Juke Box/Suzanne
di Leonard Cohen
Suzanne takes you down to
her place near the river
You can hear the boats go by
You can spend the night beside her
And you know that she’s half crazy
But that’s why you want to be there
And she feeds you tea and oranges
That come all the way from China
And just when you mean to tell her
That you have no love to give her
Then she gets you on her wavelength
And she lets the river answer
That you’ve always been her lover
And you want to travel with her
And you want to travel blind
And you know that she will trust you
For you’ve touched her perfect body
with your mind.
And Jesus was a sailor
When he walked upon the water
And he spent a long time watching
From his lonely wooden tower
And when he knew for certain
Only drowning men could see him
He said “All men will be sailors then
Until the sea shall free them”
But he himself was broken
Long before the sky would open
Forsaken, almost human
He sank beneath your wisdom like a stone
And you want to travel with him
And you want to travel blind
And you think maybe you’ll trust him
For he’s touched your perfect body
with his mind.
Now Suzanne takes your hand
And she leads you to the river
She is wearing rags and feathers
From Salvation Army counters
And the sun pours down like honey
On our lady of the harbour
And she shows you where to look
Among the garbage and the flowers
There are heroes in the seaweed
There are children in the morning
They are leaning out for love
And they will lean that way forever
While Suzanne holds the mirror
And you want to travel with her
And you want to travel blind
And you know that you can trust her
For she’s touched your perfect body
with her mind.
***
Susanna ti accompagna al suo posto vicino al fiume
Puoi sentire le barche passare
Puoi spendere la notte al suo fianco
Sai che lei è mezza pazza
Ma per questo vuoi star là
E ti nutre con tè ed arance
Che provengono dalla Cina
E appena hai intenzione di dirle
Che non hai amore da offrirle
Lei ti porta sulla sua stessa lunghezza d’onda
E lascia il fiume rispondere
Che sei sempre stato il suo amante
E tu vuoi viaggiare con lei
Vuoi viaggiare ciecamente
Sai che si fiderà di te
Perché gli hai toccato il suo corpo perfetto con la mente.
Gesù fu un marinaio
Allorché camminò sull’acqua
E spese molto tempo guardando
Dalla sua isolata torre di legno
E quando seppe con certezza
Che solo gli affogati potevano vederlo
Disse: ”Tutti gli uomini saranno marinai
Fino a che il mare li libererà”
Ma egli stesso fu domato
Molto prima che il cielo si aprisse
Abbandonato, quasi umano
Affondò sotto il tuo giudizio come una pietra
E tu vuoi viaggiar con lui
Vuoi viaggiare ciecamente
Pensi che potresti credergli
Perché hai toccato il suo corpo perfetto con la mente.
Ora Susanna ti prende la mano
E ti conduce al fiume
Lei veste stracci e piume
Provenienti dalle casse della “Salvation Army”
Ed il sole cola come miele
Sulla nostra signora del porto
E lei ti mostra dove guardare
Tra la spazzatura e i fiori
Ci sono eroi tra le alghe marine
Ci sono bambini nella mattina
Stanno sporgendosi all’amore
E si affacceranno su questa via per sempre
Mentre Susanna tiene lo specchio
E tu vuoi viaggiar con lei
E vuoi viaggiare ciecamente
E sai che puoi crederle
Perché lei ha toccato il tuo corpo perfetto con la mente.
No, sentite: LA TRADUZIONE E’ ‘NA SCHIFEZZA. Non sto scherzando. Ma come… Mi strapperei i capelli solo fosse possibile.
Chi è il responsabile di questo scempio immane sulla poesia di Leonard Cohen?
Voglio il colpevole. Che venga fuori a mani alzate: non si può far scempio della poesia in maniera tanto balorda.
Echecavolo.
Eccovi la traduzione di Suzanne, quella operata da un altro poeta, Fabrizio De André. E meditate, meditate moltissimo.
Nel suo posto in riva al fiume
Suzanne ti ha voluto accanto
e ora ascolti andar le barche
ora vuoi dormirle accanto
si lo sai che lei è pazza
ma per questo sei con lei
e ti offre il the e le arance
che ha portato dalla Cina
e proprio mentre stai per dirle
che non hai niente da offrirle
lei è già sulla tua onda
e fa il fiume ti risponda
che da sempre siete amanti.
E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perché sai che le hai toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente.
E Gesù fu marinaio
finché camminò sull’acqua
e restò per molto tempo a guardare solitario
dalla sua torre di legno
e poi quando fu sicuro
che soltanto agli annegati
fosse dato di vederlo
disse: Siate marinai finché il mare vi libererà.
E lui stesso fu spezzato
ma più umano abbandonato
nella nostra mente
lui non naufragò.
E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
forse avrai fiducia in lui
perché ti ha toccato il corpo con la mente.
E Suzanne ti da la mano,
ti accompagna lungo il fiume,
porta addosso stracci e piume
presi in qualche dormitorio
il sole scende come miele
su di lei donna del porto
e ti indica i colori
tra la spazzatura e i fiori
scopri eroi tra le alghe marce
e bambini nel mattino
che si sporgono all’amore
e si sporgeranno sempre
e Suzanne regge lo specchio.
