Siamo sempre stati separati. Ottavo quadro: Le donne
di Sarah Kéryna
traduzione di Andrea Raos
– Tu manifestavi per le donne?
– Sempre.
Ah, quando era per le donne, non mancavo mai, eh!
È così importante,
sono così dimenticate, le donne,
sono dimenticate con tutti i loro problemi,
i loro bambini,
il lavoro a casa, il lavoro fuori.
Ah!… sapessi.
E poi ce ne sono che non sono felici.
Ce ne sono tante.
Tante.
– Lo so.
– Ma va bene.
Va bene così.
– Cosa vuol dire, “Va bene così”? Che bisogna accontentarsi?
– Beh lo vedi bene, i governi successivi, lo accettano.
– C’è stato qualche progresso, però?
– Ci sono stati dei progressi, beh, per forza, di tanto in tanto,
mollano un po’ di zavorra ogni tanto, per calmare le acque,
poi una volta che si sono calmate, beh…
– C’è stata la pillola, però, la legislazione…
– Ah! la legislazione per l’aborto, quella, è stata una bella cosa!
– Almeno quello, è stato un progresso?
– Ah sì! io ero contenta. Ah, guarda un po’!
Ah! ci sono andata a Boulevard de l’Hôpital.
– E cosa succedeva?
– Ah! beh erano tutte
tutte
tutte
erano tutte lì
e poi gridavano eh,
gridavano…
“Parto libero”, ecco sì, “Parto libero”.
Parto libero, beh sì, certo.
La donna, ha il suo corpo, è suo insomma! Merda!
Eh, è nostro, no?
Se si vuole un bambino lo si fa, se non lo si ha, non lo si ha.
Non lo si vuole, punto e basta.
Poi, vedi i bambini che non si vogliono, beh non va bene.
Vedi Claudine, io non la volevo, poi vedi come
va male con lei.
Oh non la volevo Claudine!
Ti rendi conto, era il quarto.
Dicevo: “Ma come faccio?”
Con uno stipendio, cosa vuoi fare con uno stipendio?
Si crepa di fame.
Si ha fame.
C’è a malapena di che mangiare.
C’è a malapena di che mangiare, poi bisogna pagare l’affitto, bisogna
riscaldarsi d’inverno, bisogna…
– L’hai tenuta, non potevi…
– No non ho potuto.
Non ho potuto.
(silenzio)
– È per questo che adesso se non altro la pillola è una buona cosa, le vite non sono più le stesse.
– No, beh, no adesso se non altro va un po’ meglio.
Era sessant’anni fa questo, più di sessant’anni.
– È del 38 Claudine? No, quella è Yvette? Yvette lei è del…?
– 31.
– 31, Yvette, tra poco ne avrà 70.
L’anno prossimo.
– Li ha passati, no?
– No tra un anno.
Li avrà tra un anno.
Yvette 70 e papà, quasi, non ancora 60.
Non ne ha ancora 60 papà.
– Non ne ha 60?
– Tra tre anni.
– Eh?
– Tra tre anni.
– Ma quanti anni ha, allora?
– 57.
– Eh!
– 57.
– Ah! sì!
E io allora?
– 90!!!
– Sono più vecchia di lui?
– No? più vecchia di lui chi?
– Di tuo padre.
– Beh sì, è normale.
(pausa)
Mio padre, eh!
– Beh e io allora?
Sono nata nel 10, e lui anche.
– No, non mio padre.
Lucien non è mio padre.
– Eh?
– Parli del Lulù adesso?
– Eh?
– Parli del Lulù?
– Sì.
– Ti parlo di papà, mio padre.
– Aaah! Che stupida che sono! Sempre!
Ogni volta lo faccio.
– Beh sì, lo so.
– Beh sì. Ah hai capito? Adesso mi parli di…
– Di mio papà, Pierre.
– Pierre? Ah! sì. Ah! sì.
– Lui, è nato nel 43.
– 43.
– In piena guerra.
– Sì. 43.
– Mi fai le carte!
– Sì tesoro.
– Non ti disturba?
– Oh, per niente!
– Non sei troppo stanca?
Perché ho troppo voglia di sapere.
Più parole e meno mimose, che dal canto loro, per questa primavera anticipata, già penzolano dai rami certi grappoli di palline rinsecchite.
Proprio ieri ho cenato con Sarah, che ringrazia tutti i lettori e in particolare ha molto apprezzato la tua segnalazione sonora del bal musette.
Mi viene in mente che per il pezzo sulla Carmen (che esce lunedì) si potrebbe pensare a una pubblicazione multimediale.
Cioè io ti mando il testo (la tua mail è buona?), tu ti fai un’idea e mi indichi quali link sonori inserire e dove.
Che ne pensi?
oddio… nelle rete…. anche se un po’ lo è un circo! :)
– Non sei troppo stanca?
Perché ho troppo voglia di sapere.
Anch’io vorrei sapere. Seguo nell’ombra e con piacere questo scambio…
a.