Inedite poesie: Annalisa Teodorani
Al spousi zòvni
Al spousi zòvni l’è pavaiòti
Ch’a l perd l’arzént pr’una fulèda ad vént
Gòzli d’aqua
Ch’ a l roiga un voidar
La matòina prèst.
Le giovani spose
Le giovani spose sono falene/ che perdono l’argento per una folata di vento/ gocce d’acqua/ che rigano un vetro/ al mattino presto
L’ Amour
Fa’ còunt e Vajont
Una muntagna ch’la va zò tl’ aqua.
L’amour l’ è un invarnèda
Ch’ la giàza al tubatéuri
L’è una diga
Senza gnenca un rubinèt.
L’ Amore
Fai conto il Vajont/ una montagna che cade nell’acqua/ l’amore è un inverno/ che gela le tubature/ è una diga/ senza nemmeno un rubinetto.
***
Al Zéi
Te schéur dla voita
Sla curouna tal mèni
A gli à fat la vègia
M’un dispiasoir a la volta.
A l cnos la radga d’ogni fiour.
Al zéi a gli à la scórza di arzipréss
E quant al pienz
Resna e mél.
Le zie
Nel buio della vita/ con il rosario tra le mani/ hanno vegliato/ un dolore alla volta./ Conoscono la radice di ogni fiore./ Le zie hanno la scorza dei cipressi/ e quando piangono/ resina e miele.
***
Un furminènt
E se ta m zènd
A dvént un furminènt
Che fóil ad zèndra
Ch’ e’ sta so par mirècal.
Un fiammifero
Se mi accendi/ divento un fiammifero/ quel filo di cenere/ che sta su per miracolo.
***
Cmè la léuna
Ta n pu dmandè
D’andè dalòngh da te.
Euna cmè la léuna
tal nòti
Ad me u s vàid
Una fitina stóila.
Come la luna
Non puoi chiedere
Di andare lontano da te.
Una come la luna
nelle notti
Di me si vede
Una fettina sottile.
***
La dóta
I cavéll pulóid
I arléus te sòul
Cavéll ad ragàza da imbastoi curéd.
Che la nona e la ma a l s’aracmànda.
La mi dóta
L’è un fas ad spoin.
La dote
I capelli puliti/ brillano nel sole/ capelli di ragazza da imbastire corredi./ Che la nonna e la mamma si raccomandano./La mia dote/ è una fascio di spini.
***
Sudisfaziòun
Ta m dé la sudisfaziòun
D’ una puràza svóita.
Soddisfazione
Mi dai la soddisfazione / di una vongola vuota.
***
Un pèl
Dal vólti t’ arvènz
Cmè éun ad chi pèl
Ma la bòca de pòunt.
Quand la voita la n t lasa i segn
la t lasa agli òmbri.
Un palo
A volte rimani/ come uno di quei pali/ alla bocca del ponte. / Quando la vita non ti lascia i segni/ ti lascia le ombre.
I commenti a questo post sono chiusi
La scultura è sublime!
:-)
La scultura sarà anche sublime ( :-) ) , ma le poesie sono sbalorditive.
Da riaprire, se mai s’è chiuso, il discorso sulla cosiddetta poesia dialettale, in quelle lingue del cuore che nessun basic o standard english riuscirà mai a sfrattare.
Un caro saluto,
Roberto
a me queste poesie non hanno trasmesso alcunchè!
Scultura sublime e poesie per fortuna uscite dal rubinetto. Grazie Francesco per averlo aperto. Un saluto Smaniz
i dialetti come lingue letterarie, quando riescono a superare i rischi di manierismi e/o birignao vernacolari (sempre in agguato), credo diano risultati davvero notevoli, come in tal caso – complimenti
P.S.
durante ‘ste vacanze ho riletto un autore siciliano del tutto dimenticato, Santo Calì, dell’altezza di un Tessa o di un Marin
Sono d’accordo, i dialetti hanno sicuramente possibilità espressive notevoli. Premesso che le poesie del post mi sono piaciute davvero molto, aggiungerei che mi piacerebbe vedere la lingua dialettale alle prese con la modernità, con l’oggi. Il soggetto e le poetiche della poesia che conosco sono, in gran parte, legate ancora troppo ai ricordi di una civiltà contadina ormai scomparsa, ad una lingua che vive nel passato e che pochi parlano ancora nella sua purezza. Basterebbe osare un po’, provare ad uscire da questo paesaggio. I risultati, per conto mio, sarebbero sicuramente notevoli….
