La montagna bianca
di Christian Raimo
Beati quelli che precipitano dal tetto di un capannone che cede all’improvviso, beati quelli che vengono schiacciati dal carrellino elevatore che stavano guidando, beati coloro che vengono investiti da frane di materiale edilizio nei cantieri abusivi, beati coloro che vengono trascinati e stritolati dai nastri trasportatori, beati i camionisti che rimangono ustionati mentre controllano l’olio, quelli schiacciati tra la motrice e il proprio mezzo, beati coloro che scendono nei pozzi per lo scarico delle acque reflue e soffocano a causa delle esalazioni tossiche, beati i soffocati da un incendio improvviso in una fabbrica-garage di materassi, beati i bruciati vivi, beati gli affogati in una tramoggia di olio di sansa, beati quelli che non entrano nelle statistiche perché muoiono per incidenti stradali avvenuti per la stanchezza conseguente al lavoro appena finito, beate le vittime di esposizioni ad agenti cancerogeni e tossici, beati quelli sopravvissuti miracolosamente a scariche di ventimila volt sprigionatesi da cavi elettrici pendenti, beati coloro che mentre montano luminarie per una festa paesana sfiorano i fili dell’alta tensione, beati coloro che muoiono all’istante, beati quelli per cui sono inutili tutti i tentativi di rianimazione, beati coloro che issati con un argano su un silos alto venti metri precipitano nel vuoto, beati quelli con fratture e lesioni diffuse su tutto il corpo, quelli che si spengono durante il tragitto in ambulanza, beati quelli con il torace schiacciato, beati i licenziati per «eccesso di infortuni», beati coloro che scivolano mentre stavano riparando una grondaia, beati gli schiacciati dal proprio trattore, beati quelli contro i quali si aprono all’improvviso portelloni d’acciaio, beati i colpiti da un cilindro idraulico, beati coloro che rimangono asfissiati in laboratori colmi di materiali sintetici, stoffe e solventi, beati quelli che vengono travolti da un’ondata di acqua e liquami mentre riparano un guasto alla rete fognaria, beati coloro che esplodono in una fabbrica di fuochi d’artificio, beati quelli che mentre cercavano di disincastrare i cavi che tenevano fermo il carico cadono dal portabagagli del proprio furgone e battono la testa sul selciato, beati gli agonizzanti tra i carrelli del reparto lamieratoio, beati coloro che vengono estratti troppo tardi, beati quelli che vengono sbalzati contro le pareti da uno spostamento d’aria, beati gli investiti dai muletti in retromarcia, beati coloro che controllavano il carico quando il cavo della gru a cui era fissata la piattaforma si è spaccato, beati coloro che stavano pulendo le canalette sull’autostrada quando sono stati investiti da un autoarticolato, beati quelli che vengono sbattuti a terra dalla sovrappressione delle camere stagne della cisterna che stavano testando, beati coloro che erano intenti a riparare le infiltrazioni d’acqua di un campanile quando sono scivolati a causa dell’inclinatura del carrello della gru che non era chiuso con l’apposito fermo, beati quelli travolti da un enorme ponteggio di ferro e cemento crollato da venti metri d’altezza, beati coloro che rimangono incastrati con il giaccone a un gradino mentre scendevano dal locomotore di un treno merci, beati coloro che vengono trovati sotto tre casse di lastre di vetro del peso complessivo di sei tonnellate, beati coloro che cadono in due tempi: prima sul tetto dello spogliatoio della fabbrica e quindi sull’asfalto, beati quelli con un polmone perforato da una scheggia di metallo schizzata da una tagliatrice, beati coloro che pulivano lo scivolo in cui viene versata la malta quando un carrello per il trasporto del materiale li ha colpiti alle spalle, beati coloro che si trovavano all’interno della fabbrica di acetilene al momento della deflagrazione, beati coloro che si occupano della demolizione degli impianti dismessi e vengono ricoperti all’improvviso da travi staccatesi dal soffitto e pezzi di solaio, beati coloro che cadono nel vano ascensore durante gli usuali lavori di manutenzione, beati coloro che vengono infilzati da un pistone partito dal macchinario sul quale stavano sistemando del silicone, beati quelli il cui braccio rimane intrappolato tra i rulli di una macchina raffinatrice per impasti, beati gli infartuati in un cantiere per un’insolazione, beati coloro che restano ustionati al volto dall’esplosione del quadro elettrico, beati quelli che stavano in bilico su una serie di balle di tessuto da cinquecento chili l’una, beati coloro che finiscono sotto le ruote gemellari del rimorchio di una gru, beati quelli colpiti alla nuca dal braccio di una pala meccanica, beati quelli con un quadro clinico da subito critico, beati quelli che stavano lavorando alla sostituzione di un impianto di refrigerazione, beati i rimasti sepolti vivi dentro la fossa nella quale stavano lavorando, beati i rumeni morti sul colpo scivolando dal tetto alle 14 e 30 del primo giorno di lavoro mentre stavano operando in un capannone da mettere in sicurezza nella frazione dei Quercioli a Massa, che sarebbero rimasti a lavorare nella provincia apuana per circa due anni, per mandare soldi alla famiglia, moglie e tre figli, moglie e figli ancora in attesa dei risultati dell’inchiesta della magistratura.
davvero toccante, più si legge, più si capisce che si è troppo indifferenti, che nessuno ne parla realmente dei problemi seri.
grazie per la tua forza di guardare la realtà in faccia e raccontarla, grazie per la tua perseveranza nel farci aprire gli occhi.
