Natale, ingerire per favore

di Andrea Bajani

Per fortuna gli italiani hanno ricominciato a consumare. C’è stato un momento in cui si è temuta concretamente l’estinzione dei consumatori, ma per fortuna l’allarme è finito. Uomini e donne, relegati al loro pallore di cittadini a ridotta funzionalità, per giornate intere si sono affaccendati con lo sguardo vacuo di fronte agli scaffali vuoti dei supermercati. I tir ingombravano le autostrade, occludevano le aeree di sosta, bloccavano le vie di scorrimento come meteoriti precipitati sulla terra. I tir scioperavano, gli automobilisti suonavano i clacson, si esibivano in gesti e parole sconsiderati, e loro, i consumatori, si aggiravano smarriti per le corsie dei supermercati.

In quei giorni ho visto uomini e donne portare a spasso i propri carrelli vuoti come si porta in processione un lutto, come mamme con i passeggini vuoti. Ho visto uomini e donne immobili di fronte ai buchi sugli scaffali, con lo stesso sguardo affranto di chi sta davanti ai respingenti solitari del binario e vede il treno scomparire in fondo alla stazione. Ho visto signore anziane, circondate dall’aura profumata della lacca che gli confezionava la capigliatura, accapigliarsi per una mozzarella di bufala, fare a spintoni per una ricotta, infilare il gomito nei fianchi di signore altrettanto anziane, altrettanto impellicciate, e confezionate in simile maniera. Ho visto uomini e donne spingere carrelli con sopra tonnellate di prodotti, evidente segno di un prossimo bombardamento a tappeto dell’Italia. Li ho visti sollevare a poi far cadere nei carrelli grosse confezioni di farina, scatole di fagioli, tonno, pisellini, casse d’acqua, amaretti, uvetta candita, levito di birra, biscotti, dopobarba, in un sconsiderato approvvigionamento del tutto privo di criterio. E poi ho visto filotti di panettoni e pandori inghiottiti dai bagagliai di automobili coi sedili tirati giù per farci stare dentro il maggior numero possibile di dolci natalizi.

I tir nel frattempo continuavano a starsene lì fermi nelle piazzole di sosta, con le stive ottusamente piene di generi di conforto assenti all’appello dei consumatori, trasformati così in generi di sconforto e rinchiusi al freddo e al gelo di un qualche freddissimo rimorchio in qualche angolo sperduto dell’Italia. Li ho visti in televisione, incolonnati, ripresi dagli autogrill. Le telecamere li inquadravano, i cronisti commentavano l’immobilità dei camion col tono e l’eloquio di chi sa quali parole usare, e con che tono pronunciarle, per accompagnare con la giusta solennità l’apocalisse prossima ventura. Le televisioni li riprendevano, i giornali mostravano le fotografie di questa immobilità, di questo ostacolo inopportuno alla libera circolazione. E più che uno sciopero sembrava un blocco intestinale, come se quelle soste forzate, quelle braccia incrociate, non fossero altro che un’ostruzione tra l’esofago e lo stomaco. Come se l’Italia, con quei tir fermi in mezzo alle autostrade, non fosse altro che un corpo che non riusciva a espletare le normali funzioni alimentari. Come se il bolo, incagliato a mezza via, non potesse essere fatto scivolare lungo le corsie che gli competono per poi essere, a fine tragitto, evacuato con una piccola contrazione e infine un sospiro.

Ora però finalmente il pericolo è scampato, i camion si sono mossi, niente più braccia da camionisti incrociate ma di nuovo gomiti fuori dal finestrino, temperatura permettendo. Gli automobilisti hanno rimesso le mani sui volanti, hanno soffocato gli improperi. Soprattutto, gli italiani hanno ricominciato a consumare, hanno dismesso il pallore funerario che gli sbiancava il viso. Le televisioni e i giornali, in occasione del santissimo Natale, ne hanno data pronta e rapida certificazione, con gran sollievo di tutta la penisola. L’Italia ha ripreso a digerire, finalmente. Alcuni telegiornali, in occasione dell’approssimarsi delle feste, hanno prodotto servizi rassicuranti: collegamenti con alcuni grandi centri commerciali. Nei servizi, un capannello di persone circondava il cronista del tg, che con visibile soddisfazione confermava che sì, gli italiani hanno ripreso a consumare. Gli italiani raccolti intorno a lui ne davano conferma, sorridendo e dichiarando ai microfoni l’importo della propria spesa, chi ostentando con fierezza una cifra alta, chi vergognandosi un po’ dei pochi euro sborsati ma promettendo acquisti successiva. Gli italiani hanno ricominciato a consumare, il bolo ha ripreso il suo normale tragitto. Masticare, digerire, e poi cagare.

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6 Commenti

  1. “L’Italia ha ripreso a digerire, finalmente.”

    io sinceramente, con tutto quello che ho mangiato, non so quando riuscirò a digerire.

    (burp!)

  2. mi viene il sospetto che questo sia un post sdegnato contro er natale conzumista, in favore di un natale finalmente un po’ più spirituale.
    sono d’accordo.
    basta con questi natali materialisti.
    basta con tutto questo “masticare, digerire, e poi cagare”.
    (qui diciamo e scriviamo “cacare”, ma il senso è quello).

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