protezione dei dati personali (Stefano Rodotà), chiedendo di intervenire nei confronti delle parrocchie refrattarie alla cancellazione del battesimo.
IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA GIURIDICA UAAR
Il 13 settembre 1999 il Garante per la protezione dei dati personali si è pronunciato sul ricorso del socio UAAR.
Secondo il provvedimento del Garante non si può cancellare il battesimo, in quanto esso documenta un episodio effettivamente avvenuto.
È però possibile, per chiunque lo desideri, far annotare la propria volontà di non appartenere più alla Chiesa cattolica. Si tratta di un riconoscimento importante, con il quale per la prima volta la giurisprudenza italiana ha stabilito una procedura per l’ottenimento di un elementare diritto civile, quello di non essere più considerati “figli della chiesa”.
Lo sconcerto cattolico deve essere stato notevole, se persino un esponente considerato “illuminato” come don Zega, dalla prima pagina della Stampa del 29 settembre 1999, riusciva a confondere UAAR e Associazione per lo Sbattezzo, cercando poi di buttare tutta la vicenda sul goliardico.
Come conseguenza pratica, però, l’iniziativa dell’UAAR ha costretto la Conferenza Episcopale Italiana a emanare già il 20 ottobre 1999 un Decreto Generale sull’argomento.
L’UAAR, incassato il parziale successo, ha comunque deciso di ricorrere al tribunale di Padova, che con il decreto del 29 maggio 2000 ha in sostanza confermato quanto statuito dal Garante, sancendo tuttavia che «è lo Stato che si riserva il potere di verificare se sussistano i presupposti per escludere il proprio intervento con riguardo agli atti dell’autorità ecclesiastica».
Nel novembre 2002 la Conferenza dei vescovi italiani, riunita in assemblea plenaria, ha dovuto confermare la legittimità delle richieste formulate col modulo UAAR.
L’iniziativa è proseguita negli anni successivi, con lo scopo di allargare questo diritto all’intera popolazione italiana. Nel 2002 è stato presentato e accolto il primo ricorso al Garante contro una parrocchia inadempiente, e nel 2003 è stato presentato e accolto il ricorso al Garante contro la pretesa del Vicariato di Roma di chiedere al richiedente di presentarsi presso i suoi uffici «per dimostrare e controfirmare la sua richiesta in modo inequivoco».
Infine, nel settembre 2006, un nuovo provvedimento del Garante ha permesso a tutti coloro che non conoscono la parrocchia di battesimo (o che sono stati battezzati all’estero) di annotare le proprie volontà di non far più parte della Chiesa cattolica sull’atto di cresima. Il caso ha voluto che il primo vescovo “costretto” ad autorizzare una simile annotazione sia stato il cardinal Camillo Ruini (anche se la prima in assoluto risale al febbraio 2006).
Ma la campagna continua: resta ancora da allargare tale diritto a chi non sa dove è stato battezzato, e non è mai stato comunicato o cresimato.
COSA BISOGNA FARE PER NON ESSERE CONSIDERATI PIÙ CATTOLICI?
Chi conosce la parrocchia presso la quale si è stati battezzati deve semplicemente scrivere una lettera al parroco con la quale si chiede che sia annotata la propria volontà di non far più parte della Chiesa cattolica. La lettera deve essere inviata per raccomandata a.r. allegando la fotocopia del documento d’identità. Non è necessario fornire alcuna motivazione. Disponiamo di una lettera modello, scaricabile in formato *.RTF (e modificabile a piacimento secondo le proprie esigenze); ne è altresì disponibile una versione in formato *.PDF. Se non si è subita né la prima comunione né la cresima, inoltre, si può provare a inviare alla parrocchia un modulo (*.RTF; *.PDF), recentemente sperimentato con successo, contenente la richiesta di prendere nota che non si è mai stati cattolici.
Se non si conosce la parrocchia, la prima strada è quella di fare una ricerca sul portale parrocchie.it: qualora vi fossero dubbi tra più parrocchie si può provare a chiedere un aiuto a soslaicita@uaar.it.