Notevole, bravo Raimo, grazie anche da parte mia.
Beati gli invitati alla cena del signore: ecco gli agnelli di dio. Le vittime invisibili e pure così presenti, il grande rimosso che edifica la ricchezza italiota. E grazie per esser finito in Apuania, una delle province con il tasso di lavoro nero (e lavoro nero migrante, va da sé) più alto. In edilizia, s’intende. Se l’edilizia è il settore produttivo che tira di più, a fronte dell’impasse complessiva del Pil, ci sarà un motivo. Eccolo.
Molto bello, davvero. I tuoi beati sono tutti operai, sono quelli che non esistono più nelle analisi politiche, sono in maggioranza stranieri, spesso molto giovani, sottopagati, sfruttati, ignorati, dimenticati, anche dalla sinistra; sono tanti, tantissimi, eppure la loro fama è breve, pochi secondi durante il giornale della terza rete.
Hai fatto bene a ricordarli .
Grazie
maria
molto bello.
oggi ho messo sul mio blog una cosa simile, non così bella.
Beato colui che aspettava la metro e che é stato spinto da un emerito sconosciuto, così, tanto per, e che ora se ne sta chiuso in una bara.
Bravo, ottimo pezzo!
beati… beati… beati… perchè vostro… già, perchè? a questa sequenza di beatitudini manca la seconda parte, il perchè sono beati, per quale motivo. GC diceva beati voi sfigati perchè sarete fonzie nel regno dei cieli. ma qui, adesso, che il regno dei cieli non c’è più, e neanche la sua versione cheap: la repubblica (del socialismo reale) terrestre, cosa rimane a garantire la loro beatitudine?
perchè questi poveri cristi sarebbero beati, oggi adesso qui? per la nostra pelosa commozione di cinque minuti? perchè lo diciamo noi, lo dici tu CR?e grazie al cazzo, direbbero loro se potessero ancora parlare.
perchè sono beati Cristià?
ps: non è un flame, un trollaggio o altro, please.
Ed ancor più beati e beati davvero tutti coloro che se ne fottono, chè loro è il regno della terra.
Amen
Il Treno a Vapore: “Ed ancor più beati e beati davvero tutti coloro che se ne fottono”.
Già.
Il beato beota, l’ultima voga in fatto di felicità.
Uhm, non sono molto convinto di questa trovata di far precedere quel “beati” agli episodi di cronaca di morti sul lavoro. Un po’ perché non trovo che Raimo sia “cattolico”, quindi che prenda a prestito un punto di vista che non gli appartiene con troppa facilità. Un po’ perché se anche la sua religiosità è laica, se un senso di misticismo in qualche modo lo attraversa, mi pare che quel “beati” non dovrebbe essere scritto, dovrebbe essere implicito e scaturire dal modo in cui ri-racconta i fatti di cronaca. Sarebbe molto più bello credo e anche più difficile, ma non penso che Raimo si spaventi per la difficoltà, anzi.
mi verrebbe da dire Beati coloro che un giorno scenderanno nelle piazze…
Se pensiamo a una trasmissione di denuncia come Report che rimane lettera inascoltata…
Ottimo pezzo.
Marco
C’era un libro di Bevilaqua – Emanuele non Alberto -, che se non sbaglio
si intitolava “Battuti & beati”. Beati i paraculi. “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
Bel pezzo, bella la trovata del beato, che nella ripetizione, altro che, intanto cattura l’attenzione del lettore e lo porta piano piano su tutti e i vari casi, nel particolare, reali, emozionando, ma anche informando molto precisamente: facendo molto di più di un pezzo di giornalismo.
Report sarà pure lettera inascoltata, ma intanto – finalmente – il nuovo amministratore FS ha fatto riassumere i quattro ferrovieri che erano stati licenziati per avere “parlato” a Report (a volto e voce coperti: erano andati proprio a scovarli per poi licenziarli). Se non fossero stati riassunti avremmo avuto il solito messaggio d’esempio: parla, ribellati, chiedi quello che è giusto, e vedi che ti succede. China la testa, ragazzo, pensa agli affari tuoi che è meglio ecc. ecc.
Io penso pure che pezzo bello. Tutti quei morti: ma perché? E Bruno Vespa invece no. Secessionismo Viennese: votalo!
“il nuovo amministratore FS ha fatto riassumere i quattro ferrovieri che erano stati licenziati per avere “parlato” a Report…”
Lo sapevo, è già un passo avanti ma non sufficiente. E’ ora di alzare la testa! Che aspettiamo? Un nuovo olocausto? Stiamo attenti…non sottovalutiamo “i beati del potere” per quieto vivere…altro che giocare con le PS2…
Ciao
Marco
Caro Christian,
sono una tua lettrice ‘empatica’.
Il tuo pezzo è d’effetto, indubbiamente. La cornice retorica, però, è presa in prestito: l’attacco di “Rosso americano” di Moody, anche per me, è un pezzo di letteratura da bacheca dei classici.
Beramento benzavo chi fozze il Vancelo, non Ric Moody…
(mo’, ragazzi, qua stanno finendo le amfetamine. Non è che qualche caritatevole si trova a passare dalle parti dell’Esquilino e me le porta? Eddai! Sennò che cazzo di senso della comunità ciavete?)