Come sono diventato un professore della scuola italiana


di Sergio Soda Star

Il Tirocinio
Il tirocinio è una attività che si compie per allenarsi a diventare professore della scuola italiana. Si fa nelle scuole affiancando professori che ti insegnano a diventare come loro abili nell’insegnamento e quindi si impara a contribuire a formare la società italiana.

La prof.ssa Vengo
La prof.ssa Vengo oggi ha cominciato a insegnarmi a diventare professore.
Lei è un tipo spigliato e aperto che contesta la destra che sta al governo facendo riferimenti ironici a Berlusconi e al nord che è produttivo ma non ha la cultura. La prof.ssa Vengo ha un rapporto paritario con gli alunni che danno molto fastidio facendo battute in continuazione o scrivendo sul muro.
Lei mi ha spiegato che il registro è un’arma antidemocratica nei confronti degli allievi, poi non ho capito come, mi ha detto che i suoi alunni cambieranno in meglio la società.
Mi ha detto che anche il professore impara dagli alunni e che i voti si contrattano con la classe.
Insegna in uno dei licei classici più antichi della città e ritengo che le sue idee sono ancora troppo difficili per l’Italia.
Io la stimo già però se avessi un figlio lo metterei in un’altra sezione.

La prof.ssa Vengo 2
Oggi con la Vengo ci siamo capiti subito, è bastato uno sguardo.
Siamo andati in classe per far vedere che eravamo venuti e lei ci ha detto accomodatevi. Io, con una faccia molto particolare sapendo come risolvere certe situazioni, ho detto ti dispiace se non ci accomodiamo? Lei a quel punto si è quasi vergognata di averci invitato a fare il nostro dovere in classe e ha detto no no certo voi il mio orario ce l’avete no? Andandocene ho ringraziato la Vengo per la sua grande disponibilità.
Oggi risulta che ho fatto 6 ore: 2 con la Vengo e 4 con la De Mattia.
La De Mattia ha detto qualche volta venite e io ho detto sì sì certo.

Corso di specializzazione
Oltre al tirocinio frequento anche una specializzazione, sempre allo scopo di diventare professore.
Oggi durante la pausa del laboratorio di Storia alcuni colleghi si sono fatti una canna potentissima e uno beveva anche molta birra. Quando sono tornati in classe ridevano sempre e il professore ha chiesto che c’era ma loro non si trattenevano. Il professore parlava di Burckhardt e di Huizinga e allora uno ha detto Mazinga e si è continuato a ridere.
Poi il massimo è stato quando il docente ha detto il nome di uno storico francese che somigliava a Bin Laden e allora subito uno ha fatto il nome del famoso terrorista: lì il professore si è incazzato ma ha fatto finta di niente e secondo me ha capito che c’era qualcosa che non andava.
Comunque questa è una scuola di specializzazione post laurea e certi comportamenti forse sono sbagliati ma ognuno è libero di operare le proprie scelte.

CGIL CISL
Siccome devo emigrare l’altro giorno mi sono fatto un giro per i sindacati per vedere dove ci sono più opportunità essendo insegnante. Sono andato alla CISL.
Sono entrato in questo appartamento e non c’era nessuno, c’erano stanze aperte con delle persone che leggevano il giornale senza guardarmi. Quando sono passato davanti a una stanza uno mi ha detto prego. Gli ho detto che venivo da parte di un suo amico e gli ho spiegato il mio problema. Questo mi ha risposto delle cose che non c’entravano niente mentre si vestiva per andarsene, poi ha detto allora tutto risolto e mi ha detto se mi volevo iscrivere. Allora sono andato alla CGIL.
Là non si lavorava come alla CISL ma tutti erano disponibili e gentili. Appena io parlavo, loro facevano delle telefonate per risolvere il mio problema ma non rispondeva nessuno.
Per non togliermi la speranza mi hanno dato altri appuntamenti e mi hanno detto di andare tranquillamente a nome loro.
La CGIL è molto meglio della CISL e quindi è giusto rompere l’unità sindacale.

