Versetti dal paese d’argilla
di Franco Arminio
per E.
non sono mai riuscito a dimenticare
che già qualche mese prima della fine
mia nonna mi chiedeva di prendere un fiammifero
e darle fuoco sulla schiena.
sono vedovo.
ho due figli maschi e una femmina.
dieci anni fa sono tornato dalla svizzera.
oggi compio sessant’anni e non lo sa nessuno.
ha novantadue anni.
quando parla con qualcuno
è sempre un po’ commosso.
la maestra cianciulli
dormiva con una rosa di plastica
tra le lenzuola.
sono più di trent’anni
che quelle mollette stanno ferme
sul balcone di mariolina cianci.
dopo la morte della moglie
è divenuto astemio.
ha messo la foto della moglie
nel bicchiere.
all’uscita dell’ospedale
il tempo non era bello.
lui ormai era più leggero
dell’ombrello.
dalla panda rossa targata pz
è uscito un uomo tristissimo, esanime.
sul vetro ai due lati dell’assicurazione c’erano
san gerardo e la madonna del carmine.
qui una volta c’era uno
che non aveva moglie né figli
e stava tutto il giorno
a catturare i suoi sbadigli.
baciò una ragazza sul muretto panoramico.
aveva sedici anni e pensava che la vita con le donne
dovesse riservargli tanti, straordinari piaceri.
ma dopo quel bacio non gli è accaduto più niente.
gli davano le pillole,
poi gli facevano le siringhe,
poi lo seppellirono.
uno che viveva in germania
venne a vivere qui
perché non aveva più voglia di vivere.
quello che è morto in america.
prima di morire è venuto molte volte
sperando di morire in italia.
erano così addolorati
che ricevettero anche le condoglianze del morto.
almeno una volta nel corso della notte
si alza e va nella sua stalla
ad accarezzare le sue vacche.
un fruttivendolo in pensione,
un muratore in pensione,
un idraulico convalescente,
un operaio della forestale,
un giovane che ha il fratello geometra,
un uomo che è stato in svizzera:
erano davanti al bar e parlavano tra loro.
qui una volta c’era uno
che si addormentò per strada
e dal suo corpo venne fuori la nebbia
in cui stiamo vagando.
I commenti a questo post sono chiusi
Grazie Arminio per questi quadri straordinari sul tempo la vecchiaia che ci portiamo dentro fin da giovani perché è quella di un luogo dove s’impara a conoscere e anche a rifiutare. I paesi anche senza tornarci per morire ci restano attaccati come pezzi di nebbia. In qualche modo ci si fa ritorno alla fine. Pure restando in America.
prendete e mangiate! questo è il suo corpo!
mi piace questo tuo scrivere, sempre in minuscolo,
che non bada alla forma,
che sa raccontare
non solo i paesi,
la gente.
ciao
Il senso del tempo, gli anni ovunque, sempre gli anni a scandirci come lancette in questo orologio assurdo che è la vita. Grazie, mi hai emozionato. Grazie.
Non so come sei messo a religione (e non m’importa)
ma quando ti leggo penso sempre che la parola è stanca
e l’anima immortale
caro valter
fammi capire meglio casa vuoi dire. stiamo qui per capire che effetto fanno le nostre parole (e anche la nostra vita, ovviamente).
alcune di queste le ha lette una sera alla notte bianca di roma. ascoltavano assorti anche i turisti stranieri
andate a bisaccia.
andate al paese di arminio.
quel paese è un libro.
queste tue parole sono come quei vecchi nel dvd.
questi versi ci danno presenze
b!
Nunzio Festa
festa parla di un un film di arminio che non ha visto quasi nessuno. un film che non vedrete mai in televisione.
una domanda…
come si chiama il minerale immortalato nella foto?
@Franco Arminio
Voglio dire che le tue parole sono a volte scarne, essenziali, come una lingua che ha fatto troppo lunghi viaggi in occidente e ritorna alla terra dei padri, o come un campo che ha dato tutto e si è mutato in roccia, e proprio lì, nella totale assenza del superfluo e dello spettacolare, si sente l’indomabile resistenza dell’uomo alla morte del significato.
speriamo che arminio si decida prima o poi a mettere su nazione indiana un testo bellissimo che scrisse negli anni ottanta sui democristiani irpini.
Speriamo!
è come se un vento da sotto le spingesse in alto queste storie.
è come se le parole uscissero e già conoscessero il limite della terra. eppure le storie stanno dall’altra parte.
aspetto sempre
le risposte
grazie.
Bello. Perchè non metti un paragrafo per pagina? Non sarebbe una bariccata. Ne fai un libro. Un libro di haiku irpini.
Per carla: quello nella foto è un pezzo di argilla indurito, trovato da qualche parte in Rete (la foto, non l’argilla).
Ciao!
Carla!!! argilla.
Scusate, non avevo visto Piero.
GRAZIE!
io me la mangio, l’argilla!
non so se è il caso di proporre qui tutto il libro.
in effetti un luogo come questo serve anche per mettere a punto i propri lavori in corso.
ai miei cantieri l’accesso è libero.
se arminio dovesse diventare uno scrittore di successo ce le dobbiamo scordare da lui cose così belle. gli scrittori di successo diventano subito dei morti che parlano. non gli date corda, non uccidetelo coi vostri complimenti. abbiamo bisogno di un incompreso per capire come stiamo.
Ben detto!
facciamo un elenco dei morti, quelli che vengono candidati allo strega o al campiello, tanto per cominciare….
leggendo Franco sai e non puoi non sapere che già sapevi
di non poter non essere di questa terra
che non puoi non diventare vecchio
che non puoi non morire
perchè è acqua di panni stesi
acqua di panni sporchi
acqua di panni a maturare addosso
acqua di frutta – di seminazioni lunghe
pericolose – tristi
di faccende di mura private
di fuochi sotto una pietanza sola
pianto di bambini pianto di lenzuola
fili bianchi che attaccano bottoni neri
piaghe stanche di vecchi stanchi d’aspettare
d’avere il proprio lutto su un muro screpolato
acqua di cancro senza lavacro
di dolori di donne di uomini svegli di troppe crepe
che non sanno più dormire che si devono alzare
acqua di fatiche onorate in somma tutte tacendo
ogni santo giorno – che poi i conti non tornano
o non si contano nemmeno)
sono parole da affrontare
trovate inflitte su corpi che poi si fanno i nostri
come si fanno i nostri
viventi o vissuti – parole certe
parole di dinastia umana macerate in cronache ciclicamente ricorrenti ai più
una vicina all’altra – come piante dentro un campo
meno di piante dentro un campo –
come sta l’uomo macerato e il suo macerato conto alla rovescia fino a mettere in orizzontale il suo sdradicare
nel singolo
nel doppio
nella totalità che è .
che siamo.
p.
.
mi sono sbagliato. non bisogna fare nessun elenco. bisogna dire le cose belle, come questo commento qui sopra.
però se io penso a parole così chiuse in un barattolo per pochi mi viene male. sarebbe ingeneroso. queste sono parole che non tieni al guinzaglio.
e poi pensavo che quei volti che escono, così uno accanto all’altro, disegnano il profilo delle montagne.
c’è la necessità di ogni parte per non morire.
c’è una morte leggera. quasi da sorridere, quasi comica.
@paola
è questo macerato conto alla rovescia che mi fa scrivere. è queesta terra che girando si riempie di polvere come la puntina del giradischi.
