Gomorra e dintorni: Rosaria Capacchione

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– Mi scusi, signor Guichard, ma ha dimenticato di dire al commissario…
– Ah sì! Ha ragione. Il signor Sim, come ha sottolineato lui stesso, non è un giornalista. Non corriamo il rischio di veder pubblicate cose che devono rimanere confidenziali. Mi ha promesso, senza che io glielo chiedessi, di utilizzare ciò che potrà vedere o sentire qui dentro solo nei suoi romanzi e in una forma diversa, in modo da non crearci noie.

Georges Simenon, Le memorie di Maigret, Adelphi

Ringrazio Rosaria, amica da sempre.

Vent’anni di cronaca in «Sandokan. Storia di Camorra» di Nanni Balestrini.
I clan e quello strano paese dove non nascerà mai un Gandhi
di
Rosaria Capacchione
Eccone un altro, pensi. Ecco un grande scrittore che non si è mai sporcato le scarpe nel fango e nel sangue, che non ha mai visto un morto ammazzato, che non sa neppure Casale dov’è, e che vuole venire a raccontarci Casale, la camorra, Sandokan e Bardellino: con la retorica dei professorini e con la puzza al naso.
Comprarlo era quasi un dovere, se, come chi scrive, dal 1986 ci si occupa da cronista di quei morti e di quei camorristi. E non si può negare un iniziale fastidio nel leggerlo. Ma il libro si finisce in una notte e ti fa ritrovare quasi vent’anni di cronaca: centinaia di articoli racchiusi in centotrenta pagine che narrano la storia vera di un paese – Albanova – somma di tre comunità degradate, Casal di Principe, San Cipriano e Casapesenna; e la tragica epopea di intere famiglie di camorristi che si succedono di delitto in delitto restando uguali a se stesse.

Sandokan. Storia di camorra (Einaudi, 13 euro), l’ultimo lavoro di Nanni Balestrini (che giovedì sera sarà alla Fondazione Morra, per la presentazione-evento del suo libro Sfinimondo), non è un romanzo-verità e non è un documento storico. Non ha un protagonista, se non la voce narrante; non ha un inizio e una fine; non attinge a fonti autorevoli e accreditate; non rispetta la cronologia dei fatti e talvolta neppure racconta fatti veri. Ma ha il pregio di essere un documento della memoria, e per questo più autorevole e vero di mille verbali di processo o di confessioni di un pentito. La successione o l’attribuzione sbagliata di alcuni episodi – come l’uccisione dell’impiegato comunale di Casal di Principe o di Antonio Bardellino – nulla cambia nella ricostruzione storica di quegli eventi. Il racconto dello studente che ha ispirato Balestrini, anzi, riesce a esser più logico e congruo, e quindi comprensibile, di quanto non lo sia stata la ricostruzione giudiziaria, e prima ancora quella affidata ai resoconti della cronaca, degli stessi eventi.

È come se si ascoltasse una storia raccontata da un vecchio contadino dei Mazzoni, seduti sotto un albero di pesco, e quello mettesse insieme spezzoni di ricordi, le chiacchiere del circolo, i suoi pensieri e i suoi sospetti, facendo riaffiorare episodi dimenticati anche dai pentiti, anche dal maxi-processo che va sotto il nome di Spartacus. Chissà per quale ragione la voce narrante fu assai colpita dalla morte di un vigile urbano, Antonio Diana, pochi mesi dopo la scomparsa di Bardellino. Fu ucciso, uno tra centinaia di altri morti di quel periodo, a pochi metri dal Municipio di San Cipriano. Non si è mai saputo perché e da chi. Magari a qualcuno, adesso, verrà la curiosità di saperne di più.

È intitolato a Sandokan, capo della camorra Casalese, ma il libro non è dedicato a Francesco Schiavone né, in realtà, si parla molto di lui. È soltanto un nome, l’ultimo di un elenco listato di nero, uno dei tanti figli di una terra incapace di partorire un Gandhi o un Che Guevara, come scrive Balestrini, perché «solo Sandokan ci può uscire da un paese così». Né un punto né una virgola per arrivare alla fine, che non è la fine di una storia di camorra ma quella di un giovane uomo, che quei fatti ha vissuto da spettatore e che poi è scappato: come tutti noi immaginiano che si debba fare se si è onesti, se si ha in odio la violenza, se si è nati a Casal di Principe o a San Cipriano. Ma in realtà quell’uomo non è mai andato via. Qui si conoscono solo camorristi che lo hanno fatto (al Nord, all’estero), per sfuggire a una vendetta o per allargare il giro degli affari. Non si scappa, da Casale, così come non scapparono, quando ne ebbero l’occasione, gli ebrei della Germania nazista: convinti di poter trovare nella loro casa, nella loro terra, uno spazio dove continuare a vivere con dignità. E invece, ciò che sappiamo di loro – ciò che sappiamo oggi dei casalesi onesti – è quanto è stato raccontato dai sopravvissuti o da chi scelse di fuggire per continuare a esistere

