Martina si allena
di Marco Mantello
Dal girone dei folgorati
all’aureola dei precipitati
dalle tegole di un capannone
ai piallati, agli schiacciati
sotto macchine troppo nervose
per mangiare le mani degli altri
i morti atipici o innominati
sono quelli non dovuti a violazione
delle regole di sicurezza.
Niente costi, errori umani
e nemmeno un petrolchimico che olezza
sotto forma di rifiuti tossici.
Avvocati strasicuri che il sistema
chieda un tasso naturale di contaminati
(altrimenti vietiamo gli alcolici
ed il fumo dell’ultima cena)
I caduti dai primi piani
certe sere rimbalzano ancora
sulle reti dei telegiornali.
Con l’infarto per la scrivania
o la rapida maturazione
di un linfoma che li chiama malattia
certi passano l’inverno in redazione
o si lasciano finire in prima classe
come è vero che risultano leggere
quando affiorano dall’acqua le carcasse.
Proprio adesso che avevi lasciato
il tuo primo contratto a progetto
e dal vecchio programma di Excél
fino al letto di camera tua
mi parevi sempre mezzo addormentato
Il guardiano che lo incontri al gabinetto
lo stalliere soffocato dalla merda
la puledra che spediscono in missione
augurandosi che Gaia se la perda.
Ricordiamolo con un sorriso
quel feroce calciatore di vent’anni
che ora gioca di sicuro in paradiso
nonostante la caduta del suo prezzo
Ballerine dalle ossa frantumate
il bagnino fatto a pezzi dal pattino
con un mare calma piatta alle taverne
ed un cielo che più limpido di un pozzo
accoglieva madri e padri del bambino
mascherato da mela o da verme.
Nell’eterno carnevale che assicura
temi nuovi alla letteratura
i morti atipici o innominati
incidenti di percorso casuali
per chi gode di vita sicura.
Li ritengo quantomeno separati
dalle facce che in terra straniera
hanno l’ombra quasi scura, o quasi nera
Con due occhi che trasudano ragione
mucche e mucchi di cadaveri ingessati
si ritengono più garantiti
dal mercato dell’immigrazione
Associandolo ad un vivere civile
negoziandolo con stati confinati
fino a quando non ci possono servire
Solo quelli un po’ più fortunati
sono andati sotto i ferri, sono morti soffocati
dentro camion d’ammoniaca ed alluminio.
Quanto a te che non credi nei visti
ho deciso che esisti per sempre.
Sei immortale e per questa ragione
ti distinguo dai criminali
e dai poveri cristi. Se lavori rimani
e verrai rispettato
come è vero che ti abbiamo vaccinato.
Per il tempo necessario a definire
cosa resta della voglia di partire
l’espulsione ragionevole ti salva
dal suicidio o dal caporalato.
Una forma accettabile di schiavitù
dignitosa, tutto sommato, viva
se magari qualcuno si sposa, magari tu
senza ruspe insanguinate nella stiva
e di morti non parliamo più
fino a quando la paga ci arriva
1. Senza avere un’idea della spesa
necessaria per estinguere lo spento
c’è qualcosa di salvifico e violento
nei funerali in chiesa.
Di sicuro a sentire Marcella
la nostra personalità sociale
è un prodotto di chi la macella
per amore dell’essere umano
Come è vero che i bene informati
costruiscono ciò che eravamo
fra la fossa ed un abito nero
stai sicuro che lo siamo diventati
per effetto del solo pensiero.
2. Se non conti il minuto finale
che l’amico o una santa severa
riferiscono storia minore
c’è qualcosa di concorrenziale
nei sistemi produttivi del dolore.
Il cadavere una linea orizzontale
e nessuno ha il controllo sui prezzi
tranne il prete arrivato coi mezzi
a indicare la gamma dei fini.
Casomai ce ne fossero altrove
piante e fiori sono tanti arrivederci
su una scatola di legno industriale.
Se è Archemòro a finire per primo
la materia si astrae dalle merci
e trapassa dalla forma di valore
alla forma di equivalente
divenendo la parola ‘commovente’.
Se era Tito e sorchiava del farro
si cominciano tutti a baciare.
Senti dire a ridosso del carro
che è una cosa del tutto normale
ma nessuno ha la faccia distesa
al pensiero che possa tornare
sotto forma di vandalo o gallo
4. Oggi è stato un macellaio di Cerésa
a lasciare le penne sul banco….