@nerina
al libro come barattolo non ci aveva mai pensato. hai colto in pieno. questi scritti sono pomodori secchi che rifiutano il barattolo, la copertina, vogliono restare sul balcone, sotto il sole, ammirati da chi passa a piedi o anche in motorino….
si, nerina.
si, franco.
i pomodori secchi sono immortali quando s’allargano con grandi strati ad orlo di giallo ed arancione in certe grandi ceste di giunchi che ci puoi pensare dentro per una vita.
invece sui barattoli è necessaria la data di scadenza.
abbasso li cibi inscatolati, allora.
un caro saluto
paola
bene arminio, quando si dice parlar chiaro, togliersi di dosso gli orpelli e guardare negli occhi, li conosco tutti, anche quello che è morto in america, mi viene a trovare ogni tanto, parla un italiano strano, un dialetto che ha inventato lui, dice che in america non se la passa tanto bene l’hanno seppellito in quel cimitero dove di giorno c’è puzza di bruciato e la notte nevica cenere, manda a dire al pronipote di non rammaricarsi però, in fondo la nave quando bruciò nel porto non valeva niente e gli uomini erano tutti scesi, la marietta chiamata mary s’è maritata bene, ha fatto sette figli tutti in carriera, lavorano a Manhattan e mangiano al ristorante cinese, appena può si mette in una busta e si imbuca. par avion. a.
l’italia di arminio è italia che c’è, non migliore, non peggiore di altre,
ma
è italia che giornali cinema televisioni neppure riescono a sfiorare.
nemmeno la letteratura parla dell’italia di arminio,
la letteratura parla in città,
è una letteratura di traffico. letteratura trafficante…
@ da:echelon o del botanico che non aveva torto.
sai come si dice?
tutti a remare.
sai come dico?.
non farti male.
la gente a satanar sotto la finestra è tutta brava-
come si dice? – stolto chi dell’onda scava l’ala
senza cercarne il centro ma ormai gli stolti son
solo concime e tutti sanno che anche un mare d’onde
fa bolle piccinine nel morire.
basta un colpetto nel punto cristallino e storia è fatta.
spaccando le noci ci si cura il cuore
spaccato il cuore – equivalenza del ritiro –
come di cotone mal andeggiato
lasciando fili ovunque senza trama
lasciando ai piè di luna tutto un sole
che incolla indigeste fragole spugnose.
alas
paola
re: re: alla re: correzione. (sorry)
da:echelon o del botanico che non aveva torto.
sai come si dice?
tutti a remare.
sai come dico?.
non farti male.
la gente a satanar alla finestra è tutta brava-
come si dice? – stolto chi dell’onda scava l’ala
senza cercare il centro ma ormai gli stolti son
solo frusto concime (…)
adesso tutti sanno che anche un mare d’onde
fa bolle piccinine nel morire.
basta un colpetto nel punto cristallino e storia è fatta.
spaccando le noci ci si cura il cuore
spaccato il cuore – valenza del ritiro –
come di cotone mal candeggiato
lasciando filo ovunque senza trama
lasciando ai piè di luna tutto un sole
ch’incolla indigeste fragole spugnose.
p.
le parole al balcone è una scommessa, perché sembra che le parole in un luogo così aperto si possano anche fare male, ma ci vuole questo rischio.
io sogno delle parole alte, con la fatica della scrittura, con la necessità della scrittura, che sappiano stare all’aperto, che non rapinino solo le storie, ma alle storie anche tornino.
che abitino tante case.
l’arte ha sempre viaggiato, e caravaggio entrò nelle chiese portando la rivoluzione, e i suoi santi venivano guardati.
la verità è che arminio non c’entra nulla con la scrittoreria circolante. piano piano qualcuno se ne sta accorgendo.
a me colpisce la qualità di certi interventi di persone che non si considerano scrittori. direi che uno dei problemi della letteratura italiana sono proprio gli scrittori. c’è tanta gente che usa benissimo le parole, penso a nerina, per esempio. le usano quando servono e non per essere considerati autori di chissà che. questa capacità la ritrovo assai raramente tra i facitori di libri. mi fa tristezza questa situazione, ma non può essere un alibi per adeguarsi, per smettere di rischiare.
Mi lascia perplesso questa lettura.
Come nota cara polvere “sai e non puoi non sapere che già sapevi”.
Basta guardare dalla finestra, o guardarsi, che è lo stesso.
Lo scritto non avvolge (me)
@ botanico
“abbiamo bisogno di un incompreso per capire come stiamo.”
oddio…! e chi mai non si dichiara “incompreso”? anche io, anche io, anzi, di più, ma così di più che non capisco come mai… (gli incompresi comprendono?)
@ farminio
“uno dei problemi della letteratura italiana”
ma quanti ne ha, la letteratura italiana, di problemi?
chi li diagnostica?
sono curabili?
sono importanti?
————————————————————
sono un “pirla”?
è solo l’insonnia
buonanotte
mario
caro franco,
per favore posta più spesso le tue meraviglie.
cara misia
sarai accontentata.
cosa posso fare oltre a scrivere e a spedire?
posso fare un attentato a bruno vespa?
io sono qui, non vincerò lo strega ma incontro belle persone.
farminio@libero.it
trovo belle queste immagini arminiane, forti, evocative.
trovo che questa desolazione, con sfondi e circostanze mutate, pervada non solo i suoi paesi, ma anche le nostre città.
solo che per raccontare la desolazione urbana, servono parole diverse, più complicate, difficili da trovare: la desolazione nel pieno.
attorno alle figure messe in scena da arminio percepisco soprattutto un vuoto crescente, un ambiente in fase di progressiva decompressione et rarefazione, una specie di evaporazione di ciò che un tempo è stata materia e senso e vita, che adesso si può solo volgere in poesia, che è poesia essa stessa.
aggiungo che invidio arminio: non a tutti è concesso il privilegio di assistere alla fine del proprio mondo.
caro tasht
questo è veramente un bel post.
io sto qui proprio per questo, perché sta finendo un mondo e mi preme essere testimone (cos’altro posso fare?).
condivido anche la difficoltà di raccontare la desolazione urbana.
direi che abitiamo luoghi diversi della stessa desolazione.
ecco un cosa su cui discutere.
arminio non se ne andrà mai da bisaccia, il suo paese d’argilla. e prima o poi tante persone andranno a vedere bisaccia.
ma sicuro vè!
insisto: chi non è stato a bisaccia perde molto.
@l signor Tashtego
bello il suo commento.
concordo.
paola
@l signor Tashtego
bello il suo commento.
concordo.
paola
questi testi di arminio, queste sue scritture frammentarie dovrebbero fa riflettere anche chi si ostina a fare romanzi. arminio, come saviano, parla dell’italia che c’è, del sud che c’è. sono casi isolati, la maggioranza pensa di essere proust e scrive libri che non servono alla letteratura e neppure alla gente comune
il commento qui sopra potrebbe essere l’epigrafe perfetta per un’opera letteraria sul destino dell’arte verbale in un regime pseudodemocratico, com’è il presente blog.
l’ada-pensiero, bisogna riconoscerlo, è oggi quello dominante. anzi, vincente.
“dopo la morte della moglie
è divenuto astemio.
ha messo la foto della moglie
nel bicchiere”.
Versi davvero notevoli…
Morta la moglie
se la bevve tutta
foto compresa.
Mario
ficcante e utile il commento di ada, ascoltatela, voi che avete la presunzione di essere proust, smettetela di fare romanzi, dedicatevi alla gente comune, scrivete libri che servano, soprattutto al sud, chissà perché.
