L’anti-piretico salverà il romanzo italiano
di Michele Riccardi
Dopo i farmaci al supermarket anche i farmaci nelle librerie? Il decreto sulle liberalizzazioni, convertito in legge nei giorni scorsi, non finisce di stupire e tocca da vicino il mondo dell’editoria. Il cosiddetto “pacchetto Bersani”, infatti, consentirebbe la vendita di medicinali anche tra gli scaffali di libri e, viceversa, di libri in farmacia. L’idea piace molto alla Commissione Cultura della Camera, che sta lavorando a delle regole di attuazione, da rivedere assieme all’Associazione Nazionale Farmacisti (AFN) e alla Federazione Italiana degli Editori (FIE). Se i primi hanno espresso qualche dubbio, gli editori si sono detti convinti che l’iniziativa potrebbe bissare il successo dei romanzi venduti in edicola assieme ai quotidiani: «Il mercato dell’editoria del nostro paese ha bisogno di nuove idee che possano rilanciarlo. Quella di fare leva sulla dipendenza degli italiani dai farmaci è, a suo modo, geniale», hanno dichiarato dalla FIE. «E poi bisogna anche pensare che, spesso, quelli che comprano medicinali sono quelli che hanno più tempo per leggere: anziani, pensionati, ammalati, gestanti».
Pare addirittura che la Commissione Cultura, per rendere ancora più efficace l’iniziativa, stia pensando ad un modo per abbinare, ad ogni libro, un particolare medicinale: ad esempio, comprando un anti-diarroico e aggiungendo pochi euro si potrebbe portare a casa l’ultimo romanzo di Veronesi, o di Melania Mazzucco. L’idea non è del tutto nuova: nella più evoluta Finlandia l’abbinamento libri-farmaci ha consentito all’industria editoriale di uscire dallo stallo in cui era caduta dopo la morte del grande Frans Eemil Sillanpää, nel 1964.
In modo del tutto fortuito sono riuscito ad entrare in possesso della bozza di abbinamenti scrittori-medicinali su cui stanno lavorando alla Camera. E’ scritta a pugno da un parlamentare che non sono riuscito ad identificare, e dunque non va presa come un documento ufficiale né definitivo. Cominciamo dai classici: fa scalpore l’accostamento di Pascoli alla Crema Fissan, forse per via del fanciullino; mentre più comprensibili sono le scelte di abbinare il Lexotan a James Joyce e un farmaco anti-steatosi a Moravia. Ancora più scontati gli accostamenti dell’anti-depressivo a Leopardi e dell’anti-cirrotico a Hemingway. Pillole di fosforo sono invece previste per la Yourcenar, anti-piretico assieme a Moliére, Voltaren con Rigoni Stern mentre con i libri di Svevo, per una questione di inettitudine, saranno venduti dei pannolini. Nabokov lo troveremo assieme al Viagra, stesso farmaco abbinato ai libri di Rossana Campo. Giorgio Bocca con gli anti-reumatici. Non è nemmeno esclusa la distribuzione di vaccini: antiepatite con i best seller di Dominique Lapierre, antitifica con Conrad, Malarone e pro-guanile rispettivamente con Salgari e Terzani; con quest’ultimo saranno venduti sottobanco anche degli oppiacei e dei preparati della medicina mandarina; Federico Rampini con dei preparati di Via Paolo Sarpi. Antirabbica, invece, per Krauspenhaar. Passando alle nuove stelle della letteratura italiana viene suggerito di abbinare a Saviano, Ammaniti, Avoledo e Buttafuoco dei blister di calmanti. Accanto a Saviano, poi, qualche parlamentare, forse leghista, ha aggiunto «Anticolera ?», mentre invece Moccia è stato abbinato alla pomata contro l’acne. Anticoncezionali, e ancora crema Fissan, per Melissa P. Ratzinger invece col kit per controllare le gravidanze in casa. Travaglio con anti-diarroici, data l’enorme profusione, mentre la Tamaro con farmaci per prevenire malattie cardiovascolari. Il pacchetto Pinketts andrà a ruba tra gli over sessanta: cerotti per smettere di fumare, farmaci anti-cirrosi e Viagra. Baricco invece viene venduto con l’anti-emetico: stesso medicinale abbinato ai gialli di Faletti. Per De Carlo c’è la crema solare. Passando all’omeopatia, Lucarelli sarà accompagnato da un barattolo di melissa, Scerbanenco, invece, dall’Ortica. L’ultimo di Binaghi lo troveremo in libreria con un catetere. In tutte le farmacie, poi, saranno in vendita anti-depressivi a prezzi scontati per tutti gli scrittori che non sono stati ancora pubblicati, e nemmeno cagati di striscio da D’Orrico.