Il giovane di sindacalista
A Napoli quando uno fa l’aiutante di qualcun altro si dice che è il giovane di quello, perciò c’è il giovane di barbiere, il giovane del salumiere, il giovane del meccanico, ecc. Se aiuti uno sei il giovane anche se hai 70 anni.
Oggi mentre ero al sindacato ho visto una figura nuova: il giovane di sindacalista.
Entrava in tutte le stanze per salutare e aveva sempre in mano un po’ di caffè da offrire a quelli che salutava. A Napoli il caffè è molto importante e l’hanno offerto anche a noi che stavamo in fila perché al sindacato si è tutti uguali e si tutelano i nostri diritti dei lavoratori.

Il massimo
Oggi alla specializzazione è stato il massimo.
Il professore di storia della pedagogia storiografica (se non ricordo male), parlava mentre nessuno lo ascoltava.
A un certo punto se ne è accorto e collo stesso tono ha parlato del fatto che nessuno ascoltava. Siccome non cambiava tono io e gli altri continuavamo a non sentire e quindi non ci siamo accorti che ci richiamava.
Lui finalmente ha cambiato voce e ha detto che era il massimo, che non ci eravamo accorti nemmeno che aveva cambiato argomento parlando di noi.

Assemblea di classe
Oggi i ragazzi discutevano di cosa parlare all’assemblea di classe. Erano molto indecisi se discutere di fatti loro interni alla classe o della Giorgia.
Io gli volevo consigliare di fare mezz’ora e mezz’ora oppure 40 minuti per la Giorgia che forse come argomento è più di ampio respiro, ma poi ho lasciato grande libertà non interferendo con le loro decisioni autonome.
Non sono riusciti a mettersi d’accordo quando c’ero io e quindi non so di cosa parleranno, ma credo che alla fine la Giorgia vincerà, ma solo come argomento perché la Russia è più forte.

Umiliazione eccessiva
L’altro giorno alla specializzazione la professoressa di laboratorio di storia contemporanea ha perso la pazienza verso di noi.
Mentre provava a fare lezione noi facevamo sempre squillare i cellulari chiamandoci tra di noi e facevamo dei rumori dando la colpa agli operai che fanno i lavori all’università.
Lei ha detto che siamo una generazione di idioti maleducati e che quelli più giovani sono molto meglio, ha detto anche che non ce la fa più e che è veramente assurdo che noi andremo a insegnare.
Io credo che ha esagerato anche perché in classe non siamo tutti della stessa generazione dal momento che alcuni hanno 24 anni e altri per esempio 43.

Corso di specializzazione 2
Oggi alla specializzazione è venuta la professoressa di decimologia.
All’inizio molto simpaticamente ha cominciato a raccontarci la sua vita in cui lei aveva fatto il 68 e grazie a questo l’istruzione non era più autoritaria essendo democratica e non elitaria. Finita questa parte ha cominciato a parlare della sua materia ma a quel punto nessuno più ascoltava.
Lei ci ha ripreso ma purtroppo eravamo distratti e non la smettevamo e alla fine la professoressa si è arrabbiata e ha cominciato a urlare dicendo che forse il 68 era stato anche un errore se aveva preparato nelle scuole idioti come noi.

Comportamento illegale
Oggi alla specializzazione eravamo 6 ma dovevamo essere 34. Sul foglio delle firme ce n’erano circa una trentina perché ognuno firma anche per i colleghi assenti.
Il professore ci ha spiegato che questo comportamento è sia vergognoso e sia illegale.
Allora abbiamo rifatto il foglio ma verso la fine della lezione comunque abbiamo aggiunto di nuovo le firme false.

La prof.ssa Vengo 3
Oggi siamo andati dalla Vengo per farci firmare il registro e lei molto disponibilmente come al solito ci ha messo tutte le firme.
Per non far vedere che ce ne andavamo pure la volta che andiamo per le firme siamo andati in classe con lei. Quando siamo entrati c’erano 3 persone mentre gli altri erano fuori. La Vengo ha detto menomale così stiamo un poco quieti.
A un certo punto la Vengo ha cominciato un interessante discorso sulla politica e sulla scuola dicendo che la cultura è sempre di sinistra e che le persone di destra non ascoltano gli altri. Io, che sono di destra, avrei voluto rispondere ma poiché la Vengo è molto disponibile ho fatto finta che ero d’accordo.
La Vengo mi ha detto che prima che se ne va butta una molotov in presidenza e che poi spera che Berlusconi va in galera.