‘…libri che non servono alla letteratura e neppure alla gente comune’
qualcuno, prima di postare aria fritta e dividerla coi commensali in adorazione estatica, dovrebbe spiegare cosa intende per ‘gente comune’. chi è, cos’è questa gente comune? il pubblico del grande fratello e di buona domenica? la gente comune, in italia, ammesso che questa banalissima approssimazione pseudo sociologica significhi qualcosa, legge, se legge, i quotidiani sportivi e la collezione harmony e, se in fregola di trasgresione religiosa, dan brown. o la troiata americana dalla quale è stato tratto l’ultimo scemeggiato televisivo. il massimo della letterarietà è moccia. il massimo della critica d’orrico. quando va bene.
smettetela di masturbarvi, soprattutto in pubblico: gli unici che leggono di poesia sono altri poeti, quando succede; comprare i libri, poi, nemmeno a parlarne.
‘questi’ testi di arminio, al più hanno un valore di documento socio-antropologico. ammesso che, per voi, tanto per fare un esempio, questi non siano versi:
un fruttivendolo in pensione,
un muratore in pensione,
un idraulico convalescente,
un operaio della forestale,
un giovane che ha il fratello geometra,
un uomo che è stato in svizzera:
erano davanti al bar e parlavano tra loro.
se è così, anche questi altri lo sono:
un chilo di zucchine,
due peperoni rossi non troppo grandi,
un pacco di sale grosso,
un etto di mortadella con pistacchi,
un ciuffetto di prezzemolo,
il decalcificante per la lavatrice:
non dimenticarsi di passare dal fornaio.
uscite dalla rete, almeno un paio d’ore al giorno. qui vi state bevendo unicamente il cervello. ecco, approfittatene per fare la spesa. ormai avete il frigorifero vuoto. e non solo quello.
eva risto, va bene, calma.
“un etto di mortadella con pistacchi” è un bel verso, dopo tutto.
a me più di tutti piace il verso:
“un chilo di zucchine”
neanche il miglior manzoni creava settenari così perfetti: l’allitterazione della “ch” rende mirabilmente il peso – anche proprio esistenziale, vorrei dire metafisico – della verdura in questione – e la immortala.
ma cara signora Risto!!!! GENTE COMUNE ci hanno fatto pure il film. Quello intendeva Ada. La famiglia di Roberto Redford.
Per il resto condivido e assentisco – però i versi di Arminio hanno eccome una loro dignità, non solo socio-antropologica.
Anche la lista della spesa, con quella chiusa misterica sul fornaio che apre tutta una sorta di presagi – solo che se vedesse come fanno la mortadella in uno stabilimento, non credo lei gentil donzella la vorrebbe più. La lascerebbe alla gente comune. Saluti dalla Stella Piumata.
però è simpatica
la Eva…..
pampulo, tu sì che sei un intenditore. il tuo è il primo intervento critico ‘accettabile’ degli ultimi venti post di poesia di ni. pensa un po’ tu il resto! la tua analisi dell’ ‘alessandrino’ è tutta un programma. cosa fai? mi spìi? mi fai pedinare? come fai a sapere che il ‘mio’ fornaio apre ‘i presagi’, e non solo quelli?
devo stare più attenta. e comunque, sempre meglio, almeno una tantum, una bella apertura di presagio, che stare a sdilinquirsi sul primo peto-patetico-poetico, senza minimamente lasciarsi sfiorare dal ridicolo. è così difficile dire a un amico o a un’amica che qualche volta gli/le scappa anche di scrivere una cazzata?
e, poi, francamente, vedere un’arzilla giovincella come alcor rincorrere di rete in rete peoti che, in alcuni siti, sono dei veri e propri casi tra l’umano e il clinico, fa un po’ senso. passi per tashtego, al quale basta presentare il menu aziendale e sbrodola subito come davanti a un canto della commedia, ma lei? la divina alcor? quella che una volta stigmatizzava e criticava, cioè portava il suo contributo all’intelligenza di ciò che si pubblicava?
o tempora, o alcores! io me ne torno dal mio fornaio per il secondo round. voi, intanto, continuate pure con questi coitini. interrupti. per giunta. alessandro non ha di questi problemi.
addio.
Eva Risto, non dirmi che mi avevi presa alla lettera, cavolo, non so più scrivere, o tu non sai più leggere e questo è uno choc, in entrambi i casi.
l’intelligenza non si misura, si avverte…..
ma questo è per menti sopraffini!
non è uno ‘sciòcccc’, cara alcor, solo una piccola ‘provocazione’ per saggiare i tuoi ‘riflessi’. ti risulta, infatti, che qualcuno, ancora in possesso di tutte le sinapsi e in condizioni di intendere e di volere, possa mai connotare il sostantivo ‘giovincella’ con l’attributo ‘arzilla’?
suvvia, ma scerì, leggi bene…
p.s.
se non hai voglia di uscire questo pomeriggio, posso sempre passare io a portarti il pane. l’ ‘apertura’ verso il prossimo è una delle mie (tante) virtù e predisposizioni naturali.
Non avevo dubbi in proposito!
un pò di leggerezza fa sempre bene, oggigiorno, e l’apertura equivale a gentilezza….
siamo d’accordo?
Pane già preso, grazie, ma apprezzo l’offerta.
Il mio contributo alle poesie postate non lo do più, ci sono esperienze che fatte una volta si negano alla ripetizione. Il corteo quasi sempre osannante che accompagna il 99% delle volte ogni verso mi ha fatto venire il diabete, da un lato, dall’altro, anche se fossi sana, dove trovare le forze per contrapporsi a encomi come questi:
“Grazie Arminio per questi quadri straordinari sul tempo la vecchiaia che ci portiamo dentro fin da giovani perché è quella di un luogo dove s’impara a conoscere e anche a rifiutare. I paesi anche senza tornarci per morire ci restano attaccati come pezzi di nebbia. In qualche modo ci si fa ritorno alla fine. Pure restando in America.”
Eh?
E “l’orologio assurdo della vita”, poco più sotto?
E “gli scrittori di successo diventano subito dei morti che parlano” ?
E “la parola è stanca
e l’anima immortale” che valter non si è trattenuto dal lasciare anche lui, non so perché?
E “ascoltavano assorti anche i turisti stranieri”?
E “è come se le parole uscissero e già conoscessero il limite della terra”?
Se la scrittura di Arminio produce questo, che vuoi che si possa dire?
E poi leggo Arminio che dice: “a me colpisce la qualità di certi interventi di persone che non si considerano scrittori.”
“A me”, invece, mi colpisce la montagna di cartine di baci perugina che ci sarebbe da spalare.
@alcor
dimmi solo che se posterò delle posie mie
saprai dirmi la tua
perchè ci tengo
al tuo parere
Buon fine settimana
carla
una volta, molti anni fa, un noto capobanda veneziano, a un ricevimento, avvicinato il giovin filosofo di belle speranze, gli disse, con fare tra il lascivo e il caramelloso: ‘dottor *, perché non viene a trovarci in sede, qualche volta? il nostro partito ha veramente bisogno di giovani del suo valore!’
e il giovin filosofo, allora ben lontano da ansie di redenzione e da ‘presagi’ di rincoglionimento mistico-arcorizzanti, disse: ‘grazie, sono già ricco di famiglia’. sono queste parole, capaci di riscattare un’intera esistenza, che ancora oggi me lo fanno guardare con materna benevolenza, soprattutto quando, per il ruolo pubblico che occupa, vorrei mandarlo affanculo ogni cinque minuti.
bene. una frase come: ‘mi colpisce la montagna di cartine di baci perugina che ci sarebbe da spalare’, è proprio una di quelle su cui costruire, o ricostruire, la propria vita intellettuale. e non solo. di quelle che rendono passeggero ogni cedimento, grave o lieve che sian, così come avviene, sempre, ad ogni ‘cambio di stagione’, a ogni ‘cambio di pelle’.
che dire, alcor, mia arzilla giovincella: ti abbraccio e ti stringo sul mio materno (e abbondante) petto. mai dubitai di te, sebbene questo frenetico andirivieni tra la panetteria e la mia magione non mi lasci poi tanto ‘tempo’ da dedicare alle mie creature. ma voi, figliole, vogliate sempre bene alla vostra mamma.
