Les italiens: Fernando Coratelli


Immagine presa qui
Il post-it tra i due cartelli dice: demerdez vous. (trad. cazzi vostri!!!)

Storie da
Altro tempo
romanzo
di
Fernando Coratelli

Superammo altre due auto che ci precedevano, in un rapido calcolo stimai che ce n’erano altre otto a separarci – tante forse troppe per non perderci. Anna insisteva, io non riuscivo più a parlare. Mi scorrevano davanti agli occhi immagini di vita, memoria di luoghi, di persone e parole. Alcune non c’entravano niente, come un vaso di fiori che Giulia volle comprare per il compleanno di mia madre. Altre più pertinenti come le foto in bianco e nero scattate a Giulia per le strade di Ostuni. Ma tutte mi istigavano a stare male, e cresceva l’angoscia, e lasciava subito dopo il posto alla paura. Poi, arrivò un bivio, di quelli incomprensibili, tipici dei paesi: due frecce di direzioni opposte che indicavano una CISTERNINO e TUTTE LE DIREZIONI. Ma che cazzo significa tutte le direzioni? Tutte tranne Cisternino o essa compresa? Perché può esistere un cartello TUTTE LE DIREZIONI? Neanche Dio metterebbe un cartello del genere per indicare la strada che a Lui conduce.
Anna guardò il cartello, mi chiese me’ e mo’ che facciamo?

E che rispondere? Avevo solo una possibilità: tentare la sorte. Come giocare rouge o noir alla roulette: cinquanta e cinquanta – testa o croce. Ecco, pensai per un attimo che avrei potuto utilizzare il vecchio metodo della moneta. Ma da quando c’è l’euro non trovo più la testa e la croce. Avrei voluto invocare Dio, ma mi sembrò ipocrita e opportunistico – lasciai perdere.
Di getto, in un impulso tanto entusiastico quanto fallace, gridai destra.
Anna mi guardò di traverso, chiese sei sicuro, ancora è andata giù per di là?
Per un attimo mi ero creduto l’uomo più intelligente del mondo. Avevo fatto un ragionamento da settimana enigmistica, da indovinello ingegneristico. Pensai: Giulia ha preso un trullo fra Ostuni, Costernino e Ceglie Messapica. Ostuni è alle nostre spalle, Cisternino è qui indicato, Ceglie Messapica farà parte di TUTTE LE DIREZIONI, ma non ha una sua individualità ben definita. Perciò, conclusi, seguiamo l’indicazione per Cisternino.
Svanita la luce deduttiva da cui ero stato folgorato, il buio davanti a noi si protrasse fino alle porte del paese. Non eravamo incocciati in nessun’altra macchina, figurarsi una Polo blu con Giulia a bordo. Recepii la sconfitta un attimo prima che albeggiassero le luci gialle di Cisternino, chiesi ad Anna di fermarsi. Scesi, guardai in tutte le direzioni (se avessi seguito quella freccia), poi esplosi un urlo di rabbia e dolore, non alla Munch, direi più da Guernica. Seduto sul cofano, pensai che se fossi stato nel film in cui non ero entrato (perché non avevo corso a piedi nella coda semiferma?), il regista avrebbe ripreso il mio urlo in primo piano da tutte le angolazioni o, se voglio continuare a farmi male, da tutte le direzioni in sequenza.
«Andiamo in paese», dissi ad Anna, rientrando in macchina

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2 Commenti

  1. effeffe, il racconto di Fernando Coratelli mi ha fatto ridere. Già una coppia in una macchina non è facile (parlo di coppia nel senso largo).
    Il narratore della storia, fa troppo riflessione, deve seguire il suo istinto.
    Ogni volta che ho voluto ragionare con una mappa, tutto ha mal finito.
    Mi rammento una sera di novembre, ero con amichi e guidavo: ero stressata perché avevo paura di fare errori. Dovevo andare da amichi nella campagna picarda: immagini piccoli paesi con case chiuse, nebbia, freddo, sentimento di solitudine, cartelli assenti. Sono arrivata in un sentiero buio che conduceva a un campo annegato dal ombra.
    Per fortuna non ero sola, altrimenti avrei molto paura.
    E’ vero, a volte tutto è male indicato. Ma quando tu ritrovi la tua direzione, tu ridi della tua rabbia o della tua angoscia.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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