Per interessare i giovani
Tutti sanno che per interessare i giovani bisogna fare delle strategie per andare incontro ai loro gusti.
Qualche anno fa Fiorello fece una bellissima canzone da discoteca chiamata San Martino che riusciva a fare piacere il testo di una poesia vecchissima che si fa a scuola. Oggi durante un programma ho riconosciuto le parole di quella canzone in una domanda. Il presentatore per ogni frase della canzone faceva un riferimento ironico rivolgendosi alla valletta per esempio diceva che i tini ribollivano perché l’avevano vista.
Io adesso anche grazie alle battute sfiziose del presentatore ricordo quasi tutte le frasi della canzone come urla e biancheggia il mare e la nebbia agli irti colli.
La Gerini dovrebbe molto riflettere su queste cose capendo che un cantante e un presentatore certe volte diffondono la cultura meglio dei professori che sono sempre chiusi nel mondo accademico.

Proposta al governo
La scuola è uno dei settori che non funzionano perfettamente in Italia e quindi bisogna fare qualcosa se non si vuole rischiare di doverle chiudere perché funzionano male.
I miei dialoghi con gli operatori del settore come la Vengo o i colleghi della specializzazione oltre alle mie conoscenze mi hanno fatto capire che ci vuole qualche personaggio nuovo che sa veramente andare incontro a quei ragazzi che non hanno lo stimolo per la cultura.
Dopo avere pensato molto tempo credo che Daria Bignardi potrebbe occuparsi di questo settore molto bene sia perché ha avuto esperienza nel campo della televisione col grande fratello e le invasioni barbariche sia perché da anni segue i libri che sono ancora uno strumento molto usato in classe. Lei potrebbe portare quelle innovazioni necessarie per fare tornare la scuola a essere protagonista e vicina al mondo degli alunni.

Corso di specializzazione 3
Oggi alla specializzazione è venuto un professore eccezionale che ci ha fatto riflettere sulla grande missione che stiamo per compiere.
Noi eravamo tutti un po’ depressi per via di questo fatto dell’emigrazione perché comunque si lasciano le persone che si conoscono, ma lui ci ha fatto capire che molto dipende da che punto di vista guardiamo le cose e anzi siamo fortunati.
Ha spiegato che noi siamo i nuovi sofisti che diffonderemo la cultura nel nord essendo pagati dallo stato, questo è un ruolo di grande responsabilità che solo i migliori del campo possono affrontare perché il nord aspetta il nostro sapere per formare la futura classe dirigente dal momento che la ricchezza e la produttività da sole non portano da nessuna parte.
Effettivamente allora ho guardato le cose da un altro punto di vista e ho pensato che i miei amici li posso vedere durante le feste perché durante l’anno ho altro da fare, e poi mi sono anche ricordato delle parole della Vengo che mi spiegò che il nord è produttivo ma non ha la cultura.

La prof.ssa Vengo 4
Oggi la Vengo ha fatto una lezione eccezionale.
Dopo avere parlato qualche secondo di Platone con un collegamento ha cominciato a spiegare la verità ai ragazzi sulla guerra in Giorgia.
Ha detto che non c’entra il gas ma che bisogna fare caso ai confini della Giorgia e dell’Afganistan per capire che gli Americani vogliono solo bloccare i cinesi e già Mussolini parlava del pericolo giallo. Spiegando questa verità i ragazzi rispondevano infatti, e hanno detto che il preside è un bastardo perché ha detto che non si poteva mettere la bandiera della pace ma loro l’hanno messa lo stesso non obbedendo.
Poi con un altro collegamento che non ho capito bene ha parlato della morte spiegando che non bisogna avere paura perché è solo un fatto chimico come l’amore, tutte cose che noi chiamiamo sentimenti ma che in realtà sono solo fisiche.
Quando è suonata la campanella un ragazzo facendo anche il gesto ha detto alla Vengo che la Cina glielo mette in quel posto agli Americani e fa proprio bene, e che comunque il preside è un bastardone.