Tu hai i baffi, cara Eva.
(E ogni volta che sento quell’aneddoto ha qualcosa di diverso, potere del mito, sia pure lagunare)
penserò una poesia per te, alcor
sei troppo forte!
ma i baffi
come te li immagini?
all’insù?
potenziali
mah secondo me invece, oggi, nel 2007, la propria vita intellettuale è da ricostruire partendo dai baci perugina. da lì si parte, e si va indietro.
bene.
buon pomeriggio
ma siamo sicuri
che si parte da oggi?
Potenziale è una parola che mi piace
assai….
Vedrai che poesia alcor….
vedrai……
ora chiudo
bacioni
carla
Spoon River dei vivi, come se fossero morti; mentre l’altra era dei morti come fossero vivi.
Bellissima.
Ezio
arminio lavora per noi.
ah sì?
beh, allora, se le cose stanno così, non ci resta che gridare in coro:
vive vive l’enfant du pays!
e buon raccolto… (ai mietitori)
è solo questione di tempo. fra poco la letteratura sarà una cosa importante. gli uomini e le donne cercheranno i poeti.
basterà aspettare un poco.
io spero solo che resista….
eccome se resiste…Arminio è un duro!
‘basterà aspettare un poco’
nell’attesa, se permetti, io mi tengo il mio fornaio.
eva risto ha ragione, arminio fa la lista della spesa, ma è un po’ attardata, perchè non capisce che la poesia è una lista della spesa, un elenco di propositi, o di oggetti prelevati dal mondo, e riportati nello spazio dell’immaginazione.
e tuttavia l’operazione delicata è questa, questa trascrizione. si tratta di impiantare della carne sulla carta, o un peperone sulla carta. e non si fa come fa eva risto, è un’operazione ben difficile. arminio lo trapianta, il peperone, e resta un peperone, o meglio l’immagine mentale di un peperone, che è poi la sola conoscibile manifestazione peperonica, la risto ce lo sbatte dentro, rozzamente e impietosamente, ci resta poco più che il grafema del peperone, un simulacro del peperone. il peperone della risto arriva già surgelato, o intimamente putrefatto, o privo dei benefici flavonoidi, insomma, peccato, ma è un peperone che era meglio che se lo teneva nel suo frigo
io avrei detto “era meglio se se lo teneva in frigo” o anche “era meglio se lo teneva in frigo” o anche “era meglio che se lo tenesse in frigo” o anche “ma se lo tenesse in frigo!”.
Non so… vedo opzioni praticabili.
senti liviobo, mio premuroso e saccente critico letterario della mutua: la poesia, in italia, riprenderà, forse, un minimo di identità e di valore quando la finirete di fare i pompini al primo amico che mette insieme delle parole andando a capo prima della fine del rigo. quando la finirete di gridare al miracolo ad ogni comparsa dei vostri beniamini, soprattutto nei casi in cui sarebbe opportuno se ne stessero al chiuso, dentro le confortevoli pareti domestiche. soprattutto quando qualcuno tra voi avrà il coraggio di gridare che chi scrive dieci poesie al giorno è, nel migliore dei casi, un pagliaccio. soprattutto quando smetterete la lamentazione da prefiche degli/delle aspiranti alla bianca o allo specchio. fino a quel momento, non aiuterete in nessun modo i vostri pupilli a migliorarsi; e perché questo succeda, c’è bisogno di qualcuno che scavi nei testi e li smonti, non del finto orgoglio paesano col quale hanno lastricato non solo le strade della letteratura da supermercato, ma anche, e questo è il lato più tragico, l’immobilismo più totale delle intelligenze, la volontà, laddove c’era e c’è, di fare piazza pulita, di cominciare a ricostruire, perché le macerie, ormai, arrivano fino alle stelle.
arminio, per sua fortuna, ha scritto dei testi poetici di valore; ma fino a che andrà in giro per i blog alla ricerca degli amichetti e delle amichette che glielo menano, anche quando, come in questo caso, presenta una fotografia sbiadita, fitta di luoghi comuni del più retrivo meridionalismo pietistico, e la spaccia per poesia, fino ad allora potrà solo postare la lista della spesa. esattamente come quella di sopra.
p.s.
non so se ti hanno mai detto che i surgelati mantengono intatte le proprietà degli alimenti. flavonoidi compresi. tutto sta a saperli preparare, soprattutto quando si tratta di peperoni.
@ei fu
hai ragione
“un chilo di zucchine” è più bello di “un etto di mortadella con pistacchi”.
@eva risto
“arminio, per sua fortuna, ha scritto dei testi poetici di valore; ma fino a che andrà in giro per i blog alla ricerca degli amichetti e delle amichette che glielo menano, anche quando, come in questo caso, presenta una fotografia sbiadita, fitta di luoghi comuni del più retrivo meridionalismo pietistico, e la spaccia per poesia, fino ad allora potrà solo postare la lista della spesa”.
sei in-giusto e anche un po’ sciocco.
ma vabbè.
eva risto, prima cosa i surgelati perdono il 30% delle vitamine dopo un’ora, e i flavonoidi a dirla tutta non so manco che cazzo sono.
seconda cosa, ti do pure ragione sulla questione delle marchette agli amici e via dicendo, ma in verità, essendo più disgustato di te del mondo e di me stesso, sono arrivato a una certa forma di insensibilità verso questi malcostumi minori. poi l’arminio è vero che lo conosco, ma l’ho sostenuto in tempi non sospetti, e non certo per amicizia, come dimostra proprio il fatto che ora sono gli altri che convengono a sostenerlo. sulle foto sbiadite ti sbagli, o se lo sono è proprio là la loro bellezza, a possederne il codice.
alcor, accolgo solo “in frigo” al posto di “nel suo frigo”, per quanto poco ne sappiamo entrambi del frigo di eva risto
arminio ha coraggio. insieme a saviano è lo scrittore italiano più coraggioso. il resto, il peso letterario, è affidato al giudizio del tempo.
Ma voi vedete i numeri prima di aprire i commenti? io qua sotto vedo sempre 58, eppure vedo che siete intervenuti in parecchi.
@liviobo
d’accordo, a morte il possessivo.
@ tashtego
prego, caro: ‘in-giusta e anche un po’ sciocca’. così può andare.
@ liviobo
‘i flavonoidi a dirla tutta non so manco che cazzo sono’.
nemmeno io.
nel mio frigo solo peperoni e zucchine. di tanto in tanto anche carote e banane.
se arminio fosse uno scrittore americano alla mondadori gli avrebbero fatto un super contratto.
a me piace la sua spinta alienante, e la sua morte comica.
io non sono una sua amica, faccio solo parte di quel suo fagocitare gli incontri. forse anche delle spinte eccessive certo.
la lista della spesa come posizione è di una pesantezza incredibile. non ha un occhio.
buonanotte
chiedo scusa, avevo messo un verso della rosselli alla fine. non è venuto.
lo rimetto.