Ovviamente il mio discorso non è direttamente rivolto alle poesie in questione, anzi…
Frammenti sobri, semplici ed essenziali.
Mi è molto piaciuta “la dote”
stile asciutto e pulito
limpido come la luce.
Una tradizione che dice la nobiltà, la purezza delle donne; una lingua delle nozze, della verginità offerta, un lungo amore con i corpi fatti nella terra, si parla di muntagna, chiara lingua che assomiglia al “patois” du Sud, dimenticato in Francia, Langue oc che parlava gli antenati, lingua che vorrei parlare ma che ho lasciato come il paesaggio dell’infanzia, tra cipressi e citadelle. Allora queste poesie sono una meraviglia di sapienza, di vita simple nella natura, le gusto.
Grazie, grande Francesco!
la scultura la vedrò al mio prossimo passaggio da queste parti. adesso porto via con me il lampo abbagliante di questi versi di carne, sangue e terra. echi di un desiderio che attraversa i giorni e si fa voce, nell’umiltà della vita che il suo sguardo abbraccia fino alle radici. grande, grandissima poesia. se ancora un aggettivo significa qualcosa.
vi consiglio caldamente di leggere i libri ad oggi usciti di annalisa, cioè ‘Par senza gnent’ del 1999 e quello credo estremamente più facile da trovare cioè ‘La chèrta da zugh’ uscito nel 2004 per le Ed. Il Ponte Vecchio di Cesena.
bellissime “le zie”.
Una grande sensibilità. Poesie brevi che sono frecce che indicano il dolore di tutti. Brava!
A me sono piaciute molto: trovo che siano delle poesie limpide e belle… Soprattutto quella delle giovani spose (come falene che perdono l’argento, come gocce d’acqua che rigano un vetro…): è bellissima.
:-)
[nm]
Splendide: grazie.
bravissima annalisa!
un saluto e un bacio.
E sì che sono belle.
E’ dialetto delle parti di Cesena o Santarcangelo oppure verso il mare, Rimini…
Nell’ultima poesia non è?:
“Dal vólti t’ arMènz
…
A la bòca de pòunt.”
e in “Cmè la léuna” dovrebbe essere:
“IN tal nòti”
e in “La dóta”
“I cavéll pulóid
I arléus IN te sòul”
però non so eh, non è proprio il mio dialetto e comunque il dialetto lo mastico poco.
Ho fatto una ricerca autarchica e in altre poesie “IN” non c’è, si vede che non è un errore di battitura nel pubblicarle su NI.
Poi ho scoperto che Annalisa Teodorani è di Rimini, quindi (a questo punto faccio un’apostrofe rivolgendomi direttamente a lei) ti volevo dire se passi da qui, che sabato primo settembre a Marina di Ravenna c’è la festicciola di Fernandel al bagno 72 – Hana Bi dalle 18,45 in poi… magari ti interessa.
belle queste poesie.
le loro forti immagini impressionano la mente.
credo che sapendole leggere in dialetto assumano ancora più lunghe risonanze una più magica evocazione:
…Al zéi a gli à la scórza di arzipréss
E quant al pienz
Resna e mél.
Le zie hanno la scorza dei cipressi/ e quando piangono/ resina e miele.
***
Al spousi zòvni
Al spousi zòvni l’è pavaiòti
Ch’a l perd l’arzént pr’una fulèda ad vént
Gòzli d’aqua
Ch’ a l roiga un voidar
La matòina prèst.
Le giovani spose
Le giovani spose sono falene/ che perdono l’argento per una folata di vento/ gocce d’acqua/ che rigano un vetro/ al mattino presto
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complimenti ad Annalisa Teodorani
mi piace la pizza margherita
grazie a tutti per le vostre riflessioni
sono commossa….