La prof.ssa Vengo 5
Oggi siamo andati dalla Vengo per le ultime firme, lei come al solito è stata molto disponibile e poi ha cominciato a confidarci alcune cose. Ha detto che il presidente della Serbia fu fatto uccidere dagli americani che con i servizi segreti decidono i governi negli altri paesi, che il preside è un grandissimo coglione e alla fine la bandiera della pace è in tutte le classi, e che la scuola italiana bisogna incendiarla infatti lei l’anno prossimo se ne va. Proprio mentre diceva queste cose i ragazzi entravano e uscivano sfottendola, usando espressioni napoletane fra di loro come mettersi la lingua in culo, e una ragazza faceva vedere un vestito molto sensuale che aveva comprato perché domani veniva il ragazzo dalla Croazia e lei stava come una pazza mentre un’altra voleva sapere se eravamo fidanzati. Prima di andarcene la Vengo ha detto auguri e noi l’abbiamo ringraziata per la sua grande disponibilità facendo capire che ci aveva fatto piacere conoscerla avendo imparato grazie a lei cosa significa insegnare.

L’ultimo consiglio della Vengo
Per farci capire come bisogna comportarsi a scuola la Vengo ci ha raccontato una cosa che avvenne.
Una volta un suo alunno dopo avere sfottuto un bidello era stato ripreso dal preside e essendosi offeso era andato dalla Vengo per chiedere come comportarsi.
Lei allora gli consigliò di fare capire al preside che la sua famiglia era piena di persone in carcere in modo tale che lui avendo paura di avere a che fare con brutta gente non si permetteva più di riprenderlo, e questo perché bisogna sempre fare capire ai presidi che non si ha paura di loro e ai ragazzi che possono sempre contare su di noi.

Sulla guerra
Oggi alla specializzazione ho avuto paura che dei colleghi stavano partendo per le zone di guerra, infatti si erano riuniti tra di loro e sentivo che dicevano che dovevano andare, che era una cosa importantissima cioè un dovere morale. Mi sono molto impressionato anche perché uno di loro aveva una valigia e continuavano a dire andiamo, andiamo non è il momento di pensare alla lezione.
Quando se ne stavano andando essendo preoccupato per loro gli ho chiesto che facevano e loro mi hanno detto che andavano a piazza Matteotti perché c’era un sit in dove discutevano della pace. Allora mi sono calmato, e sono andato in classe dove essendo molto vivace con i colleghi rimasti abbiamo fatto perdere la pazienza al professore.

Corso di specializzazione 4
Oggi alla specializzazione con il professore che fa propaganda di sinistra è nata quasi una simpatia.
Poiché io gli do sempre ragione non rivelando le mie idee politiche, lui ha cominciato a dire che lavoro molto bene e che ho ragione su molti punti.
Il massimo è stato quando ho criticato la riforma Moratti non sapendo nemmeno che cos’era, facendo capire che ero contro il fatto che la scuola era diventata un’azienda. A quel punto il professore sorridendomi ha detto che era proprio così, mentre dei colleghi a bassa voce dicevano tra di loro che facevo schifo.

Tesina
Oggi mentre chiamavo una professoressa che non conosco per farmi fare la tesina per l’esame finale alla specializzazione ho capito molte cose. Innanzi tutto che lo stipendio dei professori non è sufficiente e che quindi anch’io al nord forse dovrò fare lavori come le tesine sfruttando le mie conoscenze, e poi che in Italia esiste sempre una soluzione per tutto magari non ufficiale, mentre invece nelle altre nazioni del primo mondo non è così.
Quando sarò professore proverò a cambiare lentamente le cose, educando i ragazzi ad avere dei principi molto forti, che però non devono essere rigidi impedendogli magari di risolvere un proprio problema personale.
La professoressa mi ha detto che la tesina viene 100 euro, e che sicuramente sarà un ottimo lavoro. Poi, non ho capito perché, mentre parlavamo in generale, si è messa a piangere confidandomi che non ce la fa più.

