L’amore non esiste esiste il tempo
di Alessandro Seri
MASSIMILIANO PRIMO D’EUROPA
L’antichità gotica dei sentimenti
ha attraversato l’Europa
su un’audi marrone
mentre la Gioiosa di Carlo Magno
unificava le scritture
ed io allaccio rette trasparenti
di donne e anni leggeri
alla vigilia di una cerimonia
si formano ogive di chianti
e madonne acefale nella mia testa
persino il seno dell’architettura
mi allatta gli occhi
oggi il centro del mondo
è un atomo, una piazza atomica
anatomica fiera di scale e porticati
santissima annunziata
la stazione di Bologna
ESTREMO ORIENTE
Doppie scale a gradoni
imperfetti in distanza
pendenza insolita alle mie gambe
portali laterali antichi
quanto i dialetti.
Mi fermo a mezza salita
ad ascoltare il brusio
degli studenti fuorisede.
Per ogni passo
c’è un occhio spento
un colore a caso
si catapulta dal mio passato
e la sera sono stanco
da non poter salire verso il centro
V
Comune ai santi dispersi
c’è profonda amarezza e coraggio
non sopravvivono che pochi giorni
tristi di stelle stampate e tacche
da apporre ai biberon
e sulle carlinghe rosse
impuri più delle piazzole all’ombra
lenti nella lettura e nel mangiare.
Si rumina la storia personale
erba medicea fumata dopo il lampredotto
spargere l’olio sulla padella e sul divano
cambiare l’ora attendere che batta il tempo
per conquistare cambi estate inverno
la pasta, i quadri, i doni floreali
vanno misurati attenti
come le istanze dei beati e i pavimenti.
VI
Dovere c’insegna san miniato con foto in digitale
altri spazi altri santi gimignani cullati anni
che forse qualcuno in più questa notte di ponti e porte
s’accorge oltre me il medico di guardia che scompare
la mano della madre a coprire le lenzuola
una preferenza poche ore prima degli anelli
dell’altare coperto di fiori e salmi
strade d’estate campanelli
la corsa in bicicletta leggendaria
come le macchine e le moto scortate al giuramento
di Liguria e a quello più denso di Bologna.
Colpiti al punto che smettemmo le scarpe ad asciugare
sulla terrazza del sacro cuore. Ora di notte sotto
questo assedio di transistor e satelliti mi gioco
poche carte quelle del principe che beve vodka
e non falerio che scarseggia più delle ore ancora da passare
dal poi che arriva dopo la preghiera si fonde l’arabesco
di gioventù con giorni cocenti e cuscinetti a sfera
II
In mezzo al letto come al mare
ci stan due piedi piccoli che dormono
si spostano con logica d’assenza
al battere costante delle imposte
un fiato appena nato scosta nell’ordine dei giorni
un capomastro morto sul dorso dell’inverno
e le mie ali storte s’invecchiano
spellate tanto sulla schiena non le guardo
l’eredità che lascio è solo tempo perché
l’amore non esiste esiste il tempo
poche menzogne un cesto di panni sporchi
la luce accesa di cento notti insonni
a mendicarmi gli occhi ed il coraggio
IV
La colpa è il mio compagno e non si placa
un giogo a forma d’ombra che mi segue
distante non proprio alla figura
la virgola in grassetto che scolora
slacciato dalla trinità del corpo
curvato nell’osservarmi embrione
con il proposito costante e difettoso
che presto si fa voglia di partenza
quel che tu sai non volle la memoria
colta a riprendere la rotta inversa
nell’evidente assenza di confine
moltiplicata in centri è l’esistenza
(Nota: Le prime due poesie sono edite e tratte da “Rampe per alianti” Pequod 2005, le restanti quattro sono inedite e fanno parte di una futura pubblicazione che avrà come titolo “Esiste il tempo”. Immagine:Eric Fischl, Bedroom Scene #6 – 2004.)
Bella l’immagine di Fischl,
così così i testi: “si formano ogive di chianti /
e madonne acefale nella mia testa”. Mah..
mi piace il titolo
galleggio nella sua sospensione
allatta gli occhi, la luce che filtra…
solo il tempo è la verità dell’impiccagione: la Marina russa insegna e disegna.
qui si ricorda un certo afflato russo, ormai vinto dai vetri anneriti delle fuoristrada dei nuovi ricchi.
il poeta, se smette di riscriversi e di descrivere, può scrivere oltre.
le allitterazioni della quarta
mi trascinano….
Le allitterazioni della IV mi trascinano….
le allitterazioni della 4^ mi trascinano.
;-)
dove?
Era l’estate del 1993.
Iniziò proclamando aeree astratte concezioni aggrumante intorno ad un semplice disperato:”l’amore non esiste” .
Seguirono interminabili plateali argomentazioni razionalistiche e illuministiche approdate alla fine in un rassegnato e apocalittico:”ti amo”.
L’effetto su di me fu comico.
A me l’immagine delle ogive di chianti è piaciuta.
Complimenti ad Alessandro, vedo con piacere che è anche entrato in lapoesiaelospirito.
Paolo
Grazie per le parole spese, siano esse positive che critiche. Le ogive di chianti e l’amore non esiste esiste il tempo sono due idee, immagini, percezioni. Certo mi incuriosisce labarista. Il 93 fu un bell’anno per me.
Ancora grazie a tutti e a Franz.
Alessandro
per me fu l’anno della svolta attraverso questo incontro di parole comprensibili solo a noi amanti surreali.
l’amore non esiste, per questo si fa.