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RADIOBAHIA: racconti per canzoni [010]

di Marco Ciriello

RADIOBAHIA: suona

“Chaser”
dei Bellini

10.
L’orfano occhi blu, seduto sul muro, conta i vagoni del treno che passa. Gli pare d’inghiottire la vita, rubando le facce dietro i finestrini. E quando il treno scompare si perde tra macchie di gasolio e traversine. A chi gli chiede perché bruci il tempo, risponde: «mica si può stare qui, sommersi sotto il peso definitivo. L’amore ha bisogno di conferme». Le notti, invece, le passa quasi tutte a correggere gli errori di wikipedia; non sopporta le imperfezioni. Quando racconta della sua storia andata male, il finale è: «si procedette allora nella maniera più pratica». È un uomo sempre pronto a fare un passo indietro, non rinuncia a conversazioni d’innocenza, e a tutti chiede se è vero che a Lourdes, all’entrata, c’è scritto: «vietato fare la carità».

 

Radiobahia suona ogni venerdi all’alba sul quotidiano IL MATTINO

RADIOBAHIA: [ 001 ] [ 002 ] [ 003 ] [ 004 ] [ 005 ] [ 006 ] [ 007 ] [ 008 ] [ 009 ]

[ Bellini, Chaser, track 06, Small Stones, Wide Records, 2005 ]

[ elaborazione animata da “L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat”, Frères Lumière, 1895 ]

 

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2 Commenti

  1. tutti cercano la perfezione.
    quando la trovano, quando trovano qualcosa che le si avvicina, scappano per paura, perchè non si sentono all’altezza.
    scappano perchè la perfezione incute timore e “ci” rende consapevoli della “nostra” pochezza.

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orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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