[pubblicato su Linus l’anno scorso, ma non ricordo più la data e il numero. Il racconto è stato, nel frattempo, modificato e aggiornato dall’autore. Vorrei solo aggiungere che gli errori che avete trovato leggendolo non sono refusi dell’autore né disattenzioni del redattore. Insomma, sono lì apposta! G.B.]

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33 Commenti

  1. è un racconto da LINUS, appunto – tutto superficie, tutto fuffa, alla fine, sebbene godibile in certi (pochi) passaggi

  2. Che palle!
    Chi fa tirocinio da apprendista insegnante non tiene affatto quel genere di comportamenti, e nessun tutor lo scusa per non presentarsi mai.
    E poi se tutto questo si svolge a Napoli (che ormai è il luogo comune della nulla facenza – ma bene!, amplifichiamole certe balle!) perché costui dovrebbe riportare il dubbio della classe se discutere ‘della Giorgia’? Chi sono questi: napoletani milanesi? O per caso, come hanno fatto in tanti che dal Nord sono andati a fare l’esame da avvocato a Catanzaro o a Reggio Calabria, questo qui si va a specializzare da insegnante a Napoli per poter ‘comprare’ (cento miseri euro) la specializzazione?
    Anche la Gelmini pare che l’esame da avvocato sia andata a sostenerlo a Reggio Calabria, per passare a prima botta.

  3. Comportamento illegale: mi ha fatto sorridere. Mi rammento che ho rischiato l’esclusione, perché avevo firmato la foglia con cognomi di persone assente che avevano preferito passare un momento nella città.
    Ho dovuto denunciarmi. Ho sentito una bella umiliazione.
    Di una manera generale, non ho amato l’IUFM che corrisponde un po’ alla specializzazione da cui parla il testo, ho provato una noia terribile.
    Ho imparato e continuo a imparare il mestiere con gli alunni. La visita episodica dell’ispettore è un’illusione. L’insegnante diventa allora il ragazzo, o la ragazza cha ha paura di essere rimproverato.

  4. strano racconto: in stile “io speriamo che me la cavo”, ma con il precario-tirocinante a fare la parte dell’allievo furbo-tonto.
    Una bella serie di luoghi comuni sugli insegnanti permissivi di sinistra. In perfetta linea con certe puntate di “studio aperto” dedicate alla scuola pubblica.
    Però se è apparso su Linus, bisognerà leggerlo come un critica da sinistra degli eccessi della cultura di sinistra, e non come una critica da destra, per aprire la strada alla scuola privata e alla scuola pubblica in versione finalmente austera e severa. Chissà forse un po’ intempestivo? Ma forse sarà questo il suo bello.

  5. Non bastava Saviano sull’Espresso, ora anche Linus ospita esercitazioni qualunquistiche sul sistema dell’istruzione. Ma quello che si dipinge è un mondo di barzellette (neanche troppo divertenti) lontano dalla realtà, che è complessa, multiforme, variegata: grottesca e tragica a un tempo. La scuola va prima vissuta e poi descritta, se no si infilano solo banalità e luoghi comuni. Oreste Del Buono, credo, ci avrebbe pensato più volte…

  6. sono d’accordo con Andrea, a una prima lettura il pezzo appare un centone di luoghi comuni sulla scuola, irritante e stilisticamente poco originale. La pubblicazione su Linus offre altre chiavi di lettura, una delle quali potrebbe essere proprio la critica all'(ex) istituzione Sis oltre che alla pochezza dialettica e concettuale dei tanti laureati recenti, opportunisti e ignoranti, vittime di un sistema universitario che ha moltiplicato i corsi facendo scadere la qulaità dell’insegnamento e allevando autemtiche capre capaci solo di ruminare rancore, arroganza e ironia di infima lega. Se una critica alla cultura di sinistra è ravvisabile, si può sintetizzarla in una domanda: come è stato possibile che da un circuito virtuoso di intelligenze quale dovrebbe (dovrebbe…) essere l’università siano uscite fuori voci come quella narrante di questo pezzo, la cui percezione del mondo e di se stessi è così intellettualmente sconfortante e civilmente miserabile? Ho ricordi adolescenziali di Linus, ahimè ormai molto lontani, ma se la linea editoriale non è cambiata, è possibile che questa psssa essere la ragione della pubblicazione di un testo apparentemente banale. In caso contrario, è uno scivolone.