E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perché sai che ti ha toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente.
mah. io preferisco la prima versione, rozza e letterale. diciamolo: de andrè ha stufato.
Così come fece con Bob Dylan, il poetico menestrello italico ha adattato magistralmente in italiano il testo di Cohen anche se soltanto il minimo indispensabile al fine della resa musicale. Ma questo non è più Cohen, è Cohen-De André cioè un’altra cosa. La traduzione riportata in questo post-metafora virtuale è buona, Suzanne è una preghiera una ballata d’amore un sogno un’imprecazione di chi (vale sia per Cohen che per De André) ha la dote sapiente di mettere la musica al centro della poesia e la poesia al centro della musica. Musicalmente ed in generale preferisco De Andrè perché Cohen dopo un pò titilla le mie tendenze autodistruttive (troppo lagnoso). Anche Tom Yorke ha interpretato lavori di Cohen ma lui non ha avuto problemi di traduzione.
D’accordo: allora teneteve ‘sta cagata de traduzione letterale, che Google m’avrebbe fatto meglio. E pace fatta, perché di poesia capite quanto io capisco come far venir su le zucchine.
Per inciso: se alle medie inferiori facevo una traduzione così, mi beccavo un cinque scarso.
Tanto è inutile pure l’indignazione con certuni: continuate a masticarvi thriller a gargarella, tradotti alla boia d’un giuda, però, per dio, lasciate la poesia ai poeti e non traducetela che siete proprio incapaci all’ennesimo grado.
possibile iannozzi che non capisci? la traduzione di de andrè fa sì che suzanne diventi susanna (una del porto di genova, ecco) insomma una cosa pensata e scritta a distanza da cohen e de andrè. possibile che non capisci ‘sta cosa? sempre questo genuflettersi davanti ai “giganti”… la traduzione del genovese è discreta, ma non aggiunge proprio nulla. preferisco la traduzione più letterale, conoscendo oltretutto abbastanza bene l’inglese.
Allora, non sto dicendo che ti devi prendere la traduzione di De André per forza. Tanto: oggi le traduzioni di Omero sono tra le più sciatte che siano mai apparse, perché quelle del Monti e del Pindemonte troppo difficili per ‘sti somari che vanno a scuola… linguaggio vecchio. E infatti le strade sono piene di somari che cercano di ragliare.
Sia come sia.
La traduzione qui, lasciando Faber da parte, è una emerita schifezza. T’è chiaro il concetto? Ma proprio una schifezza bruttissima. Papale papale: ‘na merda.
Tradurre è un’Arte.
Altrimenti c’è Google: cogli strafalcioni che fa da sé è più creativo…
Leggete thrillerini e noirini e giallini, forse quello vi riesce un po’ meglio.
vedo che non ci capiamo. io non voglio una traduzione “artistica”; me ne sbatto di cohen interpretato da faber o da chi ti pare. chiaro? io voglio “la schifezza” perchè, diversamente da te, capisco abbastanza bene l’inglese.
tradurre degnamente una poesia come questa è un’impresa impossibile; dunque, mi va bene una cosaccia letterale come questa, da confrontare ogni tanto con l’originale. se non hai capito nemmeno adesso vai a fare ripetizioni da quel fesso di barbieri che l’è mej.
De Andrè ha tradotto varie cose, Brassens, Bob Dylan, Cohen. Le ha rese cose molto personali, che hanno poco in comune con l’originale. Trattasi quindi di opere con propria dignità, belle o brutte che siano.
E quando si parla di De Andrè è poco gentile citare in maniera criptata Guccini ( “…l’amore fatto alla boia di un giuda…” ).
Traduttore traditore. È ormai noto. D’altra parte penso da sempre che le traduzioni lettarali servono a poco, giusto a farsi un’idea, una sembianza dell’originale. Tradurre è sempre ricreare: ed è anche per questo che le buone traduzioni scarseggiano sempre più -e la note “resistenze” in Italia a imparare lingue straniere direi che completano il quadro. La “Suzanne” di De André è indubbiamente di De André; ma paradossalmente proprio per questo più vicina a quella di Cohen; e se non la si vuole accettare perchè troppo “altra”, allora è forse meglio imparare un poco l’inglese e leggerla e capirla nell’originale.
Ma a parte questo è una canzone che incanta ancora, come tutti i sogni e le imprecazioni in poesia -giusto Lady Lazarus!
@ SITTING TARGETS
Vedo che capisci propio zero di poesia. O ti va di difendere quella robaccia.
@ BRUNO ESPOSITO
Sì, certo, e come no: leggiti il vocabolario, tanto per cominciare, vai alla voce giuda, e vedi che ti dice: se hai un vocabolario un po’ decente, ti indicherà anche i “modi di dire” d’uso comune.
Continuate a leggere thrillerini. E statevi bene.
Mi tengo l’originale.
