Bacheca di agosto 2007
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Bună, ce mai faci?
come mai in alcuni post sono bloccati i commenti?
chi è andato in vacanza ha paura di trovare brutte sorprese al suo ritorno?
haiaiaiai!
così non si fa!
good bye
carla
(a chi mi chiese cosa vai cercando, rispondo: vorrei riuscire, un giorno, a scrivere così)
per urti oculari si trasmette l’aggressività degli specchi
tra il muro e lo specchio: il corpo sottratto
so che non è avvenuto altro che un qualche gioco
e mi tengo a questa coscienza e la osservo
che si sviluppa più rapida di un geranio
tutta piena di finte e rapine
ma la famiglia è una macchina ideologica mostruosa
che ci rende ciechi ai più orrendi crimini
tanto guardano sempre da un’altra parte
con la fragilità di una pellicola
diarrea significa padronanza del corpo
quella ruggine verde delle cisterne
un corpo dilatato giace fuso e appiattito
tra la riga del mare e il viola basso degli
occhi avvolti da un’anima di celluloide
quell’energia cinetica che chiamiamo calore
con i bambini che mi saltavano sulla pancia
quando raggiunge la temperatura celeste e
quanto vomito anch’io sulla strada
le contrazioni muscolari della stella
si arrestano a quel punto la stella è in
equilibrio, è stella fissa al suo interno
in ogni punto e il peso è materia sovrastante
in equilibrio con la pressione dei gas
puoi prendere fiato, riprendere dimestichezza
con esercizi di luce sul soffitto e le correnti
d’aria: una sforbiciata che liberasse vene-
costellazioni seduti ad aspettare che si rovesciasse
coi gomiti stesi sul dolore ad asciugare
o progettare un piano d’evasione a scortecciare
parole sulla griglia dell’apparecchio-scimmia
sulla schiena perché viviamo in era post-
ideologica dove può essere sfogo insensato
allevare galli da combattimento o coltivare
il sonno fino a farne una scienza esatta o un
bizzarro sabotaggio
le più vicine di quelle voci formavano una mappa
a ritroso lungo viali di solitudini e notti
d’alluminio ma i senzatetto non amano
gli arcobaleni riflessi nelle pozze d’olio
e di benzina perché tengono gli occhi chiusi
e i cappelli calati sugli occhi, le teste ciondoloni
e un silenzio di grucce, come nel fango foglie
sbavate da lumache, non tutti però sono già morti
anche se è preferibile morire prima di decomporsi,
diventando un cadavere socievole bere il sole fino
a farne una scorpacciata e mettersi a digerire coi piedi
in aria e i pensieri rachitici, vagabondando
da un bidone all’altro spingendosi in
avanti come sforzandosi seduti al gabinetto
un fossile che scoraggia lo sguardo sfocato
davanti allo spettacolo di notte senza senso
sfuggendo alla polizia perché ci controllano
le orecchie, ficcandoci le mosche e olive
sott’aceto- le persone pulite sono le più
morte- essere un’anima ad alto grado di
entropia con due sistemi costantemente in
equilibrio, reciprocamente ostili, aprire il
rubinetto che li separa
abbagliati dallo schermo come se i nervi ottici
si allentassero tipo i fili dello stereo delle auto
con gli sportelli costantemente presi a calci e
un convoglio di rottami per 50.000 km di
vicoli ciechi tutti ghiaia e vetri rotti che ti
stai lì a fissare il buio e alle volte anche sogniamo
di morire, correggendo la rotta degli sguardi
limitandoli educatamente alle stringhe delle
scarpe per non provocare
e non volerne sapere di espandersi
compattare molecole in serie rigide di contrazioni
pensando di respingere l’invasione
le pareti percorse da strette-
gallerie d’osservazione, ciascuna con le sue finestre
nere, non si sarebbe separato da se stesso, ma non
voleva restare con se stesso, saldo come radice
fibrosa, nessun germoglio isolazionista,
si fece largo con determinazione dietro il
ramo debole, smanioso di separarsi; il ramo forte
impazzì, prese a codate il fragile tubero grigio
finché non si aprì uno squarcio (embolia morale)
a volte ricordava un’alba grigio – azzurra, vista
con occhi che non gli appartenevano, dentro
un lavandino o un orinatoio. la vecchia fabbrica
d’infelicità con articoli pregiati e quanto le piaceva
mettersi accovacciata a giocare a nascondino
anche se nessuno sarebbe venuto a cercarla
quell’arte di nuotare come meduse da un portone
all’altro, coprendo distanze audaci, malgrado
l’inerzia dei corpi nel blu di quale voragine
ruzzolavano, nel blu di quale cielo precipitavano
urlando, solo chi è stato risucchiato da una
spirale può dirlo, la spregevole condizione
che impedisce di sottrarsi al turbine per
quella rotazione diabolicamente regolare
oscenamente consapevoli della tortura inflitta
cercare un punto fermo, il bordo freddo e
umido del marciapiede su cui poggiar la testa
magari un po’ distrarsi dalla spirale,
seguitando a precipitare, porzioni di buio
cilindrico, cercando avanzi di teorie tra i
rifiuti, brandelli di esistenze o esistenze a
brandelli, a caccia di quelli che vivono
dentro i bidoni dei rifiuti e dentro il mio
con queste mani sempre pulite, seppellisco
disseppelisco i vivi.