“Il vero è una morte intera.”
arminio si offre in maniera talmente radicale che richede un consenso radicale. la sua carne è parola, la sua parola è carne.
dunque?
banale pizza e banale birra stasera, buone.
e buona domenica
mario
arminio lavora per noi.
è solo questione di tempo. fra poco la letteratura sarà una cosa importante. gli uomini e le donne cercheranno i poeti.
basterà aspettare un poco
Ada, guarda ,stupisci, com’è ridotto, quest’uomo, per te…
Armino che c’hai fatto a questa creatura?
Arminio, fai qualcosa :)
Dai, la Eva è un po’ impulsiva ma ci prende ,sullallà.
Farmì non volertene :) ma ammetti che l’incenso qui è un po’ sprecato, sempre considerando, invero, che l’incenso lo puoi comprare anche al supermercato.
E poi qualcuno è giustamente allergico.
Eva, nessuno attenta al tuo panettiere nè, ma, i fornai, a che ora inziano a sfornare?
E poi…”uscite dalla rete, almeno un paio d’ore al giorno. qui vi state bevendo unicamente il cervello. ecco, approfittatene per fare la spesa. ormai avete il frigorifero vuoto. e non solo quello”
contando i tuoi interventi spalmati sulla giornata mi pare che anche oggi hai saltato le tue due ore di “libera uscita” e potevi approfittare per fare la spesa: il tuo frigo è un po’ desolato, mettici un po’ di ca/olore.
Sempre simpaticamente né che tu ci hai un par di palle non indifferenti, non gonfiarle a dismisura, però, non ne hai bisogno.
Se mi fai sapere del tuo buc io te lo compro a occhi chiusi, io vado via di naso.
Un bacio troppo divertito
la funambola
io vengo dalle selve
arminio lo capisco.
voi capite le vostre docce
i vostri aperitivi
i libretti letti per fare scena
@ nerina, ada, silvia, laura, beatrice, luigia, antonietta, dora, fiammetta…
conservaci il silenzio, madre dei giorni,
e l’ombra
che di silenzi e d’ombre
brilla l’unico verso
che ci sopravviverà un istante
prima di seguirci in volo
nel migrare della nostra polvere
‘voi capite le vostre docce’
però, ogni tanto, potresti farne una anche tu.
non ti sembra?
più fresco e riposato, scriveresti sicuramente meno stronzate.
e ti berresti in pace il tuo amaro preferito.
succhiandoti il pollice.
cosa vuoi di più dalla vita?
alla fine è anche una questione di invidia.
è normale. è sempre accaduto.
arminio è per spiriti semplici o spiriti magni.
arminio in ungheria sarebbe un eroe nazionale. l’italia è troppo volgare.
il problema è che gente come eva risto e la funanmbola giocano troppo, sulla pelle e il lavoro di uno scrittore, senza aver la snensibilità estetica sufficiente, queste cose di arminio sono fra le migliori che si possono leggere oggi in italia, ma ci vuole vera finezza a coglierle, non si possono sparare critiche così, ha ragione tashtego, sono sciocche
bott’e taccias, diceva un vecchio a cagliari.
ada sembra una donna tanto quanto la eva.
@ teo d’olindo e c******i assortiti
spero che stiate scherzando, ma vi rendete conto che siete ridicoli e veramente volgari nella vostra ridicolaggine?
‘il problema è che gente come eva risto e la funanmbola giocano troppo, sulla pelle e il lavoro di uno scrittore’
tu hai sicuramente dei problemi: noi qui si sta parlando e sparlando di un presunto testo poetico, cosa c’entra la pelle delle persone? il tuo amico arminio scrive, è uno scrittore, e l’unica cosa che rischia sono le emorroidi per il troppo stare seduto. la pelle sono altri a rischiarla, giorno dopo giorno, magari quando entrano in un cantiere, senza diritti, senza tutela, senza sicurezza. per non parlare di coloro la cui pelle, da sempre, è un inconveniente della storia, un effetto collaterale. o credi che le poesie di arminio, come quelle di qualsiasi altro poeta o presunto tale, risolvano i problemi ‘veri’, e solo perché a leggerle sono quattro amici?
riesci a capire che in rete l’oggetto della critica, anche della più feroce, non è mai la persona, che nessuno conosce, ma un testo che compare, a qualsiasi titolo e per qualsiasi fine? e quando il testo, mediocre come in questo caso, attizza l’orgoglio localistico della parentela e l’acritico e idiota plauso, indecente e senza ritegno, degli adoratore divinitatis, riesci a capire perché una che legge, proprio per rispetto alla sua intelligenza e alla sua moralità, deve assolutamente mandarvi a cagare tutti quanti?
ma tu e tutti gli altri, vi chiedo, avete mai letto qualcos’altro oltre il vostro vate? riuscite a capire che in un paese dove si pubblicano diecimila libercoli di poesia l’anno, e senza che nessuno li legga, visto che la loro diffusione è a livello amical-familiare, arminio, fosse anche la reicarnazione di dante, e non lo è, rimane un pirla esattamente come tutti quanti gli altri e le altre?
vai teodolindo, vai a fare una doccia insieme a lucano. e, visto che ci siete, portatevi anche tashtego e la vostra ‘finezza e sensibilità estetica sufficiente’. tutto sta a vedere chi vi ha rilasciato la patente di fini e sensibili esteti e, nel tuo caso, quali altri autori hai letto, quali sono i termini di paragone in base ai quali esprimi il tuo ‘giudizio critico’. perché il tuo è giudizio critico articolato, non è vero? ma vai a funghi, teodolindo…
Cari amici italani e fratelli tuti, confirmo che ha deto Ada, che Arminio in mia patria già eroe nazzionale. Questo ultimo articolo lui dedicato nostra akademia.
Arminio Figyelmébe ajánljuk, hogy a Digitális Irodalmi Akadémia című adatgyűjtemény egészének szerzői jogi jogosultja a Neumann János Digitális Könyvtár és Multimédia Központ. A Digitális Irodalmi Akadémia programban – a szerzők engedélyével – közölt valamennyi irodalmi mű, tanulmány, bibliográfia, illusztráció, kép és egyéb szöveg szerzői joga a szerzők tulajdona.
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stanno scrivendo a perdere.
niente male – niente bene.
borbottii. configurazioni
del niente.
non sanno ingoiare la bellezza
e non sonno sputarla
perchè le esitano davanti.
perchè le esitano davanti?
già. perchè.
perchè li riempie e non possono farci niente
sciaborda nelle loro orecchie
e non possono farci niente
perchè il bisturi si sente solo una volta che
è entrato ed è già troppo tardi, allora.
e non potete cavarla nemmeno
con l’aria compressa
non sanno mangiarne
non sanno pisciarne
non sanno tenere a bada il sesso
che gli si gonfia di terra di fogli
di acqua, dolorosamente come mai
ha fatto
e parlano parlano parlano
ma non sanno nascondere bene i loro singhiozzi
i loro miseri singhiozzi impotenti
li vedi tutti concavi a pensare come rispondere
mentre dovrebbero solo farsi reti e corde
lasciare l’acqua che trascorra nelle trame
nel silenzio
invece lievitano sotto le porte
in tutti gli spifferi – come fantasmi malnutriti
inaciditi, vaganti senza una dimora da abitare.
e si sentono colpevoli colpevoli di sentirsi piccoli
non capiscono perchè si sentano così piccoli
malnutriti fantasmi
e diventano presuntuosi
che lascino il silenzio congelare la diaspora
delle loro ombre – lascino il loro nome
prima di aprire la porta – lascino le lenzuola
restare fedeli ai muri per ascoltare
ascoltare
facciano dei loro poveri fagotti un cerchio
un fuoco un racconto che deve ancora
essere raccontato.