C’è una farmacia, in Viale Monza, in cui è già partita la sperimentazione dell’abbinamento libri-medicinali. L’altro giorno sono entrato per valutare il livello di conoscenza letteraria degli inservienti che servono al banco. Sono stato favorevolmente sorpreso. Ho chiesto: «Mi scusi, mi serve un Proust. Oggi non riesco proprio ad addormentarmi». E lei mi ha risposto: «Mi dispiace, i Proust sono finiti. Però abbiamo il generico. Guardi, costa ancora meno. Si trova là, su quello scaffale. Si chiama Piperno».
si l’idea non è male, anzi sarebbe divertente, ma poi i vari accostamenti sono tirati via e non fanno granchè sorridere … anzi l’articolo andrebbe abbinato all’efficace diarstop. Si salva però con il finale, quello mi ha strappato un sorriso.
Va beh, meglio tardi che mai.
a me risulta che anche in canada ci sia qualcosa del genere. assieme ai farmaci ti vendono, oltre che i libri, anche CD, DVD, magliette. mi pare anche che Blockbuster abbia fatto causa al governo per concorrenza sleale o qualcosa del genere.
Sempre pensato che libri e farmaci siano sinonimi. Comprese le controindicazioni. :-)
è fortissimo questo pezzo!
ho riso di gusto!!!
ma con joyce andrebbero meglio degli anticoncezionali, per regolarizzare il flusso.
Sì, questo pezzo è davvero straordinario!
Il Decreto Bersani, inoltre, consentirebbe la vendita dei libri anche nelle cosiddette librerie.
Molti librai però si sono detti ancora impreparati alla cosa.
Per me va bene.
Ma Piperno accanto al Viagra insieme a Colombati e Melissa P. e Pulsatilla.
Salgari invece è al banco, si può prendere e farne quel che uno vuole.
Saviano e Ammaniti insieme alle creme antiemorroidali e alla vasellina.
Leopardi invece tra gli antidepressivi e i profilattici, perché a suo modo, nonostante abbia BIP niente, praticamente vergine, è pur sempre un grande.
Commento in ottemperanza allo spirito del pezzo a firma di Michele Riccardi.
minotti, il tuo post a mio parere è molto meglio del riccardi.
invece sul leopardi, iannozzi, non sono proprio d’accordo. io questa cosa della verginità l’ho sempre vista come una bufala. se non altro deve avere provato dell’onanismo: come avrebbe potuto scrivere la quiete dopo la tempesta, altrimenti? quindi il buon giacomo assieme ai presidi oculistici (ripensando a quanto mi diceva il prete quando mi confessava all’oratorio, attorno ai quindici anni).
Chiaro, Beccalossi caro, che il Leopardi aveva un’amante alla mano, che per pace della sua mente, non lesinava a sfruttare come una vile servetta d’osteria. Non a caso aveva una mano molto pelosa: colpa del seme che favorisce i calli ma anche la crescita del viril pelo. Per farla corta, cioè lunga, insomma, ci siamo intesi, Federica secondo me ha ricevuto molte poesie dalla penna del Leopardi, anche se ad oggi ce ne son giunte poche.
Leggi i doppisensi in questa inedita d’un giovane Leopardi che già con la mano e al penna ci dava sotto di brutto. :-)
poesia al precettore
Illustrissimo Signore,
Immortal, gran Precettore,
Mi par cosa vergognosa
Senza dire qualche cosa
Il dovere incominciare
Verso sera a studiare.
Dunque su, Calliope amica,
Torna presto alla fatica,
Incomincia un po’ a cantare,
E lei resti ad ascoltare.
Verso la sera,
Fra l’ombra nera
Lieti studiamo,
Nason spregiamo
In un bruttissimo
Libro, sporchissimo,
Che pure è buono
A darsi in dono
A quel che vende,
E allegro prende
Libri stracciati,
Libri sporcati.