Qualora l’esito fosse infruttuoso bisogna inviare una richiesta al parroco dove è stata impartita la prima comunione (a partire dal 1984) o la cresima, chiedendogli di provvedere all’annotazione della richiesta sui documenti che attestano la somministrazione di questi sacramenti.
In alternativa, se ci si è sposati con il rito concordatario, si può anche inviare una richiesta alla parrocchia delle nozze, chiedendo di conoscere la parrocchia di battesimo.
Sbattezzarsi è rapido e semplice. Nel caso, piuttosto raro, che vengano frapposti degli ostacoli, consigliamo di consultare le FAQ (anche in formato RTF), che contengono le risposte alle domande più ricorrenti sull’argomento: qualora i dubbi persistano, potete inviare un messaggio a soslaicita@uaar.it per ottenere una consulenza sull’argomento. Ricordiamo che – in mancanza di risposta da parte della parrocchia – è possibile presentare ricorso al Garante per la protezione dei dati personali. Tutti i ricorsi presentati finora si sono conclusi con esito positivo.
Se vuoi dare maggiore enfasi alla tua decisione di sbattezzarti, partecipa anche tu alla Giornata dello Sbattezzo, in programma il 25 ottobre 2008 (se possiedi un sito o uno spazio Web, qui è disponibile un banner per pubblicizzarvi l’evento).
Il problema dello sbattezzo non è solo italiano: lanciato in Belgio alcuni decenni fa da Alternative Libertaire, ha calamitato l’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto in Francia.
Qui la legge ha sancito sia il diritto alla cancellazione, sia il dovere dell’ente ecclesiastico di fornire prove della stessa: i vescovi di Carcassonne e Mende hanno rischiato pesanti condanne per non aver provveduto nei termini stabiliti (aggiornamenti sulla campagna di sbattezzo in Francia).
In Germania le cose sono ancora più semplici: una legge del 1919 impone alle religioni di “contare” i propri membri in base alla volontà dei propri fedeli di versare una somma variabile tra l’8 e il 10 per cento delle proprie imposte. Se non si vuole pagare questa tassa si è automaticamente fuori dalla Chiesa e cessano gli effetti del battesimo, mentre se si è battezzati si è invece obbligati a pagare le tasse alla propria Chiesa. La dichiarazione ufficiale di uscita dalla chiesa è effettuabile a partire dal raggiungimento della maggiore età (ovvero a quattordici anni, per quanto riguarda l’appartenenza religiosa).
PERCORSI DI APPROFONDIMENTO
L’annotazione su un atto di battesimo.
«L’aspetto giuridico dello sbattezzo», di Andrea Albertazzi, da L’Ateo n. 2/2004.
«Atei alla meta: i vescovi hanno riconosciuto il diritto di non far parte della Chiesa cattolica», di Raffaele Carcano, da l’Ateo n. 1/2003.
«Aumenta il popolo degli “sbattezzati”. Atei e agnostici si ritrovano sul web», di Rita Celi, da Repubblica.it, 10 gennaio 2006
Battesimi forzati, di Marina Caffiero (Viella 2004): le vessazioni nei confronti degli ebrei romani tra il XVI e il XIX secolo.
Battezzati non credenti, di Aldo Capitini (Parenti 1961).
«Chi si ricorda del vescovo di Prato?», di Mario Patuzzo, da L’Ateo n. 4/1999.
«Della qualità del clero. I risultati di un’indagine e la loro verifica sul campo», di Raffaele Carcano, da L’Ateo n. 5/2003.
«La mia lunga battaglia per essere sbattezzato», di Jenner Meletti, da la Repubblica, 13 luglio 2003.
Nuove ingerenze ecclesiastiche, aggiornati i moduli (23 aprile 2007).
«Pio XII e i piccoli ebrei battezzati», dal Corriere della Sera, 29 dicembre 2004.
Processo al vescovo di Prato, a cura di Leopoldo Piccardi (Parenti 1958).
«“Scresimato”», di Pier Giorgio Nicoletti, da L’Ateo n. 3/2007.
