Juke Box (Figli delle stelle)

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di
Alan Sorrenti

Come le stelle noi
soli nella notte ci incontriamo
come due stelle noi
silenziosamente insieme
ci sentiamo.
Non c’è tempo di fermare
questa corsa senza fiato
che ci sta portando via
e il vento spegnerà
il fuoco che si accende
quando sono in te, quando tu sei in me.

Noi siamo figli delle stelle
figli della notte che ci gira intorno
noi siamo figli delle stelle
non ci fermeremo mai per niente al mondo.
noi siamo figli delle stelle
senza storia senza età eroi di un sogno
noi stanotte figli delle stelle
ci incontriamo per poi perderci nel tempo.

Come due stelle noi
riflessi sulle onde scivoliamo
come due stelle noi,
avvolti dalle ombre noi ci amiamo
io non cerco di cambiarti
so che non potrò fermarti
tu per la tua strada vai
addio ragazza ciao,
io non ti cercherò
dovunque tu sarai,
dovunque io sarò.

Noi siamo figli delle stelle
figli della notte che ci gira intorno
noi siamo figli delle stelle
non ci fermeremo mai per niente al mondo.
noi siamo figli delle stelle
senza storia senza età eroi di un sogno
noi stanotte figli delle stelle
ci incontriamo per poi perderci nel tempo.

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41 Commenti

  1. che pena, passare dalle sperimentazioni vocali e sonore di ‘aria’ e ‘come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto’, alla marmellata marcia e untuosa dei figli delle stelle. che pena. qui o si rincoglionisce o ci si converte (cfr. mastrolindo ferretti): tertium non datur (o secundum, visto che a volte coincidono).

    io, però, sono riuscita a scovare la versione originale di questo pezzo: un vero trash cult di cui vi propongo il ritornello originario (in origine anche il titolo era diverso: ‘figli delle stalle’, in chiave country bi-folk). eccolo:

    noi siamo figli delle stalle
    figli del letame a cui giriamo intorno
    noi siamo figli delle stalle
    non ci laveremo mai per niente al mondo.
    noi siamo figli delle stalle
    senza doccia né bidet nel puzzo immersi
    noi stanotte figli delle stalle
    ci annusiamo per poi effonderci nel vento

  2. cappy, tesoro, il castigo per la sbavatina di cui sopra sarà una full immersion nell’opera omnia di tim buckley. così ti rigeneri, cara. è vero che stanotte hai sognato effeffe, e taciamo pure su quello che avrete combinato in sogno; ma se continui ad aggiungere melassa a melassa, la prossima volta ti propone, a scelta: a) fin che la barca va; b) sono una donna non sono una santa; c) era il tempo delle more.

    piaciuta la versione originale?

  3. Alan Sorrenti fu il vero pioniere di un suono assolutamente “nuovo” (fusion) cui l’Italietta non era affatto pronta. Rendiamo omaggio agli incompresi, par Bleue!!
    effeffe!

  4. hai ragione, ritiro tutto quello che ho scritto. la verità è che, dopo quelli della mia macchina, alan sorrenti è il mio fusibile preferito.

  5. I fratelli Sorrenti, Alan e Jenny, passeranno alla storia della musica pop italiana come gli artisti più privi di talento in assoluto. Ricordarli è imbarazzante.

  6. ps. Effeffe, mi hai fatto venire in mente la poesia di Neruda
    “Mi piaci silenziosa”di cui ricordo questi versi:

    Tu sei come la notte taciturna e stellata.
    Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.
    Mi piaci silenziosa perché sei come assente.

  7. un po’ di gioia leggera no, eh?? possibile che dobbiate fare critica anche per le canzonette che cmq hanno fatto ballare tutti? che pesantezza!!!
    evviva le Stelle, la dance, Sorrenti col capello fluente e le serate d’estate!
    e chi non vuole uscire, se ne stia a casa!

  8. Dolcissima… Parole da ascoltare a due, nella penombra, perché sola, sola, è triste.
    Anche sono sentimentale.
    Ma doppia natura: mi piacciono parole provocatorie giocando con la lingua.
    Non conosco bene la canzone italiana, tranne Paolo Conte, Zucchero, Pausini.
    Chi puo consigliarmi un cantante italiano, l’equivalente di Gainsbourg, di Bashung?

  9. @Gianluca Minotti. Vero. Aria è un gran bel disco, forse un po’ troppo allucinato. Peccato che mio fratello lo abbia venduto.

  10. @Cappucceto Rosso,

    ô Pablo Neruda, una voce amorosa che amo leggere, tranquilla, nella mia solitudine;una voce amorosa che murmura: les chants désespérés /canti
    disperati?
    Ma paragonare Alan Sorrenti con Neruda è un po’ audace, no?

  11. In effetti dopo le prime prove da Sorrenti ci si sarebbe aspettati qualche cosina (“Vorrei incontrarti fuori dai cancelli di una fabbrica ecc” ad es.)… Che pena sta canzone, roba da pubblicità del Bacardi, roba da gelato alla vaniglia che si scioglie gocciolando tra le dita ed impiastricciandole -e nemmeno un fazzolettino di carta per ripulire! ;-))

  12. anche questo testo era mitico…

    Dammi il tuo amore
    non chiedermi niente
    dimmi che hai bisogno di me
    tu sei sempre mia anche quando via
    tu sei l’unica donna per me

  13. @marco saya

    la canzone che hai citato, noi amici la cantavamo in coro in versione dialettale (a Messina, memori del Sorrenti sperimentale di “Vorrei incontrarti” o di “Come un vecchio incensiere…”), con effetti di comicità travolgente; provare per credere:

    “dammi ‘u to’ amuri / no’ mmì dommannari nenti/ dimmi chi hai bisuognu di mia / tu sì sempi mia puru caquanno ti nni fui/ tu sì l’unica fimmina pri mmia…”

  14. Ciao Enrico,

    la versione dialettale “guadagna in musicalità”, mi è piaciuta! e poi sono di origini sicule…esattamente di Rometta, in provincia di Messina.

    Ciao

  15. macari a mmìa mi piaci assai!!
    (a messina lo usate il “macari”?). che poi sarebbe “anche”, e non “magari”.
    Per esempio:
    -mariaaa stamatina mi susii co’ mal di testa.
    – Macari iu!
    (non si direbbe mai: magari… io avessi il mal di testa!)
    :-)

  16. @Minotti, non hai tutti i torti. Aggiungo che una volta ho avuto l’occasione di ascoltare un’avventura sorrentina in quel del Marocco, lui perso nel deserto fumato d’erba. Era una storia strepitosa. Te lo vedi Alan Dakar?

  17. scommetto che anche tu eri lì, in ‘quel del marocco’, per un trip ‘turistico’ insieme ad alan dakar. dài, o.c., confessa: erano le tue prime canne, non è vero? che tenerezza… e lontano da casa, poi, lontano dalla mamma. chissà che brividi tra le dune…

  18. *io non ho mai letto neanche una pagina di Camilleri*

    mica solo di Camilleri, se per questo.

  19. sono ganzi quelli che si cambiano nick all’occorrenza, a volte per piacere, a volte per attaccare, a volte perchè non sanno neanche dove stanno di casa.

  20. *perchè non sanno neanche dove stanno di casa*

    hai ragione su tutta la linea, Missy. e, del resto, si sa: la classe non è acqua. tu sei astemia, vero?

  21. una cosa gliela riconoscerò sempre, monsieur o.c., anche nella più accesa disputa telematica: lei ha ‘stile’.

    cordialità.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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