(cut up. citazioni tratte da: Vollmann, Volponi e qualcun altro)
Processo ad Eymerich nell’ambito del “Testi e tasti Fano festival”. La relazione completa in cinque puntate nel mio blog http://www.lucioangelini.splinder.com
P.S. Questo non è uno spam, ma una segnalazione di cortesia:- )
“Sonetti Anarchici” di Stefano Calosso.
Il secondo sonetto della serie è su EXUVIAE
http://exuviae.wordpress.com
FEED RSS http://feeds.feedburner.com/Exuviae
Nel web è tutto un fiorire di blog di poesia : esprimersi attraverso la scrittura è diventato per molti un bisogno dell’anima. Cresce la necessità di comunicare, di lanciare corde che leghino e colleghino l’uomo all’uomo e al mistero del suo vivere, superando la superficialità di un quotidiano spesso privo di sogni e speranze e di un mondo che banalizza ogni valore. Pensando a tutto questo il blog collettivo viadellebelledonne ( http://viadellebelledonne.wordpress.com ) organizza un concorso poetico che sia occasione per i poeti principianti di veder esaminate le proprie opere e una sfida, per quelli già noti, di mettersi in discussione.
Il concorso, intitolato “Un fiore di parola”, viene dedicato a Martina Pluchino e Federica Zagni, vittime della strada. Per ora poche altre cose da dire: i testi dovranno essere inviati via mail assieme ai dati identificativi dell’autore, il tema sarà libero, la partecipazione gratuita. Gli altri dettagli saranno resi noti nel bando che sarà pubblicato a settembre.
Bella iniziativa, complimenti!
verrò a visitare il vostro sito!
:-)
Ho visitato il sito: e’ un sito che dà voce alle donne. Di buon auspicio…
Il più bel romanzo uscito questa estate per me è “Il sorcio” di Andrea Carraro. Perché voi di Nazione Indiana non ve ne occupate?
“volver”
“Volevo che la mia parola fosse più aderente di quella di altri poeti che avevo conosciuto.
Più aderente a che? Mi pareva di vivere sotto una campana di vetro, eppure sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale.
Un velo sottile, un filo appeso mi separava dal quindi definitivo.
L’espressione assoluta sarebbe stata la rottura di quel velo, di quel filo: un’esplosione, la fine dell’inganno del mondo come rappresentazione.
Ma questo era un limite irraggiungibile”
Mi sono ritrovata ste cose scritte su un quadernetto, uno dei tanti che lascio in giro, dimentico in qualche cassetto o uso per strappare i biglietti della spesa.
È di Montale e se l’ho trascritta da non so quale libro significa che era significante per me.
Ecco, vorrei che la mia parola fosse scevra di tutto, che fosse essenziale come lo è a volte il mio pensiero, liberato dalla campana di vetro, strappato il velo, il filo del “conosciuto”, puro, vuoto di tutto il pieno accumulato, un pensiero perfettamente rotondo e trasparente, un pensiero che non abbisogna di parole per definirsi eppur così impossibile da “definire”, scrivere, inchiodare su una prova , la prova che è esistito veramente.
