Juke-box / Godi
di Faust’O
E’ la perversione, la tua ultima occasione
la corretta soluzione di una vita vissuta a metà.
Succhia con prudenza le mammelle della scienza
questa cosmica demenza, sostituto di mamma e papà!
Striscia ai margini del tempo, davanti ai compromessi
la fiera degli eccessi ormai non rende più.
Piscia sui miti del potere, rinnega la cultura
adesso fai paura spaventati anche tu!!
Ma non farti mai vedere, dietro i banchi di una chiesa
mentre ti masturbi in allegria.
Non usare il coito anale, per il gusto di far male
fai l’amore con malinconia.
Se ci pensi è più che giusto sia così
Il regime del consenso è tutto qui!
Godi, però di nascosto, nel cesso, nel bosco.
nell’ultimo posto in cui Dio ti vedrà!
No, non farti problemi, nascondi le mani
nel mondo dei nani sei grande anche tu!
E vergognati alla sera mentre dici una preghiera
della voglia di bestialità!
Se ci pensi è più che giusto sia così
Il regime del consenso è tutto qui!
Non avere freni, sputa tutti i tuoi problemi
la cloaca degli schemi ha gli antidoti adatti per te!
Ma la perversione getta la disperazione
sugli autori del copione perché lì la tua parte non c’è!
Godi, però di nascosto, nel cesso, nel bosco
nell’ultimo posto in cui Dio ti vedrà!
No, non farti problemi, nascondi le mani
nel mondo dei nani sei grande anche tu!
Ma non farti mai vedere con stivali e calze nere
se una vecchia troia tu non sei.
Non provare inclinazioni, non avere tentazioni
che non si accontentino di lei!
Dalla gabbia puoi uscire se ti va
Ma soltanto senza la verginità!
Godi, davanti ai borghesi, corrotti ed obesi
davanti alla fabbrica della pietà
Godi, sul muso dei vecchi, vestiti da specchi
e ridigli addosso la tua libertà!
Prendi a calci le paure, quelle vecchie macchie scure
che ti han fatto sporco come sei!
Dalla gabbia puoi uscire se ti va
Ma soltanto senza la verginità!
Ora anch’io ho una donna
è l’ultima sponda per controllare le mie verità
Godo, però di nascosto, nel cesso e nel bosco
nell’ultimo posto in cui Dio mi vedrà!
Giuseppe Iannozzi poeta a confronto è un classico.
nel bosco è più bello!
:-)
Morgillo, Faust’o non è un poeta ma un musicista. E questa non è una poesia, ma una canzone. Io ti consiglierei di ascoltarla, per me è stata una grande sorpresa, del resto non sono certo io a scoprire che Faust’O è una delle pietre miliari del “rock” italiano.
Cappuccetto, tu sì che la sai lunga!
Se quello è il disco, che bella, bella copertina.
Grande Fausto Rossi, davvero uno dei più importanti e moderni cantautori italiani, mai troppo si parla di lui e della sua importanza anche fuori dai confini nazionali
‘Azz…Faust’o…me lo ricordo !
Che tuffo nel passato, però…
Mi piaceva pure, con i suoi 30 kg scarsi di peso…:o)
Però ragazzi… non invadete tutto!… Faust’o è estetica disimpegno individualismo… riflusso, ecco. Voi siete indiani: impegno moralismo collettivismo… dei rompicoglioni insomma.
Grande Faust’O, io avevo un solo album, che mi sono ascoltato un sacco di volte: non ricordo il titolo, forse Marco mi puo’ aiutare, conteneva “Hotel Plaza”… Davvero notevole, e anomalo. Scopiazzava alla grande dai Talkings Heads, ma avercene…
Estetica disimpegno individualismo? Quella sarà Jennifer Lopez, non certo Faust’O. Uno così non poteva che venire fuori dal desiderio liberato, dai corpi esibiti degli anni settanta. E del resto la sua musica era proprio una musica ibrida, d’esordio, tra echi prog e intro new-wave.
(Andrea, non ho la sua discografia, tranne il magistrale “Suicidio”, dov’è “Godi” – insieme ad altre gran canzoni – e altri pezzi sparsi scaricati, tra i quali appunto Hotel plaza — Però ho “googlato”: è in J’accuse amore mio)
Faust’O. Mai sentito. Mi sono perso qualche cosa? Direi di no. Bell’uomo. A metà fra David Bowie e Renato Zero.
@barbara
magri ma buoni.
@The O.C.
Concordo con te, il peso non fa la differenza..:o)
(sempre che non si raggiugano i limiti opposti alla G Ferrara..:o(..)
Però in Faust’ò (come nel Renatino dei primissimi tempi) la magrezza si notava, eccome !
in effetti mi piacerebbe molto sentirla cantata. Non si puù mettere in rete la musica Marco? Ciao, grazie. a.
non conosco bene queste questioni,antonio, ma non credo, il malefico copyright incombe… vorrà dire che alla prima occasione te la masterizzo – però, per far prima, io ti consiglio di scaricarla con emule, in qualche minuto è tua!
Oui, …
le parole di una canzone senza la musica sono sempre un po’ ridicole.
non so perché, ma è così.
anche in questo caso.
non sempre: pensa a “comunista” di Lucio Dalla.
finisce cosi’:
Canto Andrea che dice :
« Quella era la mia terra,
Adesso la prendo e la mangio»
il testo e’ di Roberto Roversi
fem
Spesso è come dice Tashtego, è vero. E’ il rock, bellezza. E nel rock le parole fanno corpo con un resto insuperabile, c’è la matericità del timbro, la grana della voce, l’emissione da “quel” corpo, le maglie sonore, le pulsazioni… Pubblicare un testo scorporato da tutto questo, credo, ha senso nella misura in cui richiede uno sforzo immaginativo al lettore, che si deve provare a tracciare quel resto che dà senso al testo.
Poi, certo, ci sono eccezioni, ma spesso sono poesie messe in musica, appunto. Oppure canzoni di musicisti-poeti.