Articolo precedente
Articolo successivo

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 9

di Andrea Inglese

Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato,

Ti ho mentito, non sono mai stato
a Buenos Aires.

Non sopporterei, per altro,
una città dove qualcuno ha sofferto a lungo, inutilmente,
per un amore, continuando a sperare, ad elaborare
una storia parallela, favorevole a sé, come un calmante,
impegnandosi nei dettagli, come un letterato professionista,
e forse la letteratura nasce così, tutta la finzione che inonda il mondo,
è nata per riparare l’angoscia d’amore, e parare
lo strazio di quell’appuntamento concesso
dopo lunghe suppliche
e che sarà annientato,
perché anche camminando in lungo e in largo,
anche tenendo gli occhi fissi agli edifici,
anche sorseggiando come un agonizzante
una tazza di tè,
la persona non viene, non è venuta, non verrà,
non è possibile udirne la voce,
non è possibile riconoscerne il soprabito,
non è possibile niente.

Si è rimasti chiusi dentro una persona,
come sepolti vivi, e non se ne esce,
si pensa ad ogni congegno, si immaginano
piani, furberie, nefandezze, colpi di forza,
interi romanzi, con tanto di sapere specialistico,
tavole e stime, descrizione degli strumenti
e dei meccanismi, un’autoformazione
straordinaria, e vana,
che può durare anni. Un sapere vario,
multidisciplinare,
che non sposta di un millimetro
una pietruzza da terra.

* * *

[18 immagini + lettere invernali per l’autunno; 1, 2,
3,4,5,6,7,8…]

Print Friendly, PDF & Email

8 Commenti

  1. Amo la pena viva che sorge della scrittura e l’idea di menzogna: il sentimento è puro verità, ma la storia si sposta in città lontana, in mare lontana: solo evasione alla sofferanza.
    La terra straniera si vesta di colori, estirpa del cuore l’ombra amata. Nella menzogna solare l’assenza diventa fiori di veleno, ma vivi, non chiusi in noi.

  2. I bei versi di Andrea Inglese, attraverso uno slittamento del senso di alcuni di essi, mi danno modo, non so quanto lecitamente, di attaccarci, quasi vettura clandestina in coda, il racconto di un episodio capitato a Gadda a Buenos Aires, negli anni ’20 quando lavorò in Argentina, e da lui raccontato.
    Oltretutto – non c’entra niente, ma per curiosità – Gadda proveniva da un’altra esperienza di lavoro, a Cagliari, città della madonna di Bonaria da cui Buenos Aires prende il nome.

    *
    i versi di Andrea:

    non è possibile riconoscerne il soprabito

    Si è rimasti chiusi dentro una persona,
    come sepolti vivi, e non se ne esce

    *

    Racconta Gadda di aver fatto, quella volta, l’esperienza che più si avvicina a un’esperienza psicotica, schizofrenica.
    Passeggiava per le strade di un quartiere di Buenos Aires dove nessuno poteva conoscerlo, ma gli sembrava che tutti lo osservassero con una intensità strana, prolungata per tutto il tempo che era rimasto lì, sempre più turbato, sino a dubitare di non essere sul punto di diventare matto.
    Solo alla fine si spiegò il mistero e si liberò di quello stato di disagio: indossava un impermiabile bianco.
    La cosa da lui considerata normale era per gli abitanti di quel quartiere di una stranezza inusitata. Forse era la prima volta che ne vedevano uno.

  3. la dicotomia errare occidentale. Insanabile dualismo, altro tempo.

    La dicotomia nel suo significato: dichotomía: dich (due) tomo (divido), sono le due parti che non -possono essere- vere contemporaneamente. Nella realtà, nella vita sono in verità le reppresentazioni esaustive (tensione-verso) dell’equinozio (autunno-primavera). L’occidente ha rimosso il grande viaggio migratore (est-ovest) ma porta con sè quell’idea del -ritorno- in Se memoria: -vedere ascoltare-. L’equinozio (nel giorno dell’equinozio) è la divisione equa tra giorno e notte, dodici ore esatte per parte. Se è vera l’ipotesi che l’arte, (la parola artistica diciamo) è la continuazione del sogno, si potrebbe dire che è tentativo di dare continuità. Unità (monoteismo) taostica come tensione (ascoltare-osservare) del non fare, non essere (poeticamente essere in ogni cosa, come prova al non essere). L’ascolto, armonia cosmica come principio. Umanamente il tempo è un principio(nascita), una unità, una verità, un discorrere prima (monologo), un dialogo. Entro il dialogo scorre il tempo è questo il dialogo è di volta in volta domanda al “divino”(tempo-passaggio del tempo, sole ecc, ecc)) o tensione che è in radice del ritorno.

  4. Veronique, è sempre bello ricevere un complimento ma, ti prego, la prossima volta che vuoi comunicare con me fallo sul mio blog (tramite lo spazi per i commenti) o a questa casella mail: evaluna71@splinder.com

    non mi sembra corretto occupare uno spazio che dovrebbe essere esclusivamente destinato alla discussione dei versi di Andrea Inglese.
    Mi mette imbarazzo. grazie ed a presto.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Voci della diaspora: Anna Foa e Judith Butler

di Andrea Inglese
Perché continuare a parlare invece di tacere? Perché usare o meno la parola "genocidio"? Perché un racconto vale mille immagini e mille cifre? Continuare a pensare quello che sta accadendo, attraverso due voci della diaspora ebraica: Anna Foa e Judith Butler

Da “Ogni cosa fuori posto”

di Andrea Accardi
C’è adesso come un vuoto nella planimetria, un buco da cui passa l’aria fredda, e su quel niente di un interno al quinto piano converge e poi s’increspa tutta la pianta del condominio. Il corpo della ragazza (il salto, il volo) resta per aria come una parte che manca (nondimeno è lì in salotto, ricomposta, e l’appartamento intero la costeggia).

Wirz

di Maria La Tela
Quando fu il nostro turno ci alzammo da terra. Eravamo rimasti seduti a guardare le ragazze che ballavano con le magliette arrotolate sotto l’elastico del reggiseno per scoprire l’ombelico.

Le precarie e i precari dell’università in piazza il 29 novembre

Comunicato stampa 29 Novembre Contro tagli e precarietà, blocchiamo l'Università! – L'Assemblea Precaria Universitaria di Pisa scende in piazza contro...

“Tales from the Loop”: una tragedia non riconosciuta

di Lorenzo Graziani
Qualsiasi sia la piattaforma, la regola aurea che orienta la scelta è sempre la stessa: se sei in dubbio, scegli fantascienza. Non è infallibile, ma sicuramente rodata: mi conosco abbastanza bene da sapere che preferisco un mediocre show di fantascienza a un mediocre show di qualsiasi altro tipo.

“Sì”#3 Lettura a più voci

di Laura Di Corcia
È un libro, in fondo, sul desiderio; un libro che pare costituito da risposte, più che da domande. Un libro di esercizi di centratura. Ma anche un libro che mira a un’ecologia della mente e della scrittura "Sì" di Alessandro Broggi...
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: