Nico Stringa, due poesie
di Nico Stringa
I
non si sa cosa fare
per un nome che avviene
dissimile a tutti
(è così precedente)
parole, inseguitelo!
non si sa come dire
un tempo da un altro
la continua esistenza
(sommare, sottrarre)
parole, fuggitelo!
II
io come io
dal Molto colpito dal Poco
avvinto
che unire non posso non voglio
dividere
(alla larga l’Immondo
il Decidere)
…………………
se nell’Incerto vedrò
me
all’amore arreso al lutto
mancare ai molteplici al Non
ricorda che era per essere
tu e tutto
I commenti a questo post sono chiusi
Domenico lancia, dove noi non vediamo niente. Tira su.
Mostrandoci la preda: viva.
E’ un pescatore con fiocina.
Dall’alto, nella barca, noi vediamo soltanto un’immagine di pesce.
Ma soltanto l’immagine. Il pesce non è lì.
Domenico fa i suoi calcoli di ottica (la luce, incidente, del sole falsa tutte le distanze, impedisce le misure) e tira su un succulento abitante delle acque. Argenteo e palpitante.
*
(alla larga l’Immondo
il Decidere)
*
, che volete di più?
: qui si apre un confronto con le parole di un altro Pescatore
e all’Incerto il dilemma su chi, alla fine, risulterà vincitore.
meno la biblioteca di Babele.
Complimenti davvero. Sono deliziose
rimango con un piede sollevato che credo non si poserà.
belli i versi. come navigano. resto come una moneta che decide di non decidere nessuna delle facce, quando tocca il fondo, dopo un desiderio (forse posso decidere come moneta il bilico o la faccia, forse). leggo due volte. moltiplicando per due occhi e antenne. e trovo occhi e antenne moltiplicate per due. m’influenzo. provo parole qui che tentino un sincretismo emozionale ma che non resteranno che a inseguirsi da sole. non avendo nulla da cui fuggire o restare per farsi ascoltare,. ma mi va di lasciarle. e trovo occhi e antenne e storie di immobilità ferite raccolte dai portantini di marmo e i portantini di marmo feriti dalle ferite di marmo raccolte senza compassione, non soccorse. su tutto però la compassione della Natura, lo spaccio del suo ventre sempre aperto per le compere, mai distratto verso l’ uomo a cui non fa paura l’ amo agganciato al suo petto (poetica alba/tramonto – Uomo Uno) . leggo e ascolto un mondo senza pareti con un punto cardiinale di rame che livella gli scalini dove sabbia buttata fa fuoco. un mondo – sfera/e – a due piazze a castello (2X2) e poi ci sono le porte attraverso le quali alloggiano le torce e le scaglie dei pescatori. porte intagliate da mantiche di ghiaccio polarmente opposte e polari. nessuna mano “umana” può maneggiare quel ghiaccio.
ci sono ghiacci/acque che si nutrono di anemoni e di aquile e aquile come anemoni che si nutrono di aquile e approdano alle vette da dove, sorgivo,tende il sole al sole
d’acqua.
mi scuso per la lunghezza, il disordine comulativo e eventuali errori.
un saluto
paola
con permesso. mi permetto una chiosa ( o postilla)
a parte il delirio innescato da onde e crepe che a tratti contraddistinguono i versi (rispetto a molto piattume e assenza di trasmissione di molta poesia che si legge in giro), trovo questi versi condensino un ascolto non banale da parte di chi li scrive e contengano compresse di verità
e di amore che se si apporta loro sufficiente acqua bianca (alba del cuore) riescono a dire qualcosa
ecco.
paola
versi belli, sembrano che le parole si trovano da sè
mi ricordi molto un grande poeta di qualche anno fa: gianluigi mililotti