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Neoplasie

9 Commenti

  1. Andrea, mi rammento ricordi di matematica o di grammatica: è originale!
    Ma il schema è troppo lontano della mia vista dell’introspezione. Un po’ psicanalitica anche.

  2. Ecco, toglierei il termine algoritmo in “cerco ossessivamente un algoritmo per un’interpretazione dei miei sogni coerente”, termine che mi pare didascalico se non tautologico dentro un algoritmo… “cerco ossessivamente / un’interpretazione dei miei sogni coerente” mi pare regga uguale e renda meglio. Comunque, buon pacchetto, da aggiungere al catalogo degli esperimenti con linguaggi e metodologie allotrie. L’insuperato, al momento, resta per me il softwarino di Roberto Uberti sul sito omonimo, che mi pare abbiate anche linkato.

  3. Bella la poesia a circuito chiuso
    Mi fa anche pensare a una poesia che ipotizza le sue possibilità, senza in realtà limitarsi mai a una soluzione unica.

  4. clicco doppio, ingrandisco, sposto, salgo, scendo, scale
    zuppahitchcock (senza gorgoglio)
    e anche se s’arresta presto c’è una
    ra-gazza lucida per me che dice sempre sì, et reste!

    un passo ancora, et reste!

    e il tuo corpo chiudo in una vecchia mummia (solo la gamba)
    e il tuo corpo porto sopra il tapis roulant (mantenere 70-80)

    ma poi alla fine è come giocare a shangai e apri e cadono,
    e apri e cadono,
    dove finiscono non è colpa tua

  5. Non capisco il commento di vero.
    Mi chiedo: se c’è un’altra “vero”, vado a scomparire o prendere altro nome.
    Non posso rivaleggiare!
    Vediamo… Ora mi chiamo Charlotte Vergé.

  6. Sono diagrammi di flusso poetici che non danno scampo, si scivola sempre dove l’autore vuole alla fine trascinare. Ne vorrei uscire, ma la parola e lo schema fissano il limite. Avevo apprezzato molto quello di Elena del primo novembre e in questo mi piace l’inesorabile reazione a catena che dopo un solo sì ti immette nell’imbuto FINE (e anche dopo due no!! La negazione della negazione…)

    fem

    P.S: menzione speciale per lo sfigmomanometro (che esiste davvero e non misura la sfortuna)

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