stiano nudi, e che le ossa imperino
su tutti loro prima ancora della carne-
alas
paola
intanto il poeta è già lontano, ma non capite?
non lo capite?
ha lasciato il suo corpo qui per le vostre vergini di ferro
e avete saputo usarle bene
ma il poeta già non era più qui.
stolti.
paola
mai inseguire il poeta.
non saprete mai pensarlo nel posto in cui si trova
anche se vi sembra di averlo sotto i denti
le sue cose care che vi sembrano dovute
egli le uccide solo per se stesso
non capite che vi state gongolando a vuoto
su un’inarrivabile carcassa
e non avete forza nè degli sciacalli per fare
il giusto rito?
p.
per fortuna non ti succede spesso, cara polvere. ma stavolta hai sbagliato completamente indirizzo. condominio. caseggiato. quartiere. rione. paese. provincia. regione. stato. continente. pianeta. vola un po’ più basso, di tanto in tanto. o vola dove cavolo ti pare, ma lascia stare il ‘voi’. e intanto, tu dove sei approdata? non eri quella che diceva che i poeti non vanno commentati, ma solo letti? hai cambiato idea? ti sei aggiunta alla schiera degli adepti? degli eletti? buon per te, se la cosa ti aiuta a essere.
“qui una volta c’era uno che non aveva moglie né figli e stava tutto il giorno a catturare i suoi sbadigli. baciò una ragazza sul muretto panoramico. aveva sedici anni e pensava che la vita con le donne dovesse riservargli tanti, straordinari piaceri. ma dopo quel bacio non gli è accaduto più niente. gli davano le pillole, poi gli facevano le siringhe, poi lo seppellirono. uno che viveva in germania venne a vivere qui perché non aveva più voglia di vivere. quello che è morto in america. prima di morire è venuto molte volte sperando di morire in italia. erano così addolorati che ricevettero anche le condoglianze del morto. almeno una volta nel corso della notte si alza e va nella sua stalla ad accarezzare le sue vacche. un fruttivendolo in pensione, un muratore in pensione, un idraulico convalescente, un operaio della forestale, un giovane che ha il fratello geometra, un uomo che è stato in svizzera: erano davanti al bar e parlavano tra loro. qui una volta c’era uno che si addormentò per strada e dal suo corpo venne fuori la nebbia in cui stiamo vagando.”
scritta così assomiglia di più a quel che è: una graziosa prosa un po’ malinconica, con qualche rima casuale come nei racconti per bambini.
non è andando a capo spesso che una prosa, o un commento, diventano una poesia. anzi, spesso l’ambizione a fare Poesia quando non c’è n’è o non ce n’è alcun bisogno è la peggior sciagura per la poesia, che la rassomiglia al kitsch delle filodrammatiche e delle ammiratrici. non si aspira alla poesia, si cerca di domarla o di fuggirne
‘non si aspira alla poesia, si cerca di domarla o di fuggirne’
complimenti. davvero.
centodieci commenti, fatti di vuoto e di asmatiche leccatine al ‘divino’, cancellati da una frase di cui i fideles adoranti, per fortuna, ignorano e ignoreranno sempre il senso. per fortuna della poesia, comunque.
grazie, adesso posso ritirarmi soddisfatta.
se fossero state postate col nome di carver quelle righe avrebbero suscitato l’ammirazione anche di eva e luca. questo è sicuro.
bravo
luca
spola-
or
@Eva Risto
si cerca sempre qualcosa che ci aiuti ad essere parte di una geografia. io non sempre ci riesco e lei?
vanno bene anche dei chiodi, se non si patisce troppo il dolore-
e non s’infastidisca per il mio carattere assertivo, non porta infezioni. solo opinioni opinabili discutibili assolutamente disfacibili-anfratti di una santa barbara abbandonata, mi creda.
in più commentavo qualche commento (non mi oso chiamarli nemmeno commenti) e non il poeta.
il poeta si commenta da solo – lascia le sue cose care morte
io posso solo scegliere di cercare tra quelle le più somiglianti alle mie e scriverne o scegliere di fottermene e tenermi tutto per me perchè le schiere di adepti a cui apparterrei – parola usata sempre senza rispetto – di cui lei mi parla, mi sono così ignote e così lontane che mi concedo il lusso a volte di tacere.
tacere per non aggiungere rumore al rumore.
poi
taccio o parlo nel luogo che mi pare. sia che abbia dieci piani o una casa di campagna. o una stamberga.rumore che lei contesta nell’ultimo suo post parlando di centodiecicommentipernondirenulla.
e l’ho sempre fatto con un nick associato a nome e cognome.
cosa che i miei interlocutori molto spesso non hanno
essendo anonimi o magari solo anonimi per me perchè altri conoscono chi si cela dietro ma non appartenendo a nessun
circolo le logiche di apparizione e sparizione o travestimenti mi sono sconosciute ma mi sforzo di rispondere lo stesso. ah, certo sbagliando-
le è tutto chiaro? se lo metta in chiaro, se non lo è.
ad ogni modo non è questione di volare – è questione
di quotare il superfluo. io sto cercando d’imparare a farlo.
paola
cara funambola, gli unici buc che mi ritrovo non li ho certamente scritti. me li ha regalati madre natura. che con me, a detta degli intenditori, ha fatto davvero un gran bel lavoro.
@ luca
(per come la vedo io)
se i poeti sono assassini compulsivi dei loro stessi organi
mani gambe organi sesso a cercare di annullarsi la biografia
i lettori di poesia non sono altro che necrofili che ignorano di essere tali
ma se solo sapessero veramente cosa stanno mangiando.
se sapessero.
bisogna saper di essere “i morti” per leggere certa poesia
poesia che il “vivo” non sopporterebbe.
un saluto
paola
‘…e l’ho sempre fatto con un nick associato a nome e cognome’
cara signora paola, con nick associato a nome e cognome, le piaccia o meno: eva risto è il nome che porto fin dalla nascita, se la cosa non le aggrada, può sempre metterlo nel superfluo, visto cha ha imparato, o sta imparando, a farlo. vuole il mio codice fiscale? eccolo:
EVA RST 69 P 27 F 016 C
‘in più commentavo qualche commento (non mi oso chiamarli nemmeno commenti) e non il poeta’
bene. non si osi, per carità.
ma se i commenti commentano, o cercano di commentare, una poesia, lei, commentando i commenti che commentano una poesia, cosa sta commentando?
e se lei ha, come è giusto che sia, il diritto di commentare i commenti che commentano una poesia, perché mai io, che commento il suo commento ai commenti che commentano una poesia, non potrei farlo? perché la cosa la disturba tanto?
la saluto. chiedendo scusa. alla poesia. citata varie volte, a sproposito, in questo mio commento che commenta i suoi commenti ai commenti che commentano la suddetta.
risto, tu ammanti di etica un’ angusta sensibilità estetica. certo, se metti in mezzo gli operai possiamo considerare un pirla, come poco forbitamente dici, anche dante e baudelaire, e forse facciamo anche bene, ma non sul piano estetico. per conto mio, ho spesso mandato arminio a quel paese anche pubblicamente, ma non sono tanto sprovveduto da non percepire l’esattezza scarnita e lavoratissima, la complessa e densa naturalezza dei suoi versi, come hanno fatto, visto che tu sembri dar peso alle autorità e alle patenti, magrelli e celati, lodoli, belpoliti e cortellessa, per fare pochi nomi. infine, sei tanto permalosa e prolissa da allagare tutto il blog delle tue logorree, e te la vai a prendere istericamente coll’intervento difensivo del simpatico teo d’olindo. la pelle i veri scrittori la rischiano, basta vedere le loro biografie, per 3/4 o più tragiche. non la rischiano invece i cecchini dei blog vigliaccamente anonimi.
il guaio è che livio borriello e cara polvere
dicono cose bellisime a dei poveracci. le cose bellissime che scrivono livioborriello e cara polvere dovrebbe leggerle gli scrittori che stampano libri infimi con editori grandi.