Titolo: VENT’ANNI DI CRONACA IN «SANDOKAN. STORIA DI CAMORRA» DI NANNI BALESTRINI I clan e quello strano paese dove non nascerà mai un Gandhi
Testata: IL_MATTINO
Edizione: NAZIONALE
Data pubblicazione: 16/05/2004
Pagina: 15

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25 Commenti

  1. Non ho capito bene, ma questo libro di Balestrini è del 2004 ? A me pareva fosse molto più recente.
    Comunque un complimento rinnovato alla sig.ra Capacchione, una delle più belle e coraggiose firme del Mattino.

  2. è sempre un dovere leggere libri del genere!
    è sempre un onore vedere i nomi di autori che si dimostrano all’altezza di simili imprese.

    ringrazio chi di dovere
    annalisa

  3. per i casalesi ci vorrebbe un serio studio antropologico. balestrini scrisse un bel romanzo che racconta la storia di un popolo infame e di pochi che si oppongono.Ma adesso Saviano li ha feriti a morte.

  4. Non credete che invece persone come Gandhi (?) o MLKing esistano?possano nascere ovunque?
    Il guaio è che non c’è abbastanza adesione da parte del popolo,delle persone comuni, che dovrebbero essere coinvolte e avvicinate dagli intellettuali…
    Invece le persone comuni rimangono disorientate e la maggioranza degli intellettuali continua a scrivere del nulla e a lasciare fenomeni come Gandhi- completamente soli, isolati, voci inascoltate, o ascoltate per brevi momenti….
    Avete letto gli articoli su l’Espresso a proposito di Casal di Principe e dintorni? Di Saviano? Di Franco Roberti, di Raffaele Cantone? di chi getta sangue per una causa, per una lotta? dovremmo fondare la coesione, stringerci attorno a loro con un forte abbraccio e una PRESENZA CONTINUATIVA.
    Cosa ne pensate?

  5. Nemmeno io ho letto gli articoli Francesca ma credo che l’adesione, si, si possa stimolare ma che si tratti anche di una questione che riguarda il singolo e come la pensa. Gandhi può nascere ovunque e certamente bisognerebbe avvicinarsi di più a chi sputa sangue per le giuste cause, prendendone la giusta coscienza prima però. W chi non demorde di fronte alle difficoltà della lotta per le cause.

  6. Da quando ho letto Gomorra, la storia della camorra mi appassiona.
    Un libro che indaga su tutto, informa. Per esempio a proposito dei soprannomi da cui si richiedono i boos; creatività nella voglia di collegare carisma e criminalità.
    L’ultimo capitolo è di una forza…
    Ma si parla di Nanni Balestrini e certo un bel articolo, Nanni Balestrini è conosciuto in Francia.
    Quando una traduzione francese a proposito della camorra, libro di qualità, si intende.
    Il Sud: sento una revolta che bolla nella terra.
    Penso a questa terra che ho vista con occhi stranieri, in superficie, troppo magnifico con la pasta del tempo.
    Non ho visto il fermento, la crepa, il veleno che fa morire il Sud.
    Il Sud merita meglio, potenziale di bellezza, di rabbia, fi fuoco.
    Terra violentata, terra strega, terra devoluta alla mostruosità.
    Penso al genio della terra che vorrebbe vivere.
    Penso a due anime belle e di talento: Maria e effeffe.
    Mi fermo qui perché il cuore trabocca.

  7. Veronique, per favore, non scrivere più di Napoli e del sud. Più scrivi, più ne scrivi bene, più lasci trasparire sincera ammirazine, quasi amore, per mie terre e a me più viene voglia di mettermi a piangere. Basta Veronique, per favore.

  8. Veronique, per favore, non scrivere più di Napoli e del sud. Più scrivi, più ne scrivi bene, più lasci trasparire sincera ammirazione, quasi amore, per mie terre, più mi viene voglia di mettermi a piangere. Basta Veronique, per favore.