L’unico, a parte me, ad aver detto bene chi si firma or ora “hag reijk”: gli altri, spirito critico e poetico e creativo sotto lo zero assoluto.
giuda : s.m. indecl. Di persona che si rivela improvvisamente come un vero traditore ipocrita, spec. sul piano dei rapporti affettivi : g., perchè mi abbandoni ora ? Spino di g., v. spino. ( dal lat. Iuda, ebraico Yehudah ).
Dal vocabolario illustrato delle lingua italiana di G. Devoto – G.C. Oli.
Mo’ che devo fare ?
Ah, sì, leggere i thillerini.
Occorre comprare occhialini per leggere thrillerini ?
Oh ma… davvero… è la traduzione di Google la millliore…
La traduzione automatica di Google mette finalmente in luce la vera Suzanne.
Nessuna traduzione riuscirà mai a rendere il testo originale nella sua interezza, nè la più fedele nè la più creativa (e lo dico contro il mio interesse, chè ho studiato per questa professione).
Le traduzioni servono a capire il testo, ma si perde la magia dello stile.
E quindi, è vero, bisognerebbe saper leggere nella lingua originale per non perdere nulla e cogliere tutto.
Io ci provo (con l’Inglese), e se ci riesco è una vera emozione.
Però purtroppo, è vero, lo studio delle lingue straniere viene snobbato, anche in piena globalizzazzione, dimenticando che conoscerle è sinonimo anche di apertura mentale e voglia di capire altro da noi.
Mah, per una volta sono d’accordo con Iannozzi. La traduzione sarà anche letterale, ma è decisamente brutta e sciatta.
Comunque rileggendo il testo inglese l’ho trovato di una bellezza struggente, forse persino più che nella versione cantata.
Suzanne ti fa scendere
Fino al suo posto in riva al fiume
Puoi ascoltare le barche che passano
Puoi passare la notte al suo fianco
E tu sai che è pazza
Ma è per questo che sei lì
Lei ti nutre di tè e di arance
Venute dalla Cina
E proprio quando vuoi dirle
Che non puoi offrirle amore
Lei ti mette sulla sua onda
E lascia che il fiume risponda
Che da sempre sei il suo amante
E tu vuoi viaggiare con lei
Vuoi viaggiare ciecamente
Sai che si fiderà di te
Perché hai toccato il suo corpo perfetto
Con la mente
E Gesù fu un marinaio
Quando camminò sull’acqua
E passò molto tempo a guardare
Dalla sua torre solitaria
E quando seppe per certo
Che solo gli annegati potevano vederlo
Disse: “Tutti gli uomini saranno marinai
Finché il mare non li libererà”.
Ma lui stesso fu spezzato
Molto prima che il cielo si aprisse
Abbandonato, quasi umano
Sotto il tuo giudizio affondò come una pietra
E tu vuoi viaggiare con lui
Vuoi viaggiare ciecamente
Pensi che potresti fidarti di lui
Perché ha toccato il tuo corpo perfetto
Con la mente
Ora Suzanne ti prende per mano
E ti porta al fiume
Indossa stracci e piume
Avanzi dell’Esercito della Salvezza
Il sole piove come miele
Sulla nostra signora del porto
E ti mostra dove guardare
Tra spazzatura e fiori
Ci sono eroi tra le alghe
Ci sono bambini nel mattino
Che si affacciano in cerca d’amore
E così faranno per sempre
Mentre Suzanne regge lo specchio
E tu vuoi viaggiare con lei
Vuoi viaggiare ciecamente
Sai che puoi fidarti di lei
Perché ha toccato il tuo corpo perfetto
Con la mente
Romance in Durango
Hot chili peppers in the blistering sun
Dust on my face and my cape,
Me and Magdalena on the run
I think this time we shall escape.
Sold my guitar to the baker’s son
For a few crumbs and a place to hide,
But I can get another one
And I’ll play for Magdalena as we ride.
No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango.
Past the Aztec ruins and the ghosts of our people
Hoofbeats like castanets on stone.
At night I dream of bells in the village steeple
Then I see the bloody face of Ramon.
Was it me that shot him down in the cantina
Was it my hand that held the gun?
Come, let us fly, my Magdalena
The dogs are barking and what’s done is done.
No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango.
At the corrida we’ll sit in the shade
And watch the young torero stand alone.
We’ll drink tequila where our grandfathers stayed
When they rode with Villa into Torreon.
Then the padre will recite the prayers of old
In the little church this side of town.
I will wear new boots and an earring of gold
You’ll shine with diamonds in your wedding gown.
The way is long but the end is near
Already the fiesta has begun.
The face of God will appear
With His serpent eyes of obsidian.
No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango.
Was that the thunder that I heard?
My head is vibrating, I feel a sharp pain
Come sit by me, don’t say a word
Oh, can it be that I am slain?
Quick, Magdalena, take my gun
Look up in the hills, that flash of light.
Aim well my little one
We may not make it through the night.
No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango.
@ GIUDA
Traduzione letterale ma non brutta e sciatta come quella postata.
Si comincia a ragionare.
AVVENTURA A DURANGO
Peperoncini rossi nel sole cocente
polvere sul viso e sul cappello
io e Maddalena all’occidente
abbiamo aperto i nostri occhi oltre il cancello
Ho dato la chitarra al figlio del fornaio
per una pizza ed un fucile
la ricomprerò lungo il sentiero
e suonerò per Maddalena all’imbrunire.
Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena ‘sto deserto finirà
tu potrai ballare o fandango
Dopo i templi aztechi e le rovine
le prime stelle sul Rio Grande
Di notte sogno il campanile
e il collo di Ramon pieno di sangue
Sono stato proprio io all’osteria
a premere le dita sul grilletto
Vieni mia Maddalena voliamo via
il cane abbaia quel che è fatto è fatto
Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena ‘sto deserto finirà
tu potrai ballare o fandango
Alla corrida con tequila ghiacciata
vedremo il toreador toccare il cielo
All’ombra della tribuna antica
dove Villa applaudiva il rodeo
Il frate pregherà per il perdono
ci accoglierà nella missione
Avrò stivali nuovi un orecchino d’oro
e sotto il livello tu farai la comunione
La strada è lunga ma ne vedo la fine
arriveremo per il ballo
e Dio ci apparirà sulle colline
coi suoi occhi smeraldi di ramarro
Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena ‘sto deserto finirà
tu potrai ballare o fandango
Che cosa è il colpo che ho sentito
ho nella schiena un dolore caldo
siediti qui trattieni il fiato
forse non sono stato troppo scaltro
Svelta Maddalena prendi il mio fucile
guarda dove è partito il lampo
miralo bene cercare di colpire
potremmo non vedere più Durango
Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena ‘sto deserto finirà
tu potrai ballare o fandango
A dire il vero, questa non mi è mai sembrata la miglior traduzione di De Andrè (non al livello del Gorilla o di Giovanna d’Arco, ad esempio).
Carina l’idea di sostituire lo spagnolo dell’originale con il napoletano, ma così purtroppo vanno persi alcuni riferimenti dell’originale: ad esempio risulta incomprensibile quel dio dagli “occhi smeraldini di ramarro” (mentre nell’originale “serpent eyes of obsidian” è un’allusione alle divinità azteche, nominate poco prima).
Comunque, grande De Andre: fra l’altro, se non ricordo male, il pezzo sta su “Rimini”, che è uno dei suoi dischi che amo di più.
Somiglia dannatamente, e fascinosamente, ad Al Pacino!
Qui giace il Monti, poeta e cavaliero,
gran traduttor de’ traduttor d’Omero.
Provate con “Desolation road” che diventa “Via della povertà”.
De Andrè sciatto… vabbè, passiamo oltre.
La traduzione non è granchè, avete ragione. L’ho messa per, in qualche modo, preservare il testo originale di Cohen, così magico. Forse ho sbagliato. A ogni modo è stato bello che alcuni di voi abbiano messo altri testi, la traduzione di Faber, ecc.
Dunque grazie.
Chi non conoscesse questa poesia in musica sappia che finora s’è perso tantissimo.
@ bruno esposito
Nessuno ha detto che De Andrè è sciatto. Sciatta è la traduzione proposta nel post, e su quella vertevano le critiche.
JOAN OF ARC
Now the flames they followed joan of arc
As she came riding through the dark;
No moon to keep her armour bright,
No man to get her through this very smoky night.
She said, Im tired of the war,
I want the kind of work I had before,
A wedding dress or something white
To wear upon my swollen appetite.
Well, Im glad to hear you talk this way,
You know Ive watched you riding every day
And something in me yearns to win
Such a cold and lonesome heroine.
And who are you? she sternly spoke
To the one beneath the smoke.
Why, Im fire, he replied,
And I love your solitude, I love your pride.
Then fire, make your body cold,
Im going to give you mine to hold,
Saying this she climbed inside
To be his one, to be his only bride.
And deep into his fiery heart
He took the dust of joan of arc,
And high above the wedding guests
He hung the ashes of her wedding dress.
It was deep into his fiery heart
He took the dust of joan of arc,
And then she clearly understood
If he was fire, oh then she must be wood.
I saw her wince, I saw her cry,
I saw the glory in her eye.
Myself I long for love and light,
But must it come so cruel, and oh so bright?
Attraverso il buio Giovanna d’Arco
precedeva le fiamme cavalcando
nessuna luna per la corazza
nessun uomo nella sua fumosa notte al suo fianco.
Sono stanca della guerra ormai
al lavoro di un tempo tornerei
a un vestito da sposa o a qualcosa di bianco
per nascondere questa mia vocazione al trionfo ed al pianto.
Son parole le tue che volevo ascoltare
ti ho spiato ogni giorno cavalcare
e a sentirti così ora so cosa voglio
vincere un’eroina così fredda, abbracciarne l’orgoglio.
E chi sei tu lei disse divertendosi al gioco,
chi sei tu che mi parli così senza riguardo,
veramente stai parlando col fuoco
e amo la tua solitudine, amo il tuo sguardo.
E se tu sei il fuoco raffreddati un poco,
le tue mani ora avranno da tenere qualcosa,
e tacendo gli si arrampicò dentro
ad offrirgli il suo modo migliore di essere sposa.
