Buràn
Di cosa parliamo, quando parliamo di cibo?
Sappiamo, lo abbiamo sempre saputo, che il mondo è fatto non di atomi, ma di parole, e il cibo è uno dei principali mediatori nella nostra relazione con il mondo e nella rappresentazione di noi stessi in relazione agli altri. Il cibo è logos, è simbolo, è espressione, è conquista o rifiuto, è luogo di cittadinanza o misura di assenza (“Il mio cuore è in Oriente e io sono nell’Occidente più remoto”, cantava il poeta Judah Halevi. “Come posso gustare il cibo che mangio?”) La portata e il senso delle nostre vite si misurano sulla base delle storie cui siamo disposti a cedere ascolto e di quelle che ricordiamo per poterle raccontare. Non si può allora parlare del cibo senza parlare delle storie che lo compongono come e più degli ingredienti, e delle vite che di quelle storie sono il sapore turbinoso o agro. Il quarto numero di Buràn (www.buran.it) prosegue la collaborazione con il British Council di Londra per i giovani scrittori africani (Uganda, Zimbabwe e Malawi), con il mondo dei magazine letterari delle università anglofone (come Harvard, Chicago, Wellington in Nuova Zelanda e molte altre) e con realtà geograficamente più vicine ma del tutto irraccontate, come la Lituania e l’Estonia. In questo numero di Buràn c’è tutto il mondo in rigoroso disordine alfabetico: 53 voci e sguardi da 26 Paesi diversi e da ciascuno dei continenti.
(la foto di copertina è di carlessolis)
grazie per la segnalazione.
Il link alla rivista è il seguente
http://www.buran.it
di vita!
complimenti per la bella rivista.
nina
Bravi!
Bisogna diffondere il cibo buono…