Tesi di laurea sullo sbattezzo del nostro associato Andrea Albertazzi: discussa nel dicembre del 2003, la pubblichiamo con il suo permesso (PDF, 200 Kb).
Uscire dal gregge. Storie di conversioni, battesimi, apostasie e sbattezzi, di Raffaele Carcano e Adele Orioli (Luca Sossella Editore 2008): il primo libro a trattare dello sbattezzo, ma anche un excursus storico sull’apostasia (e tanto altro ancora).
Un volantino sullo sbattezzo da fotocopiare e distribuire.
Se vuoi dare visibilità sul tuo sito o sul tuo blog alla campagna UAAR di sbattezzo, puoi consultare le istruzioni pubblicate sul nostro sito.
PASSAPAROLA SULLO SBATTEZZO
Puoi scaricare la presentazione sullo sbattezzo e inviarla ai tuoi amici. Sono disponibili questi formati:
PPS (per MS Powerpoint), 430 Kb
PDF (per Adobe Reader), 490 Kb
SWF (Flash, da aprire in un browser), 480 Kb
Per salvare i file fai click con il tasto destro del mouse e scegli “Salva oggetto con nome”.
Mi piace molto questa cosa.
Mi piace molto lo “sbattezzo”.
Mi auguro che la procedura divenga ancora più facile.
Almeno quanto quella che impartisce il battesimo clandestinamente,
“anche contro la volontà dei genitori”.
Io ho sempre pensato di non avere più bisogno dello sbattezzo..
Infatti non ci fu soltanto il vescovo di Prato.
Mi sposai, soltanto civilmente, il 18 gennaio 1969,
e un sacerdote, che conoscevo bene, oggi addirittura
considerato progressista, un certo don Tonino Sanna, ebbe l’improntitudine, durante una predica domenicale
nella Basilica di san Gavino a Porto Torres,
di dichiarare me e mia moglie «pubblici peccatori e concubini».
Ho sempre pensato, con gioia, che tale atto corrispondesse
a una scomunica.
Sgusciare fuori dalla chiesa cattolica, sbattezzarsi ufficialmente.
Iniziativa rispettabile, ma non farò niente per sbattezzarmi.
Primo, perché è una cosa complicata e io sono stanco.
Due, perché L’UAAR spende troppe parole (non riesco a leggere tutte quelle scritte qui sopra) contro la Chiesa e troppo poche contro dio.
L’obbiettivo di un’associazione del genere (oltre quello di far sentire l’ateo meno solo) dovrebbe essere insinuare il dubbio nei credenti, indipendentemente dalla fase storica che sta attraversando la loro ideologia e la loro chiesa.
Per essere chiari: l’ateismo riguarda l’idea di dio e non chi in quel momento l’amministra, sia che si chiami Roncalli, sia che si chiami Ratzinger.
Lo sbattezzo sarebbe un atto politico, ma prendere le distanze da Ratzinger può farlo anche il cattolico.
L’ateismo riguarda l’idea del Mondo e delle sue origini, non quella di Chiesa cattolica, protestante, oppure ortodossa, che sono solo diverse modalità di mettere in pratica l’idea di dio.
A parte qualche differenza d’attributo, dio resta sostanzialmente lo stesso, anche nell’islam e nell’ebraismo.
Gli atei dovrebbero capire che l’essere o meno credenti non è una cosa privata, che afferisce alle sole «coscienze», ma riguarda l’idea condivisa del nostro posto nel Mondo e le sue conseguenze, idea su cui si modella quasi tutto il resto, la politica e l’etica per prime.
Con ricadute rilevanti sul nostro vivere e sul nostro morire, sul nostro pensarci, eccetera.
Non è la chiesa l’obbiettivo – chissenefrega dei preti, del re del vaticano e dei suoi prìncipi vestiti di rosso – ma le menti devastate dei nostri simili.
Altro che sbattezzo.
Lo sbatezzo: mi piace l’idea, perché un bebè non puo scegliere. Sono batizzata e ho conservato una medaglietta della mia madrina scomparsa nella mia infanzia. Solo oggetto di affetto, non di religione.
Non ho mai capito la mente stretta della chiesa al riguardo dell’amore.