Tutti siamo dei poveracci, a partire dai lupi, fino alle fate.
borriello: tu non sai nemmeno che cavolo significa ‘rischiare la pelle’ ogni giorno. non ne hai proprio idea. e se ti va di uscire dal gioco – perché qui unicamente di questo si tratta: o credi che stiamo facendo letteratura e poesia? – posso sempre dimostrartelo in ogni momento: basta che vieni domani con me, per qualche ora, sul mio posto di lavoro.
quindi, cerca di non uscire dal seminato e di invadere campi che, per tua fortuna, non conosci.
nel merito. io ho solo detto che: 1) questa ‘poesia’ di arminio non è la migliore che ha scritto; 2) tutti coloro che sbrodolano ad ogni sua apparizione, sono visibilmente ridicoli, per non dire altro, soprattutto davanti a un testo come questo. ci avevi fatto caso?
e aggiungo: non me ne frega un sedano dei tuoi cortellessa, magrelli & compagnia cantante e plaudente. questi che citi avranno espresso un giudizio su di un’opera, su un libro: ed è un loro giudizio rispettabilissimo, piaccia o non piaccia. ma noi qui, e non so se te ne sei accorto, stiamo parlando di una prosettina asfittica e priva di qualsiasi scatto o tensione a essere altro da quello che è, cioè poesia. è il mio giudizio: rispettabilissimo quanto il tuo, di segno opposto, o quello di chiunque altro. e se, putacaso, i critici che hai citato, di fronte a questo testo, ‘questo’, affermassero qualcosa di diverso da quello che io ho detto, ciò potrebbe significare solo una cosa: che hanno il frigorifero vuoto, e non solo quello.
ti è chiaro il tutto? no? peperoni tuoi.
@Eva Risto
una volta per tutte.
si è sentito punto nell’osso-sacro e ha cantato.
tanto basta.
se ne faccia specchio del suo canto.
stop.
paola
eva risto, per la verità poco ci credo che tu trasporti nitroglicerina o fai la scorta a saviano, nè azzardo altre ipotesi sul tuo pericoloso posto di lavoro in base a quanto decanti dei tuoi buc, comunque mi puoi sempre invitare magari vengo e mi ricredo. punto 2 sei tu che parli di patenti estetiche per poi esautorarle quando ti fa comodo. nel merito: ribadisco la mia opinione: dopo malevich, duchamp o il rosso gilera di boetti, dopo la scrittura bianca di sartre e camus, dopo debord e il detournement, dopo le neo-avanguardie, dopo penna e dopo magrelli, vituperare uno scritto come fai perchè assomiglia alla lista della spesa ovvero perchè ha incorporato gli scatti, la tensione, l’elaborazione stilistica e l’intreccio, o perchè è talmente sgrezzata e scarnificata da ridursi all’essenziale, al filo d’acciaio della poesia, per me è segno di sprovvedutezza critica. poi, ognuno puo pensarla come vuole, ma incassi le obiezioni.
c’è un’equivoco.
io non ho postato una poesia. presto ne appariranno altre, forse metterò a giacere qui tutto il libro, e si capirà che non è un libro di “poesie”.
magari qualcuno lo troverò poetico, ma questa è un’altra cosa.
grazie per la passione dei vostri scritti.
Non mi sono mai divertito tanto.
Questo thread è davvero esemplare, sotto tanti punti di vista.
Una vera e propria o-peretta (im)morale.
Mi limito a una sola considerazione, per evitare digressioni che sfocerebbero, inevitabilmente, nello scatologico.
Meglio evitare, anche perché oggi è domenica, il giorno dedicato esclusivamente alla Signora.
Quindi, meglio non lasciarsi andare e, nel caso, raccontare una favoletta.
Eccola.
Qualche giorno fa, Andrea Inglese ha postato un racconto, o qualcosa di (vagamente) vicino.
Sono intervenuti in tanti.
Almeno una ventina di commentatori, tra i quali persone che conoscono e stimano l’autore, hanno criticato, anche molto duramente lo scritto.
Anche Inglese è intervenuto, varie volte.
Chi sa perché, poi, in nessuno dei suoi interventi si è mai permesso di stigmatizzare coloro che lo criticavano.
Ha preferito affrontare gli argomenti che dal suo post, e dall’insieme della discussione, man mano emergevano.
Chi sa mai perché, poi, nessuno dei commentatori che avevano apprezzato il testo si è sentito in dovere di affettare coloro che avevano espresso delle riserve.
Nessuno si è sentito in dovere di dire che Inglese è uno stimato intellettuale e poeta, che su di lui e sulle sue opere hanno scritto il critico tizio e il grande scrittore sempronio.
A nessuno è venuto in mente di dire che non lo meritiamo, perché sicuramente in Finlandia o nel Botswana sarebbe un dio, un eroe.
Anche perché, e ne sono sicuro, il primo a mandare i suoi estimatori tra le renne o nella savana (cfr.: vulgaris: a fare in culo), sarebbe stato proprio lui.
Misteri della rete?
Non credo. Forse solo autonomia, e coerenza, intellettuale delle persone.
Quella stessa che porta uno che pubblica a seguire, in primo luogo, la discussione che il suo testo ha acceso.
Quella che porta chiunque scriva, e pubblichi, ad accettare, discutendole criticamente, le osservazioni che al suo scritto vengono mosse.
“Qualità” delle persone, quindi.
Oserei dire.
Qui, invece, cosa avviene?
Qualcuno muove critiche a un testo poetico, o presunto tale.
Apriti cielo!
Levata di scudi generale contro i reprobi.
E l’autore?
Scompare. Nella “nebbia in cui stiamo vagando”.
Felice come un pasqua della razione di elogi raccattati.
Scompare.
Non prima di aver elargito agli elogianti il sigillo indelebile dell’intelligenza, della cultura.
Forse anche l’etichetta di ultimi “umani” presenti sul pianeta.
E gli altri?
Dei poveri idioti.
Invidiosi…
Biliosi….
Perfidi…
Devo continuare?
….
‘c’è un’equivoco.
io non ho postato una poesia.’
siete grandi! la vostra ridicolaggine è degna di miglior causa. la più vicina? il bagaglino. senza ombra di dubbio.
fiorello, non avresti torto…se non fosse che qui si assiste spesso a un tiro al piccione o alla cieca che sta certo fa male a arminio, a inglese, a me quando l’ho subito o a te e eva risto se ne foste le vittime…tutto poi con la garanzia dell’anonimato, e supponendo che lo scrittore non sia un vulnerabile essere umano ma un pupazzo da impallinare
eva, è l’uomo per me, fatto apposta per meeeeeeeeeeeeee…:))))
mi sta sui coglioni un certo tipo di autoreferenzialità, quella che non ha il senso del ridicolo e il senso dell’umorismo.
mi piace l’autoreferenzialità che parte da sè, che non ha pretese di insegnare nulla a nessuno, che non è portatrice del “verbo”, che non si avvita su se stessa, che non chiede di essere “compresa” ma spera e si commuve se è “compresa”, mi piace l’orgoglio buono che non lancia strali sui miserabili che non comprendono il “dolore” “autentico” “vero” “unico”, del poeta che soffre per l’umanità intera.
sono com passionevole, mi si sto allenando ma un bel vaffanculo gioioso non ha mai fatto mai male a nessuno.
eva è schietta e la schiettezza è l’unica arguzia.
arminio, santo, subito.
baci ,sempre eretici, perdio.
la funambola
Fiorello.
che pizza. che lagna.
dipende da quegli altri
E gli altri?