E nel profondo del suo cuore rovente
lui prese ad avvolgere Giovanna d’Arco
e là in alto e davanti alla gente
lui appese le ceneri inutili del suo abito bianco.
E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna e la colpì nel segno
e lei capì chiaramente
che se lui era il fuoco lei doveva essere il legno.
Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore
ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante.
NANCY
It seems so long ago,
Nancy was alone,
Looking at the late show
Through a semi-precious stone.
In the house of honesty
Her father was on trial,
In the house of mystery
There was no one at all,
There was no one at all.
It seems so long ago,
None of us were strong;
Nancy wore green stockings
And she slept with everyone.
She never said shed wait for us
Although she was alone,
I think she fell in love for us
In nineteen sixty one,
In nineteen sixty one.
It seems so long ago,
Nancy was alone,
A forty five beside her head,
An open telephone.
We told her she was beautiful,
We told her she was free
But none of us would meet her in
The house of mystery,
The house of mystery.
And now you look around you,
See her everywhere,
Many use her body,
Many comb her hair.
In the hollow of the night
When you are cold and numb
You hear her talking freely then,
Shes happy that you’ve come,
Shes happy that you’ve come.
Un po’ di tempo fa Nancy era senza compagnia
all’ultimo spettacolo con la sua bigiotteria.
Nel palazzo di giustizia suo padre era innocente
nel palazzo del mistero non c’era proprio niente
non c’era quasi niente.
Un po’ di tempo fa eravamo distratti
lei portava calze verdi dormiva con tutti.
Ma cosa fai domani non lo chiese mai a nessuno
s’innamorò di tutti noi non proprio di qualcuno
non proprio di qualcuno.
E un po’ di tempo fa col telefono rotto
cercò dal terzo piano la sua serenità.
Dicevamo che era libera e nessuno era sincero
non l’avremmo corteggiata mai nel palazzo del mistero
nel palazzo del ministero.
E dove mandi i tuoi pensieri adesso trovi Nancy a fermarli
molti hanno usato il suo corpo molti hanno pettinato i suoi capelli.
E nel vuoto della notte quando hai freddo e sei perduto
È ancora Nancy che ti dice – Amore sono contenta che sei venuto.
Sono contenta che sei venuto.
:-)
Solo un Poeta può tradurre-trasporre-riportare-adattare in un’altra lingua un Poeta.
Suzanne è solo il nome di quella grande stracciona che è la vita.
Nella sua borsa gli avanzi della mensa dei poveri e i fiori di carta di un mimo.
Dal suo silenzio si fanno le parole come le cose inutili e bizzarre che si raccolgono quando si è piccoli.
Solo chi è sommerso (ma tiene gli occhi aperti, come le mani) si può liberare.
@ Franz: GRAZIE.
su you tube è possibile vedere nick cave che maramaldeggia da par suo su questa canzone: niente del furore satanico e dall’estetica baconiana di ‘no pussy blues’, recentemente visto su mtv, ma un omaggio quasi straniato, zuccheroso, enfatico al Maestro l. cohen. Nello stesso album, il tributo più bello ed emozionante è quello del grandissimo Antony che ci regala una ‘if it be your will’ da sangue,sudore e lacrime. Ascoltare per credere.
io di Cohen ricordo questa;
-Like a bird on the wire, i have tried in my way to be free.-
-Come un uccello sul filo della luce, ho cercato a modo mio di essere libero.-
Ciao Franz.
@ COSì&COME
Da Poeta a Poeta.
Da Musicista a Musicista.
E anche da Poeta-Musicista a Poeta-Musicista.
La traduzione letterale ti serve solo se non sai la lingua.
Ma anche la traduzione letterale deve avercela un minimo di dignità.
Quella postata da Giuda ce l’ha.
Quella allegata al post, cioè quella di Franz, fa schifo e basta.
Ehi Joe, ehm.. così per dire:
com’è che tendi a ripetere le cose un miliardaio di volte ?:o)
L’abbiamo capito che la traduzione di Franz ti faceva schifo, ma di solito è buona la prima, per chi legge.
In primis, volevo ringraziare Franz: Cohen rimane un maestro. Punto e a capo.
Per quanto riguarda la traduzione – le scelte sono, come sempre, soggettive. Una traduzione letterale implica (gioco-forza) la perdita della musicalità originaria e di alcune accezioni semantiche. Una traduzione “libera” comporta l’innesto della sensibilità e dello stile del traduttore.
Trattandosi di canzoni il ventaglio di scelte/tradimenti possibili aumenta – decidendo (o meno) di seguire lo spartito.
Amo Cohen ( e omaggio Buckley) – pur l’ho tradito:
*
Segreto l’accordo ora lo svelo
a Dio piacendo Davide suonò
Curi o trascuri, tu: la Musica?
Opera così: per quarta, quinta
la minore e la maggiore. Sale –
e scende.
Il Re toccato intese: Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Salda la tua Fede: pur una prova cercavi
Benché vista: grondare sul tetto aspersa
Sovrastato: di lei bellezza. Di luce selena
Lei ti ha saldato: alla tua cucina scranna
Lei franse il tuo trono recise le tue fronde
E dalle tue labbra: tese il tono Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Per te che invano dici chiamarsi
Io non conosco neppure il nome
Ma se fosse stato: diverso per te?