Ecco vorrei parlare così e sentirmi rispondere così,
l’espressione assoluta.
l’espressione assoluta è quella che traduce l’intraducibile, e, intraducibile , non significa difficile né, complicato né, no no, al contrario, l’intraducibile è intraducibile solo per il fatto di essere facile, semplice, essenziale appunto.
Ma come si traduce L’ESSENZIALE?
COME CAZZO DI TRADUCE L’ESSENZIALEEEEE?
C’è, vi chiedo, c’è un vocabolario con le parole “essenziali”? c’è? C’èèèèèèè…?
E la rabbia che mi viene è che mi sento sempre lì ad un passo, ad un passo, mi pare di toccarla l’essenza, l’essenziale, ma non riesco mai mai mai ad arrivarci dentro, tutta intera, immersa in questo essenziale, paga, paga, una volte per tutte!!
sto qui,
nella mia vita,
come un naufrago su un’isola deserta,
scruto il mare in cerca di segnali.
E quando “avvisto” un timido veliero agito parole, tesa come un arco a recepire qualcosa, e se per un attimo, il timido veliero costeggia le mie sponde ,mi sento a “casa”, “sento” che il mio tentativo di essenziale, il mio bisogno di essenziale è uguale, uguale al timido veliero, per un attimo, per un pensiero, per una notte d’amore…
So di cieli che non volete vedere, so di mari che non volete salpare, come fare a raggiungervi? Come fare a raggiungermi?
Sono come un reduce da strani mondi, un marinaio che ha costeggiato rive lontane, ma di più non so dire ed è questo che mi angoscia, perché il “dire”, saperlo “dire”, significa “tornare”,
significa sostare,
significa restare
e “rivedere” senza occhi
e “udire” senza orecchi.
Insomma, potrei raccontarvi della mia giornata, di quello che cucino, di uno spettacolo che ho visto, di un programma a cui ho assistito, delle stragi di stato…potrei raccontarvi insomma la vita, ma non ho parole per questa, non ho più parole per raccontarne la rappresentazione,
e no so trovarne altre, quelle giuste, perfette per raccontarvi l’”essenziale”.
Sono un ibrido.
Mi faccio pure un po’ sssssssschifo!
E a volte mi dispero
questo era quello che andavo cercando poco tempo fa,anni fa, un secolo fa, ora ti voglio solo dedicare questi pensieri della mia grande consolatrice
Come occhi che videro deserti
e più non credono a nulla
che non sia il vuoto e l’ampia solitudine
variata solo dalla notte,
un infinito nulla
fin là dove può spingersi lo sguardo –
tale era l’espressione della faccia
che guardavo, ed io tale le apparivo.
io non offersi aiuto:
la causa era una sola,
l’angoscia un’alleanza
disperata e divina.
e nessuna voleva essere assolta
e nessuna regnare
senza l’altra: per questo noi periamo,
anche se da regine.
io ti auguro di riuscire a Desiderare, sempre.
un bacio
la funambola
funambola, mi dispiace, del melodramma non ho capito punto, la dickinson non è una mia colonna portante e sul desiderio credevo di averti già risposto: sì, desidero. essere poeta e nulla più.
ma evidentemente non parliamo un idioma comune e non c’intendiamo in alcun modo ed è inutile farne un dramma, concluderei con una stretta di mano.
…ma sì, una stretta forte delle mani mi pare traduca bene l’essenziale.
cose buone
la fu
BRINDISI
Nulla, una schiuma, vergine verso
solo a indicare la coppa;
così al largo si tuffa una frotta
di sirene, taluna riversa.
Noi navighiamo, o miei diversi
amici, io di già sulla poppa
voi sulla prora fastosa che fende
il flutto di lampi e d’inverni;
una bella ebbrezza mi spinge
né temo il suo beccheggiare
in piedi a far questo brindisi
solitudine, stella, scogliera
a tutto quello che valse
il bianco affanno della nostra vela.