Dei poveri idioti.
Invidiosi…
Biliosi….
Perfidi…
Devo continuare?
si.
hai dimenticato
quelli ossia gli anonimi
quelli solo per i quali si sono sprecate parole.
dovrebbero esserne onorati.
paola
Paola, hai mai pensato che, forse, la vera pizza e la vera lagna è quella che cucini tu? Se gli anonimi ti stanno sui maroni, ma perché ci dialoghi? E chi sarebbero, poi, gli anonimi? In rete lo si è tutti. O credi che far riferimento a un blog, sia una specie di carta di identità che avvalora e dà senso a quello che si scrive? Qui, per quanto mi riguarda, le persone non c’entrano niente, un nome vale l’altro: qui, quando va bene, ci si confronta, unicamente, su quello che si scrive. Per te Fiorello Annoia è un anonimo? E cosa avrebbe di più anonimo di Paola Lovisolo, di Eva Risto, o di chiunque altro? Dài, per carità, non metterti anche tu con le solite menate sull’anonimato, non fai che prendere a calci la tua sensibilità e la tua intelligenza.
E poi, detto onestamente, perché dovrei essere onorato, dal momento che mi ritieni un anonimo, del fatto che ti rivolgi a me? Non è che ha davvero ragione la signora di cui sopra, nel dire che state perdendo del tutto la misura?
Paola, per quel che mi riguarda, la vita è altrove. E qui chiudo, salutando/ti. Non ho nessuna intenzione di aprire un altro fronte. Vecchio, ormai, più del cucco.
Buone cose. A te e agli altri.
bene, Fiorello.
un nome vale l’altro
con la differenza che un anonimo può riverginarsi,
agli altri resta ago e filo con cui ricucire i connotati.
comunque ha scritto quello che voleva come voleva
ha messo il mio nome e cognome dove voleva come voleva
no?
ne prendo atto
comunque grazie sempre
a rileggersi.
paola
gentile Arminio, la ringrazio della precisazione e mi scuso se il mio commento sopra appariva sgarbato o un po’ tranchant (non era intenzione). semplicemente mi pareva che un minimo di analisi del testo – del testo, non dei temi o dei sentimenti che eventualmente suscita – avvalorava l’ipotesi che la sua forma “poetica” fosse quantomeno “problematizzabile” (il ritmo, il tono e il lessico essendo imho tipicamente prosastici).
apprezzo anche che veda passione in una sequenza di commenti che potrebbe avvalorare altre letture
(mi stupisce un po’ che un accenno critico verso un testo sia accolto da accuse personali sul tenore di “sprovveduto, poveraccio, privo di sensibilità”, ma come dice qualcuno sopra, probabilmente poveracci lo siamo un po’ tutti)
saluti a tutti
Paola, ti chiedo scusa, ma non pensavo minimamente di fare una cosa sconveniente, dal momento che tu stessa, spesso, ti sei firmata in quel modo. Ed è quel nome che è associato al tuo blog e al tuo pseudonimo “cara polvere”. Nella foga, non controllata, dello scritto, per me un nome valeva un altro: era solo un esempio per avvalorare la mia idea che in rete si è tutti anonimi, che ciò che conta è solo quello che scriviamo.
Comunque, ti prego di credermi, non era assolutamente mia intenzione recarti in alcun modo nocumento. Almeno, nella vita di tutti i giorni, cadute di tono/stile/moralità consapevolmente perseguite, ho sempre cercato di evitarle.
Ti chiedo ancora scusa. Sinceramente.
“un nome vale l’altro
con la differenza che un anonimo può riverginarsi,
agli altri resta ago e filo con cui ricucire i connotati.”
Paola, le scuse rimangono, proprio perché erano sincere. Infatti, se dovessi riscrivere quel commento, il cognome non lo scriverei mai.
Detto questo: quel minimo di ricatto morale che quanto scrivi sopra contiene, potevi anche evitarlo: evitare, intendo, di far sentire in colpa le persone in buona fede con la storia dell’ “ago e del filo” e dei connotati.
Non più tardi di una settimana fa, nel tuo post qui su NI, avevi declinato le tue generalità senza nessun problema…
Così, tanto per dire. E per chiudere.
Buona discussione a voi tutti, la cosa non mi riguarda più.
l’acqua scorre. non c’è problema, Fiorello.
io non lo avrei fatto – dico – l’orgia dei nomi –
se fossi stata a conoscenza del suo nome e cognome.
e lo sa bene. ma tant’è.
nella foga ammetto anch’io di esondare spesso
e di ferire.
le parole, fino che diventino la tortura dei mille coltelli quotidiana. è un gioco, in fondo, di sano masochismo
e amore onanistico.
e tanto ci si dimenticherà presto anche di questo
centinaio di commenti.
tutto a posto.
grazie
paola
@Eva Risto
Un blog non è un libro.
Piaccia o no, è anche scambio di effusioni.
Media caldi, media freddi. Ti ricordi McLuhan?
Mente critica, penna graffiante, non detestare la semplicità dell’immediato.
La facciamo la spesa, come no.
Ma qui è tutto gratis: anche il Baretti in sedicesimo.
se io metto una pianta grassa nel deserto sopravvive
se nel deserto ci metto che so una margherita muore
se metto una pianta grassa vicino a un ruscelletto l’umidità lo farà morire
se ci metto una prataiola non potrà che goderne.
dipende dal contesto nel quale si usa un nome e un cognome
l’anonimo sta sia nel deserti che vicino al ruscelletto d’acqua fresca. e ne esce ok.
lei dice che conta quello che scriviamo – bene
ma le parole fanno assumere anche responsabilità in certi casi
e chi se l’assume?
chi ha scritto con nome e cognome.
punto-
non intendo far sentire in colpa nessuno – nè mancare di rispetto a nessuno in primis a chi ha postato l’articolo.
qui non ci si guarda nemmeno in “faccia” dico
ognuno guarda altrove omette disintende
e basta.
paola
Media caldi, senza dubbio.
il lavoro di arminio negli anni precedenti è stato molto sottovalutato, questo mi pare indiscutibile. e la colpa è anche sua. un vanitoso che non pensa alla carriera.
io ad arminio gli farei qualunque cosa….
ha due occhi di ghiaccio!!!
e i denti lunghi, scommetto
dovete andarlo a stanarlo sull’altura. arminio è arminio solo a bisaccia
grazie a tutti. direi che possiamo fermarci qui.
in rete ci sono tante cose belle in questo momento.
per esempio un saggio di cortellessa su pasolini (lo trovate su zibaldoni.it)
secondo me Arminio non si applica molto nelle faccende domestiche ma scrive molto bene
uffa!
ah paola!! se te servono piante, financo grasse, dimmelo, che te mando dieci carrelli. calcola che su ogni carrello vaso 20 ci stanno 150 piante. Se poi le vuoi de più, te mando un sei assi con ventiquattro carrelli. Son tutte pianticelle lavorate per benino, e sadattano a tutti i climi.