L’amore è la sola speranza della vita, ma penso un amore umanano. Non ho sentito amore per dio, non credo che sia con noi. Penso solo all’amore umano. La chiesa è molto dura contro l’omosessualità, mostra un manco di cuore e di intelligenza. Preferisco l’idea di Platon: ciascuno cerca la sua metà : metà maschio o femminile…
Ho sempre pensato che la civilisazione ha fatto un passo indietro con il cattolicismo.
Quelli che gli Dei vogliono perdere, prima li rendono scemi.
Anche a me sembra complicato, ci avevo pensato anni fa, non tanto per desiderio di proclamarmi atea, quanto per il fatto che non ero stata consultata.
a “odifreddi”: ti saresti potuto firmare col tuo nome, che problema c’era?
(o almeno cambia computer)
Mentre trovo l’ateismo di Tashtego assolutamente affascinante (è totalmente gratuito e furibondo, un titanismo romantico che nel mio paradiso personale non potrebbe assolutamente mancare), questo testo del Buffoni è talmente clericale e gesuitico da mostrare fin troppo bene di quale risentimento grondi la rivendicazione del contro-potere, che poco ha a che vedere con l’autentica affermazione di libertà.
Chi battezza un figlio lo fa con l’intenzione di accoglierlo in una comunità spirituale: per rifiutarne l’appartenenza non servono complicati rituali. A meno che si sia talmente superstiziosi da aver bisogno di una “controfattura” per annullare il malocchio.
Raos, ho firmato Odifreddi perchè mi divertiva: insieme a Berlusconi e Maria De Filippi fa parte della mia triade di pupazzi tre palle un soldo, nella Repubblica della stupidità. Ma vedo che qui il vero dissenso è talmente raro che provoca rigurgiti investigativi da KGB.
Binaghi, avrebbe potuto non sfuggirti il dettaglio che non ho fatto il tuo nome in pubblico, non mettevo alla gogna nessuno. Avrebbe potuto.
E’ che proprio volevo capire – e forse anche, di fondo, che ho trovato stupida e banale la tua battuta.
Ma quale scrittore italiano si farebbe mai sfuggire la benché minima occasione per spararsi una bella posa cristica? Il “vero dissenso”, il KGB, nientemeno…
Buona continuazione.
Resta il fatto che non ho visto fare considerazioni analoghe per i numerosi Nick usati qua dentro. Ma si vede che sono un sospettoso.
Valter B,
Pensavo nella mia ingenuità che dio amava ” les simples d’esprit”…
Ciacusno è libero di credere o no. Il problema è che l’atea non cerca da reprimere la libertà di amare, di vivere. La chiesa cerca di influenzare la società, parlando dell’amore. Si puo parlare d’amore e di desiderio, quando la regola è la catistà per i religiosi? C’è un’ipocrisia che ho sempre detestato. La filosofia antica mi sembra più sana.
Il solo punto del cattolicismo che amo è forse nel senso del valore spirituale, invece della società di consumo.
Trovo pericoloso che la chiesa si impiacci di politica, di società.
Un buongiorno caloroso a Andrea.
Ci tengo a chiarire che il testo non è mio, l’ho scaricato dal sito UAAR, ovviamente condividendone la sostanza.
Sulla forma – come ho scritto nel mio libro PIU’ LUCE, PADRE (Sossella, 2006) – tanto per cominiciare non sono d’accordo sull’uso dell’aggettivo “razionalisti” già nella sigla. (Nel libro distinguo a fondo tra razionalismo e regionevolezza). Aborro io per primo i gesuitismi, of course. Ma a qualcuno può interessare – per esempio – non subire funerali religiosi. Questo è un buon modo.
Quanto alla faccenda “complicata”, non mi pare proprio: basta una raccomandata alla parrocchia in cui si “risulta” battezzati.
@Vergè
La chiesa cerca di influenzare la società, parlando dell’amore. Si puo parlare d’amore e di desiderio, quando la regola è la catistà per i religiosi? C’è un’ipocrisia che ho sempre detestato. La filosofia antica mi sembra più sana.