I suoi uomini avvolgono il cuore
nel grembiule macchiato di bianco
Non rimane nessuna difesa
differente dall’essere altrove
se ti trovi un capretto di troppo
con il buco scavato nel petto
non entrava nemmeno nel frigo
e nessuno l’ha più congelato
perché adesso Natale è finito
la Befana si porta le ferie
quanto al cuore l’ha già divorato
il nipote (si chiama Luciano
come è vero che vomita arterie
fra il grembiule macchiato e il divano).
5. Capodanno si gioca alla Falce.
Hai tre vite dall’undici al nove.
Ogni volta che il banco ripete:
‘Puoi toccare le carte’ o ‘Tenete’
non si muore.
Quando escono il dieci coll’asso
lascia stare, la mano migliore
ha un valore numerico basso.
Dal decesso ti parla nessuno
tranne il banco (con o senza cellulare).
Puoi rinascere per un errore
o fumando da sola in terrazzo
che è una specie di morte minore
se ti danno tre vite del cazzo.
Alla fine che l’ultimo perde
ricominciano tutti a parlare
poi respirano dentro al bicchiere
e camminano nudi colpendo
con le nocche sul tavolo verde
quasi fosse venuto il momento
di portargli qualcosa da bere
o da mangiare
5. Come è vero che ci piantano le tende
sulle pere o le scavano via
resta il fatto che eravamo le infermiere:
Mi chiamo Ada. E tu?
Maria.
Se gli negano la sepoltura
non dipende dall’eutanasia
ma dal rischio che potesse diventare
una specie di icona futura
La ragione divina prevale
su una morte umana
‘Come è vero che non conta la natura!’
‘E una chiesa di periferia?’
‘Rassomiglia a una piramide egiziana’
Con un solo campanile dritto
e il profilo da figura piana
non si nota alcun angolo esterno
differente dall’essere uguale
a qualcosa di vuoto all’interno.
6. L’architetto suicidato di Corviale
fissa mucchi di stelle al soffitto
ma le porte dell’ingresso sono chiuse
come è vero che stava in affitto
e inventava tantissime scuse
7. C’era un Tartaro che aveva speso
quasi trenta milioni di carie
per trascorrere la vita all’aria aperta
divorava le truppe avversarie
fra la Cina e la provincia di Caserta.
La speranza più che viva congelata
di trovare una fortezza ben difesa
dove esistere senza sorriso:
Costruisci una piccola impresa
e ti sposi una paralizzata.
Ogni notte sforacchiava le mignotte
sotto un cielo con la nuvola blindata
Ogni alba la piantina di un palazzo
somigliava alle strade interrotte
come è vero che era cieco da ragazzo
Forse Drogo l’avrebbe incrociato
se non fosse deceduto poco prima
che la sabbia si fosse rappresa
sulla crepa del muro di cinta:
‘Il tuo giorno che finisce ogni mattina
è il mio senso quotidiano dell’attesa’.
Si sarebbero detti così, a guerra vinta
luccicavano come una stella
sulle sedie del vagone ristorante
mentre gli occhi strabuzzati dello Chef
non ridevano affatto di quella
tardiva coscienza del bluff
7. Senza avere la minima idea
che Ezra Pound non ne fosse convinto
Fabio è morto due volte
poco importa se non crocefisso
sopra un pezzo di legno dipinto
fra la cattedra e il muro di scuola.
La prima volta. Vola
mascherato da politico italiano
a scucirsi la bocca col ferro
che sporgeva dal terrazzo più lontano.
I becchini l’hanno pure riparato
ma tre punti non facevano un sorriso
e la chiesa fu distrutta da un soprano
mentre l’anima fuggiva in paradiso.
La seconda volta. Piano
Con un altro cognome, un altro viso
e la sua fidanzata di lato
che gridava bianchissima e muta:
‘Tu stai male col cervello’.
Certi giorni l’avrebbe ucciso
come è vero che non era più venuta.
All’inizio una benda sull’occhio
e la testa piuttosto pelata.
Somigliava a un ranocchio
quel suo modo di fissare le persone
che prendevano fuoco all’entrata.
Per il due di novembre migliora
dopo quindici giorni lavora
e trascorre un noioso natale
poco prima che l’America e il dottore
ricomincino felici a bombardare.
