Le Eumenidi

(Megera)

Hoch stand der Sanddorn am Strand von Hiddensee
Micha, mein Micha, und alles tat so weh
Die Kaninchen scheu schauten aus dem Bau
so laut entlud sich mein Leid in`s Himmelblau

So böse stapfte mein nackter Fuß den Sand
und schlug ich von meiner Schulter deine Hand
Micha, mein Micha, und alles tat so weh
tu das noch einmal, Micha und ich geh

Du hast den Farbfilm vergessen, mein Michael
nun glaubt uns kein Mensch wie schön`s hier war ha ha ha
Du hast den Farbfilm vergessen, bei meiner Seel`
alles blau und weiß und grün und später nicht mehr wahr

Nun sitz ich wieder bei dir und mir zu Haus
und such die Fotos fürs Fotoalbum raus
Ich im Bikini und ich am FKK
Ich frech im Mini, Landschaft ist auch da – ja

Aber, wie schrecklich, die Tränen kullern heiß
Landschaft und Nina und alles nur schwarzweiß
Micha, mein Micha, und alles tut so weh
tu das noch einmal, Micha und ich geh!

Du hast den Farbfilm vergessen, mein Michael
nun glaubt uns kein Mensch wie schön`s hier war ha ha ha
Du hast den Farbfilm vergessen, bei meiner Seel`
alles blau und weiß und grün und später nicht mehr wahr

Du hast den Farbfilm vergessen…

(Nina Hagen, Du hast den Farbfilm vergessen, 1974)

(Aletto)

Elle avait des bagues à chaque doigt,
Des tas de bracelets autour des poignets,
Et puis elle chantait avec une voix
Qui sitôt m’enjôla

Elle avait des yeux, des yeux d’opale
Qui m’fascinaient, qui m’fascinaient,
Y avait l’ovale d’son visage pâle
De femme fatale qui m’fut fatal {x2}

On s’est connus, on s’est reconnus,
On s’est perdus de vue, on s’est r’perdus d’vue
On s’est retrouvés, on s’est réchauffés
Puis on s’est séparés

Chacun pour soi est reparti
Dans l’tourbillon de la vie
Je l’ai revue un soir, aïe, aïe, aïe !
Ça fait déjà un fameux bail {x2}

Au son des banjos, je l’ai reconnu
Ce curieux sourire qui m’avait tant plu
Sa voix si fatale, son beau visage pâle
M’émurent plus que jamais

Je me suis soûlé en l’écoutant
L’alcool fait oublier le temps
Je me suis réveillé en sentant
Des baisers sur mon front brûlant {x2}

On s’est connus, on s’est reconnus,
On s’est perdus de vue, on s’est r’perdus de vue,
On s’est retrouvés, on s’est séparés
Puis on s’est réchauffés

Chacun pour soi est reparti
Dans l’tourbillon de la vie
Je l’ai revue un soir ah la la
Elle est retombée dans mes bras {x2}

Quand on s’est connus,
Quand on s’est reconnus,
Pourquoi s’perdre de vue,
Se reperdre de vue ?
Quand on s’est retrouvés,
Quand on s’est réchauffés,
Pourquoi se séparer ?

Alors tous deux, on est repartis
Dans l’tourbillon de la vie
On a continué à tourner
Tous les deux enlacés {x3}

(Jeanne Moreau, Le Tourbillon de la vie, in Jules et Jim, 1962)

(Tisifone)

Il kobra non è un serpente
Ma un pensiero frequente
Che diventa indecente
Quando vedo te
Quando vedo te
Quando vedo te
Quando vedo te ah

Il kobra non è una biscia
Ma un vapore che striscia
Con la traccia che lascia
Dove passi tu
Dove passi tu
Dove passi tu

Il kobra col sale
Se lo mangi fa male
Perché non si usa così
Il kobra è un blasone
Di pietra ed ottone
È un nobile servo che vive in prigione
Da da da da..

Il kobra si snoda
Si gira mi inchioda
Mi chiude la bocca
Mi stringe mi tocca

Wow wow il kobra ah
Wow wow wow il kobra ah

Il kobra non e’ un vampiro
Ma una lama un sospiro
Che diventa un impero
Quando vedo te
Quando vedo te
Quando vedo te
Quando vedo te

Il kobra non è un pitone
Ma un gustoso boccone
Che diventa canzone
Dove passi tu
Dove passi tu
Dove passi tu
Dove passi tu

Il kobra col sale
Se lo mangi fa male
Perché non si usa così

Il kobra è un blasone
Di pietra ed ottone
È un nobile servo che vive in prigione
Da da da da..

Il kobra si snoda
Si gira mi inchioda
Mi chiude la bocca
Mi stringe mi tocca
Wow wow il kobra ah
Wow wow il kobra ah

Il kobra non è un serpente
Ma un pensiero frequente
Che diventa indecente
Quando vedo te
Quando vedo te
Quando vedo te
Quando amo … da da da da

(Donatella Rettore, Kobra, 1980)

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12 Commenti

  1. BBBBBBBBBBBRRRRRRRRRAAAAAAAAAAVVVVVVVVVVOOOOOOOOOO,
    DOMENICO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    E’ la prima volta che mi viene la pelle d’oca davanti allo schermo del computer!