Cara Signora, la concezione cristiana dell’amore prevede vaste e profonde applicazioni, tra cui matrimonio, cura della prole, amicizia e perdono ai nemici, oltre che consacrazione di celibi volontari. Quanto a influenzare la società parlando dell’amore, se lo fa lei e lo fa Renato Zero, lo lascerei fare anche a un cristiano qualsiasi. O no?
Anzitutto: rivolgersi a qualcuno con un “cara signora” denota una arroganza veramente degna di chi ritiene di possedere verità assolute. Nel merito: la rivalutazione del pensiero classico come una delle strade percorribili per la fuoriuscita dalla pastoie ideologiche abramitiche non è affatto un’idea peregrina né una mera ipotesi di scuola.
@Buffoni (di nome e di fatto)
rivolgersi a qualcuno con un “cara signora” denota una arroganza veramente degna di chi ritiene di possedere verità assolute.
Meglio “vecchia stronza”?
valter binaghi,
Mi sembra che la cortesia ti manchi. Primo ho l’abbitudine di essere chiamata con il nome e il cognome, non il cognome solo.
Secondo, per un uomo che spera l’amore del prossimo, tu sembri poco aperto al dialogo. Anche sfiora la volgarità. Mi fermo qui, perché non voglio che il post diventi terreno di litigo. Sempre che il rispetto dell’altro esiste.
Il tuo ultimo commento scredita il tuo pensiero cattolico.
“totalmente gratuito e furibondo, un titanismo romantico”.
ma che stai a di’, binaghi.
e comunque meglio uno sbattezzato che un credente.
La uuar mette insieme atei agnostici “razionalisti” e probabilmente molto altro. Cosa c’entrano tutte queste cose? C’entrano pochissimo a volte. In teoria ci puo’ essere la stessa distanza tra un ateo e un agnostico che tra un ateo e Ruini.
Detto cio’ ho spedito ieri la mia lettera. Perché? Perché, da ateo, credo che la situazione italiana sia un tale scempio che aderire a un’iniziativa come questa sia il minimo. Poi, naturalmente, l’essere atei implica molto altro. Implica una vita completamente diversa da quella che una parte maggioritaria della nostra cultura di europei bianchi ci porta a fare.
(Si dovrebbe parlare di più della gioia di essere atei. Della marcia in piu’ che da su tutto)
La marcia in più.
Da qui mica si vede, però.
A coloro che ritengono necessario imporre l’esistenza di Dio, si può rispondere che oggi Dio ci vuole davvero maturi e consapevoli. Cosí maturi e consapevoli che vorrebbe che noi ci comportassimo come se lui non ci fosse.
Paradossale ma ha una sua dignità, quest’ultima di Buffoni. Peccato che mal si concilia col post: non ci si affanna tanto a cancellare ciò che non esiste.
Sarebbe troppo crudo spiegare a Binaghi di che cosa si tratta, davvero: desiderio di cancellare ciò che infesta la mente di troppa gente.
Ma lui, il libertario che difende il diritto della chiesa ad opprimere, controllare in modo subdolo, attraverso i sentimenti, l’umanità, rivolterebbe, come suo solito, la frittata, e direbbe che – lui lo sa – il nostro desiderio è quello di cancellarle del tutto, le menti.
Il cristico mondo desiderante di Binaghi è costruito proprio in funzione di questo: non dover pensare.
Che Binaghi una mente pensante – non: secernente – ce l’abbia o non ce l’abbia è del tutto indifferente. Sarebbe lo stesso.