Un principio di contraddizione
annidato come il nuovo pannolone
fra quei baci rumorosi e involontari
che gli uscivano dal culo e dalla bocca
Braccia e gambe non si muove e non si tocca
rattrappisce solamente i giorni pari
A quel mare di persone già finite
col dividersi a metà nella sua stanza
ripeteva come un dio vendicatore
che è parola di malato terminale
ma nessuno aveva perso la speranza
di vederlo lentamente peggiorare
7. Nel suo modo razionale di ammazzarti
sembra a tratti di vedere l’Occidente.
Certi cuori predispongono agli infarti
se la vedova è una bomba intelligente
interrompe l’esplosione della sera
riscaldando il ramadàn per la sua ciurma
come è vero che ritorna a luccicare
sotto forma di stella diurna. O di telegiornale
8. I colombi di Piazza Farnese
Come è vero che non erano fregnoni
all’entrata distinti ed ultrà
spolveravano bene gli idiomi
che parlavano tanti anni fa
non credevano che fosse libertà
l’iscrizione ad un fondo pensione
non entravano al cento per cento
nella targa ‘Limonati ed Acquaviva’.
Come è vero che qualsiasi tradizione
non è statica ma progressiva.
Espandendosi coi nuovi materiali
definisce linee rette all’infinito
fino a quando lo stomaco arriva
a ripetere gli stessi itinerari
con la forza persuasiva dell’invito.
Se l’involucro è fuso alla faccia
non esiste distanza sicura
fra contenente e contenuto
e il diverso da sé lo si spaccia
per eccentrico o sconosciuto.
9. Mi chiamo Martina, lavoro a Milano
e prima di farmeli corti
portavo la coda, guidavo piano.
Certe notti parlavo coi morti
perché sono una persona viva.
Voglio dire per me
il decesso ideale non è
un prodotto dell’aria cattiva.
Come è vero che ne ho quarantatré
può accadere che la volontà
si tramuti in presenza conforme
al potere naturale delle forme.
Poi ci sono tantissimi giorni
che ti senti molto simile all’aviaria
una roba che la prendi e torna su
come fosse una memoria straordinaria
o qualcosa che non eri più
Il curriculum vitae
la comune passione che associa
il profumo alle ferite. La tua ferocia
la riveli al momento opportuno
se le spese non ti sono garantite.
Oggi è ipocrita dire che il fumo
sia qualcosa di poco reale.
La sua piena consistenza la si apprezza
mano a mano che ci si allontana
da un’idea solo interiore di ricchezza
Poi ci sono certamente quelli puri
che rimangono attaccati sopra i muri
e attraverso una devota resistenza
fanno a pezzi le sembianze conosciute
nell’estremo rituale degli auguri
Si disprezza l’arroganza del conato
se ne ama la presenza sugli sci.
A conferma che il seno ti scoppia
sono morti con la faccia ancora viva
e ti fanno sentire invincibile
come è vero che gli sei sopravvissuta
mantenendoti unica e doppia
nel modo più sincero possibile.
I commenti a questo post sono chiusi
Belle, anche se non capisco il titolo. Forse questa Martina va a correre in un cimitero…
In effetti il poemetto un po’ necrofilo lo è….Ciao
la trovo….
originale!
e poi la musicalità cattura,
e fa riflettere
questo ‘gioco’ che ha un sapore di reale.
Moto bello, complimenti.
Grazie a Cappuccetto Rosso e a Franz. Il problema di fondo con questo poemetto, che non ho incluso nel libro nuovo, è che rileggendolo mi pare molto musicale, vero, però a parte il tema della carrellata di morti, ci sono parti abbastanza criptiche. L’idea di fondo era quella di descrivere una sorta di ‘procedura’ del ‘dolore organizzato’ e ‘massificato’, in una società come la nostra, ancora fortemente legata al rito del funerale in chiesa. C’è un fugace richiamo al caso Welby (immaginavo queste due infermiere che discettano sulla negazione del funerale) e forse un pezzo che si regge da solo e di cui sono soddisfatto è quello del Macellaio…Vabbe’ tutto qua. Se qualcuno lo ha letto e ci vede tutt’altro, sarei curioso di sapere cosa, è importante per me sentire come viene recepito da estranei il contenuto di quello che scrivo, per questo posto le cose nuove su NI (a parte il fatto che non ho attualemnte altri luoghi dove piazzare le poesie, ma questo è un male comune, credo….)