Ma il Precettore
Ha un libro bello
Espresso in quello
Vede il dolore
Del poveretto Nason, diletto.
Dunque andiamo, studiamo contenti
Precettore immortale, e giocoso,
Che sollevi le cure, e gli stenti
Dello studio, ch’è un po’ faticoso.
Lasciam pur la fatica diurna,
Cominciam la fatica notturna.
Ma per ora soscriver mi voglio
E lasciar di far versi l’imbroglio.
Servitore Devotissimo,
E scolare obbligatissimo.
Recanati è il mio paese,
E d’Ottobre siam nel mese.
sì, il famoso sfinito di leopardi…
ma esclusa la seconda parte, quella degli abbinamenti tra farmaci e scrittori, chiaramente inventata, ma, chiedo, è vero che d’ora in poi si potranno vendere libri nelle farmacie? Lo trovo aberrante, come già aberrante era allegare i libri ai giornali. Ma io mi domando, ma cosa ne sa una farmacista, che ne so, di Alfonso Gatto?
In nome del libero mercato e del fottutissimo profitto, stiamo condannando a morte la nostra cultura, e la stiamo riducendo solo a un bene di consumo. Tra un po’ venderanno libri anche il barbiere, l’elettrauto, il lattaio e in profumeria. Oddio, sto male al pensiero che Baricco possa venire esposto dal benzinaio assieme al Paraflu!
mah, a me dispiace per il paraflu, sinceramente.
‘Non a caso aveva una mano molto pelosa: colpa del seme che favorisce i calli ma anche la crescita del viril pelo.’
iannozzi, ma ti rendi conto! hai ‘sotto-mano’ la cura per la pelata…
orsù, figliolo, sotto con la ‘terapia’, così ti eviti un dolorosissimo, costosissimo ed antiestetico trapianto. pensa all’homunculus arcoriensis e ai soldi che spende in ripianaggi e tinture.
tienici informati sui risultati, non si sa mai…
@ marina doria
cara, gatto è essenziale in farmacia, soprattutto nel retro-bottega: per annusare, e nel caso assaggiare, tisane, purganti e misture varie.
@ sitting targets
lei ha proprio ragione: povero paraflu!
Io trovo la cosa utile: qui dove sto ci sono 4 farmacie e 0 librerie.
Io sono al terzo anno di chimica e tecnologie farmaceutiche. però quando dovevo iscrivermi all’università ero indecisa se fare quella o lettere, perchè il mio prof del liceo mi aveva passato proprio l’amore per la poesia! (a me piaceva un sacco Alberto Saba). Ogni tanto ci sentiamo ancora ed è stato lui a parlarmi di Nazione Indiana. Poi alla fine mi sono iscritta a farmacia, mi ha convinto mio papà, che fa anche lui il farmacista ;-). Vabbè insomma tutto questo per dire che ora potrò fare il mio lavoro e intanto coltivare la mia passione per i libri! Il colmo sarebbe se i clienti mi portassero le ricette del mio ex prof del liceo! Ciao a tutti.
sì, alberto saba è proprio un gran poeta. o era un farmacista?
@ treno a vapore e maria dora:
dove abito io ci sono 0 farmacie, 0 librerie e 1 benzinaio. Quindi io leggo solo baricco e mi curo solo col paraflu, e nonostante questo sono ancora in vita. devo stare solo attento a non mischiarli, altrimenti viene fuori un effetto tipo mentos & coca-cola.
@ francy:
secondo me se entra un cliente e ti chiede un libro di alberto saba tu stai in negozio tre giorni di seguito a cercarlo.
Riccardi, si è dimenticato i romanzi rosa… gli unici sui comodini delle pazienti dopo un intervento chirurgico! a parte Saba Alberto il poeta dei farmacisti mentre Saba Umberto è poeta dei chirurghi, colti.
Caro Beccalossi,
lei è ancora in vita col dosaggio omeopatico bariflu? vorrebbe partecipare a uno studio random con doppio cieco per dimostrare che l’omeopatia non è una bufala? mi faccia sapere.
ignoro cosa sia il doppio cieco (forse il cofanetto iliade & odissea o l’edipo re musicato da stevie wonder?) ma ok, sono pronto per la cura: dopo il bariflu niente mi spaventa più. l’importante è che non mi venga somministrato col piperno, uno strumento che mi fa paura: dicono che più lo mandi su più te le tira giù.