    Grazie!

    p.s. Adesso qualcuno dia anche le traduzioni.

  2. che PINTura!
    e bella jeanne moreau.

    Per cominciare con un’affermazione molto generica: Camp è una forma particolare di estetismo. È un modo di vedere il mondo come fenomeno estetico. Questo modo, il modo di Camp, non si misura sulla bellezza ma sul grado d’artificio e di stilizzazione. (S. Sontag, 1964, trad. E. Capriolo)

    :-)
    chi

  3. domenico,
    mi piace veramente molto tutto quello che posti.
    tutto il pomeriggio che ascolto nina hagen.
    ho un grande poster suo.
    ciao

    francesca

  4. @Giovanni
    Velocemente:

    L’olivastro svettava sulla spiaggia di Hiddensee
    Micha mio, ed era tutto così doloroso
    I conigli sbirciavano dalla tana
    altissima si scaricò la mia canzone nel celeste

    E affondai arrabbiata il piede nudo nella sabbia
    e allontanai dalla spalla la tua mano
    Micha, Micha mio, ed era tutto così doloroso
    fallo di nuovo, Micha, e me ne vado

    Ti sei scordato il rullino a colori, Michael mio
    adesso nessuno crederà com’era bello qui ah ah ah
    ti sei scordato il rullino a colori, nella mia anima
    ogni cosa blu e bianca e verde e poi non più vera

    Ora sono di nuovo nella nostra casa
    e scelgo le foto per l‘album
    io in bikini e io nudista
    io sfacciata in minigonna, c’è pure un paesaggio – sì

    eppure, è terribile, scorrono lacrime brucianti
    il paesaggio e Nina e tutto in bianco e nero
    Micha, Micha mio, ed è tutto così doloroso
    Fallo ancora, Micha, e me ne vado!

    Ti sei scordato il rullino a colori
    adesso nessuno crederà com’era bello qui ah ah ah
    ti sei scordato il rullino a colori, nella mia anima
    ogni cosa blu e bianca e verde e poi non più vera

    Ti sei scordato il rullino a colori…

    @chi
    Chi è camp delle erinni?

    @fg
    Grazie Francesca. La Hagen l’ho ascoltata per la prima volta in un cd congegnato da alcuni amici tedeschi, e titolato: “Lieder, die Italien nicht braucht” (Canzoni di cui l’Italia non ha bisogno). ;-)

  5. trittici così nemmeno Francis Bacon poteva immaginarli!!!
    Mimmo come te non c’è nessun(a)
    effeffe

  6. @chi
    Il Pintus camp?! Ma se è tetro come una castello di Walpole. Al limite sono un Erinnerer.

    @ff
    Sulla canzone di Nina Hagen ho aperto gli occhi da non molto. Appena oltre il grottesco e il sarcasmo che le scappano da tutte le parti, dal viso, dalla postura (con le gambe piantate a quel modo non sembra la Littizzetto?) la Hagen bercia, ma lo fa dalla DDR. Cosa dice fra le righe, e con un coraggio da strozzatore di serpenti? Rimprovera il compagno di aver dimenticato “il rullino a colori”, difficilissimo da reperire nella Germania dell’Est di queli anni, dipanando la metafora del bianco e nero che il regime ha instaurato. Ora, fa la pulzella, nessuno crederà com’era bella l’isola di Hiddensee (tradizionale meta per le ferie dei mandarini di partito), tuttavia fa seguire una grassa risata (“adesso nessuno crederà com’era bello qui ah ah ah”). Bisogna pensare alla Repubblica Democratica Tedesca dell’epoca, all’espulsione di Wolf Biermann nel ’76 (suo padre affidativo), al clima spaventoso divenuto nel tempo Ostalgie, questa sì veramente camp…

  7. Un immenso grazie a Domenico. Jeanne Moreau ha una voce cupa, dolorosa, piena di sagezza, di fatalità. Quando tu ascolti la canzone, tu provi ambiguità: è una canzone d’amore tra una donna e due uomini, ma se ascolti solo la voce di Jeanne Moreau, puoi avere il sentimento di un canto amoroso di una donna per un’ altra donna. Vanessa Paradis ha cantato anche la canzone in omaggio a Jeanne Moreau.

    La canzone tocca perché dice con ironia dolce e anche tenerezza i seperazioni e i ritrovarsi nel vincolo amoroso nel tempo.
    Evoca il pericolo di rivedere la persona amata: soffrire di nuovo e esperare.

    Ignoro qualle cosa è la più dura: tagliare nel vivo o rivedere e scivolare in un vincolo fuggitivo di andata e ritorno.

  8. Che strana sensazione rivedere qui donne (la Hagen, soprattutto) tanto ascoltate in passato, della Hagen ho ancora un vecchio disco in vinile “unbehagen”, con la sua faccia spiritata in copertina.

  9. @ master pintorum: il tuo genio compulsivo non ha limiti e noi, dall’isola dell’Infante Defunto, non possiamo che rimetterci a lui. Chapeau!

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.
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