I poeti “appartati”: Eugenio Tescione
Robert Doisneau, 1943, le remorqueur du-Champ-de-Mars
Canestro canestrino
pieno di parole
le sole le solite
non nuove
ninnoli ninna-nanna
a briglia sciolte
sciogli la lingua
manina tira il naso
liscia la barba,
il tocco delicato di mia figlia
seta, soffio che si sente
come presenza della mano nella mente.
Stasera, nell’ambito del generoso e storico festival casertano Settembre al Borgo, (diretto da Ferdinando Ceriani e Paola Servillo), Roberto De Francesco, Iaia Forte e Andrea Renzi, saranno i protagonisti di “Le parole mai scritte” (appuntamento sabato 6, alle 20, nel Duomo di Casertavecchia) . Un recital di poesie di autori, è scritto nel comunicato, “inediti o appartati” .
Uno di questi autori è Eugenio Tescione e la poesia pubblicata oggi fa parte di quelle che Roberto leggerà. Eugenio non è un poeta “appartato” e ancor meno “a parte”. Ignorato dalle case editrici “laureate” ( ma dobbiamo ancora sorprenderci?) ha sempre vissuto il fare poetico come naturalmente non pubblico, naturale come respirare, bere, fumare. La vera follia probabilmente non è come fa e pensa Eugenio, ma molto probabilmente come la pensano tantissimi dei poeti nostrani, in cui anche un rutto, purché sia il loro, appare degno di divenire pubblico.
Il compito nostro è allora essere accanto ad autori come Eugenio, senza “molestarli” eccessivamente, magari di tanto in tanto chiedergli un testo per una rivista o per una comunità letteraria. Di Eugenio, su Nazione Indiana ho pubblicato alcune cose qui, qui, qui. Dalla fine degli anni ottanta non c’è stata rivista a cui io abbia collaborato, da Baldus, a Paso Doble o Sud, che non avesse almeno un testo di Eugenio . L’idea di non poter assistere al reading di stasera mi rattrista enormemente e so, in cuor mio. che nulla mi renderebbe più felice dell’idea che qualcuno dei nostri lettori, residenti in Campania ci possa andare. Buon fine settimana a tutti.
I commenti a questo post sono chiusi
esemplare questo modo di porsi di Eugenio, con la poesia
grazie
Amo ” il tocco delicato di mia figlia
seta, soffio che si sente
come presenza della mano nella mente”
Sentimento dolce, leggero sorvolando la pelle, ma mirando il centro della scrittura: l’amore di un padre per sua figlia.
Amo l’immagine che effeffe ha scelta: il genio dei bambini inventando l’equilibrio del mondo.
presenza della mano nella mente. Meraviglia. Meglio rileggersi anche i precedenti. Grazie fra’.
ecco l’italia senza capitale.
ecco la poesia da quattro soldi, le gallinette che fanno il verso, dicono quello che gli piace, gli piace la seta. Ecco i topini, hanno ucciso il gatto della coscienza. che vergogna, ma che vergogna.
Si dicono appartati, io spero siano messi da parte.
con amore, s’intende.
paolo
@Paolo il pappagallo
Il leone da tastiera grugnisce come un maiale
apre, entra, esce, rutta ruggisce e scalpita
con lo zoccolo da satiro impotente, la risata scaltra
deve esser certamente un poeta nostrano
uno che c’ha avuto un premio o in premio un bacio
dell’amata. Deve essere italiano per la patria
e povero in canna, senza un lume
al punto che nemmeno le parole – eccellenti
ma da quattro soldi , potrà permettersi.
Allora cacciatore lascia che se ne vada,
e si addormenti sugli allori, sulla passata gloria,
e che perfino l’imbecillità gli sia compagna
fa che sia silenziosa e calma la strada
e che continui a credere che la sua spada
arrugginita di sconfitta gli faccia cantare ancora vittoria
o morte
effeffe
FF ti prego, sii meno bacchettone. Non ti facevo così rancoroso nell’offesa fino al luogo comune che è il tuo, così premuroso nella difesa fino al tempo appartato che non è il tuo.
ehi nick
sei noioso
effeffe
…e confuso
dici che questo è un sito di cialtroni, post vetero comunisti, entri esci, fai lo splendido, attacchi questo attacchi quello, ci fai tutti (a me mi facevi rancoroso) e digiti, metti, emetti. Non posso manco dire che ti facevo meno pirla. Non ti ho mai fatto! Però non farmene una colpa…
effeffe