Vabbè scherzate pure, che intanto i liberal del nuovo partito democratico, i mercatisti da festa dell’unità e i kennediani di sinistra vi stanno sostituendo sotto il naso la cultura con un piatto di lenticchie, che voi nemmeno ve ne accorgete. Case editrici e multinazionali farmaceutiche unite in nome del profitto, e intanto il politico benedice in nome delle liberalizzazioni. Tanto si fa tutto nell’interesse del consumatore, no? Cosa è il lettore se non un consumatore? Ma in che incubo siamo capitati?
Nella procedura denominata doppio cieco (Doudle blind) entrambi (il medico che somministra e il paziente che assume il farmaco) non conoscono il trattamento applicato. Ciò al fine di evitare che i risultati della ricerca vengano influenzati dalla consapevolezza del trattamento assegnato o ricevuto. Tale modalità, evitando che sia noto se si è assunto o somministrato un farmaco piuttosto che un placebo, costituisce il livello di neutralità più rigoroso.
Detto questo, voglio rassicurarla: niente piperno, neutralizzerebbe l’effetto del bariflu e la intossiccherebbe per anni… e lei è troppo simpatico perché io possa permetterlo!
cari saluti
grazie venusia. ma mi chiarisca l’ultima cosa: il “doppio cieco” è stato inventato prima in ambito medico/farmaceutico oppure in ambito editoriale? le similitudini delle procedure “double blind” medico-paziente da un lato e editore-lettore dall’altro sono così tante che mi viene da dubitare che siano solamente occasionali.
eh si, forse aveva proprio ragione, più sopra, G Tramutoli.
grazie venusia. ma mi chiarisca l’ultima cosa: il “doppio cieco” è stato inventato prima in ambito medico/farmaceutico oppure in ambito editoriale? le similitudini delle procedure “double blind” medico-paziente da un lato e editore-lettore dall’altro sono così tante che mi viene da dubitare che siano solamente occasionali.
eh si, forse aveva proprio ragione, più sopra, G Tramutoli.
scusa, e poi ho un altro dubbio. non è mai successo, in una procedura double blind, che, non conoscendo il medico il trattamento applicato, abbia somministrato del collirio per via rettale?
Tramutoli ha sempre ragione.
La nascita del metodo di ricerca avviene nel secondo dopo guerra, quindi possiamo ipotizzare che le due cose siano strettamente collegate. Si potrebbe fare uno studio sull’effetto placebo in campo editoriale visto che la tendenza è anestetizzare i lettori. Mi piacerebbe approfondire la similitudine tra ansiolitici e poesia per esempio. Ma il discorso è lungo e domattina ho tre interventi da eseguire, la lascio con i quesiti di cui sopra.
Buona notte Beccalossi, riposi bene.
è possibile, quasi come leggere un piperno pensando sia Proust…
Leggete Antonio Muñoz Molina e mangiate paella valenciana (non abbinata all’Aspirina, però)
sì, mi pare che il campo delle somiglianze tra farmacologia e letteratura sia ampio e ancora inesplorato, seppur interessante. e anche quello tra farmacologia ed editoria. soprattutto paragonare una casa editrice a una casa farmaceutica, mi riempie di spunti. anche in termini di somiglianza del mercato editoriale a quello dei farmaci. da una parte gli editor, pronti a bocciare o a promuovere un libro e darlo alle stampe; dall’altra le autorità sanitarie, che possono bocciare e respingere un medicinale creando sconquassi nei mercati…
l’idea è mia. Furti di idee. Mancano idee?
ciao michele. questo post nasce dal ricamo ed elaborazione di un mio commento, firmato come beccalossi, che si trova qui:
https://www.nazioneindiana.com/2007/04/14/diamo-tutto-il-potere-agli-editor/#comments.
e che in fondo era anche una risposta a un tuo commento all’articolo.
la tua idea, che era messa in un discorso più ampio, era arguta, l’avevo detto. io qui l’ho sviluppata con la storia degli abbinamenti libri-farmaci e tutto il resto. e poi, caro michele, se tutto questo fosse falso…
ti consiglio dunque di chiedere il copyright alla commissione cultura della camera, e forse anche alla finlandia del grande Frans Eemil Sillanpää.
il fatto che poi ci chiamiamo allo stesso modo rende la questione un problema di sdoppiamento di personalità, e di conflitto interiore. dunque colgo l’occasione per chiarire: beccalossi è michele riccardi, che è diverso da michele tout court, e che non c’entra con Eva Risto, il quale è accomunato al beck forse (ipotizzo) solo dalla nostalgia per l’inter d’altri tempi. Io non sono Eva Risto, scusate se insisto.
