Quattro giorni per non morire
di Franz Krauspenhaar
E’ in uscita il nuovo romanzo di Marino Magliani, Il collezionista di tempo, per Sironi. Con l’occasione ripropongo la mia breve recensione del suo libro precedente – Quattro giorni per non morire– pubblicata nel numero di Ottobre 2006 del mensile Letture. FK
La copertina e il titolo richiamano le locandine di certi noir francesi anni 60/70; tolto il richiamo cinematografico, questo è un romanzo che sta sul bordo del genere – senza mai per l’appunto veramente entrarci – per certe venature della trama: un uomo gravemente malato torna dal carcere di Regina Coeli – dove da anni sconta una pena per traffici illeciti – nel borgo ligure natio, e laggiù ritrova le sue radici incontrando personaggi che le incarnano. Ha i quattro giorni di permesso accordatogli per organizzare una fuga in Messico dove potrebbe curare una grave malattia contratta un decennio prima. Ma il romanzo sta sul bordo soprattutto per altro: c’è la frontiera (il paesino non è lontano dalla Francia) e questo breve tempo che il protagonista ha a disposizione per venire a capo della sua vita, e che per l’appunto non può oltremisura debordare.
Magliani ha la rara abilità di raccontare una storia impiantata sull’ “azione” con la misurata lentezza propria di una letteratura passata alla storia troppo in fretta, e prestando grande attenzione alla resa dei dialoghi: leggendoli, infatti, non è difficile ritrovare la parlata tipica della Liguria di Ponente, terra affilata e ritorta tra cielo, mare e le ombre di un entroterra che ha bisogno di ben più di quattro giorni per essere compiutamente conosciuto.
Questo romanzo pieno di rimandi alla letteratura di quei luoghi (soprattutto a Francesco Biamonti, che viene citato a più riprese come una sorta di voce guida) ha soprattutto una sua lingua precisa, talvolta gergale ma sempre per vera necessità. E l’accurata scrittura è sempre tenuta a bassa temperatura, pulsante a basse pulsazioni come il cuore sotto sforzo di un asso del ciclismo.
Questo romanzo mostra il tentativo fatto da molta letteratura di qualità di parlare del proprio “bordo” (o borgo) aspirando all’universale: tentativo a mio avviso riuscito.
Quattro giorni per non morire – di Marino Magliani – Sironi, pagg.156 euro 12,90.
E io segnalo la mai di recensione nonché l’intervista a Marino Magliani, in occasione dell’uscita di “Quattro giorni per non morire”. E a breve, chiaramente, anche il “Collezionista di tempo”.
http://www.biogiannozzi.splinder.com/1146062418#7875862
Oh, per una volta siamo d’accordo, Franz. :-)
e io segnalo che oggi ho fatto plin plin con regolarità.
qui la prova
http://www.biodepuradentro.splinder.com/1234567890
e prossimamente la controprova
non l’ho ancora letto, è uno dei miei prossimi obbiettivi!
Sicuramente queste recensioni me lo rendono ancor più appetitoso!
Sia per la trama che per i luoghi.
Quindi a presto…
Irene
Anch’io ho amato molto questo libro di Marino, che mi ha fatto scoprire una voce profonda e misurata, e una spiritualità molto lontana dal chiacchiericcio e dalla bigiotteria di tanta narrativa contemporanea. Un libro che non provoca nè consola a tutti costi, ma ti fa amare la vita, desiderando di tornare a gustarla a piccoli sorsi.
Un bel romanzo. Come sono certo lo sia il secondo. Auguri a Marino.
Marino,
la tua lingua, asciutta ed essenziale,
ben sa delineare le atmosfere,
colpi secchi nella memoria
di chi certi luoghi ha respirato.
Vedo che il Signor Binaghi ha apprezzato la mia battuta sulla bigiotteria di Pasolini…
"Qui è tutto un correre ad addobbarsi come baldracche della bigiotteria firmata da Pier Paolo Pasolini: la Coco Chanel dei poveri".
https://www.nazioneindiana.com/2007/05/03/ragionamenti-di-un-ateo-a-ridosso-
Alejandro….
bonanza è richiesta!
;-)
Hoye
Marino scrive così bene da essere imbarazzante (per la scrittura degli altri scrittori “più famosi”).
Oddio! Sono d’accordo con Biondillo.
Devo prendermi la temperatura. :-D
Grazie a tutti. Buona domenica.
Quando ho letto il racconto che poi abbiamo pubblicato sul Maltese e che questo sito ha felicemente ripreso, ho scritto a Marino e gli ho detto (gli davo del lei perchè non ci conoscevamo): “Si offende se la definisco un Biamonti maudit?”. Non si è offeso, per fortuna. Poi, tornando dalla Spagna, sono andato a trovarlo nella sua Liguria. L’atmosfera era la stessa dei “Quattro giorni”. C’era un cinghiale alla catena, una pozza d’acqua verde dove ci siamo tuffati senza un attimo d’esitazione e un bar che serviva cedrate tassoni ghiacciate. sono sicuro che il nuovo romanzo confermerà le sue doti di generosissimo narratore.