dialogo sull’inerzia # 1

Pubblico la prima puntata di un dialogo sull’inerzia nel quale Maria Luisa Venuta fa le domande, io rispondo e qualche indiana/o aggiunge commenti.

M.L.: Ciao Antonio, come stai? In questi giorni ho ricordato un episodio degli anni di liceo. So che può apparire strano, ma ormai qualcosa lo ha attivato e vorrei cogliere l’occasione per rispondere ad una curiosità non completamente appagata. In un afoso pomeriggio di giugno il professore di fisica mi convoca, senza preavviso, per un colloquio in laboratorio. Ancora riesco a rivivere la scena. Lui attiva il binario che simula l’assenza di attrito mediante l’uscita di   aria da fori. Prende due piccoli carrelli di uguale massa e li fa aderire al binario tenendoli a distanza l’uno dall’altro. Mi guarda dritto negli occhi e mi chiede: “Allora Venuta, dimmi. Ora imprimo un’accelerazione uguale ai carrelli. Quando i carrelli si scontreranno che accade? Pensaci bene, dipende dalla tua risposta come trascorrerai l’estate” e io con gli occhi spalancati: ” Si fermano?” E lui: “Bene. Allora dimmi il motivo”. Glielo spiego. Almeno ci provo. E lui: “Ti dice qualcosa il termine ‘inerzia’? No lascia perdere, non ho più tempo. Promossa.” Ora, se permetti, vorrei cogliere questa opportunità: “Caro Antonio, mi aiuti a far chiarezza? che cosa si cela nella definizione di inerzia? E lo scontro di quei carrelli sul binario in quale rapporto stava con l’inerzia?”

A.: Cara Maria Luisa, quel tuo prof doveva essere leggermente contorto, ma era almeno simpatico?. Non è facile trovare in quella domanda un appiglio immediato per parlare dell’inerzia, e forse si deve fare un giro più largo.

Perché i due carrelli si fermano dopo l’urto? Prima risposta meravigliosa: per simmetria. Se tutto avviene simmetricamente, se da destra e da sinistra arriva un carrello, identico in tutto all’altro, con la stessa identica velocità e forma, non c’è alcun tipo di ragione a giustificare un successivo movimento in una direzione oppure in un’altra. E’ il leibniziano principio di ragion sufficiente: affinché una cosa accada in un modo occorre che ci sia una causa che giustifica quel modo. E qui non ve ne può essere alcuna, dunque i carrelli dopo l’urto stanno fermi.

Guarda che bisogna proprio che siano identici anche in forma; immagina ad esempio che abbiano il muso formato in modo da poter scivolare l’uno sull’altro al momento dell’urto, a quel punto si muoverebbero anche dopo l’urto, cambiando direzione e deviandosi reciprocamente, eccetera.

Però, al momento, niente inerzia. Siamo sicuri? Mah, e poi, la simmetria è una “ragione scientifica”? Riscrivo qui quello che ho scritto in altro luogo: Da corrispondenza emotiva a categoria estetica a perfezione geometrica, si muove il termine simmetria nelle trame della lingua naturale, per invadere una rete di significati dai contorni sfumati. Perfino il contesto formalizzato delle scienze cosiddette esatte non è sufficiente a dare al termine quella cristallina rigidezza che ideologicamente si sarebbe invogliati ad immaginare. Tutto vero, tuttavia, la motivazione che fa leva sulla simmetria è tra le più belle e profonde della fisica.

Forse allora l’inerzia sta al contorno e serve a motivare come mai prima dell’urto i carrelli continuavano a muoversi, e come mai poi l’ammasso di ferraglia dei due carrelli che si sono scontrati, una volta fermatosi, non si muove più. Ma non è che l’inizio.

Commento di Jan:
Mi sembra che il moto dei due carrelli sia anzitutto legato all’inerzia, con attriti molto bassi (binario ad aria) tendono a muoversi senza decelerare. Che ce ne siano due in direzione opposta dipende dall’amore per la simmetria del tuo professore di fisica. Purtroppo lo spazio di un esame è breve, il sole lambisce le vetrate del laboratorio, la studentessa esce, ma i due carrelli continuano a scorrere  inesorabilmente l’uno contro l’altro anche se l’insegnante distoglie lo sguardo. Si fermano, ma dove? e per quanto tempo una volta fermi?

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2 Commenti

  1. L’inerzia me la immagino come due contribuenti che compilano l’uno il 7 e 30 e l’altro il 7 e 40. Il primo paga tutto a maggio, il secondo aspetta il 20 giugno. Il Pioneer 10 è esentato a vita.

  2. Scusate se mi intrometto, ma perdendo tempo mi sono imbattuto in questo sito e volevo contribuire.

    In un urto totalmente elastico c’è realmente simmetria, anche temporale, e i due carrelli non si fermerebbero affatto ma rimbalzerebbo in direzioni opposte.

    Il fatto che i due carrelli si siano fermati dimostra che dH/dt != 0. => non esiste simmetria temporale.

    E l’inerzia?? l’inerzia lascerebbe presupporre simmetria temporale, difatti
    in tal caso si ha conservazione sia dell’energia che della quantità di moto!!

    Credo che il suo professore si è dimenticato di annullare l’attrito che si crea fra i due carrelli una volta che si incontrano.

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antonio sparzani
antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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