L’uomo duplicato di Saramago?
No, di D’Alema.
ciao Michele (chiamarsi ed essere altro). Era solo una giunta. Il furto delle idee, e mancano idee? E’ allora una tua naturale adesione alla mia idea (come per altro tu hai ammesso nel tuo: “bravo michele” firmandoti beccalossi); poi ovvie associazioni portavano al risultato di quello che era già scontato nel mio “non” scritto. Il mio “non” scritto (poi da te scritto Lì e qui) era già normale associazione che -diviene- pur essendo non scritto; ma per questo ancora più forte ad aumentare così l’effetto (“famosa” tecnica di Gogol). Peraltro nel mio “non scritto” si richiamava anche l’idea di una indiretta e nascosta sovvenzione statale alla categoria editori (basti pensare solamente ai finti quotidiani sovvenzionati) ecc, ecc, naturalmente questa mia polemica è del sabato. è opportuno comunque sempre precisare, come nasce l’idea e perchè, magari il romanzo italiano non si salverà, però… Un cordiale saluto (se servono idee, io ne ho ha tonnellate, sono buone come sono buoni i miei romanzi, commedie, racconti, ecc, ed è per questo che le case editrici non sanno cosa farsene, non ci credi?)
Vorrei
10oo milligrammi di piperno
please!
ok michele sono d’accordo. le buone idee salveranno il mondo.
quelle scritte ancora di più.
ciao, alla prossima.
Non ho detto questo. Sono gli uomini che devono “salvare” se stessi. Il mondo è indifferente persino a questo. Non ti ho ringraziato prima, perchè aspettavo una tua risposta. E’ quello che volevo dirti è questo: ho ammirato il tuo rispondermi. Questo è segno non solo della tua buona fede ma anche della tua educazione; altri sarebbero stati in silenzio. Rispondere a un michele è perchè? Non solo sei stato corretto, ma gentile, (questo lo dico senza sarcasmo), e questo è un fatto. Si è quello che si è, grazie. L’ultima tua risposta (grazie michele ecc, ecc, è imputabile solo alla mia provocazione, che non era nei tuoi confronti credimi) la lasciamo fuori da tutto. Un saluto
Lo sapevo che stavo studiando la cosa giusta.
tornando sul farmaceutico: appurato che un principio attivo funziona o non funziona, oppure fa bene o fa male, che ne importa della casa farmaceutica, del nome del farmaco, e di chi l’ha prodotto?
la questione delle idee io la vedo anche in questi termini; se sono buone, chissenefrega di chi le ha sintetizzate.
i blog forse mi piacciono per questo. perchè uno ci butta dentro quello che vuole con la possibilità di rinunciare alla propria identità. anzi, quello che è un diritto andrebbe reso un obbligo: il blog perfetto sarebbe quello in cui l’anonimità degli autori è sancita per legge.
forse sarebbe l’unico modo per dibattere veramente sulle idee, evitare i personalismi, le adulazioni, le critiche a priori, i ping-pong noiosi e patetici, le iannozzate e le contro-iannozzate. qualcosa del genere l’ho scritta anche tra i commenti al recente post di saviano.
se togliessimo la marca ai pensieri, e tornassimo al principio attivo dell’intelletto umano, cosa succederebbe?
(forse si creerebbero molti più posti di lavoro)
@ f
embè? ma chevvordì? comunque sono felice per te.
e allora siamo felici tutti evaristuccio. auguri per lo scudetto. è così piccolo che per vederlo ci vuole margherita hack.
meglio piccolo che dopato (di viagra, ad esempio), ricordalo.
mai stato juventino. con le vecchie signore sì che avrei bisogno del doping.
data tua ironia è chiaro che non sei juventino.
qui si aprirebbe un capitolo su calcio & farmaci, ma lasciamo perdere.
o meglio, lasciamo vincere l’inter.