  7. Mi piace solo rammentare che Sergio è napoletano e fa l’insegnate di sostegno in Brianza.
    (e che sia anche persona di grande sensibilità e cultura, col quale è piacevole anche non essere d’accordo, è un altro discorso).

  8. … insomma … caro Sergio, non ci conosciamo ma è come se ci conoscessimo, e per questo ti propongo un dubbio che a volte mi prende: non sarà che in assoluta buona fede siamo caduti nel tranello di chi distrugge la scuola solo per poterla privatizzare tutta? Pensiamoci.

  9. a gianni
    è una faccenda non semplice, perché un racconto così ha un intento palesemente satirico; ha poi dei passaggi davvero divertenti e per parte mia discuto poco il valore stilistico; le regole della satira non sono quelle di qualsiasi genere: vi deve essere una capacità tempestiva di mettere in rilievo vizi e assurdità che sono passate sotto silenzio nel mondo sociale. Forse dieci o vent’anni fa un tale racconto avrebbe svolto appieno la sua funzione satirica, ma oggi suona davvero sinistro: i vizi e le assurdità che riguardano la scuola non mi sembrano proprio venire dalla professoressa Vengo…

  10. Secondo me è bellissimo, niente affatto banale, e molto divertente. Il contrario di quello che normalmente pubblicate.

  11. sembra un aldo nove in ritardo di dieci anni. il tema di un po’ meno. le ssis sono state chiuse dalla gelmini

  12. infatti sergio mi ha raccontato che lui vuole continuare il lavoro di aldo novi perché ormai lui si occupa di precariato e non ha più tempo per questo genere… poi, ha detto che quando novi cambierà di nuovo argomento lui comincerà col precariato anche perché è veramente precario

  13. Ma Sergio, per buona ventura ci sei!

    Pensa che non scorro (se non per frame o frammenti, interferenze di poco tempo) più in questo sito di cialtroni da mesi, anni: solito veterocomunismo passato tra sedute di psicanalisi e lavande anodrenanti dopo una confessione dal prete di turno. Tutta questa poltiglia di bravi retori, censori col cilicio del precariato a dannarsi le carni mentali, mentre tentano il motto minore di uno spirito non fermentato neanche un pò all’osteria del Cerriglio.

    Ed invece trovo te! Ma che ne sanno (fuorché nell’abbaglio del potersi dire ipocriti o poter dare all’altro dell’ipocrita) del virus al quale si resiste contaminando, dell’inevitabilità della nostalgia e del suo doversi invece evitare, del cavallo di Troia che entra nitrente, ma sotto forma del miiraggio nella stalla del risentimento, che altro non è se non la falegnameria ideologica da cui è preso il legno con cui si costruisce la stessa figura? Pochi passi e siamo dentro insomma. E per misericordia per giunta, quasi per pietà, neanche per troppa coscienza di differenza o apologia della grandezza!

    Ma si prosegua, si resista, si rostri, si azzanni la bacchettonaggine.

    Un caro saluto, davvero, ed un abbraccio.

  14. elogiodelleeccedenza,

    Se non ti piace, allora cerco un altro sito… Perché leggere un sito veterano communisti o di cialtroni dimmi? Forse per masochismo?
    Cilicio del precariato, è un terme che dovrebbe fare vergogna a chi scrive senza vivere la situazione.