  9. chi scelse di fuggire per continuare a esistere

    effeffe, me le porto nel cuore queste parole, come un augurio, in procinto di fuggire verso ignoto, ma fuggire….
    per prima cosa bisogna rifare la vita

    abbracci ;-)

  10. Per chi non ha letto gli articoli su l’Espresso:

    sono disponibili anche in web sul sito de l’Espresso appunto (io non li riporto qui perchè non so se sia necessaria autorizz della testata)..il giorno di pubblicazione è il 17 agosto oppure fate la ricerca con la parola SAVIANO sul sito stesso dell’Espr…

    Ci sono commenti su booksblog.it, e su altri siti.

    ANZI… che ne dite di postare qualche RISPOSTA su quel blog? e sugli altri, tanto per unirci un po’????

    Lo chiedo a chi sostiene il libro GOMORRA, a chi crede in Gandhi, a chi ama la propria terra…. a chi sa parlare… a chi non deve stare zitto!!!!

    visto che ci sono parecchie persone che non riescono a capire.. potreste uscire da questo ambiente e aiutarli.. PARLARE??dai, dai,dai! fatevi sentire anche fuori da NI!!

    fatelo per AMORE verso le persone che rischiano, per quelle che tentano di parlare e di raccontare le verità, per chi cerca di svolgere indagini, fatelo per AMORE:PER TERRA MADRE così ben descritta da Veronique, per amore del libro, effeeffe, per AMORE,Bruno e Smaniz e Maria e altri che siete qui…

    un caro saluto a tutti … spero di trovarvi uniti ….

  11. Per Bruno,

    Il tuo commento mi ha commossa.
    Sento un amore vero per la tua terra, terra del mio cuore, l’ho sentita magnifica, ignota, male amata;il mio corpo, la mia anima è entrata nella terra e nella città (NAPOLI). Promesso, mi tacero su Ni, appena un rigagnolo nascondendo un amore totale.

    Baci.

    Per Francesca,

    Ho letto il messaggio. Vado a provare domani e scrivero un commento su il blog fuori Ni, ma non sono talentuosa per internet, computer.
    Grazie mille.

  12. come diceva quello: vedi napoli e poi muori. vedi roma e poi t’abbuffi. vedi milano e poi tiri a campari.

  13. @ francesca
    La tua rabbia e il tuo amore sono commoventi e delicati. Preparati a una serie infinita di delusioni. Non basta Gomorra, non basta Saviano, anche se lo ringrazio di esistere. Non basta essere uniti e non basta volere le cose per vederle realizzate. Viviamo una condizione di oppressione ben mascherata, abitiamo terre e case occupate, rispettiamo leggi scritte dai vincitori, abbiamo uno spazio di libertà che non è conquistato ma concesso. Più che di lotta alle mafie bisognerebbe cominciare a parlare di resistenza, di lotta partigiana di liberazione. Hanno vinto loro, cara amica. La tua è la mia stessa rabbia ma io mi considero uno sconfitto che non vuole ancora arrendersi.

    @ Veronique
    Ovviamente il mio invito al silenzio era un modo per complimentarmi con te e esprimerti gratitudine. Continua, sei un lenitivo per le nostre ferite.

  14. Per Francesca,

    Ho scritto un commento a proposito di Roberto Saviano su Espresso. Ho compilato il modulo per iscrivermi, aspetto il link e e-mail. Spero che tutto funzionerà, non ho un’intelligenza pratica, né logica, allora sono un po’ansiosa.
    In ogni modo, è scandoloso che Roberto Saviano, uomo coraggioso deva vivere nella minaccia della camorra.
    Spero che si parlerà di Roberto Saviano quando uscirà il libro in Francia nel “Monde”, “Libération”, l’Humanité et altri giornali.
    Sarebbe giusto che il mondo letterario straniero dia un sostegno.

    Per Bruno,

    L’ho capito bene… Ho scritto con amore e riconoscenza.
    Ho scritto nello stesso amore che ho ricevuto dalla parte del Sud.

    NON RINUNCIARE!

  15. Rinunciare ? Significherebbe stare dalla loro parte e se non ci voglio stare non è per coraggio ma per disgusto. Faccio quel che posso, che è poco, ma lo faccio con la stessa passione di un romantico adolescente. Non posso però non prendere atto delle quotidiane sconfitte.Vabbè, adelante.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
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Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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