Nuove minacce per Lirio Abbate
Poco dopo la pubblicazione del libro I complici – Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento (Fazi editore), un reportage scritto con Peter Gomez su Provenzano, la nuova mafia e i suoi rapporti con la politica, Lirio Abbate, cronista dell’Ansa di Palermo, ha iniziato a subire intimidazioni dalla mafia. Il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza ha allora deciso a maggio di assegnare una scorta al cronista. Dopo altre minacce, Abbate si è trasferito a Roma, dove ha continuato a lavorare dalla sede centrale dell’Ansa, ma meno di due settimane fa ha deciso di fare ritorno a Palermo.
Sabato sera gli agenti della scorta hanno notato dei giovani che piazzavano delle bottiglie incendiarie sotto la sua auto. L’intervento degli artificieri ha confermato l’efficienza dell’ordigno, per quanto rudimentale.
“Per la procura e per gli investigatori i nomi dei mandanti del fallito attentato sono tutti lì, dentro il libro. E’ molto più che un’ipotesi. E’ un po’ meno di una certezza” (Telesio Malaspina, L’Espresso).
Dai colleghi giornalisti e dal mondo politico si leva un coro di voci solidali, tra cui quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Tenere sempre alta la guardia contro la mafia, con la più efficace mobilitazione dello Stato e della società civile”.
La Fazi Editore esprime la sua solidarietà a Lirio Abbate e indignazione per le minacce da lui subite, invitando tutti ad unirsi all’iniziativa lanciata dai giornalisti de Il Giornale di Sicilia: “sabato 8 settembre, una passeggiata simbolica con Lirio Abbate, a Palermo, che sia un richiamo contro le intimidazioni”.
Come ha dichiarato Abbate stesso “Dobbiamo restare uniti. Dobbiamo raccontare le cose come stanno. Non dobbiamo mai smettere di dare spazio alla verità e di volere capire cosa succede in questa città. Sono tornato a Palermo dopo essere andato per un po’ a Roma e ho fatto la mia scelta: non andrò via”.
(Fonti: AGI, La Repubblica, ANSA, L’Espresso)
solidarietà e indignazione, belle parole che non bastano mai, semplicmente aumentano e si fanno più generalizzate dopo l’eventuale riuscita dell’attentato più o meno atteso.
Bisogna elaborare, con molta cura e con molto pensiero, dei progetti, delle proposte: il pubblico deve servirsi del pubblico: fare dei corsi a tutte le e gli insegnanti elementari di Sicilia, e d’Italia tutta s’intende, su cosa dire a ragazzetti e ragazzette, cosa mostrare loro cosa far loro toccare con mano, del fenomeno mafia, creare una mentalità che un po’ alla volta, ma con continuità, scalzi degli schemi secolari. Eccetera.
Ditelo ad Amato, il problema sono i lavavetri.
Sarebbe ora che quei ‘signori’ profutamente pagati,la smettessero di indignarsi, che non ce ne potrebbe fregare di meno, e investissero un po’ di soldi e risorse per combattere la Mafia, invece di distribuirli a pioggia in mille rivoli inutili semplicemente per raccattare consensi al turno elettorale della prossima primavera. Pietosi mendicanti di croci!
Blackjack.
Non amo l’espressione “paese normale”, ma non me ne vengono altre: in un ‘paese normale’ una notizia così grave avrebbe suscitato fior di dibattiti e riscosso l’attenzione che merita. Invece, al di là di qualche sporadico accenno su TG3 e TG1, e qualche trafiletto sui giornali dovuto per lo più alla nota del presidente della Repubblica, mi pare che la notizia sia passata sostanzialmente sotto silenzio. E ciò la dice lunga… A meno che non mi sia sfuggito qualcosa.
è da imbecilli ammazzarlo. ormai il libro l’ha scritto.
Ho visto in tv una breve intervista ad Abbate. Prosegue la tradizione di grandi giornalisti siciliani, i veri “uomini d’onore” di quella terra. Gente che ha preferito rischiare la vita pur di non sottomettersi al regime del capitale mafioso. Questo Abbate ha le palle che gli fumano.
Incollo quel che ha scritto Roberto Alajmo
Il caso delle minacce a Lirio Abbate ha subito una escalation: ora hanno provato a mettergli una bomba in macchina. Abbate non si muove mai in branco, segue percorsi di inchiesta tutti suoi. E siccome nel mondo del giornalismo la stessa parola “inchiesta” è diventata una bestemmia, lui è un solitario. Un obiettivo di intimidazione perfetto, insomma. A parte la solidarietà, che rischia di suonare retorica, posso solo segnalare le ultime parole della sua intervista su “Repubblica” di oggi: se rimango in Sicilia è per l’onore.
e quel che ha scritto Rita Borsellino
“Non è la prima volta che Cosa Nostra tenta di intimidire chi utilizza le parole. Da Fava a Francese, a Impastato, sappiamo che questo è accaduto quando si sono riaccese fasi acute di scontro con lo Stato. Oggi, invece, quest’intimidazione arriva dopo l’acuirsi delle scontro con gli imprenditori”. Lo dice Rita Borsellino esprimendo solidarietà al cronista dell’Ansa. Secondo Borsellino “quanto sta accadendo deve farci riflettere e indurre ad un’analisi profonda. Non c’è dubbio che Cosa Nostra ha deciso di abbandonare la strategia della sommersione e di aprire una nuova guerra ma stavolta più che contro lo Stato, contro chi nella società ha iniziato a dire ‘no’ al sistema mafioso e ai suoi interessi”.
buona giornta