Una vampa di luce
In parola che sia, è
Non importa la versione da te: provata
Se sacrata o franta, rimane: Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Il mio meglio: ho donato. E non è – molto
Non riuscivo a sentire – cercai di provarlo
Portai il vero, e non per farti errare – unii
E se malgrado tutto
Tutto: andasse male
Io sarò saldo davanti al Signore dell’Inno
e nulla sulla lingua – tranne: Hallelujah
***
Ma l’essenziale, non è – ricordare? Ringraziare l’artista che sempre (ci) muove?
Chiara
Barbara, mi stuzzicano per far sì che io mi ripeta.
E per non deluderli sto al gioco di ripertermi.
Però mi son stufato.
Però: ho visto or ora l’ultima raccolta poetica di Leonard Cohen, nella collana Strade Blu. Spero con tutto il cuore che Leonard non capisca l’italiano. :-(((
Bellissima ‘tra-duzione’, Chiara.
L’ho letta e riletta, ascoltando e riascoltando la versione di Jeff Buckley: il canto dell’angelo che a colpi d’ala cerca di riemergere dall’abisso in cui è precipitato.
Davvero stupenda!
Ho visto il testo di Suzanne in inglese e mi sono detto: ci sarà anche la traduzione? C’era. Non solo c’era, ma era anche brutta, proprio brutta. E allora mi sono messo a canticchiarla e a tradurla nello stesso momento. Da quant’è che non lo facevo? Trentacinque e passa anni, se non ricordo male. Grazie a Lady Lazarus, ho poi riscoperto anche la versione italiana di Fabrizio De Andrè. Bella, proprio bella. Ma io come avrò mai fatto a scordarla? L’ho scordata perchè Faber quasta canzone l’ha incisa un po’ di anni dopo e poi anche perchè questa, a ben vedere, non è Suzanne ma Susanna. I traduttori sono tutti traditori. A che pro, se no, la poesia? Adesso mi viene in mente le gorille di Brassens. Anche qui c’è una bellissima traduzione di De Andrè. Soltanto che questa volta a passarmi di mente è stato l’originale. E dire che le versioni sono praticamente identiche, un vero e proprio miracolo di traduzione, più o meno come è successo a Fossati con il disertore di Boris Vian. Cosa voglio dire con tutti questi sproloqui? Non lo so. A me pare che un po’ di confusione sia sempre salutare. Canto in inglese Suzanne, in italiano il gorilla, e magari adesso mi metto anche a tradurre in dialetto il disertore. Non andate giù troppo pesante, se potete. Chissà quante altre belle canzonette, non conoscendo bene le lingue, avremo ancora la fortuna di fraintendere.
Non chiamatele canzonette.
E poi non è stata Lady Lazarus a postare tra i commenti la Susanne di Faber, bensì io, che forse son più peloso e bruttino, però sempre Cesare sono. :-)
@Fiorello M.Annoia
Grazie… L’intento era proprio quello di re-suscitare il canto/lamento di chi rivede e rivuole: rivolare.
La voce di Jeff Buckley era davvero “corda tesa” di un angelo: un giovane titano che, a mio avviso, non si ricorda mai abbastanza. [ Anche Elisa ha interpretato Hallelujah, ma la versione di Jeff, per me, ha – lo “strazio aggiunto”].
@Iorpat
tutto il mio appoggio per l’opera di traduzione!
Chiara
Beh, visto che ci siamo, leggetevi anche queste…
SISTERS OF MERCY
Oh the sisters of mercy,
they are not departed or gone.
They were waiting for me
when I thought that I just can’t go on.
And they brought me their comfort
and later they brought me this song.
Oh I hope you run into them,
you who’ve been travelling so long.
Yes you who must leave everything
that you cannot control.
It begins with your family,
but soon it comes around to your soul.
Well I’ve been where you’re hanging,
I think I can see how you’re pinned:
When you’re not feeling holy,
your loneliness says that you’ve sinned.
Well they lay down beside me,
I made my confession to them.
They touched both my eyes
and I touched the dew on their hem.
If your life is a leaf that the seasons
tear off and condemn
they will bind you with love that is
graceful and green as a stem.
When I left they were sleeping,
I hope you run into them soon.
Don’t turn on the lights,
you can read their address by the moon.
And you won’t make me jealous
if I hear that they sweetened your night:
We weren’t lovers like that
and besides it would still be all right,
We weren’t lovers like that
and besides it would still be all right.
* * *
Oh, le sorelle della misericordia
non sono partite né andate via.
Mi aspettavano
quando pensavo di farcela più.
E mi hanno portato conforto
e poi mi hanno portato questa canzone.
Oh, spero che tu le incontri,
tu che hai viaggiato tanto.
Sì, tu che devi lasciare tutto ciò
che non puoi controllare.
Comincia con la tua famiglia,
ma ben presto arriva alla tua anima.