S. MALLARMÉ
Sabato 1° settembre alle ore 18.00
presso la libreria Baroni, Via S.Paolino 47/48 Lucca
Omaggio a Carmelo Bene
a 70 anni dalla sua nascita
con l’intervento del Maestro Gaetano Giani Luporini,
introduzione a cura di Marco Vignolo Gargini
Chapuce, Véronique, grazie. Il bando uscirà il primo settembre, se siete poeti mandate la vostra poesia, partecipazione gratuita, invio tramite e mail, le poesie saranno lette rispettando l’anonimato, niente targhe e targhette e noiose cerimonie di premiazione, niente clausole similvessatorie del tipo se non si è presenti il premio ce lo cucchiamo noi assieme alla vostra tassa di partecipazione, premio in denaro, pochino ma buono :-) antonella
ehi funambola l’essenziale è non scrivere una cosa così lunga chiedendosi cos’è
ehi antonella, ci hai ragione
è che “pur avendo giurato di non peccare mai contro la santa concisione, rimango tuttavia complice delle parole, e quantunque sedotta dal silenzio non oso entrarvi, mi aggiro soltanto alla sua periferia” ( altra mia colonna portante! :)
tanti baci
la funambola
lo mandi un bacino anche a me?
;-)
Ahimé, Antonella, non sono poeta e sono una poveretta francese che parla a stento. La poesia italiana mi appassiona: ho scoperto voce di donne superbe. Sono in ammirazione: ho gli occhi di bambina che vede un mondo di bellezza e la lingua, la lingua italiana è dolce al mio cuore, un po’ come la lingua di una madre seconda, che mi fa tornare nella prima infanzia, al tempo delle carezze.
Auguri a Bartolomeo Di Monaco, Bart per gli amici: eccellente, raffinato critico letterario. Ciao Bart: trascorri una giornata serena con la famiglia.
baci anche a te funambola, evidentemente la complicità è più forte della seduzione. comunque bella la tua colonna portante.
véronique
ho gli occhi di bambina che vede un mondo di bellezza e la lingua, la lingua italiana è dolce al mio cuore, un po’ come la lingua di una madre seconda, che mi fa tornare nella prima infanzia, al tempo delle carezze.
è già poesia. brava!
antonella
“Quaderno di campagna” – racconti di Stefano Calosso
Il primo è su EXUVIAE – Scritture da Stefano Calosso
http://exuviae.wordpress.com
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@ Veronique:grazie x il tuo intervento sull’espresso, l’ho letto…io credo sia importante … è importante farci sentire vicini…anche se siamo in pochi… le nostre voci devono esistere in questo mondo assurdo dove ci lasciamo vincere dai falsi messaggi dei media… abbiamo pochi strumenti, credo sia importante usarli….pensi potremo contagiare qualcun altro? dillo a chi ha a cuore il mondo. un abbraccio.
@Bruno:lo so hai detto cose sentite e provate e capisco anche lo sconforto, la rassegnazione il senso di sentirsi vinti (mi riferisco al tuo post sotto l’art Capacchione). Ci si sente vinti quando si è soli contro un gigante…. ma tante formiche possono formare un gigante. non per fare la credulona ma ci sono esempi a morire … David da solo non ha forse sconfitto un gigante?i sogni alle volte bisogna imbastirli. Voi meridionali non siete soli, non DOVETE essere soli, dovete chiedere l’appoggio di quelli del Nord. non possiamo continuare ad abitare due parti separate di questo campo di calcio… se voi non vi fate sentire, se voi non date fiato, non ci prendete per mano, vi lasceranno nei vostri problemi… sono consapevole che non si risolve TUTTO con la parola… ma Bruno io ti ho letto qualche volta in questi commenti e credo nelle persone sensibili. Sei stato disponibile a indicarmi info quando le cercavo… Sei disponibile e hai ancora forza!!!coraggio, versa anche tu qualche parola, sta vicino a chi lotta. stiamo uniti…. dai dai dai!! un abbraccio
Speriamo vivamente nel prossimo autunno-inverno.
sì, confidiamo…
Per Francesca
Se posso fare qualcosa, lo faro. E’ un atto molto modesto scrivere un messaggio. Ammiro molto il coraggio di Roberto Saviano, l’impegno.
Ti lascio il mio e-mail se vuoi: veronique.verge@ac-amiens.fr
DOVE FARMINIO?
io in pensiero