  15. Io trovo che elogiodell’eccedenza, eccedendo forse nel tono, ma d’altronde in nomen est homen, abbia comunque ragione. Pare che per molti lettori di questo blog sia vietato ridere. Ridere, qui, pare che sia tabù come scrivere di sesso se si è donna. O si deve scrivere il piagnisteo-lamentista-di-denuncia, e preferibilmente farlo passare prima per L’Unità e poi per NI, se si tocca il “sociale”, oppure si deve tacere. Pena: il linciaggio. Poi, però, ci si lamenta dei fatti che alle presentazioni dei libri vadano due gatti, che tanta scrittura giovane resti sotterranea, e simili… D’altronde i due grandi problemi di certi veterocomunisti e non soltanto sono sempre stati quello di essere incapaci di fare autocritica, e quello di essere capaci di intendere le cose soltanto in senso ottusamente letterale e propagandistico (un pezzo sul nazismo è un pezzo che elogia il nazismo, un pezzo ironico su un gay è un pezzo omofobico, per dire, e così via). Io invece mi chiedo come si è ridotti se Gianni Biondillo deve precisare che lo stile sgrammaticato di questo pezzo è voluto dall’autore (come se un lettore medio non potesse e dovesse comprendere da solo che se uno scrive un pezzo sgrammaticato, in sede letteraria, si tratta ovviamente di una scelta stilistica che cerca l’ironia o, mi permetto di ipotizzare visto il tema trattato dal pezzo, la citazione bella e buona della sgrammaticità che alcuni laureati possiedono davvero – ricordo il mio prof. del secondo superiore che spiegava Dante in napoletano, e per quanto ami molto i dialetti non ho mai trovato dignitoso il fatto che quel vero cialtrone fosse il nostro medium con la Letteratura Italiana…); come si è ridotti se di un pezzo, in sede di fruizione, pare che si debba annotare anche dove è stato eventualmente pubblicato prima per “carpirne” (mentre così facendo, invece, la si mistifica quasi sempre) l'”ideologia”; come si è ridotti se un pezzo non può più esser letto a prescindere dal messaggio che eventualmente lancerebbe, ma semplicemente accettato, fruito e goduto, nel rispetto della libertà espressiva e artistica (ricordo che simile incomprensione toccò non molto tempo fa a versi nei quali Sergio elogiava Berlusconi, mentre anche un cadavere avrebbe compreso, leggendo, che si trattava di un elogio sarcastico).

    C’è poi una cosa che vorrei dire a Iannozzi da una vita, e siccome su un libro di bioenergetica ho trovato scritto che non bisogna mai trattenere gli impulsi, gliela dico. Ma tu, che mi pari il supercensore di NI, che niente mai ti piace, mai t’aggrada su questi “schermi”, non ultima la tua “recensione” al romanzo di Franz Krauspenhaar che hai anche linkato, mentre Franz è uno dei pochi veri scrittori contemporanei che l’Italia può vantare, che capolavori scrivi? Ho letto le tue poesie sul tuo blog, tempo fa, ed erano imbarazzanti. Le tue interviste idem. Le tue “recensioni” anche. Non c’è spessore, non c’è argomento, non c’è stile, mai. C’è astio, oppure adorazione se si tratta di donne che scrivono di argomenti sexual-kinky, diciamo così, tanto immagino che comprendi il termine. Perché, perciò mi chiedo, non applichi i tuoi criteri di giudizio a ciò che scrivi tu? Oppure perché non smetti di applicarli alle scritture altrui come se tu fossi Dio sceso in terra? Non lo sei, sai? E se sono tutti come te quelli per i quali si scrive, quelli ai quali si porgono le proprie parole, allora meglio, davvero, sgrammaticarsi, deintellettualizzarsi e sposarsi col primo camionista che passa, se si è donne, o diventarci, camionisti, se si è uomini.

    p.s.: Naturalmente, ma lo specifico per i non vedenti (il senso), il riferimento al consiglio bioenergetico di non trattenere mai, era ironico.