Beh, io sono stato dove tu ti aggiri
penso di capire come ti sei bloccato:
quando non ti senti santo,
la sua solitudine ti dice che hai peccato
Beh, loro giacciono al mio fianco
e a loro ho fatto la mia confessione.
Mi hanno toccato entrambi gli occhi
e io ho toccato la rugiada sul loro bavero.
Se la tua vita è una foglia che le stagioni
strappano via e condannano
loro ti legheranno con un amore
che è grazioso e verde come uno stelo.
Quando sono partito stavano dormendo,
spero che tu le incontri presto.
Non accendere le luci,
il loro indirizzo puoi leggerlo alla luce della luna.
E non sarò geloso
se sentirò che hanno addolcito la tua notte:
non è in questo modo che siamo stati amanti
e comunque anche così andrebbe tutto bene.
STORY OF ISAAC
The door it opened slowly,
My father he came in, I was nine years old.
And he stood so tall above me,
His blue eyes they were shining
And his voice was very cold.
He said, I’ve had a vision
And you know I’m strong and holy,
I must do what I’ve been told.
So he started up the mountain,
I was running, he was walking,
And his axe was made of gold.
Well, the trees they got much smaller,
The lake a lady’s mirror,
We stopped to drink some wine.
Then he threw the bottle over.
Broke a minute later
And he put his hand on mine.
Thought I saw an eagle
But it might have been a vulture,
I never could decide.
Then my father built an altar,
He looked once behind his shoulder,
He knew I would not hide.
You who build these altars now
To sacrifice these children,
You must not do it anymore.
A scheme is not a vision
And you never have been tempted
By a demon or a god.
You who stand above them now,
Your hatchets blunt and bloody,
You were not there before,
When I lay upon a mountain
And my fathers hand was trembling
With the beauty of the word.
And if you call me brother now,
Forgive me if I inquire,
Just according to whose plan?
When it all comes down to dust
I will kill you if I must,
I will help you if I can.
When it all comes down to dust
I will help you if I must,
I will kill you if I can.
And mercy on our uniform,
Man of peace or man of war,
The peacock spreads his fan.
* * *
La porta si aprì lentamente
Mio padre entrò
Avevo nove anni
Si ergeva alto su di me
Con gli occhi azzurri che luccicavano.
La sua voce era fredda
Disse: “Ho avuto una visione
Lo sai sono forte e santo
Devo fare ciò che mi è stato detto”.
Si avviò verso la montagna
Io correvo e lui camminava
La sua ascia era d’oro.
Gli alberi si fecero più piccoli
Il lago uno specchietto da signora
Ci fermammo a bere del vino
Poi lui tirò la bottiglia:
Si ruppe un minuto dopo.
Mise la sua mano sulla mia
Mi sembrò di aver visto un’aquila
Ma forse era un avvoltoio
Non riesco mai a distinguerli.
Poi mio padre costruì un altare
Si guardò una sola volta dietro le spalle
Sapeva che non mi sarei nascosto.
Voi che adesso costruite questi altari
Per sacrificare questi bambini
Non dovete farlo mai più
Uno schema non è una visione
E non siete mai stati tentati
Da un demone o da un dio.
Voi che adesso state al di sopra di loro
Con le asce spuntate e insanguinate,
Prima non eravate lì
Quando io giacevo su una montagna
E la mano di mio padre tremava
Per la bellezza della parola.
E se adesso mi chiamate fratello
Scusatemi se vi domando:
Secondo il progetto di chi?
Quando tutto cadrà in polvere
Vi ucciderò se dovrò
Vi aiuterò se potrò
Quando tutto cadrà in polvere
Vi aiuterò se dovrò
Vi ucciderò se potrò.
Pietà delle vostre uniformi
Uomo di pace o uomo di guerra
Il pavone dispiega il suo ventaglio.
Ecco un lirico esempio di contaminazione linguistico-culturale:
Khorakhanè – a forza di essere vento (De André)
Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento
porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane
per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso
qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura
nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace
i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via
e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere
ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare
e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio
lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio
Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta
Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna
vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla
perché l’aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà
ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti
sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali
Di Story of Isaac vi consiglio una versione che (forse) pochi conoscono, quella di Roy Buchanan. Cercatela, vi assicuro che resterete ‘fulminati’.
Quand’è così, mi ci metto pure io. :-) Con una canzone che amo molto e che trovo molto ma molto attuale per il momento storico che è oggi.
IL FUTURO
(The Future)
by Leonard Cohen – traduzione e adattamento by Giuseppe Iannozzi
Dammi indietro la mia notte interrotta,
la mia stanza di specchi, la mia vita segreta
E’ un posto solitario,
non c’è più nessuno da torturare
Dammi il controllo assoluto
su ogni anima viva
E sdraiati accanto a me, Bambina
E’ un ordine!