Vorrei se possibile concentrare l’attenzione su un punto che mi sembra importante – nonostante il testo sia della UAAR, non è necessario essere atei per considerare lo sbattezzo. Le motivazioni centrali mi sembrano chiare al riguardo. Personalmente rientro certo meglio nell’agnosticismo, che non nell’ateismo – e non ho niente contro il pensiero cristiano in sé, nemmeno come donna (al riguardo per chi fosse interessato c’è un libro molto bello Im memoria di lei, di Elizabeth Schussler Fiorenza). I problemi li ho piuttosto con l’istituzione della chiesa, dalla quale molto semplicemente non mi sento rispettata. Il messaggio “forte” che c’è nello sbattezzarsi – a cui sto pensando – sta tutto nel fatto che educare non è imporre, cosa molto singolare tra l’altro se si pensa che uno dei capisaldi del cristianesimo (e nello specifico il cattolicesimo) dovrebbe essere la compassione. Sulla gioia dell’ateismo di cui parla Jacopo o sulle “parole contro dio” di cui dice Tashtego, sono un po’ più cauta. Quello che però forse entrambi lasciano intendere e che appoggio in pieno, è la necessità di una visione non finalistica della vita, del diventare davvero responsabili di ciò che viviamo e facciamo. A Franco dico grazie, perché mi spinge sempre a pensare con le sue parole, anche contro me stessa.
@ francesca
che cosa intendi dicendo che sei agnostica?
Lo so, è una domanda complessa. O forse no.
Jacopo provo a sintetizzare: l’entità divina se esiste è inconoscibile. Continuo a credere nella possbilità di esistenze soprannaturali e a subirne il fascino a vari livelli. Ma non saprei esprimere con forza una certezza al riguardo (quindi nel mio caso non si tratta tanto di vicinanza a posizioni scettiche, quanto di dubbio e possibilismo). Se si entra nel discorso cristiano e nei suoi due momenti centrali – l’idea della Passione l’idea della Resurrezione – ti direi che mentre la prima ed il concetto del dolore – (la cosa più vicina, tra l’altro alla gioia), come del limite che ci riguarda tutti, mi interessa parecchio, non ho grande entusiasmo per la seconda. Da qui il discorso sul finalismo…
Io tutto questo IMPORRE della Chiesa non ce lo vedo, a meno che si debba impedirle anche di PROPORRE. E infatti il punto è questo: tutti quanti, libertari, liberali, marxisti, anarchici, fascistoidi, buddhisti di rogoredo e perfino i cani sciolti di NI tutti possono propagandare le loro idee oralmente o per iscritto, con i mezzi che il loro consenso sociale gli permette di avere. Il fatto è che il consenso sociale di cui godono costoro è minimo, e i pulpiti sono cassettine della frutta. Poichè non potete scagliarvi contro il popolo nutrito dei fedeli (si vedrebbe troppo scopertamente di quale giacobinismo e disprezzo per la gente comune siete nutriti) allora vorreste dare fuoco al pulpito di san Pietro.
Se foste i libertari che dite di essere, vi contentereste di disertarlo.
@Binaghi, ma tutta questa foga da auto da fè dove la vedi? Sull’imporre: quando sei battezzato generalmente non hai ancora un anno di vita. Quindi non è una tua scelta. O forse tu sei stato così precoce…? NI, non è un pulpito. Le persone esprimono liberamente il loro dissenso e le loro idee. Non ho nulla in contrario sullo scegliere di essere battezzati o sul diventare musulmani o indù o quello che ad uno pare, liberamente. Scegliere appunto. Non ho nemmeno problemi particolari con chi la pensa diversamente da me, mi posso infervorare, certo, penso sia lecito. Ho problemi con chi mi calpesta. Non brucerei mai una chiesa nè un luogo sacro per alcuni nè abbatterei a sassate le edicole con le madonnine lungo le strade. E’ chiedere troppo aspettarsi lo stesso rispetto per gente come me? Il fatto di essere libertari, tuttavia non mi permette di dare un calcio alla storia. Se comunque per te questo è un pulpito da ortolani e a quanto pare tu sei carnivoro appassionato, niente ti impedisce di disertare la “nostra” locanda.
@francesca
mi interessano sia la passione che la ressurrezione, ma come potrebbero interessermi proust, salgari o marziale.
(assolutamente da leggere almeno i primi capitoli del libro uscito da derive approdi “L’errore del maestro”)
Rispetto alle entità soprannaturali davvero non so che dire, forse la mia incapacità di definire il concetto (o il mito?) di cio’ che si chiama natura mi fa perdere di vista il problema del sopra-natura.
comunque, su ufo, madonne lacrimanti, calamari giganti, persone levitanti, meteoriti, eclissi di sole, etc. non ho dubbi: tutto cio’ è stato visto. Sui riflessi di queste cose che sono (o sono state) considerate sopra-naturali rispetto alla mia vita…non so, mi sfugge un passaggio.