  16. Più vero del vero. (Trovo solo un po’ triste che si debba spiegare che gli errori “non sono refusi dell’autore né disattenzioni del redattore”. Magari una postilla del genere avrebbe dovuto aggiungerla al suo libraccio quel maestro paraculo che si inventò l’operzione “Io speriamo che me la cavo”. Perché mutatis mutandis…)

  17. A me questo racconto non piace molto. Non lo reputo neppure brutto. Si può diventare professori della scuola italiana anche facendo un corso di un’ora e mezzo a settimana per tre anni in curia, l’ho scoperto questa settimana. Arrivo sempre tardi, eh. Poi si può insegnare religione. Un altro modo per diventare professori. Ma torno a questo racconto, scusate. Dicevo, non mi è piaciuto molto. L’ambientazione napoletana toglie, secondo me, un po’ di forza alla critica. La circoscrive ad una zona d’Italia, mentre alle Siss, per quel che ne so conoscendo persone che la fanno, che l’hanno fatta, non è che poi funzioni molto meglio di come è qui descritta. Firme per assenti, tirocini un po’ così, lezioni di ore e ore dovendo muoversi da una parte all’altra della città.
    Perché, allora, non Milano, Firenze? La situazione scolastica non è brutta solo in una zona d’Italia, ma un po’ ovunque.
    Studenti che all’università non sanno cosa sia un disco in vinile, o cosa significhi ceruleo. Mah, non so.
    Mi ha lasciato perplesso, questo racconto, ecco.
    Vabbé. Scusate la prolissità.

  18. E’ singolare che nessuno o quasi abbia commentato il vero argomento trattato in questo racconto: l’assoluta deficienza logica e intellettiva del narratore, il quale compie inferenze e deduzioni perlomeno paradossali. E tuttavia sta per andare ad insegnare. E ha la stessa percezione dell’autorità dei suoi futuri alunni. Apocalittico.

  19. sono molto deluso.un bignamino di luoghi comuni.non so se questa sia satira,sicuramente il livello è modesto. tra Vanzina e Cesaroni.roba da fiction corrente, e corriva. mi dispiace tanto questo progressivo scivolamento vero il basso,evidentemente ci riguarda,ci tocca proprio tutti

  20. Ottimo. Non solo per com’è scritto, chiaro e paraculo. Ma anche perché di Vengo personalmente ne ho incontrate a iosa. Sia nei licei fighetti della roma pariola veltrona e zeccona, sia in quelli della provincia storacia, bruta e destrona. Io speriamo che me la cavo era ‘na specie di libro cuore aggiornato. Qua c’è più cattiveria, anche se non si vede, o almeno certi non vogliono vederla.

  21. Mah! A me invece è piaciuto molto. Ho riso anche, nonostante il pianto finale della professoressa.
    Non so poi perché qui tra i commenti vi sbizzarriate a parlare di siss, nord/sud, autore che è come i suoi alunni ecc…ecc….insomma a dover per forza cercare un intento pedagogico a questo racconto. vi prendete troppo sul serio….

    Infine, qualcuno ha più volte richiamato “io speriamo che me la cavo”. A mio parere, c’entra veramente poco questo richiamo. Semmai, mi vengono in mente le cronachette scolastiche di sciascia. Oh, opinione personale eh!

    saluti

  22. Alfredo, se rileggi il mio riferimento a “Io speriamo che me la cavo”, ti renderai conto che era un richiamo per contrasto, anche perché l’autore di quel libro pretendeva di presentare come autenticamente scritte da bambini di Arzano le sue creazioni volutamente infarcite di strafalcioni e considerazioni psudo-infantili; qui, invece, si gioca con la tecnica del narratore inaffidabile, e mi pare che Jenni Cairoli abbia ragione a considerare che il vero argomento di questo racconto sia l’assoluta deficienza logica e intellettiva dell’aspirante prof.

  23. A me mi piaciono questi racconti quasi come quando si acala la mia professoressa di sostegno per prendermi la penna a terra e si vede tutto il perizona

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La fuga di Anna

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Mi affascinava la vecchiaia, per antonomasia considerata il tramonto della vita, un tempo governato da reminiscenze, nostalgie e rimorsi. E se invece diventasse un momento di riscatto?
gianni biondillo
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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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