Dammi crack e sesso anale
Prendi il solo albero rimasto
e ficcatelo su per il buco
della tua cultura
Dammi indietro il Muro di Berlino,
dammi Stalin e San Paolo
Ho visto il futuro, fratello:
è un macello
Le cose stanno per fuggire in ogni direzione
Non ci sarà nulla
più nulla che tu possa misurare
La tormenta, la tormenta del mondo
ha varcato la soglia
e ha rovesciato
l’ordine dell’anima
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Non mi sai distinguere dal vento,
non lo farai mai, non l’hai mai fatto
Sono il piccolo ebreo
che ha scritto la Bibbia
Ho visto sorgere e cadere nazioni
Ho sentito le loro storie, le ho sentite tutte
ma l’amore è l’unico motore della sopravvivenza
Al tuo servo qui, gli è stato ordinato
di dirlo chiaramente, di dirlo a freddo:
è finita, non si andrà
oltre
E ora le ruote del cielo si fermano,
senti il frustino del diavolo
Preparati per il futuro:
è un macello
Le cose stanno per fuggire in ogni direzione
Ci sarà l’infrazione
dell’antico codice occidentale
La tua vita privata all’improvviso esploderà
Ci saranno fantasmi,
ci saranno fuochi sulla strada
e il ballo dell’uomo bianco
Vedrai la tua donna
appesa a testa in giù,
le sue fattezze nascoste dalla veste penzolante,
e tutti i poetucoli da strapazzo
che ringalluzziranno
e cercheranno di poetare come Charlie Manson
Dammi indietro il Muro di Berlino,
dammi Stalin e San Paolo
Dammi Cristo
o dammi Hiroshima
Distruggi un altro feto adesso,
non ci piacciono proprio i bambini
Ho visto il futuro, Bambina:
è un macello
Le cose stanno per fuggire in ogni direzione
Non ci sarà nulla
Più nulla che tu possa misurare
La tormenta, la tormenta del mondo
ha varcato la soglia
e ha rovesciato
l’ordine dell’anima
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
@ iannozzi
Bella canzone che pure io amo, tradotta bene o no che sia.
E che importa poi la traduzione? Basta capirsi, no? Siamo sei miliardi, ed il solo capirsi è già una rivoluzione.
Canzone di sconfitta, totale e definitiva, ed amare le sconfitte è dolce e rassicurante: “avevamo ragione”.
Solo che avevamo/abbiamo torto: chi perde ha sempre torto, era Hegel? Boh… non ha importanza, e poi ho trascurato la filosofia, lì avevano ragione tutti, e la cosa era noiosa nella sua non-verificabilità, meglio batteri e microscopio, e le canzoni di Cohen.
‘notte
Mario Ardenti
sono per il primo commento…
DE ANDRè, DE ANDRè e DE ANDRè…
ma che è sta traduzione?
se proprio la vogliamo chiamare così, poi!
ciao Faber
@ MARIO
La traduzione non rispetta assonanze e rime. E’ una traduzione non letterale, ma poetica sì. Penso tradotta egregiamente.
Cohen è il mio cantautore preferito, almeno in ambito d’oltreoceano: e “The Future” è uno degli album che più amo, anche se, ad onor del vero, non saprei scegliere quale LP amo di più.
Direi che rappresenta bene lo stato di sconfitta sociale in cui versa il mondo, ma non solo oggi, diciamo pure da un po’ di tempo a questa parte: c’è forte anche un sentimento di religiosità, in quel “Péntiti”, evidenziato e ripetuto più volte da Cohen quando canta. “Quando dicevano Péntiti, Péntiti/ mi chiedo cosa intendessero”: direi che è un ritratto attuale, ma valido sempre, dell’uomo che s’interroga di fronte al futuro, che non sa, e che eppure immagina non essere dei migliori; “e ha rovescito/ l’ordine dell’anima”.
Molto più attuale e migliore un Leonard Cohen a un Hegel – che insieme ad Aristotele – ne ha fatti non pochi di guai.
Giuseppe Iannozzi
Bisognerebbe imparare la lingua d’origine. Punto.
Perfettamente d’accordo, Gisy, ma fino all’inglese o al francese o allo spagnolo o al portoghese ci arrivo, con il tedesco ho già qualche problemino… Con Vladimir Vissotsky o Oum Khaltoum (e, se è per questo, anche con Davide Van De Sfroos, Elena Ledda o il De Andrè genovese) , direi che l’impresa è disperata.
L’ideale sarebbe di leggere ogni cosa nella lingua in cui è stata scritta.
E’ chiaro che non è possibile.
Ma c’è modo e modo di tradurre, perché saper tradurre è una Arte nobile quanto quella di Creare.
Se non si è in grado di restituire al lettore una traduzione artistica, meglio cambiare mestiere.
Personalmente odio le traduzioni sciatte.
Se un libro è tradotto male mi passa la voglia: accade spesso con la letteratura di genere, perlopiù tradotta da cani.
Chi traduce da una lingua a un’altra deve, coi mezzi offertigli dalla propria lingua, anche operare un adattamento che non stravolga né svilisca l’opera originale. Una traduzione letterale è inutile se non come bozza.
Letta la traduzione di Google e non trovo parole per descrivere la poesia e la magia di quel testo. Mi ricorda il mio professore di linguistica quando diceva che non parliamo una lingua ma “ne siamo parlati”. Inquietante! Bellissimo!
Che poi significhi poco o niente… altro discorso.