Matteoni, come già successo, quando uno argomenta contro atteggiamenti diffusi e ideologie, tu rispondi che personalmente sei casta e pura.
Chissene?
spesso,leggendo certi ‘pensieri’,come quelli espressi da VALTER BINAGHI,mi chiedo:
gigante,pio empio/
se ascoltasse davvero/
tutte le voci del tempio/
non sarebbe mistero//
l’imperizia di dio
Ma di quale bestia si tratta?
Perché, qui, non si tratta più di stare ad ascoltare una voce.
Nel suo piccolo, il piccolo Valter Binaghi, applica una tattica astuta.
Già vista, magari, a livelli più alti.
S’impone, ed è vero, s’impone con la libertà di parlare.
Convinto, con ciò, di togliere dignità alle parole degli altri.
Ma poi propone – come dice lui – anche, che noi si rinunci a pensare.
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Il Catechismo della Chiesa cattolica rammenta (nn. 1267 e 1269) che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa».
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Sono stanco del rispettoso buonismo, che chiude gli occhi davanti ai fatti e concede spazio a chi, i fatti, li stravolge impunemente.
Dichiarando che, comunque, quella è un’opinione, e va rispettata.
Le opinioni si rispettano per quello che dicono, non perchè sono opinioni.
Un’opinione stupida rende stupido chi la formula, e il rispetto che si deve a uno stupido si chiama compassione.
Ma mi chiedo: qual’è l’articolo del catechismo della chiesa cattolica che impone, oltre che credere nelle favole, anche di andare a rompere i coglioni a chi nelle favole non ci vuole credere più?
Portare un po’ di sana dialettica a pensionati della rivoluzione, che si sono ridotti solo a darsi buffetti e pacche sulle spalle l’un l’altro?
Ammiro l’atteggiamento di Tashtego, solo mi sorpendo sempre a pensare che magari è la mia, la mente più devastata. Trovo difficile chiarire le mie, di idee, figuriamoci quelle degli altri.
Sbattezzarmi? Troppa fatica. Trovo più coerente vivere le idee, piuttosto che proclamarle. Mia moglie è cattolica e mia figlia è stata battezzata: se in futuro crederà che suo padre è una brava persona, anche se non va in chiesa, per me sarà già abbastanza.
conoscevo già il sito web dello sbattezzo e sono contenta di vedere che continuano ad andare avanti.
Io per fortuna non sono battezzata e non lo è nemmeno mia figlia (come nessuno dei figli dei miei amici), deciderà lei quando vorrà. Anche mio cugino non era battezzato e quando era alle superiori ha deciso di farlo. Io sono agnostica perché entrambe le posizioni (ateo/credente) implicano un atto di fede, non esistendo una prova rigorosa e dimostrabile scientificamente dell’esistenza o meno di Dio. E poi perché vivo benissimo senza la religione e tutto quello che implica.
Il fatto è che in Italia le leggi non garantiscono la laicità, purtroppo. Ecco perché questa iniziativa è importante. Vi faccio un esempio (degli innumerevoli che vediamo tutti ogni giorno): nel piccolo paese dove vivo la scuola elementare fa il doposcuola solo per un giorno. Quando il comitato dei genitori ha chiesto che si facesse il doposcuola anche negli altri giorni, il Comune (al quale – anche – si erano rivolti) ha detto di no, perché in quel caso avrebbe dovuto togliere i fondi che ogni anno prevede per l’oratorio proprio per il servizio al pomeriggio. E una mamma mi ha detto “ma scusa, che problema c’è? Portala all’oratorio”. Già, “che problema c’è”??
Così il comitato dei genitori ha trovato una cooperativa che A PAGAMENTO farà il doposcuola, dopo aver dovuto convincere la preside ecc ecc.
Piccolo esempio.
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