Nella fabbrica del gesto
di Franz Krauspenhaar e Nina Maroccolo
Chiamalo
Chiamalo attenzione, e dispersione
e disperazione e fiore nero e caduta
e innalzarsi, invece; e speranza, e mirto,
e i tuoi occhi e la cascata di dolore
che mi prese al solo pensare di lei
e di te; e poi consumazione, e stanco
io non di te ma di me; e chiamalo sonno
come un romanzo, e chiamalo emozione
come una canzone, e chiamalo turno
nella fabbrica del gesto, nell’imperante
guazzabuglio, nell’intrico selvatico
del desiderio, nell’orgasmo muto
e in quello sordo; chiamalo senza parole,
senza senso, chiamalo nulla, o tutto,
chiamalo offerta, vita, carezza, dio. Io.
All’ombra di un mirto
all’ombra di un mirto
la vita s’ingremba
selvatica ––ignara d’altra vita
lacrimosa flotta d’anemoni––
dispera echi futuri dall’apice del ventre
––conchiglia abissale
ma sempre–– quel farsi mattino
sia per te rogo astrale
l’invocazione della mano––
(Immagine: Henry Moore – Mani, 1980)
A entrambi complimenti, molto belle queste poesie e questo passaggio
“e chiamalo sonno
come un romanzo, e chiamalo emozione
come una canzone, e chiamalo turno
nella fabbrica del gesto”.
selvatica, selvatica… conchiglia abissale… ah, che bellezza, oggi porto con me queste parole – grazie, r
Cara Nadia e Renata,
grazie mille per gli interventi.ù
@Renata: sempre alti i cuori!
Nina Maroccolo
Nina e Franz, oddio e come vi conoscete? bellissimo tutto bellissimo, persino la vita. Tengo nel cuore voi e ricordo sorridendo le vostre apparizioni maceratesi.
un abbraccio ad entrambi
Alessandro caro,
le vie del Signore sono infinite!!!
Una fortuna ritrovarsi, ma ora non perdiamoci di vista!
Franz è è un piccolo grande alchimista: unisce, riunisce tutti.
Un abbraccio forte, e grazie.
nina
Grazie dei fior, ma sono semplicemente un collettore di bozze:-)
Un saluto a tutti e tre!
Franz
Anzi quattro, ciao Nadia!
non sempre ai gesti si riesce a dare una loro reale collocazione/interpretazione; in questo caso credo che si possa cogliere l’INTUIZIONE di un gesto, le cui radici hanno, sì, un ritorno differito ma allo stesso tempo preservano un “collaudo” sincero.